• Non ci sono risultati.

ARCHEOLOGICHE PRESSO IL SITO DI SAN BENEDETTO DI LENO (ANNI 2002-2003, 2009-2010, 2013)

3.1. Le prospezioni georadar.

Nel corso del progetto di ricerca e valorizzazione storico-archeologica promosso dalla fondazione “Dominato Leonense”, vennero eseguite alcune prime indagini di tipo non invasivo. Nell’estate 2002, si procedette ad una ricognizione con la tecnica G.P.R. (Ground

Penetrating Radar) della porzione centro meridionale del parco in “Villa Badia”, circa 6500

mq corrispondenti a tutta l’area localizzata tra l’ingresso principale Ovest e le strutture della villa stessa. Lo scopo era quello di rilevare la presenza di eventuali strutture e corpi sepolti di possibile interesse archeologico, in particolare, almeno per la porzione meridionale, riferibili ai resti della chiesa principale del monastero.

Il metodo G.P.R.

«La tecnica G.P.R., grazie alla flessibilità d’impiego, al potere risolutivo ed alla rapidità di acquisizione dei dati, permette un’efficace mappatura delle geometria delle strutture sepolte e delle proprietà petrofisiche del sottosuolo»1.

Dopo le operazioni di calibrazione dello strumento, si eseguì la scansione della superficie di indagine in senso longitudinale e trasversale. Con un totale di 8000 m di profili lineari ottenuti, è stata garantita una percentuale di copertura del parco molto elevata.

Lo strumento è costituito da una antenna che trasmette il segnale e da un’unità che lo registra. Il funzionamento della tecnica georadar si basa grossolanamente sul principio fisico che permette un ritorno di segnale e una risposta del radar per ogni variazione delle caratteristiche dielettriche del sottosuolo. L’onda generata in superficie e immessa dall’antenna si propaga in profondità fino al primo target di variazione, quando una parte dell’energia si riflette nuovamente in superficie e viene raccolta dallo strumento (Fig. 1). Conoscendo infine il tempo di registrazione, si può calcolare la profondità dell’anomalia rilevata.

I risultati.

I profili furono acquisiti ad una distanza di 1.0m e 2.0m, ritenuta adeguata all’individuazione di anomalie tipicamente associate a pavimentazioni, fondazioni o murature ancora parzialmente in alzato.

Dopo una fase di elaborazione dei dati grezzi, le scansioni sono state referenziate all’interno della particella catastale (scala 1:500 in figura 2) tramite l’impiego di stazione totale e di un dispositivo GPS. Le anomalie principali, nominate in ordine alfabetico, vennero per semplicità rappresentate con aree omogenee rettangolari.

«L’immagine del sottosuolo restituita dalle scansioni radar ha mostrato una situazione abbastanza variegata, con la presenza di gruppi di strutture sepolte fortemente riflettenti, ubicate a profondità diverse in più settori dell’area investigata»2.

Con la lettera A, venne nominata una lunga traccia orientata E/O e identificata come il prolungamento di una delle strutture evidenziate in una sezione occasionale, esposta grazie alla ripulitura di un fosso ricavato ai lati del viale di ingresso alla villa. Tale struttura venne interpretata come parte della fondazione perimetrale nord del presbiterio nella chiesa abbaziale.

12 m a Sud di questa, venne rilevata una debole sequenza di anomalie (A’), con andamento parallelo, valutate come altro muro perimetrale del presbiterio.

Una consistente anomalia lineare, segnalata con la lettera B, venne fatta presumibilmente coincidere con i resti del limite nord dell’aula maggiore.

Alcune ulteriori tracce lineari, nonostante siano state rilevate sulla mappa, non hanno un nome a causa della loro debole intensità del segnale registrato.

Due tracce particolarmente percepibili vennero acquisite invece ad una profondità maggiore, ovvero tra 1,5 e 2m. La prima (lettera C), si registrò in corrispondenza della porzione centrale della chiesa e all’epoca fu interpretata come ciò che si conservava di un edificio indipendente, forse la prima fase abbaziale.

Più a nord e di non chiara attribuzione, un’altra anomalia di forma quadrangolare venne identificata con la lettera D (circa 12m x 8m)3.

2 E. FINZI 2006, p. 105 3

Le caratteristiche del primo sottosuolo si presentavano in generale piuttosto favorevoli all’impiego di questa tecnica di prospezione, per la presenza diffusa di limo e sabbia tra le componenti del terreno. Ciò nonostante le successive indagini archeologiche hanno dimostrato l’esteso sfruttamento del parco, dopo la demolizione del complesso, per l’estrazione di materiali inerti, quali sabbia e ghiaia, attraverso l’escavazione di profonde fosse, secondariamente ricolmate di macerie e ciottoli4.

A tali evidenze negative sono assimilabili tutte le ulteriori tracce irregolari (E, E’, F e G) registrate fino a una profondità di circa 3m, in corrispondenza dello spigolo sudoccidentale della villa e nella porzione settentrionale del parco (fig. 2).

3.2

I primi sondaggi archeologici sull’area Sud del parco (2002-2003).

Le ricerche archeologiche ebbero inizio lo stesso autunno. Sotto la direzione della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia, nella persona del dott. Andrea Breda, vennero aperte alcune trincee e dei sondaggi stratigrafici esplorativi, di dimensioni variabili a seconda della consistenza del deposito5. I tagli, eseguiti su una superficie di circa 9000 mq disponibili, comprendevano tre lunghe trincee con orientamento Est-Ovest (fino a un massimo di 90 m di lunghezza) e una serie di setti trasversali, per poco meno di 500 m lineari complessivi e 700 mq, circa l’8% dell’area accessibile alle indagini (fig.)6.

Confermando parzialmente le tracce rilevate attraverso le prospezioni georadar, le indagini hanno permesso di riconoscere tre distinte fasi costruttive della chiesa abbaziale principale, in una sequenza inquadrabile tra l’VIII e il XIII secolo.

La successiva campagna di scavo si concentrò sulla porzione centrale dell’area occupata dalle chiese, dove già le precedenti ricerche avevano definito l’impianto generale di una cripta romanica, collegata alle strutture della seconda fase.

Alcuni sondaggi furono eseguiti a Nord rispetto al corpo centrale della chiesa e negli scantinati della villa, sul luogo occupato fino alla fine del XVIII secolo dall’ala Est e Sud del chiostro maggiore.

Nelle pagine seguenti verranno presentati i dati sintetici ricavati attraverso queste ricerche e riguardanti in particolar modo proprio l’evoluzione strutturale della chiesa abbaziale. Tuttavia, non troveranno spazio alcuni ritrovamenti meno rappresentativi (sepolture sporadiche, tracce di murature decontestualizzate, tagli di fossa). Ciò, non allo scopo di tralasciare informazioni, ma come conseguenza di una scelta progettuale, secondo la quale si è preferito rimandare l’analisi di tali evidenze ad un capitolo successivo, sviluppato sull’inquadramento di tutto il complesso anche alla luce delle più recenti campagne di scavo condotte sull’area S/E e sulla zona Nord7.