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IL DECIMO CONGRESSO REGIONALE DEL PARTITO BAʻT

Il decimo congresso regionale del Baʻt, tenutosi nel giugno del 2005, è preceduto da un acceso dibattito fra sostenitori della “linea dura” e riformatori. Esso vede apparentemente il consolidamento della posizione di Bašār al-Asad in un momento in cui le criticità interne ed esterne coincidono drammaticamente come mai prima negli ultimi quarant'anni di storia siriana. Il cambiamento della situazione geopolitica del sistema mediorientale (invasione dell'Iraq nel 2003, ritiro siriano dal Libano nel 2005) e l'inasprimento della politica americana nella regione dopo l'11 settembre 2001, in aggiunta al perdurare della stagnazione economica del paese, mettono il regime di fronte a una pressante necessità di riforme e di alleanze. Il messaggio veicolato da al-Asad nel documento finale del congresso è -ciononostante, almeno in apparenza - il messaggio di un leader sicuro della propria base d'appoggio: la Siria manterrà la propria autonomia, indipendentemente dalle forze esercitate dall'esterno (Stati Uniti) e il partito Baʻt, per il quale si prevedono riforme organizzative interne, manterrà il proprio ruolo di “leader dello stato e della società” così come sancito dall'articolo 8 della Costituzione106. Non ci saranno ulteriori aperture nei confronti dei partiti dell'opposizione, in particolare nei confronti dei Fratelli Musulmani, in esilio dai primi anni Ottanta; l'attesa bozza per una legge di riforma del sistema dei partiti politici risulta estremamente deludente: i nuovi partiti infatti devono essere “alleati, creati da o essere amici del partito Baʻt”, i fondatori devono avere la fedina penale intonsa ed essere dei sostenitori della rivoluzione baathista. I nuovi partiti inoltre non possono avere base settaria, religiosa o tribale e non devono essere stati operativi prima della rivoluzione del 1963. Ciò impedisce la legalizzazione del movimento dei Fratelli Musulmani e dei partiti nazionalisti curdi, gli unici veri movimenti d'opposizione siriani. I membri degli eventuali nuovi partiti inoltre non possono essere dipendenti pubblici, privilegio concesso invece al Baʻt che conta tra i due milioni dei suoi membri una grande maggioranza di statali e ancora, al contrario del Baʻt, non è loro concesso utilizzare i media di stato per la propria propaganda politica o accedere a finanziamenti pubblici. Come ha giustamente osservato lo speaker baathista del parlamento, Maḥmūd al-Abraš, 106 Haddad B., Syria's curious dilemma, Middle East Report, 236 (2005), p. 6.

“una rotazione del potere è improbabile”107.

Per la prima volta si discute di sostituire il motto del partito “unità, libertà, socialismo” con “democrazia e giustizia sociale”, ma i colloqui si risolvono in un nulla di fatto. Il proposito di alleggerire la legge d'Emergenza, in vigore dal 1963, e di concedere maggiori spazi alle libertà civili, come la libertà di stampa, sembra cadere sostanzialmente nel vuoto o meglio essere seppellito dalla formula sibillina “Tutte le iniziative politiche in favore dell'apertura sono le benvenute, ma non devono rimettere in causa l'unità nazionale”108.

Figura 6. Manifesto per la “campagna elettorale” del 2007.

“Ti vogliamo bene”. La lingua usata non è l'arabo classico della comunicazione ufficiale ma il dialetto siriano, normalmente utilizzato solo per la comunicazione orale e in contesti familiari. Fotografia di Brian Mc Morrow

I maggiori cambiamenti si riscontrano, come premesso, nell'organizzazione interna del partito: la speaker del Congresso, Butayna Šaʻbān annuncia una maggiore separazione tra funzioni del partito e funzioni di governo, mantenendo le sole cariche di primo ministro e speaker del parlamento riservate a membri del Baʻt. Il Comando Regionale inoltre è ridotto

107 Lust-Okar E., Reform in Syria: Steering between the Chinese Model and Regime Change, in Ottawa M., Choucair Vizoso J., Beyond the façade. Political Reform in the Arab World, Carnegie Endowment for International Peace, Washington, 2009, pp. 78-79.

da 21 a 14 membri. Il cognato del presidente è confermato al vertice dei servizi segreti militari, mentre il fratello Māhir assieme a Manāf Ṭlass, figlio dell'ex ministro della difesa Mūṣṭafā Ṭlass, sono a capo della Guardia Repubblicana. All'interno del partito è portato a termine il processo di sostituzione della vecchia guardia, cominciato nel giugno 2000, con i fedeli del presidente in carica; la più clamorosa è quella del presidente ʻAbd al-Ḫalīm Ḫaddām109, icona del regime di al-Asad, accanto al quale ha scritto la storia del Baʻt. Ḫaddām riparerà in seguito a Parigi, da dove farà pesanti rivelazioni sul coinvolgimento del regime nell'omicidio Ḥarīrī.

109 Nato a Banyas nel 1932, ʻAbd al-Ḫalīm Ḫaddām è uno dei pochi sunniti ad aver raggiunto i vertici del potere durante la presidenza di al-Asad padre; pioniere della costruzione della Siria baathista, e fedelissimo del presidente, è stato ministro degli esteri tra il 1970 e il 1984, vice presidente dal 1984 al 2005 nonché presidente ad interim prima dell'insediamento di Bašār al-Asad alla presidenza. Durante la fase di interregno si dice abbia tessuto segrete trame per tentare un colpo di stato ai danni di Bašār. Ultimo membro della “vecchia guardia” nel governo del neo-presidente rassegna le dimissioni in un momento in cui la corrente di cui fa parte ha ormai perso ogni peso politico. Dopo il Congresso del Ba‛t ripara a Parigi, da dove lancia precise e pesanti accuse a membri del governo in carica e al presidente riguardanti l'omicidio del premier libanese Rafīq Ḥarīrī. In seguito fonda il c Nazionale Siriano, un partito composto da membri dell'opposizione in esilio che si propone di rovesciare pacificamente il regime di Bašār al-Asad. Per maggiori dettagli si veda il sito del Fronte di Salvezza: www.free-syria.com.

CAPITOLO II

DA UN'ECONOMIA SOCIALISTA A