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Artigianato

Nel documento Rapporto 2016 (.pdf) (pagine 167-175)

2.12.1. L’aspetto strutturale

Secondo le stime dell’Unione italiana delle camere di commercio riferite al 2013, l’artigianato dell’Emilia-Romagna aveva prodotto valore aggiunto per circa 16 miliardi e mezzo di euro, con una incidenza del 12,8 per cento sul totale dell’economia, più elevata rispetto alla media nazionale (10,0 per cento) e pari a quella nord-orientale. Nelle restanti ripartizioni, l’incidenza dell’artigianato sul reddito si attestava su valori più contenuti rispetto a quelli della regione, spaziando dall’8,9 per cento dell’Italia centrale al 10,0 per cento dell’Italia Nord-occidentale. Secondo i dati di Infocamere, nel 2015 l’artigianato dava lavoro in regione a circa 300.000 addetti pari al 16 per cento del totale.

Siamo di fronte a numeri testimoni dell’importanza dell’artigianato nell’economia della regione. Questa situazione trae origine da una compagine imprenditoriale tra le più diffuse del Paese (vedi figura 2.12.1), forte di circa 132.000 imprese attive, equivalenti al 32,1 per cento del totale delle imprese iscritte nel Registro, percentuale questa superiore di circa sei punti percentuali a quella nazionale.

L’importanza dell’artigianato traspare anche dai dati Inps. A dicembre 2015 erano presenti in regione circa 168.000 titolari d’impresa (10,3 per cento del totale nazionale), ai quali aggiungere più di 16.000 collaboratori.

2.12.2. L’evoluzione congiunturale dell’artigianato manifatturiero

Il settore dell’artigianato manifatturiero ha chiuso i primi nove mesi del 2016 in lentissima crescita, in contro tendenza rispetto all’involuzione dell’anno precedente.

In uno scenario di crescita del commercio mondiale, sia pure a un ritmo meno elevato rispetto al 2015, la scarsa propensione all’export, tipica della piccola impresa artigiana, diventa un fattore penalizzante che impedisce, quanto meno, di cogliere pienamente le opportunità offerte dalla domanda estera, contrariamente a quanto avvenuto nelle imprese industriali più strutturate e più aperte alla internazionalizzazione. L’apertura ai mercati esteri comporta spesso oneri e problematiche che la grande maggioranza delle piccole imprese non è in grado da sola di affrontare. Nel 2016 c’è tuttavia un risveglio della domanda estera, che potrebbe essere frutto delle politiche di aiuto all’internazionalizzazione rivolte alle piccole e medie imprese.

Secondo l’indagine del sistema camerale, i primi nove mesi del 2016 si sono chiusi con una crescita produttiva dello 0,1 per cento rispetto all’analogo periodo del 2015, in contro tendenza rispetto al leggero calo dello 0,2 per cento di un anno prima. Il moderato aumento, che può essere interpretato come una sostanziale stabilità – nelle attività industriali c’è stato un incremento dell’1,5 per cento - è la sintesi di andamenti trimestrali difformi, tali da configurare un quadro congiunturale privo di continuità e quindi permeato d’incertezza. Alla diminuzione tendenziale dello 0,8 per cento del primo trimestre è subentrata una fase di moderata espansione, culminata nella crescita dello 0,7 per cento di luglio-settembre.

Al moderato incremento della produzione si è associato un analogo andamento per le vendite, che sono apparse in crescita, a valori correnti, di appena lo 0,1 per cento rispetto ai primi nove mesi del 2015 e anche in questo caso è da evidenziare l’andamento positivo del secondo e terzo trimestre che ha interrotto la tendenza negativa dei primi tre mesi (vedi tavola 2.12.1).

La domanda ha ricalcato quanto avvenuto per produzione e vendite. Dal decremento dei primi tre mesi si è passati agli aumenti comunque modesti dei due trimestri successivi, determinando nella media dei primi nove mesi una crescita dello 0,1 per cento rispetto allo stesso periodo del 2015, anch’essa in contro tendenza rispetto a quanto registrato un anno prima (-0,3 per cento).

La domanda estera, come accennato in precedenza, ha dato qualche segnale di risveglio (+1,3 per cento), in contro tendenza rispetto al calo dello 0,3 per cento dei primi nove mesi del 2015, ma in questo caso tutti i trimestri sono apparsi in aumento, soprattutto quello estivo (+2,6 per cento).

L’export è apparso anch’esso in ripresa (+,1,6 per cento), riflettendo gli incrementi emersi per tutto il corso del 2016. Un anno prima c’era stato un calo dello 0,9 per cento.

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Per quanto concerne il periodo assicurato dal portafoglio ordini, che solitamente è più contenuto di quello delle attività industriali, nella media dei primi nove mesi del 2016 è stato registrato un valore prossimo alle sei settimane e mezzo, un po’ più basso rispetto alle circa sette riscontrate un anno prima.

2.12.3. Il credito

L’attività del Consorzio di garanzia Unifidi1, costituito nell’anno 1977 su iniziativa delle Associazioni regionali CNA e Confartigianato, è apparsa nuovamente in calo, anche se con minore intensità rispetto al biennio 2014-2015.

1 Unifidi Emilia-Romagna ha nel tempo ampliato la propria attività tramite varie modifiche statutarie effettuate nel 1993, 2004 e 2008, anno nel quale è avvenuta la fusione per incorporazione di quattordici cooperative di garanzia esistenti sul territorio regionale.

Tab. 2.12.1. La congiuntura delle imprese artigiane dell’Emilia-Romagna. Primo trimestre 2007 – terzo trimestre 2016

(….) Dati non disponibili. Fonte: Sistema camerale dell’Emilia-Romagna e Unioncamere nazionale.

Mesi di produzione assicurata Variazioni percentuali rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente dal portafoglio

Fatturato Fatturato Ordini Ordini ordini a

Trimestri Produzione totale estero totali esteri fine trimestre.

I.2007 1,9 0,9 0,9 2,3 …. 2,3

II.2007 -1,2 -1,6 -1,2 -1,1 …. 2,6

III.2007 0,2 -1,7 4,6 -1,2 …. 2,2

IV.2007 -0,1 0,5 0,6 -0,1 …. 2,5

I.2008 -2,6 -2,1 1,8 -1,9 …. 2,1

II.2008 -1,3 -0,6 1,9 -1,5 …. 2,0

III.2008 -4,0 -3,0 0,0 -3,3 …. 2,0

IV.2008 -6,0 -4,6 -0,6 -7,1 …. 2,4

I.2009 -12,4 -10,9 -2,1 -13,9 …. 1,6

II.2009 -18,4 -18,8 -8,3 -18,9 …. 1,7

III.2009 -15,3 -14,1 -3,5 -15,6 …. 1,5

IV.2009 -11,8 -11,2 -5,0 -12,5 …. 1,5

I.2010 -7,8 -7,1 -6,6 -6,4 …. 1,5

II.2010 -0,6 -0,7 0,3 -2,6 …. 1,5

III.2010 1,8 2,2 1,9 2,0 …. 2,5

IV.2010 1,4 1,4 -1,3 1,8 …. 1,8

I.2011 -0,1 0,8 3,2 0,4 2,6 1,2

II.2011 0,8 0,2 0,9 -0,1 -1,3 1,6

III.2011 -0,3 -0,2 1,5 -0,3 3,2 1,1

IV.2011 -1,3 -0,7 -1,8 -1,3 0,3 1,2

I.2012 -5,4 -5,2 -3,1 -6,2 -1,9 1,3

II.2012 -6,7 -6,9 -2,7 -7,7 0,7 1,2

III.2012 -7,9 -8,2 3,5 -9,5 2,6 1,3

IV.2012 -9,3 -9,2 1,2 -9,9 0,0 1,2

I.2013 -6,3 -7,0 -1,7 -7,8 -0,8 1,2

II.2013 -4,6 -5,2 -0,7 -5,8 -1,5 1,2

III.2013 -3,2 -2,9 3,2 -4,5 0,7 1,4

IV.2013 -4,8 -4,4 6,0 -5,2 8,4 1,1

I.2014 -1,4 -1,9 2,7 -1,9 2,7 0,9

II.2014 -2,0 -2,1 2,6 -2,3 5,1 0,9

III.2014 -3,3 -3,2 -2,3 -3,1 -3,1 1,0

IV.2014 -4,5 -4,6 -0,5 -4,7 -2,2 1,1

I.2015 0,5 0,6 -1,3 0,4 -1,1 1,7

II.2015 0,0 -0,2 -0,4 -0,5 -0,1 1,6

III.2015 -1,1 -1,7 -0,9 -0,9 0,2 1,6

IV.2015 0,1 0,9 -2,4 0,2 -1,0 1,5

I.2016 -0,8 -0,7 1,2 -0,5 0,6 1,5

II.2016 0,5 0,6 1,0 0,6 0,7 1,5

III.2016 0,7 0,3 2,7 0,2 2,6 1,4

2.12. Artigianato 167

Secondo l’analisi del Consorzio, la migliore tenuta dell’attività è derivata principalmente dalla forte operatività diretta con il Fondo Centrale, da parte delle banche. Il Consorzio è riuscito a definire prodotti in grado d’integrare la sua operatività con quella del Fondo centrale, generando aspettative positive per i prossimi mesi. Tra gennaio e settembre 2016 sono state deliberate 1.346 pratiche rispetto alle 2.078 dell’analogo periodo del 2015 (-35,2 per cento), per un totale di circa 88 milioni e 695 mila euro, contro i circa125 milioni e 447 mila dello stesso periodo dell’anno precedente (-29,4 per cento). Il valore medio di ogni operazione deliberata è ammontato a 65.828 euro, con una crescita del 9,0 per cento rispetto a un anno prima

La battuta d’arresto evidenziata da Unifidi ha trovato eco nei dati divulgati dalla Banca d’Italia relativi agli impieghi bancari delle “quasi società non finanziarie”2 artigiane. A fine settembre 2016 sono diminuiti del 7,2 per cento rispetto all’analogo periodo del 2015 (-5,7 per cento in Italia), uguagliando nella sostanza il trend dei dodici mesi precedenti (-6,9 per cento).

Per quanto le “quasi società non finanziarie” costituiscano solo una parte dell’universo artigiano, che è caratterizzato dalla forte presenza di imprese individuali (74,7 per cento del totale a fine settembre 2016), resta tuttavia uno scenario nel quale si mescolano il basso tono delle attività e la cautela degli intermediari bancari nel concedere prestiti.

Per quanto concerne i depositi bancari delle “quasi società non finanziarie” artigiane è stata registrata una ripresa. A fine settembre 2016 sono ammontati in Emilia-Romagna a quasi 791 milioni di euro (0,7 per cento del totale), con una crescita del 12,0 per cento rispetto all’importo di un anno prima (+8,5 per cento in Italia). L’aumento è apparso più ampio sia rispetto all’andamento generale della clientela ordinaria residente e non residente, al netto delle Istituzioni finanziarie e monetarie (+4,8 per cento), che al trend dei dodici mesi precedenti (+7,8 per cento).

2.12.4. Gli ammortizzatori sociali

La moderata crescita delle attività che ha caratterizzato i primi nove mesi del 2016 si è tuttavia associata al maggiore ricorso alla Cassa integrazione guadagni. Si è trattato esclusivamente d’interventi in deroga alle leggi che disciplinano l’erogazione della Cig.

Tra gennaio e ottobre le relative ore autorizzate in Emilia-Romagna all’artigianato sono ammontate a circa 3 milioni e 133 mila, con una crescita del 39,6 per cento rispetto all’analogo periodo del 2015.

Il maggiore utilizzatore, l’industria metalmeccanica, ha assorbito più di 1 milione 191 mila ore autorizzate, con un aumento del 40,6 per cento nei confronti dei primi dieci mesi del 2015. Altri consistenti aumenti hanno riguardato il sistema moda, le cui ore, pari a circa 887 mila, sono più che raddoppiate. Qualche calo non è tuttavia mancato, come nel caso della carta-stampa-editoria (-10,1 per cento), alimentare (-9,7 per cento) e i trasporti e comunicazioni (-53,4 per cento)

2.12.5. La consistenza delle imprese

La compagine imprenditoriale dell’artigianato dell’Emilia-Romagna si è articolata a fine settembre 2016 su 130.424 imprese attive, vale a dire l’1,6 per cento in meno rispetto all’analogo periodo del 2015 (-1,4 per cento in Italia), equivalente a un totale, in termini assoluti, di 2.082 imprese. A fine 2009, l’anno della più grave crisi economica del secondo dopoguerra, se ne contavano 145.1423. Le altre imprese sono invece rimaste stabili.

Se analizziamo l’andamento dei vari rami di attività, possiamo notare che ognuno di essi ha contribuito alla diminuzione generale. L’agricoltura, silvicoltura e pesca che ha rappresentato appena lo 0,8 per cento del totale delle imprese attive artigiane, è apparsa nuovamente in calo (-3,6 per cento), in piena sintonia con quanto avvenuto nella totalità delle imprese, e lo stesso è avvenuto per le attività industriali, che costituiscono il gruppo più consistente (63,0 per cento del totale), le cui imprese sono scese, nell’arco di un anno, da 84.169 a 82.195 (-2,3 per cento). Il terziario ha mostrato una maggiore tenuta, limitando il calo allo 0,2 per cento, equivalente a 90 imprese. C’è inoltre da tenere conto che nel computo delle

2 Per quasi-società si intendono quelle unità che, pur essendo prive di personalità giuridica, dispongono di contabilità completa e hanno un comportamento economico separabile da quello dei proprietari; esse comprendono le società in nome collettivo e in accomandita semplice, nonché le società semplici e di fatto e le imprese individuali con più di cinque addetti.

3 Sono compresi i sette comuni aggregati dalla provincia di Pesaro e Urbino.

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imprese rientrano anche quelle non classificate, la cui consistenza è aumentata da 99 a 120 imprese attive (+21,2 per cento).

Se si approfondisce l’analisi settoriale, si può evincere che la diminuzione complessiva dell’1,6 per cento è da attribuire principalmente ad alcuni dei settori numericamente più consistenti, quali costruzioni (-2,4 per cento), manifatturiero (-2,3 per cento) e trasporti e magazzinaggio (-2,6 per cento), replicando l’andamento del 2015.

Il settore delle costruzioni ha consolidato la tendenza negativa emersa in tutta la sua evidenza cinque anni fa, quando si registrò una perdita di 1.495 imprese attive tra settembre 2009 e settembre 2010. Negli anni precedenti c’era stato invece un vero e proprio boom di imprese, che era tuttavia da ascrivere, in taluni casi, a un mero passaggio dalla posizione professionale di dipendente a quella di autonomo, fenomeno questo incoraggiato da talune imprese in quanto foriero di vantaggi fiscali e previdenziali. Una delle conseguenze di questa situazione è rappresentata dalla presenza di numerose imprese individuali costituite da un solo addetto, con una forte incidenza straniera, per lo più concentrate nel settore degli

“altri lavori di completamento e finitura degli edifici” nel quale è compresa la figura di muratore.

Per quanto concerne il ramo manifatturiero, che è considerato da taluni economisti come il fulcro del sistema produttivo, la quasi totalità dei settori è apparsa in calo. L’industria metalmeccanica, che ha rappresentato il 36,7 per cento delle attività manifatturiere, ha accusato una diminuzione del 3,1 per cento, superiore a quella del totale manifatturiero (-2,3 per cento). Il comparto numericamente più consistente, rappresentato dalla fabbricazione di prodotti in metallo, escluso macchine e apparecchi, che comprende tutta la gamma di lavorazioni meccaniche generali in subfornitura, è apparso in calo del 2,3 per cento, mentre ancora più ampia è risultata la riduzione del secondo comparto per importanza, cioè la

“Fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici” (-4,9 per cento). Negli altri ambiti settoriali, altre diminuzioni di una certa rilevanza hanno riguardato la filiera del legno, escluso i mobili (-4,3 per cento), che con tutta probabilità può avere risentito del ridimensionamento delle attività edili, vista la prevalenza di imprese orientate alla produzione di infissi, serramenti, ecc.. Nella moda c’è stato un calo dell’1,9 per cento, che ha consolidato la pluriennale tendenza negativa. L’eccezione al generale andamento negativo delle industrie manifatturiere è venuta dalla “Riparazione, manutenzione e installazione di macchine e apparecchiature”, le cui imprese attive sono arrivate a fine settembre 2016 a 2.430 rispetto alle 2.426 di un anno prima (+0,2 per cento) e 1.766 di fine settembre 2009. Questo andamento, di sostanziale tenuta, potrebbe essere il frutto di forme di auto impiego di persone rimaste senza lavoro a causa della crisi.

Fig.2.12.1. Imprese artigiane attive ogni 10.000 abitanti. Situazione al 30 settembre 2016

Fonte: elaborazione Centro studi e monitoraggio dell’economia e statistica Unioncamere Emilia-Romagna su dati Infocamere e Istat.

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2.12. Artigianato 169

Un’altra eccezione alla generale tendenza negativa è venuta dalla “Fabbricazione di prodotti chimici, ma si tratta di un comparto che si è articolato su appena 126 imprese attive, due in più rispetto a un anno prima.

Nell’ambito dei servizi è da rimarcare la nuova diminuzione delle imprese attive dei “Trasporti e magazzinaggio” (-2,6 per cento), che ha riflesso l’ulteriore flessione, praticamente dello stesso tenore, del comparto più consistente, vale a dire il “Trasporto terrestre e mediante condotte” (-2,8 per cento). Questo andamento non fa che tradurre le difficoltà vissute dai cosiddetti “padroncini”, messi sempre più alle strette dalla concorrenza dei grandi vettori. Altre riduzioni di una certa rilevanza per la consistenza dei comparti hanno interessato le “Attività artistiche, sportive e d’intrattenimento” (-1,6 per cento), in particolare le “Attività sportive, di intrattenimento e di divertimento” (-5,1 per cento). Il comparto più consistente del terziario, rappresentato dalle ”Altre attività dei servizi”, che comprendono tutta la gamma di servizi personali (parrucchieri, barbieri, estetiste, tintorie, ecc.) è apparso in leggero aumento (+0,7 per cento). Tra i comparti emergenti si può annoverare il “Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese” (+3,6 per cento e +36,8 per cento rispetto a settembre 2009), in particolare le “Attività di servizi per edifici e paesaggio”4, che comprendono la pulizia non specializzata di interni ed esterni di edifici (+3,5 per cento e +36,6 per cento rispetto a settembre 2009 ).

Le imprese attive straniere con status artigiano sono ammontate a fine settembre 2016 a 24.283 rispetto alle 24.160 dello stesso periodo dell’anno precedente (+0,5 per cento). Di segno contrario l’evoluzione delle altre imprese artigiane (-2,0 per cento). A fine settembre 2016 l’incidenza delle imprese artigiane straniere è stata del 18,6 per cento rispetto al 18,2 per cento di un anno prima, superiore alla media dell’11,1 per cento del Registro imprese. A fine settembre 2011 la percentuale era attestata al 16,0 per cento.

L’incidenza dell’artigianato sul totale delle imprese iscritte al Registro imprese si è mantenuta relativamente alta, in virtù di una percentuale pari al 31,8 per cento, superiore di quasi sei punti percentuali alla media nazionale. Il settore con la maggiore densità di imprese artigiane è nuovamente risultato quello dei Lavori di costruzione specializzati” (91,2 per cento)5, seguito da “Riparatori di computer e di beni per uso personale” (89,0 per cento), “Trasporti terrestri e mediante condotte” (86,1 per cento), “Altre attività di servizi per la persona” (84,2 per cento), “Industrie del legno e dei prodotti in legno e sughero” (82,1 per cento) e “Altre industrie manifatturiere” (81,0 per cento)6. Tutti i rimanenti settori hanno evidenziato percentuali inferiori all’80 per cento.

La maggiore incidenza di imprese artigiane sul totale delle imprese attive mostrata dall’Emilia-Romagna trova una ulteriore conferma se ne rapportiamo la consistenza alla popolazione residente.

Come si può evincere dalla figura 2.12.1, l’Emilia-Romagna si trova ai vertici della graduatoria nazionale, con un rapporto, a fine settembre 2016, di 293 imprese attive ogni 10.000 abitanti, superata soltanto da Valle d’Aosta (297) e Marche (301). L’ultimo posto appartiene alla Campania, con 119 imprese ogni 10.000 abitanti, seguita da Sicilia (146) e Lazio (164). La media nazionale è di 221 imprese ogni 10.000 abitanti.

2.12.5. L’occupazione.

L’andamento dell’occupazione è analizzato sulla base dei dati Inps, ripresi da Infocamere tramite la banca dati Stockview. Occorre puntualizzare che i dati si riferiscono agli addetti d’impresa, comprendendo pertanto anche gli occupati presenti nelle unità locali situate fuori dei confini regionali.

A fine giugno 2016 sono stati registrati in Emilia-Romagna 294.632 addetti rispetto ai 298.927 dello stesso periodo dell’anno precedente, per una variazione negativa dell’1,4 per cento, a fronte dell’aumento dell’1,7 per cento rilevato nelle altre imprese. Se si estende il confronto alla situazione di cinque anni prima, l’artigianato fa registrare una flessione del 12,4 per cento, che è equivalsa alla perdita di circa 41.500 addetti.

Il riflusso dell’occupazione non fa che riflettere la riduzione della consistenza delle imprese attive.

Come si può evincere dalla tavola 2.12.2, tra i vari rami di attività, c’è stata una netta prevalenza di cali. Il

4 Sono comprese le eventuali realizzazioni e manutenzione delle opere connesse (vialetti, ponticelli, recinzioni, laghetti artificiali e strutture simili.

5 Comprendono, tra gli altri, l’installazione di impianti idraulico-sanitari, di riscaldamento e condizionamento dell’aria, antenne, oltre a tutta la gamma di lavori effettuati da vetrai, intonacatori, tinteggiatori, carpentieri, muratori, ecc.

6 Comprendono la fabbricazione di gioielli e bigiotteria, strumenti musicali, articoli sportivi, giochi e giocattoli, strumenti e forniture mediche e dentistiche, scope e spazzole, oggetti di cancelleria, ecc.

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settore più consistente, rappresentato dalle attività manifatturiere (35,0 per cento degli addetti), ha subito una diminuzione dell’1,4 per cento, in contro tendenza rispetto alla crescita dello 0,7 per cento delle imprese non artigiane. Il secondo settore per importanza, cioè l’edilizia (28,9 per cento degli addetti), ha accusato una flessione del 2,4 per cento, in questo caso meno accentuata rispetto a quanto rilevato nelle imprese non artigiane (-5,3 per cento). Altre diminuzioni degne di nota per la consistenza dei settori, hanno riguardato “Trasporto e magazzinaggio” (-1,4 per cento), “Altre attività di servizi”7 (-0,2 per cento) e

“Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione” (-2,3 per cento). Tutti e tre i settori hanno registrato un andamento di segno contrario a quello delle imprese non artigiane: +4,2 per cento il “Trasporto e magazzinaggio”;+5,2 per cento le “Altre attività di servizi”; +0,4 per cento le “Attività dei servizi di alloggio e ristorazione”. Qualche eccezione alla tendenza negativa generale c’è tuttavia stata, come nel caso dei

“Servizi d’informazione e comunicazione” (+0,8 per cento), l’”Istruzione” (+3,4 per cento) e il “Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese” (+1,8 per cento), che include gli addetti alle imprese di pulizie.

7Il settore delle “Altre attività di servizi” comprende, tra gli altri, i riparatori di computer e di beni per uso personale e per la casa, oltre a lavanderie, tintorie, parrucchieri, barbieri, estetisti ecc.

Tab. 2.12.2. Addetti delle imprese artigiane e non artigiane a fine giugno 2016. Emilia-Romagna. Variazioni percentuali sullo stesso periodo dell’anno precedente.

Fonte: Stockview Infocamere (fonte Inps) ed elaborazione Centro studi e monitoraggio dell’economia Unioncamere Emilia-Romagna,

Addetti Addetti

Ra mi  di  a tti vi tà i mpres e impres e Addetti

non Arti gi ane Va r.% arti gia ne Va r.% Tota l e Va r.%

A Agricol tura , s i l vi col tura  pes ca 70.884 0,9 2.326 ‐1,6  73.210 0,8

B Es trazi one di mi nera l i  da  cave e mi ni ere 908 0,1 127 ‐18,6  1.035 ‐2,6

C Atti vità  ma ni fa tturiere 325.090 0,7 103.196 ‐1,4  428.286 0,2

D Forni tura  di energia  el ettrica , ga s , va pore e a ri a  condiz... 4.560 121,1 14 ‐50,0  4.574 118,9 E Fornitura di  a cqua ; reti  fogna rie, a tti vità  di ges ti one d... 12.953 ‐1,5 887 ‐5,2  13.840 ‐1,7

F Cos truzi oni 41.018 ‐5,3 85.251 ‐2,4  126.269 ‐3,4

G Commerci o al l 'i ngros s o e a l dettagl i o; ri pa razione di a ut... 249.226 0,2 18.501 ‐0,0  267.727 0,2

H Tra s porto e ma ga zzi na ggi o  56.688 4,2 20.499 ‐1,4  77.187 2,7

I Atti vi tà  dei  s ervi zi  di a l l oggio e di  ri s tora zione  132.084 0,4 13.775 ‐2,3  145.859 0,2

J Servi zi  di i nforma zi one e comunica zi one 31.542 10,6 3.331 0,8 34.873 9,6

K Atti vità  fina nzi a ri e e a s s i cura ti ve 54.759 ‐3,8 85 ‐10,5  54.844 ‐3,8

L Atti vi tà  i mmobi l ia ri 30.113 ‐0,5 45 ‐6,3  30.158 ‐0,6

M Atti vi tà  profes s iona li , s ci enti fi che e tecniche 34.580 4,4 5.914 ‐1,8  40.494 3,4 N Nol eggio, a genzi e di  via ggi o, s ervi zi  di s upporto a ll e i mp... 82.806 2,9 10.973 1,8 93.779 2,8 O Ammi nis tra zi one pubbl i ca  e difes a ; a s s i curazione s oci a le... 61 35,6 0 ‐ 61 35,6

P Is truzione 9.430 10,0 691 3,4 10.121 9,5

Q Sani tà  e a s s i s tenza  s oci a le   55.388 4,4 265 ‐10,5  55.653 4,3

R Atti vi tà  arti s ti che, s porti ve, di  i ntra ttenimento e di ver... 18.319 52,7 1.563 ‐0,4  19.882 46,5

S Al tre a tti vi tà  di s ervi zi 13.133 5,2 27.181 ‐0,2  40.314 1,5

T Atti vità  di fa mi gli e e convi venze come da tori  di  l a voro p... 0 ‐ 4 33,3 4 33,3

X Impres e non cl as s ifi ca te 2.186 ‐7,1 4 ‐42,9  2.190 ‐7,2

Total e 1.225.728 1,7 294.632 ‐1,4  1.520.360 1,1

2.13

1

registra

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