• Non ci sono risultati.

CAPITOLO 3 ANALISI NUMERICA: UNA VALUTAZIONE DELLA CAPACITÀ

3.1 L'OGGETTO DI INDAGINE: ASPETTATIVE & METODO

3.1.1 LE ASPETTATIVE

Dopo questa breve presentazione inerente alla seconda parte della mia tesi, possiamo riprendere il filo del discorso. In questo Capitolo il nostro unico obiettivo sarà quello di valutare l'effettiva capacità previsionale degli indicatori di volatilità “classici” di cui ampiamente abbiamo discusso finora: una capacità previsionale che non potrà tenere conto solamente della distanza tra quelle che sono le stime di previsione del prezzo fornite dagli indicatori e quelli che sono i prezzi fatti realmente registrare dal sottostante nel periodo successivo, ma dovrà necessariamente tenere conto anche dell'effettiva ampiezza che caratterizza il canale di prezzo stesso. A tal proposito, prima ancora di procedere con l'analisi nonché con la presentazione e la discussione dei conseguenti risultati, ritengo interessante presentare alcune riflessioni personali in merito ai risultati che mi aspetto di ottenere da questa analisi, consapevole del fatto che potrei poi essere smentito129. Riflessioni e ipotesi che non possono non tenere conto dei primissimi risultati che abbiamo già registrato nei vari esempi presentati nel Sottoparagrafo 2.8.1: come si ricorderà, avevo sperimentato gli indicatori di volatilità “classici” sull'indice italiano FTSE MIB testandoli in fasce temporali più o meno lunghe (il time frame giornaliero considerava i valori dell'indice fatti registrare tra giugno 2016 e novembre 2016, quello settimanale partiva da novembre 2014 mentre quello mensile da giugno 2007). I risultati (ricavati, è bene ribadirlo, da una semplice analisi grafica) erano stati piuttosto interessanti: infatti, come si ricorderà, fintantoché la previsione riguardava il periodo successivo (indipendentemente dal fatto che quest'ultimo fosse rappresentato dal giorno

129 La metodologia che intendo seguire nell'analisi numerica sarà dettagliatamente illustrata nel

108

oppure dal mese successivo al momento della previsione), quasi tutti gli indicatori si comportavano più che dignitosamente. Scendendo più nel dettaglio, questo fatto era particolarmente vero in tutti quei momenti laddove i mercati si muovevano perlopiù lateralmente: al contrario, cioè quando vi era un forte movimento direzionale in corso, anche una “semplice” previsione a un giorno rischiava di rivelarsi errata a posteriori. Questo fatto, per quelli che sono gli obiettivi che intendo perseguire, rappresenta un serio problema: a maggior ragione a fronte di una sempre crescente volatilità che caratterizza, oramai da svariati anni, un po' tutti i mercati finanziari. Pertanto, nel momento in cui andremo a valutare la capacità previsionale degli indicatori “classici”, anche in forza del veloce esperimento che ho condotto nel Sottoparagrafo 2.8.1, mi aspetto di ottenere risultati non sempre soddisfacenti. Credo, e questo aspetto era stato (seppur velocemente) già affrontato, di aver individuato quella che - forse - può essere ritenuta una delle principali cause che porta gli indicatori di volatilità “classici” ad effettuare previsioni poco felici relativamente al futuro prossimo dei mercati finanziari, in particolare nel momento in cui questi ultimi attraversano fasi più o meno “turbolenti”. Infatti, come si ricorderà dal Capitolo 2, tali indicatori hanno (a parere di chi scrive) il limite di pesare in modo equivalente i diversi dati richiesti nella formulazione degli indicatori stessi. Questo aspetto, assolutamente centrale, sarà ripreso nel Capitolo 4 quando andrò a presentare il mio indicatore: in quell'occasione, infatti, proporrò la mia soluzione al problema. A ogni modo, per come sono stati definiti nel Capitolo 2, tutti gli indicatori finora presentati che - ad esempio - prevedano l'utilizzo degli ultimi venti prezzi di chiusura di un certo asset, di fatto soppeseranno parimenti il prezzo di chiusura registrato nella giornata di trading appena conclusasi ed il prezzo di chiusura fatto registrare addirittura quattro settimane lavorative prima130. Questo, di fronte all’evidenza

130 In effetti, questo aspetto merita qualche precisazione. Infatti, l'inconveniente che sto

sottolineando in queste righe rappresenta un problema molto noto ed affrontato sia nella pratica professionale che nella letteratura. Un esempio di soluzione al problema è sicuramente rappresentato dall'utilizzo di una media mobile esponenziale, di cui già si è detto qualcosa nei precedenti Capitoli (v., in particolare, l'Appendice A). Ripenso, a semplice titolo esemplificativo, alle Bande di Bollinger: avrebbe probabilmente senso costruire le Bande medesime sulla media

109

della prassi professionale, nella quale gli operatori sono generalmente portati ad attribuire maggiore rilevanza alle informazioni più recenti che non a quelle meno recenti, è uno dei limiti principali di cui soffrono gli indicatori di volatilità “classici” nel momento in cui sono chiamati a formulare delle aspettative future, anche se solo di breve termine: ed è proprio tenendo a mente questo fatto che - nel Capitolo 4 - presenterò un mio personale indicatore che, al contrario di quanto prevedano quelli “classici”, andrà a pesare in modo variabile (vale a dire in proporzione inversa alla loro vecchiaia) i diversi dati necessari al calcolo, sperando così di arrivare ad una quanto più precisa possibile formulazione di aspettative di prezzo future.

Tirando le somme, in pratica, sto ipotizzando che gli indicatori oggetto del precedente Capitolo forniscano buone indicazioni nel momento in cui essi siano chiamati a descrivere il presente (per quanto credo sia altrettanto ragionevole ipotizzare che, in presenza di più o meno forti movimenti direzionali dei mercati finanziari, commettano degli errori anche nel momento in cui vi è da descrivere “semplicemente” il presente), mentre siano non troppo adatti o, comunque, migliorabili quando essi sono chiamati a formulare delle aspettative in merito a quello che - presumibilmente - potrebbe accadere nel futuro più prossimo. È esattamente in questo passaggio che la mia tesi vuole inserirsi: in buona sostanza, il mio obiettivo è quello di codificare e testare un nuovo indicatore di volatilità che consenta di ridurre significativamente (eliminare sarebbe a dir poco utopistico) gli errori commessi dagli indicatori “classici” da un punto di vista prettamente previsionale. Come intendo procedere, allora, sarà l'oggetto del prossimo Sottoparagrafo.

esponenziale anziché, come avviene, su quella semplice (per quanto, e questo va sottolineato, molte piattaforme di trading - tra cui anche le più popolari - non contemplino questa variante). Ciononostante, non me la sento di escludere a priori l'esistenza di altri indicatori costruiti con logiche analoghe a quella da me appena ventilata.

110