• Non ci sono risultati.

Dall'ascesa al potere del Baʻt alla crisi del 1986

DA UN'ECONOMIA SOCIALISTA A UN'ECONOMIA “SOCIALE DI

2.1.4. Dall'ascesa al potere del Baʻt alla crisi del 1986

È con il piano quinquennale 1961-1965, iniziato durante la breve unione con l'Egitto (1958-1961), che la pianificazione economica ha inizio in Siria, benché autori come Perthes sottolineino la non completa adesione della Siria al profilo di nazione a economia pianificata, mancando i piani di una dimensione coercitiva122. Dopo l'ascesa al potere del Baʻt la centralizzazione economica si fa più spinta, con la nazionalizzazione delle maggiori imprese private e un ingente sforzo da parte dello stato per favorire l'industrializzazione del paese e quindi dotarlo innanzitutto di una rete infrastrutturale adeguata allo scopo.

Tra la metà degli anni Sessanta e la metà degli anni Settanta gli investimenti pubblici si concentrarono su due obiettivi strategici:

l'avvio della produzione petrolifera e la diga sull'Eufrate, realizzata con ingenti finanziamenti sovietici, con il duplice scopo di

– aumentare la superficie destinata all'agricoltura irrigua e produrre energia elettrica

– creare una “cintura araba” -formata da villaggi di nuova fondazione ai confini con la Turchia e l'Iraq-, per separare la comunità curda siriana da quelle residenti oltre confine, spostando la popolazione (circa

quattromila famiglie) sfollata dal bacino del lago artificiale al-Asad 123. Nonostante il solo parziale raggiungimento degli obiettivi iniziali, la “Diga della Rivoluzione” (sudd al-Tawra) diverrà una delle realizzazioni simbolo della rivoluzione baathista124.

Questi due macro-progetti e, in misura minore, l'ammodernamento dell'industria manifatturiera, assorbono la maggior parte delle risorse economiche disponibili. La fuga di capitali verso l'estero e le basse

122 Perthes V., The Syrian Economy in the 1980's, “Middle East Journal”, 46 (1992), p.45.

123 McDowall, D., A modern history of the Kurds, Tauris, London, 2004, p. 475.

124 La diga sull'Eufrate, il cui progetto risale al tempo del mandato francese, fu costruita tra il 1968 e il 1973 con una spesa di 340 milioni di dollari, di cui 100 furono garantiti da un prestito sovietico. Fu inaugurata nel luglio 1973 dallo stesso presidente Asad; la città che sorge sulle rive del lago (lago Asad) è stata emblematicamente chiamata al-Tawra (la Rivoluzione). Secondo i dati del governo siriano il controllo delle acque avrebbe dovuto permettere l'irrigazione di 640.000 ettari di terreno; il lago Asad, creato dalla diga, copre una superficie di 630 km2 e dovrebbe produrre energia elettrica per 800.000 kW/h all'anno: nessuno dei due obiettivi fu in realtà mai raggiunto. Shapland, G., Rivers of discord:

performance delle industrie statali ritardano la modernizzazione degli altri settori.

Con il Movimento Correttivo guidato da Ḥāfiẓ al-Asad le riforme socialiste sono attenuate e fin dai primi anni Settanta il regime si apre al capitale privato, vengono create società miste e allentate le restrizioni sul commercio estero. Le aperture di al-Asad sono e saranno sempre parziali: esse sono volte a incorporare nel sistema statale la borghesia mercantile e terriera, possibili antagoniste del regime, conservando al contempo la base popolare. Non si tratta quindi di riforme strutturali ma di misure eccezionali a favore di una categoria ben precisa di investitori che viene così cooptata dal regime attraverso il suo apparato.

Figura 7. La “Diga della Rivoluzione”

Fonte: Wikimedia Commons

Si formano nuove reti clientelari, questa volta a favore dei ceti borghesi; il paese imbocca la strada del neo-mercantilismo: lo sviluppo economico è perseguito in quanto strumento per la creazione del potere dello stato; il settore pubblico (vuoi in ambito agricolo che industriale), fin da subito rallentato da corruzione e inefficienza, non diventa mai veramente un motore di sviluppo per il paese, “la logica economica dell'accumulazione di capitale è sempre

subordinata alla logica dell'accumulazione di potere”125, ovvero alla formazione di un apparato statale e di una rete clientelare che garantisca l'appoggio al regime. La retorica populista rimane invece inalterata e continua a proporsi come strumento d'ordine e di legittimazione. Così la crescita economica diventa fondamentale nel faccia a faccia con Israele: lo sviluppo economico è un obiettivo patriottico, legato al bisogno strategico di confrontarsi con il nemico su un piano di parità (tawāzun istratiğī) per arginare quella che viene descritta come un'aggressione permanente sul piano militare, economico e politico. É “battaglia epica, lotta per la vita, da cui dipendono il destino e l'esistenza stessa della patria araba”126.

A sostenere un settore produttivo decisamente asfittico, per tutti gli anni Settanta e fino alla metà degli anni Ottanta i finanziamenti dai paesi arabi e dall'Iran sono cospicui, raggiungendo la misura del 10% del PIL; a questi si aggiungono quelli dell'Unione Sovietica, arrivando a costituire una vera e propria “rendita geopolitica” legata alla guerra fredda, al conflitto arabo-israeliano e, negli anni Ottanta, alla guerra Iran-Iraq127. Questi finanziamenti, uniti ai primi proventi della produzione petrolifera, permettono alla Siria di investire ulteriormente nell'industria, nella produzione di energia, nel sistema dell'istruzione e nella rete viaria. L'industria pubblica è orientata verso la produzione di beni di consumo per il mercato interno, con lo scopo di sostituire le importazioni. Questa scelta porta in realtà all'aumento dell'importazione di prodotti intermedi e quindi della pressione sulla bilancia dei pagamenti con l'estero. Nel frattempo l'apparato burocratico e l'esercito -autentici pilastri del regime- continuano a crescere, raggiungendo un forte sovradimensionamento rispetto alle basi economiche dello stato128. Il sistema tutto, inoltre, è ancora estremamente centralizzato, con i quadri delle industrie statali nominati in base a scelte politiche/di clan e privi di qualsivoglia agibilità di manovra: l'industria manca di dinamismo e produce basse performance finanziarie129; la bassa 125 Hinnebusch R., The Political Economy of Economic Liberalization in Syria , “International Journal of Middle East Studies”, 27 (1995), pp.309-311.

126 Discorso di al-Asad ai contadini, 16 dicembre 1972, citato da Sottimano, Ideology and

discourse, p.18.

127 Zallio F., Le riforme economiche in Siria nel nuovo contesto regionale, “Paralleli”, settembre 2010, p.1.

128 Arslanian F., Growth in Transition and Syria's Economic Performance, in Abboud S., Arslanian F., Syria's Economy and the Transition Paradigm, St. Andrews University, Fife, 2009, pp.34-35.

produttività di questi anni, aggravata da un lungo periodo di siccità che ha effetti devastanti sul raccolto, non è più in grado di sostenere il settore dei servizi. Il tasso di crescita del PIL è mediamente l'1% nei primi anni Ottanta, mentre il tasso di crescita della popolazione è il 3,4%. Il deficit nella bilancia dei pagamenti si fa sempre più marcato: il debito estero aumenta, fino a subire un'impennata nel 1986 con il crollo del prezzo del petrolio e la conseguente diminuzione dei finanziamenti dai paesi del Golfo. Il PIL cala del 5%, le industrie statali, non essendo in grado di acquistare le materie prime dall'estero, cessano la produzione130. I prezzi al consumo aumentano, secondo fonti ufficiali, del 36% nel 1986 e del 60% nel 1987, ma l'inflazione reale è calcolata al 100% per lo stesso periodo131. Il sistema è al collasso e si rendono necessarie riforme economiche fin qui lungamente rimandate.