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LA (LIMITATA) CAPACITÀ PREVISIONALE DEGLI INDICATORI D

CAPITOLO 2 L'ANALISI TECNICA, GLI INDICATORI DI VOLATILITÀ

2.8 UNO SGUARDO CRITICO DI INSIEME

2.8.1 LA (LIMITATA) CAPACITÀ PREVISIONALE DEGLI INDICATORI D

Come abbiamo in qualche modo già anticipato, gli indicatori di volatilità oggetto di questo Capitolo restituiscono una buona fotografia dell'oggi: in particolare, ci permettono di capire a colpo d'occhio se un dato mercato finanziario ha fatto registrare nella giornata corrente comportamenti anomali o, viceversa, si è mantenuto tutto sommato stazionario. Essi, tuttavia, non consentono di fare previsioni per quel che riguarda l'andamento futuro dei mercati, se non nel suo immediato. E questo per costruzione: abbiamo infatti visto come tali indicatori “guardino indietro”, nel senso che sono costruiti a partire da valori passati e - al più - correnti. Per valutare più nel dettaglio la loro eventuale capacità previsionale possiamo allora agire così come di seguito illustrato. Nei precedenti Paragrafi abbiamo visto, per ogni indicatore, una applicazione degli stessi sull'indice FTSE MIB assumendo tre differenti time frame (giornaliero, settimanale e mensile). Pertanto, l'idea che intendo sviluppare concerne la capacità previsionale propria dei vari indicatori per quel che riguarda il successivo periodo: di conseguenza, se la nostra scala di lavoro è giornaliera andremo a testare la capacità previsionale degli indicatori ad un giorno (oggi per domani, in altre parole); se il time frame è invece settimanale la previsione allora riguarderà un orizzonte di una settimana; se, infine, esso è mensile la previsione - con tutti i limiti del caso - si spingerà fino al mese successivo. In tal senso, ciò che possiamo fare, allora, è sovrapporre al grafico dei prezzi (giornalieri, settimanali o mensili) quello dell'indicatore shiftato in avanti di un periodo, assumendo - chiaramente - un time frame coerente con quella che è l'analisi oggetto di indagine. L'idea, in questa fase, è quella di verificare se e fino a dove le indicazioni fornite dagli indicatori “classici” possano avere un certo valore previsionale: detto altrimenti, ci stiamo chiedendo se l'informazione disponibile oggi contenga intrinsecamente una valida indicazione per ciò che riguarda l'andamento futuro di brevissimo termine (il periodo successivo, per l'appunto) del sottostante di volta in volta preso in

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esame. Riprendendo allora gli esempi che ci hanno accompagnato nei precedenti Paragrafi, i risultati ottenibili sono quelli riportati nelle seguenti Figure 2.16, 2.17, 2.18, 2.19 e 2.20:

Figura 2.16 - Envelopes shiftate di un periodo su scala giornaliera (in alto a sinistra), Envelopes shiftate di un periodo su scala settimanale (in alto a destra) e Envelopes shiftate di un periodo su scala mensile (a fianco a sinistra): da confrontarsi, rispettivamente, con le Figure 2.1, 2.2 e 2.3 (elaborazioni personali ottenute con il software MetaStock su dati estratti dal database finanziario FIDA)

Figura 2.17 - Bande di Bollinger shiftate di un periodo su scala giornaliera (in alto a sinistra), Bande di Bollinger shiftate di un periodo su scala settimanale (in alto a destra) e Bande di Bollinger shiftate di un periodo su scala mensile (a fianco a sinistra): da confrontarsi, rispettivamente, con le Figure 2.4, 2.5 e 2.6 (elaborazioni personali ottenute con il software MetaStock su dati estratti dal database finanziario FIDA)

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Figura 2.18 - Canali di Keltner shiftati di un periodo su scala giornaliera (in alto a sinistra), Canali di Keltner shiftati di un periodo su scala settimanale (in alto a destra) e Canali di Keltner shiftati di un periodo su scala mensile (a fianco a sinistra): da confrontarsi, rispettivamente, con le Figure 2.7, 2.8 e 2.9 (elaborazioni personali ottenute con il software MetaStock su dati estratti dal database finanziario FIDA)

Figura 2.19106 - Projection Bands shiftate di un periodo su scala giornaliera (in alto a sinistra), Projection Bands shiftate di un periodo su scala settimanale (in alto a destra) e Projection Bands shiftate di un periodo su scala mensile (a fianco a sinistra): da confrontarsi, rispettivamente, con le Figure 2.10, 2.11 e 2.12 (elaborazioni personali ottenute con il software Microsoft Excel su dati estratti dal database finanziario FIDA)

106 Tali grafici, non ottenibili con il software MetaStock, sono stati da me ricreati con il software

Microsoft Excel: a tal proposito, preciso quanto segue. I pallini rossi rappresentano i prezzi minimi mentre quelli blu rappresentano i prezzi massimi fatti registrare dall'indice FTSE MIB nel time frame considerato: il prezzo di apertura e il prezzo di chiusura, invece, sono stati omessi in quanto non funzionali al calcolo delle Projection Bands.

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Figura 2.20 - Standard Error Bands shiftate di un periodo su scala giornaliera (in alto a sinistra), Standard Error Bands shiftate di un periodo su scala settimanale (in alto a destra) e Standard Error Bands shiftate di un periodo su scala mensile (a fianco a sinistra): da confrontarsi, rispettivamente, con le Figure 2.13, 2.14 e 2.15 (elaborazioni personali ottenute con il software MetaStock su dati estratti dal database finanziario FIDA)

Come anticipato qualche riga sopra, non ho fatto altro che traslare in avanti i grafici dei diversi indicatori di un periodo temporale: ritengo infatti poco utile sperimentare shiftamenti maggiori, dal momento che simili pretese previsionali si tramuterebbero - più che altro - in veri e propri giri di roulette, complice la troppa imprevedibilità dei mercati finanziari già nel momento in cui l'orizzonte temporale oltrepassa la settimana lavorativa. Quello che vediamo nelle figure sopra riportate, allora, è un immediato confronto - periodo dopo periodo - tra il reale andamento del sottostante e quella che era stata l'indicazione fornita dall'indicatore di volatilità nel periodo precedente. Osservando attentamente le figure, su un fatto dovremmo essere tutti concordi: nel momento in cui i mercati decidono di muoversi, vale a dire che entrano in più o meno marcati movimenti direzionali, anche una “semplice” previsione a un giorno diventa complicata, correndo seriamente il rischio di venire smentita ventiquattro ore dopo. A tal proposito, e in linea del tutto generale, balzano agli occhi due differenti “atteggiamenti” tenuti dagli indicatori “classici”: se da un lato vi sono canali di prezzo (su tutti si vedano le Envelopes 107 e i Canali di Keltner) che

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caratterizzandosi per una ampiezza dei canali stessi particolarmente elevata poco ci dicono dal punto di vista previsionale108, dall'altro lato ve ne sono altri che - al contrario - forniscono previsioni tutto sommato interessanti: in linea generale - infatti - a fronte di diverse previsioni rivelatesi poi errate (vale a dire tutte le volte in cui i prezzi fuoriescono dai canali), ve ne sono molte altre che - in direzione opposta - si sono poi dimostrate più o meno corrette. E, aspetto assolutamente centrale, come si è potuto notare questo è vero anche quando l'ampiezza dei canali previsionali è tutto sommato contenuta. In pratica, se il concetto di “errore nella previsione” riveste un ruolo determinante nell'impianto che intendo costruire nei prossimi Capitoli, lo stesso si può dire per il diverso (ma complementare) concetto di “ampiezza del canale”: una buona previsione di prezzo, vale a dire caratterizzata da un errore accettabile, abbinata però a un canale previsionale non troppo ampio, rappresenterà allora il punto di approdo della seconda parte di questa tesi.

Da queste osservazioni empiriche muove i presupposti l'idea che andrò a presentare nei prossimi Capitoli. Il mio intento, in buona sostanza, è quello di definire un nuovo indicatore abile nel fornirci delle buone previsioni di breve e brevissimo termine, il quale minimizzi entrambe le condizioni descritte qualche riga sopra: errore nella previsione e ampiezza del canale stesso. Questo perché, come sappiamo, tale indicatore sarà poi propedeutico alla messa a punto di una strategia in opzioni (short strangle), la quale si mostrerebbe realmente profittevole se e solo se entrambe le condizioni venissero rispettate contemporaneamente: una convenienza alla strategia che, al contrario, verrebbe meno sia nel caso di un indicatore abbastanza preciso ma particolarmente ampio (ammesso e non concesso che ciò sia possibile) sia nel caso di un indicatore piuttosto ristretto ma deficitario dal punto di vista strettamente previsionale. Da queste importantissime

108 Di fatto, da un punto di vista previsionale, costruire canali di prezzo molto ampi equivale tutto

sommato a non voler azzardare previsioni: così facendo, infatti, si è relativamente certi (e, si noti, come poi non sempre accada) di inglobare all'interno del canale stesso i prezzi che effettivamente matureranno nel periodo successivo. Tuttavia, come si mostrerà nel prossimo Capitolo, per quelli che sono gli obiettivi di questa tesi, una simile soluzione del problema non è accettabile.

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nozioni, tra qualche pagina, muoverà i primi passi il Capitolo 3: per il momento mi fermo qui. Ora chiuderemo il Capitolo 2 approfondendo l'importante tema della finanza comportamentale: dopodiché, finalmente, entreremo nel merito della questione in queste righe solo accennata.

2.9 LA FINANZA COMPORTAMENTALE: UN FOCUS SULLA