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LA “PRIMAVERA DI DAMASCO”

Durante il primo periodo della presidenza, Bašār al-Asad sembrò tener fede alle promesse fatte nel discorso d'insediamento: uno dei primi atti pubblici del nuovo presidente fu la chiusura del carcere di Mezzeh, a Damasco, e di Palmira e il conseguente rilascio di centinaia di prigionieri politici, per lo più appartenenti a gruppi d'opposizione di sinistra o islamica (novembre 2000); nello stesso periodo la stampa, da sempre strettamente controllata dal regime, visse una timida iniezione di libertà con la nascita di alcune testate formalmente indipendenti come il satirico al-Dūmarī , il settimanale d'attualità politica Abyad ua Aswad, il quotidiano economico al-Iqtiṣādiyya. Si tratta di una novità assoluta, sebbene la direzione di queste testate sia per lo più

89 Il discorso d'insediamento di Bašār al-Asad tradotto in inglese si può leggere sul sito d'informaziona al-Bab, http://www.albab.com/arab/countries/syria/bashar00a.htm

appannaggio di fedelissimi del clan al-Asad o del partito90.

È un segnale di cambiamento del clima politico: la società civile, per bocca degli intellettuali, lo percepisce; si allenta il complesso della paura che ha portato i siriani all'autocensura per quarant'anni. Sulla stampa libanese, in questo momento particolarmente aperta ad accogliere le voci dell'opposizione al regime siriano, compaiono critiche dirette alla gestione del potere. Non si giunge mai a suggerire il rovesciamento del sistema: s'invocano con veemenza riforme. In tutto il paese la società civile si muove, rappresentata da singoli attivisti o organizzata in gruppi. È la cosiddetta “primavera di Damasco”, stimolata da circoli (muntaḍāt) nati nei salotti di personaggi di spicco dell'opposizione, i più influenti dei quali furono quelli di Ğamāl al-Atassī91 e dell'industriale Ryād Sayf 92. Alle attività del movimento parteciparono elementi apolitici come il regista ʻOmar Amiralay, membri del Partito Comunista Siriano, il più noto dei quali è Ryād Turk93, ma anche membri dell'ala riformista del Baʻt. Gli argomenti dibattuti sono ovunque gli stessi: esigenze di riforma, critica della corruzione e del nepotismo interni al regime. Uno degli atti di più vasta eco di questa fase è il Manifesto dei 99, un breve ma incisivo appello firmato appunto da 99 intellettuali siriani che chiedono un maggior sforzo verso la democratizzazione attraverso l'abolizione dello stato d'emergenza e della legge marziale, in vigore dal 1963, la liberazione dei prigionieri politici, il pluripartitismo e la concessione della libertà d'espressione 94. Il governo non reagisce: nessuno dei firmatari viene arrestato o minacciato dalla polizia, alcuni sono autorizzati a commentare il fatto sulla stampa di

90 Perthes V., Syria under Bashar al-Asad: Modernisation and the Limits of Change, Routledege, London, 2006, p. 21.

91 Il forum di Atassi ha un proprio sito internet: http://www. atassiforum.org

92Wright R., Dreams and Shadows, the Future of the Middle East, Penguin Press, 2008, p.224

93 Turk, soprannominato il Mandela siriano, è il leader storico del Partito Comunista siriano, l'unico che alla morte di Ḥāfiẓ al-Asad si permise di rompere la retorica melensa che circondò l'evento affermando: “il dittatore è morto”. Negli anni Settanta ha preso le distanze da Mosca, ha rifiutato di entrare nel Fronte Nazionale Progressista di al-Asad padre e ha condannato, negli anni Ottanta, l'intervento siriano in Libano, così come la repressione brutale della guerra civile e in particolare della frangia dei Fratelli Musulmani. Ha passato in carcere diciassette anni in isolamento, tra il 1980 e il 1997, senza processo, divenendo uno dei più noti prigionieri politici siriani. Nel 2001 è stato nuovamente arrestato con una condanna di due anni e mezzo. È oggi una delle figure di spicco dell'opposizione siriana, Aita S., La Siria contemporanea, una

storia di sconvolgimenti e costruzioni, in Guidetti M., Siria, dalle antiche città-Stato alla primavera interrotta di Damasco, Jaca Book, Milano, 2006, p. 197.

94 Il Manifesto dei 99 è stato pubblicato il 27 settembre 2000 da diversi quotidiani arabi, fra cui il libanese al-Nahar, da sempre aperto alle istanze dell'opposizione siriana. Fra i firmatari vi furono intellettuali di spicco quali il poeta Adonis e lo scrittore ʻAbd al-Raḩḥmān Munīf.

regime. Nei mesi seguenti anche la stampa statale si unisce al dibattito, in particolare il quotidiano al-Tawra, accogliendo nelle proprie rubriche autori apertamente critici del regime95.

Al Manifesto dei 99 ne seguono altri due, il primo redatto dai medesimi firmatari, il secondo dall'associazione degli avvocati: in entrambi la critica si fa più serrata, le richieste (elezioni democratiche, indipendenza del sistema giudiziario, legalizzazione dei partiti politici) sono precise e necessitano un immediato riscontro politico.

La reazione del regime ha inizio: dapprima con armi morbide, quali il rilascio di interviste significative alla stampa estera. Il presidente stesso, sulle pagine del quotidiano saudita “al-Šarq al-Awsat” ribadisce che il processo di riforma in corso in Siria non prevede in nessun modo un “ribaltamento” della realtà, ma semplicemente un suo sviluppo; questo sviluppo, identificato con il processo di riforma, non deve essere affrettato ma deve andare di pari passo con il progresso della società; si tratta di un processo “controllato e non senza restrizioni”; la stampa ha il compito di supportarlo e in questo senso una stampa libera potrebbe incoraggiare il processo, ma anche rischiare di rallentarlo.

Non manca di utilizzare l'arma della denigrazione degli intellettuali, con cui non si sente in dovere di dialogare poiché essi stessi preferiscono parlare dei propri problemi all'estero piuttosto che in patria, non rappresentano il popolo (la vera élite), non hanno gli stessi suoi bisogni né sono realisti nell'applicazione delle loro idee al processo di sviluppo e, in definitiva, sembrano “preferire i colpi di stato degli anni Cinquanta” alla stabilità garantita dal Baʻt e dagli Asad dal 1963 in poi, rivelandosi con il loro comportamento -consapevolmente o inconsapevolmente- dei nemici della patria96. Alti rappresentanti del governo parlano di “linee rosse” che gli intellettuali hanno oltrepassato o di spregio della condizione internazionale (conflitto arabo-israeliano); sia il presidente che il ministro della difesa Musṭafā Tlass ribadiscono che l'organizzazione del Baʻt, l'esercito e il sistema costruito da Ḥāfiẓ al-Asad non sono in discussione. Comincia a circolare la voce che gli

95 Per una cronaca dettagliata della “Primavera di Damasco” si veda: Tayyara N., Chronique

d'un printemps, “Confluences Méditerranéen”, 44 (2002-2003), pp. 48-54.

96 Interview with Bashar al-Asad, “Asharq al-Awsat”, 08/02/2010 http://www.al-bab.com/arab/countries/syria/bashar0102b.htm .

attivisti del movimento siano degli “agenti al soldo del nemico”; in febbraio i circoli vengono fermati; il direttore del quotidiano “al-Tawra”, Maḥmūd Salāmah, posto in carica dallo stesso presidente, firma un editoriale in cui afferma la necessità di pluralismo economico, culturale e politico97; in maggio è destituito. Ryād Sayf denuncia il danno al tesoro causato dalla vendita della prima licenza di telefonia mobile al cugino del presidente, Ramī Maḫlūf, vendita avvenuta con procedure discutibili e a costo zero per il compratore, la cui società è registrata in un paradiso fiscale98; a Sayf è revocata l'immunità parlamentare e subito dopo viene condannato per aver “tentato di cambiare la Costituzione con mezzi illegali”. L'economista Aref Dalila, esponente della comunità alauita, denuncia la tendenza al capitalismo nepotistico presa dalle riforme; anche lui viene arrestato99.

Nel frattempo viene rinforzato il sistema della censura e la legge recente legge sulla stampa viene inasprita, vietando la pubblicazione di ogni informazione che possa mettere in pericolo “la sicurezza nazionale, l'unità della società, la sicurezza dell'esercito, la dignità e il prestigio della nazione...”100. di Le speranze di rottura con l'autoritarismo di Asad padre si spezzano a poco più di un anno dalla sua morte: nel settembre 2001 vengono arrestati dieci degli attivisti per le riforme più in vista, fra cui Ryād Turk; la stampa cosiddetta indipendente si rivela la più dura nel rinfacciare loro il tentativo di “attentato alla Costituzione, incitamento alla sedizione armata e al confessionalismo e diffusione di notizie false”101; la “Primavera di Damasco” è finita, lo stesso Bašār al-Asad dichiara che “non ci saranno altre stagioni”102.

97 “al-Tawra”, 3 marzo 2001.

98 Per i dettagli della vicenda: Sayf R., Limāda al-ta'tīm 'alā -l-'uqūd al-ḫalayawwī, “Mafhūm” , 23/05/2001, http://www.mafhoum.com/press/saif.htm

99 Aita, La Siria contemporanea, p. 199.

100 Si veda: Memorandum to the Syrian Government, Decree N°50/2001, “Human Rights Concerns”, 31/01/2002.

101 Cahen J., Les déboirs du printemps de Damas, “Le Monde Diplomatique”, Novembre 2002, p.21.

102 Un interessante riflessione su questo periodo è fornita da Samīr Qaṣīr, giornalista libanese di origine siriano-palestinese assassinato nel 2005, plausibilmente per mano del regime siriano, nel suo ultimo libro. Qaṣīr sostiene che la “primavera di Damasco” è una costruzione degli organi di stampa, poiché non vi è un reale parallelismo tra i fatti e l'atmosfera di Damasco nel 2001 e quelli della Praga del 1968: Qaṣīr S., Dimuqratiyya surïā wa istiqlāl Lubnān, Dār al-Nahār, Beirut, 2004.