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VANGELICI PREDICATORI

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8. STRATEGIE E METODI DELL’APOSTOLATO CAPPUCCINO NEL PERIODO

DELLA GRANDE ESPANSIONE (1536-1542)

a) Consolidamento istituzionale e diffusione geografica. Il vicariato generale di Bernardino d’Asti (1536-1538)

La conferma pontificia degli esiti del secondo capitolo di Sant’Eufemia, giunta il 10 ottobre 1536 con il breve Superioribus diebus, rappresenta un tornante decisivo per le vicende dei primi cappuccini. Con l’approvazione da parte di Paolo III delle prime costituzioni e dell’elezione di Bernardino d’Asti a vicario generale, infatti, la riforma cappuccina ottiene un definitivo riconoscimento, che permette l’avvio di una nuova fase di espansione territoriale e consolidamento identitario. Nonostante le limitazioni al ricevimento di frati dall’Osservanza e all’espansione fuori d’Italia imposte con i brevi del gennaio 15371, nel periodo che racchiude i generalati di Bernardino d’Asti (1536- 1538) e di Bernardino Ochino (settembre 1538 – agosto 1542) l’ordine cappuccino conosce un continuato sviluppo numerico e geografico. Sotto il profilo delle dinamiche interne, esso si accompagna all’istituzionalizzazione delle metamorfosi culturali e ideologiche derivanti dall’avvicendamento ai vertici della congregazione, tra il 1534 e il 1536, del gruppo degli iniziatori capeggiato da Ludovico di Fossombrone con il movimento dei grandi predicatori sostenuto da Vittoria Colonna, Gaspare Contarini e Gian Matteo Giberti.

Dal punto di vista storiografico, dunque, quel momento aureo della primitiva vicenda cappuccina, che Bernardino da Colpetrazzo ha definito come «il più glorioso stato […] appresso il mondo» riferendosi al decennio 1533-1542, può forse essere efficacemente distinto in due fasi, caratterizzate da una medesima tensione espansiva ma decisamente differenti sul piano del dinamismo apostolico e della consapevolezza progettuale dell’azione cappuccina nei molteplici contesti statuali e sociali della penisola italiana. Se infatti il biennio 1533-1535, come si è potuto vedere, fu segnato dalla tenace difesa della riforma contro le pretese degli osservanti e dall’aspra dialettica interna tra Ludovico da Fossombrone e il gruppo dei “dotti”, che impresse significativi cambiamenti al modus vivendi dell’originaria fraternità, a partire dal 1536 e fino all’annus horribilis della fuga di Bernardino Ochino nel 1542 la presenza cappuccina nella società e nella vita religiosa del tempo acquista maggiore spessore, tanto nei

1 La proibizione formale di ricevere frati dall’Osservanza fu ribadita da Paolo III con due ulteriori brevi, l’Accepimus quod nonnulli del 23 agosto 1539 e il Romani pontificis del 5 agosto 1541, che ricalcava il precedente Regimini militantis ecclesiae del 1537. Il documento dell’agosto 1541 fu motivato dall’iniziativa dei cappuccini, i quali in seguito al tergiversare dei dirigenti dell’Osservanza riuniti a capitolo a Mantova nel giugno di quell’anno, sembra avessero ottenuto dal papa la concessione vivae

vocis oraculo di accogliere frati osservanti. I due brevi del 1539 e del 1541 sono in ROMA, AGC, BA 221, nn. 266b e 267a. Edito in ALENÇON, Tribulationes, cit., pp. 58-59.

contenuti quanto nella prassi, permettendo al giovane ordine di giocare un ruolo articolato nelle turbolente vicende politiche e religiose che segnarono il primo periodo del pontificato farnesiano.

Responsabile istituzionale di questo sviluppo fino al 1538, quando una malattia lo costrinse a rinunciare all’incarico di vicario generale, fu l’ex riformato romano Bernardino Palli da Asti, la cui figura gli storici cappuccini hanno accostato a quelle di Bonaventura da Bagnoregio, Bernardino da Siena e Giovanni da Capestrano per la sagacia con le quali seppe difendere e guidare l’ordine nella delicata fase di transizione e stabilizzazione, che sempre segue lo spontaneismo entusiastico delle origini2. È con Bernardino d’Asti, secondo Mario da Mercato Saraceno, che la congregazione cappuccina, «essendo stata insino a quei giorni una compagnia di smarriti, fuggitivi e paurosi fraticelli», prende finalmente «vera imagine de religione», vale a dire «la vera forma ch’hanno le religioni bene ordinate»3, dotandosi della struttura organizzativa e dell’apparato normativo necessari per gestire una presenza ormai capillare sul territorio e per coordinare gli indirizzi pastorali di un apostolato sempre più ramificato e intraprendente.

Grazie alla razionalizzazione della prassi di governo e al favore mostrato a livello locale nei confronti del giovane ordine da parte delle autorità civili ed ecclesiastiche, le quali vedevano nella predicazione e nell’impegno caritativo dei cappuccini un frutto genuino della tensione collettiva verso la riforma dei costumi e della Chiesa che dal primo Cinquecento animava il corpo sociale a vari livelli, anche nella seconda metà degli anni ’30 l’espansione cappuccina proseguì a ritmi sostenuti, arrestandosi pesantemente soltanto con l’apostasia di Bernardino Ochino4. Tra il 1535 e il 1542, i cappuccini fondarono infatti lungo la penisola italiana ben 123 conventi, insediandosi nelle grandi città fino ad allora soltanto avvicinate episodicamente dai predicatori

2 Cfr. P

OBLADURA, Historia, cit., p. 44. Così lo descrisse il francescano conventuale Pietro Ridolfi da Tossignano nei suoi Historiae Seraphicae Religionis libri tres, pubblicati a Venezia presso Francesco de Francisci da Siena nel 1586: «Fra Bernardino d’Asti, lombardo di nascita, uomo di cultura e virtuoso, fu eletto a Roma, come è stato detto, nell’anno 1536, ai 24 di maggio [in realtà a novembre]. Fu uomo di assidua contemplazione. Da lui la religione dei cappuccini prese la forma e il sistema di vita. Egli organizzò le costituzioni, benchè il Tenaglia si fosse opposto e ribellato a questa elezione presieduta dal cardinale di Trani. Ma sedato alla fine il vento delle perturbazioni, fra Bernardino perseverò nell’ufficio nove anni». Bernardino d’Asti fu infatti vicario generale dei cappuccini nel 1535-1538 e poi nel 1546- 1552. Durante questo secondo periodo, prese parte nel 1546 al concilio di Trento. Cfr. FC II, pp. 162-163. 3 S

ARACENO, MHOMC II, p. 418.

4 Nel periodo di grave crisi seguito alla defezione dell’Ochino, tra il 1543 e il 1549, si registrano soltanto 24 nuove fondazioni, mentre dal 1550 al 1564 se ne contano 69 e dal 1565 al 1590, nella fase di massima espansione dell’ordine, i nuovi luoghi cappuccini nella sola Italia sono 317, a cui se ne aggiunsero poi dal 1591 al 1600 altri 51. Cfr. MARIANO DA ALATRI, Reformationis capuccinae implantatio per Italiam

saeculo XVI, in «Analecta Ordinis Fratrum Minorum Capuccinorum», XCIV, 1978, pp. 325-335, spec. p.

333; T.SCALESSE, Note sull’architettura dei cappuccini nel Cinquecento, in I francescani tra Riforma e

Controriforma. Atti del XIII Convegno internazionale S.I.S.F. (Assisi, 17-18-19 ottobre 1985), Assisi,