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Turismo

Nel documento Rapporto 2016 (.pdf) (pagine 139-143)

2.9.1. L’andamento della stagione turistica. Prime valutazioni

Premessa

L’analisi dell’andamento turistico si basa sulle elaborazioni dell’Osservatorio sul turismo regionale realizzato da Unioncamere Emilia-Romagna e Regione Emilia-Romagna, con la collaborazione di Trademark1. A compendio dell’analisi della stagione turistica si è fatto ricorso al contributo dell’indagine condotta dal Centro Studi Turistici di Firenze, per conto di Assoturismo-Confesercenti Emilia Romagna.

Il quadro generale.

I primi dati provvisori delineano una stagione turistica in moderata crescita, che si è valsa della migliorata intonazione dei consumi nazionali e di un clima più favorevole.

Nel periodo gennaio-settembre 2016 è stata registrata una crescita dell’1,8 per cento degli arrivi, cui si è associato l’aumento dell’1,7 per cento dei pernottamenti. Si è pertanto consolidata, ma in misura assai contenuta, la tendenza negativa della durata del periodo medio di soggiorno sceso da 4,76 a 4,75 giorni (-0,1 per cento).

L’aumento dei pernottamenti, che costituiscono la base per il calcolo del reddito del settore turistico, è da attribuire soprattutto alla clientela straniera (+2,1 per cento), a fronte del più contenuto incremento degli italiani (+1,5 per cento). Le provenienze dalle regioni italiane sono apparse prevalentemente in crescita, sia pure con diversa intensità. I flussi più consistenti provengono dalla Lombardia, le cui presenze hanno inciso per il 32,8 per cento del totale complessivo. Rispetto ai primi nove mesi del 2015 i lombardi hanno aumentato le presenze dello 0,8 per cento. La seconda clientela è quella emiliano-romagnola, ma in questo caso i pernottamenti sono leggermente diminuiti (-0,3 per cento). Piemonte e Veneto occupano rispettivamente la terza e quarta posizione e per entrambe le regioni è stato registrato un leggero decremento dei pernottamenti.

Per quanto concerne la clientela straniera, i tedeschi si sono confermati la più importante clientela, costituendo il 6,1 per cento delle presenze totali. Rispetto al periodo gennaio-settembre 2015 i pernottamenti germanici sono scesi dell’1,5 per cento. Seguono Svizzera e Liechtenstein (2,5 per cento del totale presenze), con un aumento dell’1,7 per cento. La terza clientela è quella francese, in calo del 3,7 per cento. I russi si sono collocati al quarto posto, recuperando parte della flessione del 2015 (+8,1 per cento) dovuta soprattutto alla svalutazione del rublo conseguenza della recessione economica.

Il turismo della riviera

I primi nove mesi del 2016 si sono chiusi con un bilancio moderatamente positivo. Arrivi e presenze hanno beneficiato di aumenti rispettivamente pari al 2,3 e 1,2 per cento, sui quali ha pesato la buona intonazione della clientela straniera, le cui presenze sono cresciute dell’1,6 per cento, a fronte del più contenuto aumento degli italiani (+1,1 per cento).

Il turismo delle città

I flussi verso le città d’arte e d’affari hanno evidenziato un andamento spiccatamente espansivo.

All’aumento del 2,7 per cento degli arrivi si è associata l’ottima intonazione dei pernottamenti, apparsi in crescita del 7,2 per cento. Su questa performance, ha avuto un ruolo importante la clientela italiana, le cui presenze sono aumentate dell’8,5 per cento, a fronte del più contenuto, ma tuttavia, apprezzabile incremento degli stranieri (+5,5 per cento).

1 La metodologia prevede la rivalutazione periodica delle statistiche ufficiali attraverso le indicazioni fornite da un panel di oltre 3.000 operatori di tutti i comparti dell’offerta turistica regionale e da riscontri indiretti, come i dati relativi alle uscite ai caselli autostradali, gli arrivi aeroportuali, i movimenti ferroviari, le vendite di prodotti alimentari e bevande per l’industria dell’ospitalità, i consumi di energia elettrica e acqua, fino alla raccolta di rifiuti solidi urbani.

Rapporto 2016 sull'economia regionale

Unioncamere Emilia-Romagna - Regione Emilia-Romagna

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Il turismo dell’Appennino

I primi nove mesi del 2016 hanno sancito una buona disposizione dei flussi. Alla crescita degli arrivi (+2,0 per cento) ha fatto eco la buona evoluzione dei pernottamenti (+3,5 per cento). Tale aumento ha tratto linfa soprattutto dalla vivacità della clientela italiana (+3,6 per cento), ma anche gli stranieri hanno evidenziato una crescita apprezzabile (+3,1 per cento).

Il turismo termale

Il periodo gennaio-settembre 2016 si è chiusoi con un bilancio piuttosto negativo, in contro tendenza con l’andamento generale. Arrivi e pernottamenti hanno accusato flessioni rispettivamente pari al 7,4 e 6,7 per cento. La clientela italiana ha ridotto gli arrivi del 3,9 per cento e ancora più pesante è stato il calo di quella straniera (-16,0 per cento). I pernottamenti dei turisti italiani sono diminuiti del 6,9 per cento e quasi dello stesso tenore è stata la diminuzione di quelli stranieri (-5,6 per cento).

Altre località

Nelle località diverse da quelle descritte, ci sono stati dei modesti progressi. Nei primi nove mesi del 2016 gli arrivi sono apparsi sostanzialmente stabili (+0,2 per cento), a causa della diminuzione dell’1,7 per cento della clientela straniera, che è stata bilanciata dall’incremento dell’1,2 per cento degli italiani.

Per i pernottamenti la situazione appare più equilibrata. I primi nove mesi del 2015 si sono chiusi con un aumento dell’1,7 per cento, che ha avuto il concorso sia degli italiani (+1,8 per cento), che degli stranieri (+1,6 per cento).

L’indagine della Confesercenti regionale sulla stagione estiva.

La crescita dei flussi turistici descritta dai dati dell’Osservatorio turistico Unioncamere Emilia-Romagna-Regione Emilia-Romagna ha trovato eco nella tradizionale indagine campionaria – sono state coinvolte 720 strutture ricettive – che il Centro Studi Turistici di Firenze esegue per conto di Assoturismo-Confesercenti Emilia Romagna. Nel trimestre giugno-agosto 2016 è stata stimata una crescita delle presenze del 3,1 per cento rispetto all’analogo periodo del 2015. Ogni “prodotto” è apparso in aumento, con gli incrementi percentuali più elevati per ”Città d’arte” (+4,1 per cento) e “Costa Adriatica” (+2,9 per cento). La crescita più contenuta, ma comunque significativa, ha riguardato “Terme e Benessere” (+1,4 per cento), mentre per “Appennino e Verde” c’è stato un aumento del 2,6 per cento. Tra i fattori della ripresa, dopo il soddisfacente andamento di un anno prima, c’è la maggiore capacità di spesa degli italiani, assieme all’ottimo andamento climatico. L’apporto della domanda estera è apparso più consistente di quella italiana e parte di tale andamento può essere attribuito alle situazioni d’insicurezza in alcune aree del mondo, in particolare quella dell’Africa mediterranea, la più esposta al terrorismo. I risultati migliori sono stati registrati nel bimestre luglio-agosto, quello peggiore in giugno. Il sostegno della domanda estera si è esplicato in un incremento del 3,4 per cento dei pernottamenti, superiore a quello rilevato per gli italiani (+2,9 per cento).

Sotto l’aspetto della tipologia degli esercizi, la crescita più accentuata è stata percepita dal settore alberghiero (+3,4 per cento), soprattutto nella fascia degli esercizi più qualificati da 3 stelle in su, mentre per le strutture extralberghiere l’aumento stimato è stato del 2,3 per cento.

Dal lato della nazionalità, il turismo straniero, come descritto in precedenza, ha evidenziato un maggiore dinamismo rispetto alla clientela italiana, replicando l’andamento del 2015. Le relative presenze sono cresciute del 3,4 per cento, frutto del 41,8 per cento degli operatori che ha dichiarato aumenti, a fronte del 22,4 per cento che ha invece accusato cali. I pernottamenti della clientela italiana sono cresciuti meno velocemente (+2,9 per cento). Il 43 ,6 per cento degli operatori ha beneficiato di aumenti a fronte del 22,1 per cento, che ha sofferto diminuzioni. Dal lato della nazionalità della clientela straniera, hanno evidenziato un trend ascendente le presenze di Germania, Austria, Svizzera, Olanda, Belgio, Francia e Paesi dell’Est. Sono rimaste stabili Spagna, Regno Unito, Scandinavia, Stati Uniti d’America, Giappone, Canada e Russia.

Dal lato del prodotto, nelle località della Costa Adriatica all’aumento degli italiani (+2,9 per cento) si è aggiunto il +3,4 per cento di presenze straniere, per una crescita complessiva del 2,9 per cento. Nelle

“Terme e Benessere” i toni sono apparsi più contenuti, con italiani e stranieri che sono aumentati quasi nella stessa misura, rispettivamente dell’1,5 e 1,1 per cento, per un aumento medio dell’1,4 per cento.

Nell’”Appennino e Verde” al buon andamento degli italiani (+2,1 per cento) ha fatto eco la vivacità della clientela straniera, i cui pernottamenti sono aumentati del 3,8 per cento. La crescita complessiva dei pernottamenti è stata del 2,6 per cento. Nelle “Città d’Arte”, la clientela italiana è cresciuta in termini lusinghieri (+4,3 per cento) e lo stesso è avvenuto per quella straniera (+2,7 per cento), per un aumento complessivo del 4,1 per cento.

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Alla crescita dei pernottamenti si è associata la ripresa del tasso di occupazione delle strutture ricettive, attestato al 59,8 per cento, con una crescita di circa tre punti percentuali rispetto a un anno prima. Il tasso di occupazione più elevato è stato conseguito dagli hotel (69,5 per cento), con un aumento di tre punti percentuali rispetto a un anno prima. Nelle strutture extralberghiere il dato scende al 52,3 per cento, ma anche in questo caso c’è un miglioramento rispetto alla stagione estiva 2015, nell’ordine di quasi due punti percentuali. Per le strutture ricettive della “Costa Adriatica” il tasso d’occupazione si è attestato al 72,5 per cento, in misura largamente superiore a quello degli altri prodotti, tutti con valori sotto la soglia del 60 per cento. Nelle imprese attive dell’”Appennino e Verde” è stato rilevato il tasso d’occupazione più contenuto (50,7 per cento). A seguire “Terme e benessere” (55,2) e “Città d’arte” (56,3 per cento). Rispetto alla stagione estiva 2015 quasi tutti i prodotti hanno evidenziato un miglioramento del tasso d’occupazione, in particolare le “Città d’arte” (+6,9 punti percentuali). Unica eccezione “Terme e benessere”, che ha accusato una riduzione di circa nove punti percentuali.

Per quanto concerne la redditività delle imprese, l’indagine commissionata da Assoturismo-Confesercenti Emilia-Romagna ha registrato, tra giugno e agosto 2016, una situazione scarsamente intonata. Il fatturato è apparso in aumento dell’1,3 per cento rispetto all’analogo periodo del 2015, ma in misura leggermente inferiore all’evoluzione dei prezzi al consumo, del trimestre giugno-agosto 2016, del settore dei “servizi ricettivi e di ristorazione”: +1,5 per cento rispetto all’analogo periodo del 2015.

L’aumento più consistente del volume s’affari è stato dichiarato dagli operatori delle ”Città d’Arte” (+5,2 per cento), davanti a “Costa Adriatica” (+0,6 per cento) e “Appennino e Verde” (+0,5 per cento), mentre

“Terme e Benessere” hanno accusato una diminuzione del 2,2 per cento, che appare coerente con il ridimensionamento del tasso d’occupazione.

2.9.2. La consistenza delle imprese

A fine settembre 2016 le attività più influenzate dal turismo, vale a dire i servizi di alloggio, ristorazione, agenzie di viaggio, tour operator e servizi di prenotazione, si articolavano in Emilia-Romagna su 30.710 imprese attive, vale a dire l’1,0 per cento in più rispetto all’analogo periodo del 2015 (+1,8 per cento in Italia).

La nuova crescita della consistenza delle imprese “turistiche”, che è maturata in un quadro generale di segno contrario (-0,5 per cento), è da attribuire all’afflusso netto delle “variazioni”, che traducono in buona parte l’attribuzione del codice di attività in un secondo tempo rispetto alla data d’iscrizione. Il saldo fra iscrizioni e cessazioni, escluso quelle di ufficio che non hanno alcuna valenza congiunturale, è infatti risultato negativo per 522 imprese, in misura più ampia rispetto alla situazione dell’anno precedente (-453). Tra i vari comparti, quello più consistente, rappresentato dai “servizi di ristorazione” (82,6 per cento del totale “turistico”). Altrettanto è avvenuto per le “attività dei servizi delle agenzie di viaggio, dei tour operator e servizi di prenotazione” (+0,8 per cento).

Sotto l’aspetto della forma giuridica, ad aumentare sono state nuovamente le società di capitale (+8,2 per cento) assieme alle imprese individuali (+2,3 per cento), trainate quest’ultime dalla crescita del 4,1 per cento delle attività delle “agenzie di viaggio, dei tour operator e servizi di prenotazione”. Sulla considerevole crescita delle società di capitale ha pesato notevolmente la performance della recente forma giuridica delle società a responsabilità semplificata, salite nell’arco di un anno da 443 a 678. Le società di persone sono invece apparse in calo del 3,0 per cento, replicando sostanzialmente l’andamento di un anno prima. Stessa sorte per il piccolo gruppo delle “altre forme societarie” (-0,3 per cento).

Il costante aumento della popolazione straniera si riflette anche sulla struttura imprenditoriale. A fine settembre 2016 le imprese straniere “turistiche” sono risultate 4.313, con un incremento del 7,0 per cento rispetto all’analogo periodo del 2015, che ha replicato l’andamento di un anno prima. Le altre imprese sono cresciute in misura decisamente più sfumata (+0,1 per cento).

Sotto l’aspetto della forma giuridica, le imprese straniere si differenziano dalle altre per la maggiore incidenza d’imprese individuali (61,4 per cento contro 41,0 per cento) e per il minore peso di società di capitali (10,7 per cento contro 17,2 per cento) e di persone (27,5 per cento contro 40,6 per cento). Gli stranieri tendono pertanto più degli italiani a mettersi in proprio. Non esistono consorzi, mentre la cooperazione è limitata ad appena undici società equivalenti allo 0,3 per cento del totale rispetto alla percentuale dello 0,5 per cento delle altre imprese.

L’imprenditoria “turistica” straniera si articola pertanto su piccole imprese, poco capitalizzate. A fine settembre 2016 la percentuale di imprese straniere prive di capitale sociale aveva inciso per il 51,3 per cento del totale, in termini più ampi rispetto alla quota delle altre imprese (33,9 per cento). Le imprese

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maggiormente capitalizzate, con capitale sociale superiore ai 500.000 euro, erano appena tre, equivalenti allo 0,1 per cento del totale, a fronte della percentuale dello 0,8 per cento delle altre imprese.

Gran parte dell’imprenditoria straniera si concentra nei servizi di ristorazione, con una incidenza del 93,4 per cento sul totale, più elevata di quella rilevata nelle altre imprese (80,9 per cento).

L’incidenza delle imprese straniere sul totale del turismo è del 14,0 per cento, superiore a quella media del Registro delle imprese (11,1 per cento). Un anno prima era del 13,3 per cento. La percentuale sale al 15,9 per cento nei servizi di ristorazione, mentre appaiono più “impermeabili” i servizi di alloggio (4,6 per cento) e le agenzie di viaggio, tour operator, ecc. (9,1 per cento).

E’ interessante osservare la distribuzione delle persone attive dal lato della nazionalità. A fine settembre 2016 la nazione più rappresentata era la Cina, con 2.167 persone attive (1.979 un anno prima), equivalenti al 30,2 per cento del totale stranieri e al 4,2 per cento del totale complessivo. I cinesi sono concentrati nel settore della ristorazione, con 2.156 persone attive sulle 2.167 totali, per lo più amministratori (941) o titolari (843). La seconda nazione è la Romania, ma su numeri molto più contenuti rispetto alla Cina. Le 502 persone attive (494 un anno prima), equivalenti al 7,0 per cento del totale straniero, sono anch’esse concentrate nella ristorazione e anche in questo caso c’è una predominanza di amministratori (208) rispetto ai titolari (169). Seguono Albania e Pakistan con 442 e 436 persone rispettivamente, anch’esse concentrate nei servizi di ristorazione. Nel lungo periodo, cioè rispetto alla situazione di fine settembre 2009, nelle attività collegate al turismo, i cinesi sono più che raddoppiati, a fronte della diminuzione del 2,5 per cento degli italiani. Per i romeni c’è stata una crescita del 72,5 per cento. Nelle altre nazioni più rappresentate, vale a dire Albania e Pakistan, gli aumenti sono stati rispettivamente dell’83,4 e 84,0 per cento.

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