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Raffaello Bibbiani ha avuto 3 figli, di cui uno ha inizialmente intrapreso la professione di ingegnere, interessandosi all’operato del padre. Purtroppo è morto prematuramente lasciando lo studio dell’architetto senza eredi disposti a continuarne l’operato. Così una delle figlie, Cecilia Bibbiani, ha deciso che la scelta migliore dovesse essere la donazione di tutto ciò che si era conservato dei progetti del padre al comune della Spezia, città nella quale egli aveva lavorato per quasi tutta la vita. Nel 2012 un vastissimo patrimonio di circa un migliaio di fogli di valore storico e artistico ha arricchito l’archivio civico della città, in quanto Raffaello Bibbiani era considerato un abile disegnatore, oltre che architetto.

Il repertorio contiene materiale eterogeneo comprendente soprattutto progetti dell’attività di studi accademici condotti a Roma durante il suo apprendistato, ma anche schizzi di edifici esistenti, appunti, disegni di progetto in più versioni, particolari sezionati con accanto la relativa quotatura e anche opere mai realizzate o inventate. Essi hanno dimensioni diverse, sono

Una delle sale espositive del Museo Lia.

http://www.welcomespezia.it/sites/default/files/imagecache/galleryformatter_ slide/MuseoLia2.jpg, consultato il 07.03.17

I disegni dell’architetto Bibbiani sono stati consegnati arrotolati e disordinati e necessitano di essere catalogati e sistemati in modo adeguato per essere resi fruibili a chi li volesse consultare, senza danneggiarli, vista la loro fragilità.

stati realizzati con materiali differenti, ad esempio alcuni disegni sono stati eseguiti a matita, altri a china o a pastello, alcuni sono cianografie56, su cartoncini ruvidi, su fogli lucidi, su velina sottolucido, oppure su carta da pacco. Spesso si tratta anche di fogli di recupero, su cui sono schizzati sia il recto che il verso, ma soprattutto la maggior parte di non riporta informazioni per cui è possibile ipotizzare una datazione.

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La cianografia è un processo grafico

usato specialmente per la riproduzione di disegni tecnici tracciati su carta lucida. Si utilizza carta sensibilizzata e i tratti appaiono bianchi su fondo blu scuro. Il nome deriva infatti da “ciano”, che indica il tipico colore blu della carta.

57 Via Prione prende il suo nome dal termine dialettale “prion”, ovvero “grossa pietra”, termine con il quale si indicava una sorta di basamento, quasi un pulpito in pietra, rialzato rispetto al piano di calpestio, che era utilizzato per leggere gli avvisi e i bandi rivolti alla comunità.

Inoltre bisogna considerare che negli ultimi anni di vita la famiglia dell’architetto si era trasferita a Pisa, e l’accatastamento di tutto il materiale ha causato un ulteriore disordine dell’archivio.

Fino a pochi anni fa quindi, questo patrimonio importantissimo ed inedito non era mai stato ordinato, né studiato, anzi rischiava di andare perduto.

E’ il Museo Civico Amedeo Lia che si è occupato di eseguire una prima catalogazione di questo repertorio, e conserva al suo interno la raccolta inedita, essendo il punto di riferimento fisico delle memorie della città. Il Museo Lia è il museo civico d’arte antica, medievale e moderna della Spezia e porta il nome del collezionista Amedeo Lia, che alla sua morte ha donato tutto il suo patrimonio artistico alla città. Si trova in via Prione57, una delle poche vie originali rimaste nel centro storico che ospita molti “luoghi della cultura” tra cui il Museo del Sigillo, la Biblioteca d’Arte e Archeologia, il Museo Diocesano, il Teatro Civico. Inoltre è collegata direttamente con il Castello di San Giorgio ed il suo Museo Archeologico. Il sistema museale, infatti, è uno dei punti di forza della città, e comprende importanti collezioni civiche che negli ultimi anni hanno conosciuto un forte incremento, oltre che una revisione critica ed espositiva.

La Spezia è sede museale sin dalla seconda metà del XIX secolo, dopo l’Unità d’Italia, con l’istituzione del Museo Civico, dove nel tempo sono confluite raccolte eterogenee. Dalla metà degli anni ’90 del secolo trascorso si è assistito ad una riorganizzazione della ricca rete museale, quando l’importante collezione Lia è stata donata al Comune, e quindi alla città, dando il via ad una consistente operazione di acquisizioni. La collezione conta oltre mille opere, dimostrando il grande e variegato interesse del collezionista per l’arte, che va dalla produzione preclassica fino a tutto il XVIII secolo e spazia da piccoli oggetti prezioni a sculture in bronzo, ma anche vetri e smalti, oltre a tutta la sezioni di pittura. L’importanza delle opere contenute ha elevato il museo a livello internazionale, tra cui ad esempio opere di Raffaello, Tintoretto, Bellini, Veronese, Tiziano, Pontormo, Canaletto. Il grande patrimonio

al suo interno, ha portato il Museo ad acquisire importanza a livello internazionale, ma la collezione così ben definita fa si che non ci sia spazio per altro materiale da esporre. I disegni del Bibbiani, infatti, sono conservati ed archiviati qui, tuttavia non sono stati predisposti degli spazi per la loro fruizione, per non entrare in conflitto con il percorso di visita esistente. Il materiale è consultabile grazie alla disponibilità del direttore del Museo, A. Marmori, di grande sensibilità artistica, ma è necessario pensare ad una sua valorizzazione per non rischiare di perderne l’accessibilità.

Le immagini rappresentano due disegni conservati al Museo Lia che fanno parte dell’archivio Bibbiani. In particolare sopra è raffigurato uno studio delle finestre a bovindo. Sotto è riprodotta la parte bassa del prospetto laterale del Grattacielo, di una versione non definitiva, in quando sono evidenti delle decorazioni che non sono mai state realizzate.

PARTE 3:

3.1