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I limiti del complesso.

Di grande interesse e rilevanza risulta l’individuazione, sebbene per tratti limitati, di una serie di fossati sia sulla porzione SO, sia sull’area orientale del parco (Periodi IV – VIa)51. A Ovest le evidenze si riducono alla sezione trasversale di alcune grandi fosse rilevate poco al di sotto del piano di campagna attuale, per una ampiezza massima di. La conseguenza delle particolari condizioni del terreno naturale e l’azione devastatrice delle recenti attività di cava, avrebbero eliminato eventuali rapporti stratigrafici con i relativi depositi sepolti. Mentre per l’area occidentale quindi, non è stato possibile proporre un inquadramento cronologico dei vari tratti, le indagini sulla porzione Est hanno permesso di isolare la sequenza, almeno relativa, di 2/3 tagli allungati. Il fossato ritenuto più antico (taglio US

617/09) risulta anche essere il più interno all’area del sito e presenta un andamento

curvilineo, almeno per questo tratto, con un orientamento NE/SO. Si conserva per una larghezza massima di circa 3m. Dal punto di vista stratigrafico risulta contemporaneo o di poco posteriore alle evidenze del periodo altomedievale e topograficamente sembra che ne limitasse la superficie di occupazione. All’interno del riempimento sigillante si ritrovarono alcuni frammenti di ceramica e pietra ollare difficilmente databili, ma anche una guarnizione di cintura in bronzo attribuita alla metà del VII secolo, periodo adottato come termine post

quem per la defunzionalizzazione del fossato52. In direzione Est è stato osservato un successivo taglio con spiccato andamento N/S (US 613/09), ritrovato forse anche a Nord tramite l’apertura delle trincee esplorative del 2013 e di nuovo attribuito alla funzione di fossato esterno per una diversa e più tarda fase del monastero (Periodo Vb).

Le ricerche degli ultimi anni 2016/17 hanno consentito di riconoscere almeno due fasi del limite del complesso anche sulla porzione Nord, costituito ancora una volta da un fosso di circa 7 m di ampiezza, abbinato ai resti di strutture dalle caratteristiche piuttosto particolari53.

Nella prima fase (periodo IV) la struttura è costituita da più file di grossi pali verticali in legno a sezione circolare (diametro anche di 30 cm), anche foderati in argilla, predisposti a contenere un sacco interno di malta sciolta e argilla mescolata con macerie di pezzame irregolare. Allo stato attuale delle ricerche si conserva visibile per un breve tratto, che

51 Indagini 2002-2003, 2009-2010, 2013 nel capitolo 3. 52 D. A. MORANDI 2015, p. 6.

presenta lo stesso orientamento del più antico 699/16, discostante rispetto agli edifici del Periodo II.

Nonostante da un lato si perda il riferimento delle fabbriche più antiche, - il fossato infatti viene ricavato andando a intercettare alcune murature dell’edificio III a Nord - il perimetrale Ovest dello stesso risulta ancora parzialmente in uso. Sembra che la porzione di TOT metri, ridotta con andamento “digradante” verso la sponda del fossato, sia stata sfruttata come sorta di contrafforte e rinforzata da una fila di pali che ne seguono l’allineamento.

Ad una fase successiva (Periodo Va) appartiene la realizzazione di una nuova struttura (US

563/16). Le indagini 2017 sono risultate particolarmente efficaci ai fini della comprensione

delle modalità di approntamento di tutta l’area, attraverso un’operazione che si è rivelata imponente. I resti ancora visibili appartengono ad una massicciata, allestita sopra a un dosso di terra appiattito di circa 30 cm di spessore (US 624, 571/16). In direzione Est quest’ultimo risulta a contatto con ulteriori riporti, accumulati sui depositi d’abbandono e sulle macerie originate dal crollo del perimetrale orientale nell’edificio III di Periodo IIb. Una porzione residua di US 564/16 risulta ancora a vista e venne evidentemente sfruttata come supporto statico alla nuova costruzione. L’agglomerato di pietre informi, frammenti laterizi e elementi lapidei di riuso venne disposto su due filari regolari sul lato esterno, a formare una piattaforma larga poco più di 2 m che riprende di nuovo l’inclinazione NE/SO propria degli ambienti più antichi sepolti. Verso la sponda un lungo elemento in legno si dispone infine parallelo alla massicciata e venne utilizzato per il contenimento del fossato.

Per le modalità costruttive e le notevoli dimensioni, potrebbe essere forse possibile valutare le due strutture ora dette, come parti della cinta del complesso con scopo difensivo. Più prudentemente, appare plausibile comunque identificare tali articolate evidenze come opere di confinamento del monastero, come circuiti di delimitazione, sia fisica che dal valore simbolico.

US 563 costituisce ad oggi un unicum, almeno per l’Italia settentrionale e presenta un

interessante confronto con alcuni contesti d'area centro e nord-europea, tra cui uno di cronologia simile individuato in Scozia, tuttora in fase di studio54.

Alcune fonti fanno riferimento alla dotazione da parte dell’abbazia di un muro di cinta durante il X secolo, allo scopo di cercare protezione contro gli assalti delle popolazioni

ungare55. Per recuperare un ulteriore riferimento cronologico assoluto, è stata eseguita l’analisi con metodo al radiocarbonio sull’elemento ligneo in stretta connessione con la massicciata, datato non oltre l’ultima parte dell’VIII secolo56.

Sembra ad oggi da adottare con cautela un’interpretazione come strada o base stradale. I conci non sono disposti a formare una superficie piana; basti pensare al solo inserimento del segnacolo a pigna, che sporge visibilmente rispetto agli altri elementi. Sopra la massicciata non vi è la minima traccia di un livello di calpestio conservato. Si conserva invece in buone condizioni un terrapieno alto circa 1m (UUSS 527, 572, 545/16), costituito dall’accumulo di riporti scuri gettati sopra i resti della massicciata, dopo la demolizione dell’alzato (Periodo

VIa/VIb). Si tratta di un nuovo limite, meno marcato rispetto al precedente, ma che insieme

al fossato continua a segnalare una separazione, con un contesto esterno e probabilmente diverso.

La proposta interpretativa che vorrebbe la presenza di un unico fossato a Ovest, ricavato dall’unione dei diversi tratti individuati a livello stratigrafico, non risulta totalmente convincente57. Si può immaginare anche da questo lato un’attività di escavazione di più fossati distinti in sequenza diacronica, secondo uno schema che tuttavia non risulta finora pienamente comprensibile58.

L’inserimento di recinti e fossati a chiusura dei complessi monastici risulta piuttosto frequente nella casistica altomedievale59. Provando solo per ipotesi a collegare i tratti dei fossati di prima fase a Nord e a SE se ne ricaverebbe un percorso curvilineo molto singolare e che riecheggia alla mente alcuni esempi di contesti privilegiati, riconosciuti in ambito europeo di fondazione franca e sviluppo carolingio60

La costruzione del grande muro angolare rilevato a SE, realizzato in appoggio alle strutture di una cappella minore, aggiungono un ulteriore elemento alla dinamica topografica del monastero. La struttura, eretta non prima dell’XI secolo corrisponde senza troppe incertezze

55 I MALVEZZI, Chronicon, col. 867: «Iisdem diebus abbas leonensis basilicae, nomine Domnius, vir prudens,

omnique bonitate circumspectus ipsius ecclesiae monasterium ob metu Hungarorum turribus et muris cinxit. Gotelengum etiam ligneis palis forti vallo munivit; verumtamen Hungaris tanta amicitia copulatus est, ut nulla prorsus ab eis detrimenta susceperit». Notizia della metà del X secolo circa. F.A: ZACCARIA, 1767 p. 292.

56 Datazione eseguita presso il laboratorio CEDAD, Università del Salento, Lecce, Calibrata Oxcal v3.10

LTL16816A, 697±45, 625-770 AD.

57 A. BREDA 2006b.

58 La reperibilità di piante e sezioni di scavo non corrisponde a una documentazione scritta abbinata, limitando

la comprensione del contesto.

59 Si passa da un semplice recinto in legno per le prime fasi di occupazione ad Hamage, a opere complesse in

al limite S/E del complesso e sembra definire una chiusura dello spazio monastico in direzione NE o meglio un nuovo sviluppo del sito verso Sud.

Fig. 6 ipotesi ricostruttiva del fossato più antico per il monastero (forma sub-circolare). Nell’angolo in alto a sx il corso di risorgiva, in basso il fossato segnalato dalle trincee del 2002, nell’angolo in basso a dx, fasi successive del fossato orientale.