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Si tratta dell’architetto Manuel Salgado conosciuto da Vittorio Gregotti in Portogallo nel periodo successivo alla rivoluzione.

Nel documento Dialoghi di architettura (pagine 198-200)

L’Architettura della gradualità

8. Si tratta dell’architetto Manuel Salgado conosciuto da Vittorio Gregotti in Portogallo nel periodo successivo alla rivoluzione.

9. A Palermo, dopo l’episodio dell’Università, Gregotti avvia quello altrettanto impegnativo di un quartiere IACP per 20.000 abitanti situato sul prolungamento di un’arteria storica della cit- tà. Il progetto del quartiere Zen (Zona Espansione Nord), redatto in collaborazione con Franco Purini per un concorso bandito nel 1970, è basato sull’accostamento di masse cubiche secondo uno schema geometrico e compatto, in linea con la tradizione del Movimento Moderno. Questa severa geometria, connessa all’utilizzo di strutture prefabbricate e di volumi elementari, è all’ori- gine dei modelli urbani di grande impatto che caratterizzano la produzione gregottiana a partire dalla fine degli anni Sessanta. Lo Zen si articola in diciotto insulae residenziali – l’unità tipologica costitutiva del quartiere – dislocate su tre livelli diversi, agganciate da torri di testata, e supportate da un centro servizi collettivi disposto a fascia.

10. Il progetto Gregotti-Purini, vincitore del concorso, ha vissuto un processo esecutivo sof- ferto e mai definitivamente compiuto, anzi “distrutto senza essere mai finito”, come sottolinea con rammarico il progettista stesso. In pratica è accaduto che chi aveva acquisito il diritto alla casa attra- verso l’iscrizione ad una organizzazione pubblica, non è divenuto direttamente abitante del quar- tiere, riaffittando la casa a terzi. Non esiste tuttora alcun tipo di riconoscimento e di controllo in quanto formalmente tali figure non pagano l’affitto; popolano in soprannumero gli spazi; riaffittano ad ulteriori abitanti; non esistono i servizi igienici; talvolta non esiste neppure l’impianto elettrico.

11. Il nome della Gregotti Associati, nella seconda metà degli anni Ottanta, è legato ad alcuni esempi significativi di progettazione di strutture sportive, in particolare stadi. Dei cinque progetti redatti tre sono stati realizzati: quello Olimpico di Barcellona, lo Stadio di Football e Rugby di NÎmes (1986), la ristrutturazione dello Stadio di Genova (1986); altri due sono ancora sulla carta: quello di La Spezia e quello di Roma. Nel caso di NÎmes, la Gregotti Associati vinse il relativo concorso nel 1986 ed elaborò il progetto esecutivo nel 1987. Lo stadio, di impianto rettangolare, è coronato da quattro edifici alti 13 metri che contengono i locali di servizio e le funzioni supplementari quali le biglietterie e le palestre.

12. Il nucleo residenziale per gli operai della Bossi S.p.a. di Cameri (Novara), del 1956, è uno dei primi progetti realizzati dalla Architetti Associati (Gregotti, Meneghetti e Stoppino). L’intervento presentava caratteristiche compositive, tecnologiche e materiche in controtendenza alle scelte in uso in quel momento, soprattutto nel settore dell’edilizia popolare, campo privile- giato dell’architettura razionalista, inserendosi con pieno diritto nel filone di “ortodossia dell’e- terodossia” e di critica alla tradizione del moderno che in quegli anni si stava consolidando. Il complesso, costituito da tre abitazioni in duplex, si articola planimetricamente in elementi rettangolari accostati e sfalsati in modo simmetrico rispetto a un asse centrale. I soggiorni sono caratterizzati da piccoli bow-window che, all’esterno, emergono dalla tessitura delle murature in mattoni sabbiati a vista alternata agli elementi in cemento prefabbricati. L’edificio fu pubblicato nel 1958 su “Casabella-Continuità” (n. 19) preceduto da un saggio di Aldo Rossi dal titolo Il

passato e il presente nella nuova architettura che sottolineava la corrispondenza tra scelte funzionali

e continuità con il passato locale, in un momento storico del tutto nuovo.

13. La casa Beldì a Oleggio (Novara, 1977-83) è un edificio unifamiliare, collocato sul colmo di un piccolo rilievo collinare e tipologicamente risolto attraverso un tentativo di ribal- tamento introverso su una corte centrale. Il manufatto, dall’impianto geometrico e simmetrico, si configura come un blocco rettangolare, esternamente coronato da contrafforti e aperto sulla

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corte, verso la quale è inclinata la falda della copertura. Una galleria di ferro e vetro taglia la casa e la corte protendendosi oltre il perimetro dell’edificio.

14. La Sede dell’AMPS di Parma si configura come un sistema di edifici indipendenti reso unitario dalle scelte di carattere tipologico – edifici bassi e regolari – e materico – paramenti esterni in mattone faccia a vista, coperture e finiture in lamiera zincata –. Fanno parte del sistema: gli uffici, un edificio a corte a pianta quadrata di due piani; i laboratori e le officine, un edificio anch’esso a pianta quadrata sormontato da una grande copertura metallica che forma uno spazio semicoperto; il Cral, sviluppato in senso longitudinale; la rimessa per i mezzi leggeri, a pianta quadrata con una serie di grandi portali; il magazzino generale, una struttura complessa che rac- coglie e organizza tutte le necessità di stoccaggio dell’azienda, sia al coperto che all’aperto; i due corpi trasversali della centrale termica e delle officine per gli automezzi.

Dopo il progetto di massima (1985-1986) e dopo la prima versione del progetto esecutivo (1987), elaborati dallo studio Gregotti nella sede di Venezia, il progetto è stato completamente ridiscusso, nell’arco del 1989, a seguito di alcune mutate esigenze aziendali.

L’inizio effettivo dei lavori avvenne nel giugno 1989 per finire nel maggio 1992. Allo Studio Gregotti è stata affiancata una società di ingegneria, che si è occupata degli aspetti impiantistici, strutturali, di computazione metrico-estimativa e dei capitolati, lasciando al primo tutta la parte architettonica, compresa la direzione artistica durante lo svolgimento delle opere.

15. Nel 1985 Gregotti progetta a Casaccia (Roma), un centro per i laboratori delle prove di affidabilità e della ricerca informatica dell’Ente Nazionale delle Energie Alternative. L’edificio, un volume compatto e austero scandito dal modulo dei pannelli prefabbricati in cemento grigio e dalle profonde aperture, è organizzato su una pianta quadrangolare attraversata da un corridoio vetrato che divide due grandi hall per le prove meccaniche e tecniche su cui si affacciano i ballatoi dei laboratori e degli uffici.

16. Il Concorso Internazionale a inviti per la trasformazione dell’area Pirelli alla Bicocca (1986-88), riguardava la realizzazione, in tale zona a nord di Milano, di un polo tecnologico avanzato. Il progetto vincitore, elaborato dalla Gregotti Associati, prevede grandi blocchi edilizi (uno destinato a servizi collettivi ricettivi, residenziali e commerciali; uno destinato al terziario, ai servizi alle imprese e alle residenze; e un altro per strutture universitarie con spazi per la ricerca e uffici) collegati da una sequenza di percorsi e spazi pubblici.

17. Il gruppo Gregotti Associati, che attualmente gestisce una struttura in cui lavorano più di quaranta persone, è nato da cinque soci (Pierluigi Cerri, Vittorio Gregotti, Hiromichi Matsui, Pierluigi Nicolin, Bruno Viganò) e due collaboratori (Spartaco Azzola e Raffaello Cecchi). Dopo il distacco dal gruppo di Nicolin, Viganò e Matsui, dal 1981 si aggiunge Augusto Cagnardi che, con Gregotti e Cerri, costituisce l’attuale Gregotti Associati. Cerri si occupa prevalentemente di grafica e interni; Cagnardi proviene da una precedente esperienza nel campo della pianificazione territoriale e dello studio dei sistemi di trasporto. Con l’aumento del lavoro è progressivamente cresciuto il numero dei collaboratori portando, nel 1980, all’apertura di uno studio a Venezia e nel 1987 all’ampliamento dello studio milanese.

18. Il progetto per una città di 150.000 abitanti sul Mar Nero (1993) individua gli elementi necessari per la creazione di un principio insediativo nel suo confronto con le condizioni e le caratteristiche del sito.

19. Il blocco d’abitazione in Lutzowstrasse a Berlino, firmato nel 1984 per l’Iba dalla Gre- gotti Associati (con Walter Arno Noebel, Michele Reginaldi, Peter Salomon), è un corpo di fabbrica destinato ad agganciare e unire i fronti di quattro stecche parallele di case d’abitazione in linea, realizzate in precedenza. L’unità del corpo è interrotta da due portali simmetrici scanditi dalla differenziazione tra la struttura metallica grigia e il rivestimento in klinker della restante parte della costruzione. Il progetto prevedeva la realizzazione di un ulteriore corpo di fabbrica che raggruppava le altre estremità delle stecche e che doveva affacciarsi su uno spazio pubblico.

20. La realizzazione del progetto si è arrestata in quanto l’Iba non ha più inteso proseguire. Dopo di che l’Iba stessa ha interrotto l’attività facendo sì che il progetto rimanesse mutilato.

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