2.2 Le Indagini del Forum ANIA – Consumatori
2.2.3 Il Terzo Rapporto ANIA: Analisi del Trend
Al nono anno dall’inizio della crisi internazionale, prima di analizzare l’indice di vulnerabilità messo a punto da ANIA, osservando i dati di Banca d’Italia risulta che il 26% delle famiglie con reddito superiore a quello mediano ha un’incidenza della rata sul reddito del 16% mentre solo il 5,9% delle famiglie appartenenti al quartile più basso di reddito è indebitato con un’incidenza della rata pari al 40% del reddito. Le famiglie che dichiarano di arrivare a fine mese con molta difficoltà hanno fatto ricorso al canale informale del credito, costituito da prestiti concessi da parenti e amici. Banca d’Italia fornisce anche dati sul sovraindebitamento finanziario delle famiglie: prendendo come riferimento i dati al 2014, il valore mediano dell’indicatore “Debito su reddito” cresce dal 45,3% nel 2008 al 65,9% nel 2012 (il valore medio dell’indice cresce dal 114,5% al 144,8% nello stesso periodo). Le famiglie sovraindebitate sono l’11,4% delle famiglie indebitate nel 2014 contro il 10,1% nel 2010; la condizione di vulnerabilità è, logicamente, più concentrata tra i nuclei con i redditi più bassi. Tuttavia, dopo una fase di profonda crisi successiva al 2008, dal 2015 i dati evidenziano primi segnali di miglioramento e di ottimismo: in particolare, il potere di acquisto delle famiglie è tornato a
crescere per la prima volta dal 2008 (+0,8%), pur essendo ancora al di sotto dei livelli precedenti la crisi economico – finanziaria ed è migliore anche l’indice del clima di fiducia delle famiglie. Un altro segnale positivo emerge dall’indagine ISTAT sulla soddisfazione dei cittadini per le condizioni di vita che nel 2014 evidenzia un incremento della percentuale di persone soddisfatte della propria situazione economica (43,4%) rispetto ai 12 mesi precedenti (40,1%); parallelamente, si riduce la quota di coloro che si dichiarano per niente soddisfatti (dal 18,7% nel 2014 al 16,6% nel 2016). Permangono comunque differenze territoriali poiché i giudizi espressi dalle famiglie del Nord sono più frequentemente positivi rispetto a quelli delle famiglie residenti nel Mezzogiorno. La figura seguente, relativa al giudizio rispetto alla situazione economica della famiglia, rileva questo trend di ripresa e cauto ottimismo dal 2014.
Grafico 7: Giudizio delle famiglie sulla propria situazione economica (2008 – 2015)
(Campione: 100 famiglie della stessa zona)11
Il calo della quota di famiglie indebitate riflette la minore incidenza sia dei debiti per l’acquisto o la ristrutturazione di immobili (dal 12,2 al 10,9 per cento tra il 2012 e il 2014) sia di quelli per il finanziamento del proprio consumo12. La quota
di famiglie indebitate per quest’ultimo motivo, anch’essa pari al 10,9 per cento nel 2014, era già fortemente diminuita tra il 2008, primo anno per cui era stata rilevata, e il 2012, dal 16,3 all’11,5 per cento; il calo è stato più intenso per i nuclei con capofamiglia giovane (– 9,2 punti percentuali) e per quelli residenti al Nord (– 8,5 punti percentuali). Le carte di credito a pagamento rateizzato (ossia le già menzionate carte di credito revolving) e lo scoperto di conto corrente, che rappresentano forme flessibili di finanziamento del consumo sono state utilizzate nel 2014 rispettivamente dall’1,2 e dal 4,2 per cento delle famiglie. L’utilizzo di questi due strumenti di indebitamento appare sostanzialmente stabilenegli ultimi sei anni.
Grafico 8: Indebitamento delle famiglie (valori percentuali)13
12 Nell’indagine vengono inclusi nel credito al consumo i debiti per l’acquisto di mezzi di trasporto, di altri beni durevoli (ad esempio, mobili, elettrodomestici) e quelli per beni non durevoli. Inoltre vengono considerati nel credito al consumo anche lo scoperto di conto corrente e l’esposizione su carte di credito
revolving a fine anno.
Al fine di approfondire la situazione di vulnerabilità / indebitamento / benessere delle famiglie italiane e dei comportamenti adottati per fronteggiare i rischi, è stata eseguita la terza (e, al momento, ultima) indagine campionaria condotta dal forum ANIA – Consumatori. La numerosità complessiva del campione oggetto di indagine è risultata pari a 3013 famiglie; come approfondimento specifico, rispetto ai rapporti precedenti, in quest’analisi è stato inserito un nuovo set di domande14
mirate a cogliere fenomeni connessi ai cambiamenti negli stili di vita delle famiglie finalizzati a fronteggiare la crisi, all’adozione di strategie di difesa del reddito familiare, all’utilizzo di strumenti di risk management volti a ridurre l’impatto economico – finanziario di eventuali shock negativi.
Di seguito è riportata la statistica descrittiva dell’indice al 2016
Variabile Num. Osserv. Media Dev. Standard Mediana Valore Min Valore Max
Indice di vuln. 3013 2,750 2,052 2,121 0 10
e la sua evoluzione nel tempo.
Variabile Media Mediana
Indice di vulnerabilità 2009 2,703 2,172
Indice di vulnerabilità 2013 3,164 2,662
Indice di vulnerabilità 2016 2,750 2,121
L’indice, che dal 2009 al 2013 evidenziava un significativo peggioramento della situazione di vulnerabilità finanziaria delle famiglie, verosimilmente conseguente all’inasprimento delle condizioni di stress finanziario successive alla crisi del debito sovrano del 2011, nel 2016 conferma una seppur lieve attenuazione dei trend negativi. Il valore medio, infatti, si riduce da 3,164 nel 2013 a 2,750 nel 2016, valore solo di poco superiore al dato iniziale del 2009 che iniziava a cogliere i primi segnali di una fragilità finanziaria conseguente alla crisi dei mutui subprime.
Analoghe considerazioni valgono se si considera la mediana dell’indice che raggiunge valori simili al 2009 (in questo caso migliori) e sensibilmente positivo rispetto alla precedente rilevazione.
Il campione è stato successivamente suddiviso in quintili sulla base del livello di vulnerabilità finanziaria al fine di indagare, individualmente, le caratteristiche socio – demografiche ed economiche di soggetti caratterizzati da livelli simili di vulnerabilità. Ciascun quintile individua il 20% di famiglie di campione, dalle meno vulnerabili (1° quintile) alle più vulnerabili (5° quintile).
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Tabella 5: Caratteristiche socio – demografiche per quintili di indice di vulnerabilità (%)
Dalla distribuzione per genere emerge un sensibile aumento della presenza di capofamiglia donna nei quintili a maggiore vulnerabilità finanziaria (dal 15,8% nel primo quintile al 30% nel quinto). Per quanto riguarda l’età, nel gruppo dei più vulnerabili sono relativamente presenti più soggetti tra i 31 e i 50 anni (52%) rispetto alle prime fasce. Nel primo quintile, invece, è più numerosa la quota di capofamiglia con più di 65 anni.
Nel gruppo dei più vulnerabili è presente un elevato numero di soggetti provenienti dal Sud Italia e dalle Isole (oltre il 51%) mentre il primo quintile ricomprende principalmente individui residenti nel Nord – Ovest. In questo gruppo, inoltre, il numero di famiglie senza figli è piuttosto elevato mentre, al crescere dell’indice di vulnerabilità, il peso delle famiglie con figli aumenta fino a raggiungere il 59% nel gruppo più vulnerabile. Nel quintile dei meno fragili è maggiore la presenza di individui con titolo di studio più elevato (diploma di scuole medie superiori o laurea). Nei gruppi via via più fragili, la presenza di individui con un diploma o con laurea diminuisce: i diplomati nel quinto gruppo sono il 41% a fronte di una presenza del 49% nel primo; i laureati scendono dal 25% del primo quintile a 12% nell’ultimo. Aumentano i soggetti con licenza elementare o media: in totale circa il 47% nel gruppo dei più vulnerabili (rispetto al 26% del primo).
Analizzando il tipo di professione per gruppi di individui con diverso grado di vulnerabilità, si osserva che il peso dei disoccupati aumenta sensibilmente da 3% nel I quintile a 16,5% nell’ultimo, più vulnerabile. Il peso dei pensionati nel gruppo più a rischio è molto contenuto (a fronte di un 18% nel primo) mentre il peso degli inattivi è molto più rilevante tra le famiglie più fragili. In linea con le aspettative, anche il peso degli individui che hanno contratto qualche forma di debito è molto più elevato nell’ultimo gruppo, con una percentuale di oltre il 70%; similmente, le famiglie che hanno subito uno shock di tipo lavorativo, una malattia / decesso / separazione sono molto più numerose in questo gruppo (rispettivamente 52%, 30% e 20%). Nel primo gruppo, invece, solo l’8% ha subito la perdita del lavoro o una riduzione delle ore lavorative, il 5% un decesso o una malattia e l’1% una separazione: è pertanto possibile notare come le situazioni di indebitamento o di
stress delle condizioni reddituali siano più presenti e determinanti per il gruppo di soggetti più vulnerabili.
Per quanto riguarda il patrimonio finanziario, i gruppi più deboli sono caratterizzati da una condizione di ricchezza più contenuta: oltre la metà degli individui con un patrimonio finanziario fino a 7500€ appartiene all’ultimo quintile; spostandosi verso fasce di patrimonio più elevato, la presenza di soggetti particolarmente vulnerabili si riduce notevolmente ed è maggiore la presenza di soggetti meno a rischio.
Simili considerazioni valgono prendendo in considerazione il reddito (Grafico 9): nella fascia più bassa (fino a 1050€) e medio – bassa (1051€ – 1800€) i soggetti più numerosi sono quelli più vulnerabili, viceversa nella fascia medio – alta e alta (oltre 3051€).
Grafico 9: livello di reddito mensile per quintili di indice di vulnerabilità (in %)15
15 Anderloni L. – Vandone D. – Andreini P.U. – Flaminio M. (2016), “La Vulnerabilità economica delle
I soggetti meno vulnerabili avvertono una sensazione di miglioramento della propria condizione economico – finanziaria rispetto all’anno precedente (11% circa) mentre il gruppo di soggetti più fragili ritiene che la propria situazione sia rimasta simile (34%) o sia peggiorata (di molto il 18%, di poco il 32%) rispetto a quella passata. Vi è tuttavia un 15% di famiglie che appartengono al quintile più vulnerabile che ritiene che la propria situazione sia migliorata.
Anche le aspettative rispetto alla situazione attuale riflettono un maggiore ottimismo per le famiglie meno fragili: oltre il 14% ritiene che questo migliorerà mentre il 75% pensa che non varierà sensibilmente; viceversa, tra gli individui più vulnerabili, sebbene molti ritengano che la situazione resterà simile (45%) o migliorerà (28% circa), una buona percentuale pensa che peggiorerà (poco il 16% e molto il 12%).
Tabella 6: Percezione della situazione attuale rispetto al passato e aspettative per il futuro (%)