In occasione dell’ultimo rilevamento eseguito dal forum ANIA – Consumatori è stato ritenuto opportuno svolgere un approfondimento su un tema emerso nel corso dell’indagine campionaria: anche se in misura non troppo rilevante, si osserva una trend in aumento delle capofamiglia donna (20,8% 21,2% 22,0%) nel corso degli anni. Nonostante il cambiamento sia in misura non notevole, può essere interessante analizzare quali siano i tratti distintivi di una gestione al femminile del bilancio familiare.
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE E AREA DI VULNERABILITÀ
Grafico 11: Il campione (età, istruzione, area geografica e reddito mensile)18
17 L’approfondimento è a cura di Margherita Flaminio (“Stati Generali delle Donne”)
18 Anderloni L. – Vandone D. – Andreini P.U. – Flaminio M. (2016), “La Vulnerabilità economica delle
L’universo rappresentato dalle capofamiglia donna appare caratterizzato da una prevalenza di posizioni non professionali (casalinghe – pensionate – disoccupate: 55%) seguite da una forte presenza di impiegate – insegnanti (26%); l’80% delle famiglie al femminile si assesta, quindi, su fasce di reddito non particolarmente elevate. Completa il quadro la prevalenza di una scolarità medio bassa che contribuisce a delineare una popolazione di debole protagonismo sociale per la quale le difficoltà economiche rappresentano un solo elemento (anche se il più determinante) di una certa marginalità più complessiva.
Più di metà delle famiglie al femminile non è riuscita a risparmiare nulla e il giacimento di risparmio accumulato, comunque, è di entità modesta nel 64% dei casi. Si arriva alla fine del mese con qualche più o meno rilevante difficoltà e una spesa imprevista di 700€ (cifra utilizzata come indicatore di possibile fattore di stress) sarebbe affrontata con problemi o addirittura non fronteggiata.
Metà del campione dichiara di aver dovuto rinunciare a una visita medica a pagamento; alla debolezza economica di queste famiglie si aggiungono eventi critici che, nel corso degli anni, hanno reso ancora più precario il quadro complessivo20.
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Grafico 12: Il campione (professione)19
19 Anderloni L. – Vandone D. – Andreini P.U. – Flaminio M. (2016), “La Vulnerabilità economica delle
famiglie italiane. Tra difficoltà e nuovi equilibri. Terzo rapporto”, pag. 86
20 Quali perdita o diminuzione del lavoro, malattie, separazioni coniugali accentuano la vulnerabilità e rendono difficile rispondere a spese e situazioni impreviste
CONSIDERAZIONI DI SINTESI SUL TEMA DELLA VULNERABILITÀ AL FEMMINILE
Le famiglie con capofamiglia donna appaiono intrinsecamente e oggettivamente più vulnerabili all’interno dell’universo complessivo delle famiglie considerate: le caratteristiche di reddito e professione, la dimensione modesta del risparmio accumulato e la difficoltà a formarne di nuovo, la maggiore presenza rispetto agli uomini di posizioni socialmente fragili (casalinghe, disoccupate, lavori precari e intermittenti) fanno sì che il fatto stesso di essere donne rappresenti una variabile attiva nel determinare vulnerabilità economica.
La situazione per il capofamiglia donna sarebbe ancor più grave se non ci fosse, da parte loro, un esercizio costante, minuzioso, silenzioso ed efficace, di contrasto alle difficoltà, di tentativo di arginare possibili peggioramenti della situazione. Quest’attività non sempre ha successo (si pensi, ad esempio, alle risposte sul miglioramento / peggioramento della propria vita rispetto all’anno precedente che denunciano il permanere delle difficoltà) ma apre comunque uno spiraglio a un possibile miglioramento futuro all’interno di una cornice di mantenimento dell’equilibrio.
Si sono evidenziati alcuni differenti modelli gestionali legati in parte alle circostanze oggettive (relativo benessere economico o piuttosto situazione di crisi) e in parte alla cultura interna al nucleo familiare. Brevemente:
“ECONOMIA FINO ALL’OSSO”: è lo stile gestionale che viene adottato quando eventi particolarmente drammatici mettono in crisi l’equilibrio economico della famiglia (incidente, perdita lavoro,…). La famiglia deve vicariare le latitanze del welfare e la donna, responsabile della sopravvivenza del nucleo, deve esercitare le competenze di cui è capace. Si tratta di uno stile di gestione del bilancio di “emergenza;
“FORMAZIONE DEL RISPARMIO”: questa seconda modalità di gestione del ruolo si caratterizza per la creatività delle soluzioni adottate per
accumulare risparmio e sottrarre una parte anche modesta dei soldi all’erosione quotidiana delle spese. Dopo un certo tempo, quando si va ad osservare la somma costruita attraverso l’accantonamento di piccole o piccolissime somme, si scopre che il totale può essere tale da consentire qualche regalo in più ai figli, o un breve viaggio o una sorpresa per tutta la famiglia. Si tratta di uno stile di gestione che recupera forme antiche che dà la misura di quanto sia importante, nella gestione al femminile, non privarsi di “un po’ di gioia” inaspettata (è un risparmio costruito quasi senza accorgersene), nonostante il controllo vigile su tutte le aree di spesa;
“CACCIA GROSSA AI PICCOLI VANTAGGI”: questa modalità di gestione si declina attraverso un intenso attivismo orientato alla ricerca delle soluzioni meno costose / più vantaggiose per le spese della famiglia. Consiste in un esercizio di competenza, comparazione, confronto costante tra le offerte della grande distribuzione, della telefonia, delle forniture elettriche e del gas, come anche di biglietti dei trasporti, vacanze, etc. Si tratta di uno stile di mobilità e competenza nel quale la gestione del bilancio è una “palestra di allenamento continuo” fatto di raccolta punti, confronto punti vendita, condivisione con conoscenti delle scoperte più interessanti;
“FARE SQUADRA CON I FIGLI PIÙ GRANDI”: nelle situazioni in cui la donna è rimasta sola (vedova o separata) e ha figli grandi emerge uno stile di “solidarietà”, nel quale i ragazzi sono coinvolti non solo come partecipi alle scelte più significative (studi, acquisti, lavori in casa, etc.) ma anche come partner nelle strategie quotidiane. Si capisce dai racconti di casi in particolare che la condivisione con i figli è la conclusione di un processo educativo del quale le intervistate vanno particolarmente orgogliose. Le situazioni di difficoltà hanno creato coesione su alcuni valori fondamentali della vita familiare: ognuno deve fare la sua parte e il risultato è quello di aver superato le difficoltà tutti insieme.