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Credito

Nel documento Rapporto 2016 (.pdf) (pagine 153-167)

2.11.1. Il finanziamento delle imprese e delle famiglie

Il commento sull’evoluzione del credito in Emilia-Romagna si basa principalmente sui dati a frequenza mensile divulgati dalla Banca d’Italia tramite la Base dati statistica (Bds) e su alcune elaborazioni compiute dal Nucleo di ricerca economica della Banca d’Italia, contenute e commentate nell’Aggiornamento congiunturale dello scorso novembre, del quale sono proposti alcuni stralci.

Gli impieghi bancari hanno nuovamente segnato il passo, in misura sostanzialmente simile all’andamento dei mesi precedenti. Le principali cause di tale andamento sono da ricercare nella cautela manifestata dagli intermediari, che continuano a essere piuttosto attenti nel concedere prestiti. Alla luce di bilanci appesantiti dal forte carico di sofferenze, conseguenza della Grande Crisi del 2009, le banche hanno mantenuto le politiche selettive, applicando tassi più elevati sulle posizioni considerate più a rischio, edilizia in primis, e richiedendo maggiori garanzie.

Secondo le statistiche divulgate dalla Banca d’Italia nella Base dati statistica, a fine settembre 2016 gli impieghi “vivi”, ovvero al netto delle sofferenze, destinati a imprese e famiglie produttrici sono diminuiti del 4,2 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, in misura maggiore rispetto a quanto rilevato in Italia (-2,9 per cento). Il calo del mese di settembre è leggermente più contenuto rispetto al trend dei dodici mesi precedenti (-4,9 per cento). In Italia c’è un alleggerimento di quasi un punto percentuale.

Il riflusso degli impieghi “vivi” ha riguardato soprattutto, e non è una novità, le industrie edili, che hanno evidenziato una flessione tendenziale del 14,3 per cento (-12,1 per cento in Italia), superiore all’elevato trend dei dodici mesi precedenti (-13,4 per cento). L’indagine della Banca d’Italia sull’offerta ha rilevato un atteggiamento piuttosto prudente da parte degli intermediari nei confronti delle imprese edili, che si è esplicato in un livello di tassi attivi tra i più elevati. Le attività dei servizi – hanno rappresentato circa il 47 per cento del totale delle imprese e famiglie produttrici – hanno accusato una diminuzione del 5,0 per cento, che ha rispecchiato nella sostanza il trend dei dodici mesi precedenti (-5,2 per cento). L’industria in senso stretto ha invece registrato una moderata ripresa (-+1,5 per cento), in contro tendenza rispetto al calo medio dei dodici mesi precedenti (-0,6 per cento).

Sotto l’aspetto dimensionale, le piccole imprese rappresentate dalle “quasi società non finanziarie con meno di 20 addetti e famiglie produttrici” hanno fatto registrare un calo del 6,0 per cento, più elevato rispetto all’involuzione dei dodici mesi precedenti (-5,6 per cento). Le imprese più strutturate, cioè le

“società non finanziarie con almeno 20 addetti” hanno accusato nello scorso settembre una diminuzione tendenziale più contenuta 3,8 per cento), in questo caso inferiore al trend dei dodici mesi precedenti (-4,8 per cento).

Le famiglie consumatrici, assieme alle Istituzioni sociali private e soggetti non classificabili, hanno registrato, rispetto a settembre 2015, una crescita degli impieghi “vivi” del 2,4 per cento, che ha sostanzialmente rispecchiato il trend dei dodici mesi precedenti (+2,2 per cento). A fare da traino è stata la forte ripresa dei mutui destinati all’acquisto dell’abitazione. Come evidenziato dalle statistiche della Banca d’Italia, nel primo semestre 2016 le somme erogate per i mutui sono cresciute del 39,1 per cento, arrivando a sfiorare i due miliardi di euro. Come evidenziato dalla Banca d’Italia, circa il 16 per cento dei nuovi contratti è riferito a operazioni di surroga1 o di sostituzione, in diminuzione rispetto al 2015, quando la quota era di oltre un quinto. Quasi la metà dei nuovi mutuatari ha optato per contratti a tasso fisso. Tale andamento che è stato favorito dalla riduzione dei tassi d’interesse, si è coniugato all’aumento delle compravendite immobiliari. Secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate, nel primo semestre 2016 sono cresciute in Emilia-Romagna del 25,0 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+21,9 per cento in Italia). Anche l’osservatorio costituito dai dati Istat è andato nella direzione tracciata dalle

1 La surroga è una tipologia di contratto che prevede il trasferimento di un mutuo ipotecario dall’originario Istituto Bancario a uno nuovo. Il mutuatario (debitore) può infatti decidere di cambiare Istituto di Credito per ottenere condizioni più favorevoli, senza oneri, costi aggiuntivi e soprattutto senza necessità del consenso della banca originaria.

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statistiche della Banca d’Italia. Nei primi sei mesi del 2016 i mutui con costituzione di ipoteca immobiliare sono aumentati del 27,0 per cento rispetto all’analogo periodo del 2015 (+26,5 per cento in Italia).

Secondo quanto riportato nella Nota di aggiornamento della Banca d’Italia, secondo le informazioni tratte dalla RBLS, le richieste di credito delle famiglie sono cresciute nel primo semestre 2016, sia pure meno intensamente rispetto alla seconda metà del 2015. Tale tendenza ha riguardato sia i mutui per l’acquisto di abitazioni, che il credito al consumo. Secondo gli intermediari la crescita della domanda sarebbe proseguita anche nel secondo semestre.

Dopo il graduale allentamento nei criteri di accesso al credito in atto da circa un biennio, nel primo semestre 2016 le politiche di offerta si sono pressoché stabilizzate. La riduzione degli spread applicati si è attenuata, soprattutto per i mutui più rischiosi, mentre è proseguita l’espansione delle quantità offerte.

Le condizioni in termini di quota finanziata rispetto al valore dell’immobile (loan to value)3 sono rimaste sostanzialmente invariate. Per la parte finale dell’anno in corso gli intermediari prevedono una sostanziale stabilità delle condizioni di offerta alle famiglie.

Nell’ambito del credito al consumo complessivo4, a fine marzo 2016 l’ammontare dei prestiti erogati dalle banche è cresciuto tendenzialmente del 30,1 per cento, in forte accelerazione rispetto al già

2 A seguito della riforma del Titolo V del TUB introdotta dal d.lgs. 141/2010 che ha previsto la creazione dell’albo unico dei soggetti operanti nel settore finanziario e la conseguente dismissione, con decorrenza 12.05.2016, degli elenchi specializzati ex art.

107 e 106 del vecchio TUB è in corso una revisione delle classificazioni degli enti segnalanti riportate nelle tavole. E’ stato pertanto temporaneamente sospeso l’aggiornamento relativo a giugno 2016.

3 Il Loan To Value (o LTV) è il rapporto tra il mutuo e il valore dell’immobile a garanzia. Se l’immobile che viene dato in garanzia alla banca (e sui cui grava l’ipoteca) è lo stesso immobile che viene acquistato tramite il mutuo, allora il Loan To Value è il rapporto tra il valore del mutuo e il valore dell’immobile acquistato.

4 Si indica - ai sensi dell'art. 121 del Testo Unico Bancario – la concessione nell'esercizio di un'attività' commerciale o professionale, di credito sotto forma di dilazione di pagamento, di finanziamento o di altra analoga facilitazione finanziaria a favore di una persona fisica che agisce per gli scopi estranei all'attività' imprenditoriale o professionale eventualmente svolta (consumatore).

Fig. 2.11.1. Credito al consumo per abitante in euro. Situazione al 31 marzo 2016. Regioni italiane2

Fonte: elaborazione Centro studi e monitoraggio dell’economia e statistica Unioncamere Emilia-Romagna su dati Banca d’Italia.

883,77

0,00 500,00 1.000,00 1.500,00 2.000,00 2.500,00 Trentino‐Alto Adige

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pronunciato trend dei quattro trimestri precedenti (+23,8 per cento). Segno contrario per le finanziarie, i cui prestiti sono diminuiti tendenzialmente del 25,7 per cento, in termini più accesi rispetto al trend (-22,2 per cento). Nel suo insieme, a fine marzo 2016, il credito al consumo destinato alle famiglie consumatrici residenti in Emilia-Romagna è ammontato a circa 7 miliardi e 205 milioni di euro, vale a dire il 7,0 per cento in più rispetto all’importo di un anno prima, in accelerazione rispetto al trend moderatamente espansivo dei quattro trimestri precedenti (+2,6 per cento). In Italia è stata registrata una crescita tendenziale del 3,7 per cento, sintesi del tumultuoso incremento delle banche (+36,7 per cento) e della flessione del 35,4 per cento delle finanziarie. In ambito nazionale la ripresa del credito al consumo ha riguardato la quasi totalità delle regioni, con l’unica eccezione della Sicilia (-1,6 per cento). La regione più dinamica è l’Emilia-Romagna (+7,0 per cento), seguita da Friuli-Venezia Giulia (+6,7 per cento), Marche e Trentino-Alto Adige, entrambe con un incremento del 6,2 per cento.

Se rapportiamo il credito al consumo in essere a marzo 2016 alla popolazione residente (vedi figura 2.11.1), possiamo notare che l’Emilia-Romagna è nuovamente tra le regioni relativamente meno esposte, con un indebitamento per abitante pari a 1.620 euro, a fronte della media nazionale di 1.759 euro . Solo cinque regioni (le stesse dell’anno precedente), vale a dire Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Veneto e Trentino-Alto Adige, hanno evidenziato valori più contenuti di quelli dell’Emilia-Romagna.

L’indebitamento al consumo più elevato appartiene ancora una volta alla Sardegna, con 2.288 euro per abitante, seguita da Lazio (2.056) e Sicilia (2.033).

Alla crescita del credito al consumo, si è associato l’aumento a due cifre dei finanziamenti del sistema bancario (compresa la Cassa Depositi e Prestiti) destinati alle famiglie consumatrici per l’acquisto di beni durevoli. A fine giugno 2016 è stato registrato un incremento tendenziale del 17,4 per cento, che ha consolidato la crescita del 17,5 per cento del trimestre precedente. Le erogazioni dei primi sei mesi del 2016 sono ammontate a 660 milioni e 609 mila euro contro i quasi 471 milioni dello stesso periodo dell’anno precedente (+40,3 per cento). Tale andamento è coerente con la ripresa dei consumi finali delle famiglie prevista da Prometeia. Secondo lo scenario previsionale redatto lo scorso ottobre, il 2016 si chiuderà con un aumento reale dell’1,5 per cento, che consolida l’incremento dell’1,8 per cento del 2015.

La buona intonazione della domanda di beni durevoli si è associata alla crescita mostrata dalle immatricolazioni di autovetture da parte di consumatori. Secondo i dati dell’ANFIA, nei primi nove mesi del 2016 sono aumentate del 12,7 per cento, segnando tuttavia un rallentamento di 5,2 punti percentuali nei confronti dello stesso periodo del 2015.

2.11.2. L’accesso al credito e il rapporto banca-impresa

Come evidenziato dalla Nota di aggiornamento della Banca d’Italia, se si tiene conto, non solo dei prestiti bancari, ma anche di quelli erogati dalle società finanziarie, in giugno il credito alle imprese diminuisce dell’1,9 per cento (-1,2 per cento a fine 2015). Persistono ampie disparità tra i vari settori di attività economica, che riguardano soprattutto il settore edile, sul quale continua a gravare l’elevata rischiosità del credito, efficacemente illustrata dalla tavola 2.11.1.

Secondo l’indagine della Banca d’Italia presso i principali intermediari che operano in regione (Regional Bank Lending Survey, RBLS), nella prima metà del 2016 la domanda di nuovi prestiti da parte delle imprese è rimasta moderata. Le richieste di credito sono riconducibili prevalentemente alle imprese manifatturiere e dei servizi, mentre la domanda del comparto edile si è ridotta. I nuovi prestiti sono stati indirizzati sia al sostegno del capitale circolante, sia al finanziamento degli investimenti produttivi. Nelle previsioni degli intermediari la domanda dovrebbe aumentare nella seconda metà del 2016.

Nello stesso periodo le banche hanno continuato ad allentare le condizioni di accesso al credito, tranne che per le “rischiose” industrie edili. Nel complesso, la distensione ha comportato una riduzione dei margini applicati ai finanziamenti e un aumento della disponibilità dell’offerta. Per il secondo semestre le banche non prevedono modifiche delle loro politiche di offerta di credito.

I risultati del sondaggio presso le imprese condotto dalla Banca d’Italia confermano il miglioramento delle condizioni di accesso al credito, in particolare le aziende dei servizi e per quelle di maggiori dimensioni.

L’indagine qualitativa condotta da Unioncamere Emilia-Romagna su un campione d’imprese manifatturiere ha evidenziato anch’essa una situazione prevalentemente positiva, anche se non è mancata qualche zona d’ombra.

ll 74 per cento delle imprese ha considerato adeguata la quantità di credito disponibile e la tipologia degli strumenti offerti dalle banche. Anche i tempi di valutazione/accettazione delle richieste di credito sono stati reputati adeguati dalla maggioranza delle imprese (62 per cento). La situazione appare meno netta in termini di tassi applicati (59 per cento), di garanzie richieste (51 per cento) e costo complessivo

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del finanziamento (53 per cento). Sotto l’aspetto della dimensione, sono le imprese più strutturate a esprimere i giudizi più positivi, mentre in quelle piccole, da 1 a 9 dipendenti, la maggioranza delle imprese considera inadeguate le garanzie richieste (56 per cento) e il costo complessivo del finanziamento (51 per cento). Tra i settori di attività, sono le imprese della moda le più critiche, con la maggioranza delle imprese a reputare inadeguati i i tempi di valutazione/accettazione delle richieste di credito (52 per cento), i tassi applicati (53 per cento), le garanzie richieste (57 per cento) e il costo complessivo del finanziamento (59 per cento).

Nell’ambito delle imprese commerciali dedite alle vendite al dettaglio, il rapporto banca-impresa appare meno “idilliaco”. In questo caso la maggioranza delle imprese considera inadeguati i tassi applicati (55 per cento), le garanzie richieste (51 per cento) e il costo complessivo del finanziamento (58 per cento). La piccola distribuzione evidenzia le criticità maggiori, confermando la tendenza emersa nelle piccole imprese manifatturiere. Il 60 per cento di tali imprese considera inadeguato il costo complessivo del finanziamento, il 57 per cento i tassi applicati e il 52 per cento le garanzie richieste. Al contrario la grande distribuzione evidenzia giudizi per lo più positivi, soprattutto in termini di quantità di credito disponibile/erogabile.

2.11.3. La qualità del credito

La qualità del credito è nuovamente peggiorata, appesantendo i bilanci e inducendo le banche a continuare nella politica di cautela e selezione della clientela.

A fine giugno 2016 in Emilia-Romagna le sofferenze nette bancarie in termini di utilizzato sono ammontate a circa 18 miliardi e 183 mila euro, con una crescita tendenziale del 6,7 per cento (+2,7 per cento in Italia), che ha fatto salire l’incidenza sugli impieghi totali al valore record del 12,02 per cento (10,19 per cento in Italia) rispetto al 10,94 per cento dell’anno precedente.

Come evidenziato dalla Banca d’Italia nella Nota di aggiornamento dello scorso novembre, il rapporto fra le nuove sofferenze e i prestiti è stato pari al 3,3 per cento nella media dei quattro trimestri terminanti in giugno, di poco superiore al dato di fine 2015, ma in calo rispetto al primo trimestre dell’anno. Il tasso di ingresso in sofferenza è tornato a crescere per le imprese (dal 4,2 al 4,4 per cento), dopo un anno di sostanziale stazionarietà. L’aumento riflette il nuovo peggioramento dell’indicatore per le costruzioni, che si attesta su livelli storicamente molto alti (14,0 per cento), a fronte della sostanziale stabilità dell’industria e del miglioramento nei servizi. Per le famiglie consumatrici l’indicatore è rimasto stabile e su livelli molto più contenuti (1,4 per cento). A fronte dell’aumento dei flussi di nuove sofferenze si ha tuttavia una riduzione delle consistenze delle altre partite deteriorate (inadempienze probabili, esposizioni scadute o sconfinanti), aggregati che alimentano le nuove sofferenze. L’incidenza dello stock di tali partite sul totale dei prestiti si è ridotta, passando dal 9,0 per cento di dicembre all’8,4 di giugno (dal 10,9 al 10,1 per le imprese).

Nel complesso l’incidenza dei crediti deteriorati sull’insieme dei prestiti rimane elevata: a fine giugno un quarto dei crediti totali presentava una situazione di anomalia più o meno grave, quota che raggiungeva il 30 per cento dei prestiti alle imprese.

2.11.4. Il risparmio finanziario

Secondo i dati della Base dati statistica della Banca d’Italia, i depositi detenuti dalla clientela ordinaria residente e non residente, al netto delle Istituzioni finanziarie e monetarie (IFM), sono cresciuti nello scorso settembre del 4,8 per cento rispetto a un anno prima (+1,9 per cento in Italia), in accelerazione rispetto al trend dei dodici mesi precedenti (+3,9 per cento). Si tratta di un’evoluzione che è andata oltre l’inflazione e il livello del tasso effettivo passivo sui conti correnti a vista (0,11 per cento a giugno 2016).

In uno scenario di ripresa, seppure lenta, dell’economia, le famiglie consumatrici, titolari del 67,0 per cento delle somme depositate, hanno accresciuto del 4,1 per cento i propri depositi (+4,0 per cento in Italia), mostrando una lieve ripresa nei confronti del trend dei dodici mesi precedenti (+3,4 per cento). Le società non finanziarie hanno evidenziato un incremento tendenziale del 7,8 per cento, che si è distinto dal trend del 5,0 per cento dei dodici mesi precedenti.

Le statistiche del secondo trimestre 2016 hanno confermato le politiche del passato, nel senso che le banche hanno maggiormente remunerato i depositi più consistenti. Per le imprese e famiglie produttrici il tasso si è attestato allo 0,17 per cento nella classe oltre 250.000 euro, a fronte dello 0,05 per cento in quella fino a 10.000 euro. Stessa situazione per le famiglie consumatrici e altri soggetti: 0,16 per cento

2.11. Credito 155

contro 0,04. Lo spread tra le due classi di deposito si è tuttavia ridotto, nell’arco di un anno, da 35 a 12 punti base, anche perché non era più possibile limare i tassi, ridotti all’osso, dei depositi più poveri.

Tra le varie forme tecniche di deposito adottate dalle famiglie consumatrici, assieme alle istituzioni sociali private e unità non classificabili, quella più diffusa, rappresentata dai conti correnti passivi – hanno costituito il 44,8 per cento dei depositi di tutta la clientela - nello scorso giugno è aumentata tendenzialmente del 10,0 per cento, rispecchiando il trend dei quattro trimestri precedenti. Si è arrestata la tendenza moderatamente espansiva dei depositi rimborsabili con preavviso5 (-1,0 per cento), mentre è continuato il riflusso dei depositi con durata stabilita (-14,2 per cento), dopo i forti aumenti che avevano caratterizzato il 2012 e buona parte del 2013. Un andamento analogo ha contraddistinto i certificati di deposito e buoni fruttiferi in circolazione, che a giugno hanno fatto registrare una flessione tendenziale del 17,6 per cento, che ha consolidato la tendenza negativa in atto dalla primavera del 2013.

Come riportato nella Nota congiunturale della Banca d’Italia dello scorso novembre, il valore di mercato dei titoli a custodia detenuti dalle famiglie si è ridotto dell’8,9 per cento (-4,0 a dicembre). È proseguita la diminuzione della parte di risparmio investita in obbligazioni bancarie e titoli di Stato. Anche la quota

5 I depositi bancari rimborsabili con preavviso consentono di effettuare il rimborso della somma depositata, tuttavia il cliente prima di rientrare in possesso del denaro deve rispettare un periodo di tempo di preavviso che intercorre dal momento della richiesta al momento della restituzione del denaro da parte della banca.

Tab. 2.11.1. Nuove sofferenze e crediti deteriorati (1). Emilia-Romagna. Periodo dicembre 2014- giugno 2016. Valori percentuali.

(1) Dati riferiti alle segnalazioni di banche, società finanziarie e società veicolo di operazioni di cartolarizzazione. I dati potrebbero differire rispetto a quelli precedentemente pubblicati a seguito dell’adeguamento dell’anagrafe dei soggetti censiti nella Centrale dei rischi (2) Società in accomandita semplice e in nome collettivo, società semplici, società di fatto e imprese individuali con meno di venti addetti. (3) Include anche le Amministrazioni pubbliche, le Istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie e le unità non classificabili o non classificate. (4) Esposizioni passate a sofferenza rettificata in rapporto ai prestiti non in sofferenza rettificata in essere all’inizio del periodo. I valori sono calcolati come medie dei quattro trimestri terminanti in quello di riferimento. (5) Il denominatore del rapporto include le sofferenze. (6) A partire da gennaio 2015 è cambiata la nozione di credito deteriorato diverso dalle sofferenze, per effetto dell’adeguamento agli standard fissati dall’Autorità bancaria europea. Fino a dicembre 2014 l’aggregato comprendeva i crediti scaduti, quelli incagliati e quelli ristrutturati; tali componenti sono state sostituite dalle nuove categorie delle inadempienze probabili e delle esposizioni scadute e/o sconfinanti.

Fonte: Centrale dei rischi (Aggiornamento congiunturale Banca d’Italia).

Imprese

Società Di cui: di cui: Famiglie

finanziarie e attività piccole

consuma-Periodi assicurative Totale manifattur. costruzioni servizi imprese (2) trici Totale (3)

Nuove sofferenze (4)

Dic. 2014 0,1 4,1 2,0 10,8 3,6 3,5 1,6 3,0

Dic. 2015 1,5 4,2 1,9 11,1 4,1 3,3 1,4 3,2

Giu. 2016 0,6 4,4 1,9 14,0 3,9 3,5 1,4 3,3

Crediti deteriorati diversi dalle sofferenze sui crediti totali (a)(5)(6)

Dic. 2014 7,1 11,1 5,7 23,4 10,9 7,7 4,3 9,1

Dic. 2015 7,5 10,9 5,3 24,5 10,4 7,6 4,1 9,0

Giu. 2016 8,4 10,1 4,6 22,6 9,7 7,4 3,9 8,4

Sofferenze sui crediti totali (b)(5)

Dic. 2014 1,7 18,3 16,0 31,4 16,9 16,7 9,3 14,4

Dic. 2015 4,9 20,1 15,9 36,5 19,0 18,1 9,9 16,4

Giu. 2016 5,8 21,0 15,7 39,8 19,7 18,8 10,1 17,1

Crediti deteriorati sui crediti totali (a+b)(5)(6)

Dic. 2014 8,8 29,4 21,7 54,8 27,8 24,4 13,6 23,5

Dic. 2015 12,4 31,0 21,2 61,0 29,4 25,7 14,0 25,4

Giu. 2016 14,2 31,1 20,3 62,4 29,4 26,2 14,0 25,5

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rappresentata da azioni ha subito una riduzione, mentre quella in OICR ha raggiunto il 40 per cento del portafoglio. In base alle indicazioni tratte dalla RBLS, nel primo semestre del 2016 si assiste a un calo delle richieste di obbligazioni, di titoli di Stato e di azioni. Rispetto al semestre precedente, le banche hanno inoltre dichiarato di avere ulteriormente diminuito la remunerazione offerta sulle nuove emissioni obbligazionarie e sui depositi sia a vista sia vincolati. I depositi delle imprese sono aumentati del 6,2 per cento, lo stesso tasso registrato a dicembre. L’incremento della liquidità detenuta presso le banche riflette il miglioramento dei flussi di cassa in concomitanza con l’andamento più favorevole del fatturato.

Nel secondo trimestre del 2016 il tasso medio sui conti correnti a vista6 posseduti dalla clientela ordinaria residente è stato pari allo 0,11 per cento, in calo di sei punti base rispetto al trend dei quattro trimestri precedenti. La stessa tendenza è stata osservata a livello nazionale, con il tasso sceso allo 0,12 per cento rispetto allo 0,18 per cento del trend.

2.11.5. I tassi d’interesse

Lo scenario generale

La Banca centrale europea ha mantenuto al minimo storico dello 0,05 per cento il tasso di riferimento.

Questa strategia, attuata in uno scenario di deflazione, si è coniugata al quantitative easing7, che ha consentito di ridurre i tassi d’interesse, con conseguente alleggerimento del servizio del debito pubblico.

Questa strategia, attuata in uno scenario di deflazione, si è coniugata al quantitative easing7, che ha consentito di ridurre i tassi d’interesse, con conseguente alleggerimento del servizio del debito pubblico.

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