• Non ci sono risultati.

RISULTATI SU SCALA SETTIMANALE (PRIMA PARTE)

CAPITOLO 3 ANALISI NUMERICA: UNA VALUTAZIONE DELLA CAPACITÀ

3.5 RISULTATI SU SCALA SETTIMANALE (PRIMA PARTE)

In questo Paragrafo trovano spazio i risultati fatti registrare dagli indicatori di volatilità “classici” ottenuti lavorando su scala settimanale. Essi sono riassunti nella seguente Tabella 3.6:

138

Tabella 3.6 - Errori medi ed ampiezze medie ottenuti dagli indicatori di volatilità “classici” nei quattro comparti considerati con time frame settimanale

Se confrontiamo la Tabella 3.6 con la Tabella 3.1 (v. Paragrafo 3.4), ci accorgiamo immediatamente di come quasi tutti i valori riportati nella prima siano decisamente superiori ai corrispondenti valori presenti nella seconda: ad eccezione delle Envelopes, dove l'errore medio aumenta leggermente mentre l'ampiezza media rimane la stessa152, tutti gli altri indicatori vedono all'incirca più che raddoppiati i propri valori. Tutto ciò ha perfettamente senso, la ragione di tale “salto” è infatti intuitiva: fornire una previsione a una settimana è decisamente più difficoltoso che non fornire una previsione a un giorno. Premesso ciò, possiamo scendere nel merito della Tabella 3.6, alla ricerca di eventuali conferme rispetto a quanto visto nel precedente Paragrafo ma anche di eventuali discrepanze. Anche lavorando su dati settimanali, le Projection Bands e le Standard Error Bands si confermano come i due indicatori capaci di restituirci le previsioni migliori. Ancora una volta si piazzano al terzo posto le Bande di Bollinger: esse, tuttavia, ora restituiscono valori molto più vicini a quelli propri delle Envelopes che non a quelli delle Projection Bands e delle Standard Error Bands. La prima vera differenza nel momento in cui il nostro orizzonte diviene settimanale riguarda i

139

Canali di Keltner, le cui performance previsionali peggiorano a vista d'occhio. Infine, trova anche qui conferma la migliore capacità previsionale di tutti gli indicatori di volatilità “classici” (questa volta, dunque, anche delle Envelopes) nel momento in cui la previsione riguarda un indice azionario ovvero un tasso di cambio: errori medi ed ampiezze medie decisamente superiori invece si continuano a registrare quando il bene sottostante l'analisi è un titolo azionario ovvero una commodity.

Considerando i soli valori medi (vale a dire tutti i valori evidenziati in blu nella Tabella 3.6) e rappresentandoli in una unica figura, si ottiene il seguente grafico a dispersione:

Figura 3.10 - Rappresentazione grafica dei risultati (aggregati) ottenuti dagli indicatori di volatilità “classici” nei quattro comparti considerati con time frame settimanale

(elaborazione personale ottenuta con il software Microsoft Excel)

La Figura 3.10 naturalmente non può che confermare quanto detto poc'anzi. Si collocano in una posizione simile del grafico le Projection Bands e le Standard Error Bands: se le prime garantiscono un errore medio leggermente inferiore, lo stesso si può dire delle seconde se ragioniamo in termini di ampiezza media. Ancora, possiamo notare come le Bande di Bollinger e le Envelopes

140

presentino una ampiezza media del proprio canale previsionale di fatto uguale, tuttavia le Bande garantiscono un errore medio inferiore. In alto a destra troviamo i Canali di Keltner, i quali - evidentemente - non sono l'indicatore più adatto quando vi sono da fornire previsioni che si spingano in avanti di una settimana: a tal proposito, è sufficiente notare come l'ampiezza media e l'errore medio dei Canali di Keltner siano quasi il doppio rispetto a quelli delle Envelopes e delle Bande di Bollinger.

A questo punto, come fatto nel precedente Paragrafo, andremo a focalizzarci sui singoli comparti finanziari che racchiudono le venti attività da me prese in esame: vedremo allora se e in quale misura alcune categorie di strumenti finanziari si differenzino più o meno significativamente da tutte le altre.

3.5.1 GLI INDICI AZIONARI

In questo Sottoparagrafo trovano spazio i risultati fatti registrare dagli indicatori di volatilità “classici”, ottenuti lavorando su scala settimanale, nel momento in cui le attività finanziarie oggetto di analisi sono date dai soli indici azionari. Essi sono riassunti nella seguente Tabella 3.7:

Tabella 3.7 - Errori medi ed ampiezze medie ottenuti dagli indicatori di volatilità “classici” negli indici azionari considerati con time frame settimanale

141

Considerando i soli valori medi (vale a dire tutti i valori evidenziati in blu nella Tabella 3.7) e rappresentandoli in una unica figura, si ottiene il seguente grafico a dispersione:

Figura 3.11 - Rappresentazione grafica dei risultati (aggregati) ottenuti dagli indicatori di volatilità “classici” negli indici azionari considerati con time frame settimanale

(elaborazione personale ottenuta con il software Microsoft Excel)

La Figura 3.11 non si distacca particolarmente dalla Figura 3.10, pertanto non ritengo di dover aggiungere nulla a quanto scritto poc'anzi. Trovo allora più interessante focalizzare l'attenzione del lettore sul confronto tra la Figura 3.11 e la Figura 3.2 (v. Sottoparagrafo 3.4.1): in pratica, a parità di comparto finanziario (quello, appunto, degli indici azionari), intendo verificare eventuali punti di rottura nel momento in cui modifichiamo il time frame da giornaliero a settimanale. Come si può osservare, adesso le Projection Bands non rappresentano più la miglior scelta in assoluto, dal momento che “battono” le Standard Error Bands solamente in termini di errore medio, e non più anche in termini di ampiezza media. Per quanto concerne i restanti tre indicatori, invece, poco cambia: peggiorano le Bande di Bollinger e - sopratutto - i Canali di Keltner, viceversa migliorano leggermente le Envelopes.

142

Per ciascun indice azionario, i valori riportati nella Tabella 3.7 rappresentano la media dei valori ottenuti anno per anno in termini di errore medio e di ampiezza media: essi sono reperibili nell'Appendice G, alla quale si rimanda. Pertanto, in questa sede ci si limita ad alcune considerazioni generali: in tal senso, ritengo interessante riportare i cinque grafici a dispersione degli altrettanti indici azionari analizzati153. Tali grafici sono riportati nella seguente Figura 3.12:

Figura 3.12 - Rappresentazione grafica dei risultati (singoli) ottenuti dagli indicatori di volatilità “classici” negli indici azionari considerati con time frame settimanale (elaborazioni personali ottenute con il software Microsoft Excel)

Come visto per i dati su scala giornaliera (Figura 3.3, v. Sottoparagrafo 3.4.1), anche su quella settimanale gli indicatori mostrano comportamenti simili

153

Ribadisco come i singoli valori annuali che mi hanno portato alla costruzione dei cinque grafici contenuti nella successiva Figura 3.12 siano reperibili nell'Appendice G riportata a chiusura del Capitolo 4.

143

indipendentemente da quello che è lo specifico indice azionario considerato di volta in volta. In nessuno dei cinque casi analizzati un indicatore tra le Projection Bands e le Standard Error Bands riesce a farsi preferire in assoluto all'altro. Trovo inoltre interessante un confronto tra le Bande di Bollinger e le Envelopes: a fronte di casi laddove i due indicatori sono quasi equivalenti (si vedano gli indici Dax 30 e Hang Seng), ve ne sono altri in cui le capacità previsionali delle Envelopes sono più (si vedano gli indici FTSE 100 e S&P 500) o meno (si veda l'indice Euro Stoxx 50) peggiori rispetto alle stesse capacità delle Bande di Bollinger. Infine faccio notare come, pur variando la scala temporale, tutti gli indicatori continuino a fornire le migliori previsioni quando queste ultime riguardano il FTSE 100 e lo S&P 500; all'opposto, l'indice che crea i maggiori problemi è l'Hang Seng (ciò non è vero solamente per i Canali di Keltner, i cui peggiori risultati riguardano invece il Dax 30).

3.5.2 I TASSI DI CAMBIO

In questo Sottoparagrafo trovano spazio i risultati fatti registrare dagli indicatori di volatilità “classici”, ottenuti lavorando su scala settimanale, nel momento in cui le attività finanziarie oggetto di analisi sono date dai soli tassi di cambio. Essi sono riassunti nella seguente Tabella 3.8:

144

Tabella 3.8 - Errori medi ed ampiezze medie ottenuti dagli indicatori di volatilità “classici” nei tassi di cambio considerati con time frame settimanale

Considerando i soli valori medi (vale a dire tutti i valori evidenziati in blu nella Tabella 3.8) e rappresentandoli in una unica figura, si ottiene il seguente grafico a dispersione:

Figura 3.13 - Rappresentazione grafica dei risultati (aggregati) ottenuti dagli indicatori di volatilità “classici” nei tassi di cambio considerati con time frame settimanale

145

Anche su scala settimanale, i tassi di cambio rappresentano la tipologia di attività finanziaria che meglio si presta alla nostra attività di previsioni future: per convincersi di ciò è sufficiente osservare la (diversa) scala che caratterizza gli assi cartesiani della Figura 3.13 con quella, ad esempio, della Figura 3.11 (v. Sottoparagrafo 3.5.1). Premesso ciò, anche nel caso dei tassi di cambio non vi è un indicatore di volatilità che si faccia preferire in assoluto: una circostanza, questa, che per quel che riguarda i tassi di cambio avevamo già riscontrato anche quando i dati erano giornalieri (Figura 3.4, v. Sottoparagrafo 3.4.2). Valori accettabili fanno registrare, tutto sommato, anche le Bande di Bollinger. Infine, venendo ai Canali di Keltner e alle Envelopes, i tassi di cambio mostrano una decisa controtendenza rispetto al quadro generale che avevamo dipinto in apertura del Paragrafo 3.5: in questo caso (e solo in questo caso) i Canali di Keltner continuano a meglio comportarsi rispetto alle Envelopes, sia in termini di ampiezza media che di errore medio.

Per ciascun tasso di cambio, i valori riportati nella Tabella 3.8 rappresentano la media dei valori ottenuti anno per anno in termini di errore medio e di ampiezza media: essi sono reperibili nell'Appendice H, alla quale si rimanda. Pertanto, in questa sede ci si limita ad alcune considerazioni generali: in tal senso, ritengo interessante riportare i cinque grafici a dispersione degli altrettanti tassi di cambio analizzati154. Tali grafici sono riportati nella seguente Figura 3.14:

154

Ribadisco come i singoli valori annuali che mi hanno portato alla costruzione dei cinque grafici contenuti nella successiva Figura 3.14 siano reperibili nell'Appendice H riportata a chiusura del Capitolo 4.

146

Figura 3.14 - Rappresentazione grafica dei risultati (singoli) ottenuti dagli indicatori di volatilità “classici” nei tassi di cambio considerati con time frame settimanale (elaborazioni personali ottenute con il software Microsoft Excel)

Anche in questo caso, pur con le proprie peculiarità, ogni tasso di cambio non si differenzia più di tanto da tutti gli altri. Così, la maggior parte delle volte (si vedano i tassi USD/JPY, EUR/USD e GBP/USD) le Standard Error Bands e le Projection Bands offrono previsioni molto simili: solo nei tassi AUD/NZD e CAD/AUD le prime rispetto alle seconde riescono a garantire una ampiezza media del proprio canale di prezzo un po' più contenuta. Molto omogeneo è poi il comportamento delle Bande di Bollinger che, in qualche caso (CAD/AUD e, sopratutto, AUD/NZD), si avvicinano in termini di performance alle Projection Bands. Già si è detto infine dei Canali di Keltner e delle Envelopes: a tal proposito, non ci rimane che segnalare il caso particolare rappresentato dal tasso di cambio CAD/AUD, nel quale - a differenza degli altri quattro tassi - l'errore medio e l'ampiezza media dei Canali di Keltner sono molto vicini a quelli propri delle Envelopes.

147

3.5.3 I TITOLI AZIONARI

In questo Sottoparagrafo trovano spazio i risultati fatti registrare dagli indicatori di volatilità “classici”, ottenuti lavorando su scala settimanale, nel momento in cui le attività finanziarie oggetto di analisi sono date dai soli titoli azionari. Essi sono riassunti nella seguente Tabella 3.9:

Tabella 3.9 - Errori medi ed ampiezze medie ottenuti dagli indicatori di volatilità “classici” nei titoli azionari considerati con time frame settimanale

Considerando i soli valori medi (vale a dire tutti i valori evidenziati in blu nella Tabella 3.9) e rappresentandoli in una unica figura, si ottiene il seguente grafico a dispersione:

148

Figura 3.15 - Rappresentazione grafica dei risultati (aggregati) ottenuti dagli indicatori di volatilità “classici” nei titoli azionari considerati con time frame settimanale

(elaborazione personale ottenuta con il software Microsoft Excel)

Osservando la Figura 3.15 constatiamo un nuovo scenario, differente rispetto ai due visti per gli indici azionari (Figura 3.11, v. Sottoparagrafo 3.5.1) e per i tassi di cambio (Figura 3.13, v. Sottoparagrafo 3.5.2). Ciò evidentemente è confermato anche dalla Tabella 3.9, la quale - in generale - mostra per i titoli azionari valori decisamente superiori rispetto agli stessi quando riferiti alle altre categorie: una circostanza che già avevamo constatato nel momento in cui la nostra analisi si era focalizzata sull'orizzonte previsionale giornaliero. Pertanto, dobbiamo prendere atto del fatto che le previsioni di prezzo riferite ai titoli azionari sono sempre le più complicate, indipendentemente da quello che è l'orizzonte temporale prestabilito. Ciò premesso, nella Figura 3.15 fa sicuramente notizia il posizionamento delle Envelopes, le uniche in questo contesto a garantire performance vicine a quelle delle Projection Bands e delle Standard Error Bands. A tal proposito, è molto rilevante il salto di qualità prodotto dalle Envelopes quando da un orizzonte temporale giornaliero ci spostiamo verso un orizzonte settimanale. Da quest'ultimo punto di vista, infatti, un rapido confronto tra la Tabella 3.9 e la Tabella 3.4 (v. Sottoparagrafo 3.4.3) toglierà al lettore ogni

149

dubbio: mentre tutti gli altri indicatori vedono mediamente più che raddoppiati il proprio errore medio nonché la propria ampiezza media, le Envelopes fanno registrare soltanto un piccolo aumento dell'errore medio. Assumono poi valori piuttosto elevati le Bande di Bollinger; infine, la Figura 3.15 ci mostra come non abbia alcun senso affidarsi ai Canali di Keltner per una previsione a una settimana quando il sottostante è un titolo azionario.

Per ciascun titolo azionario, i valori riportati nella Tabella 3.9 rappresentano la media dei valori ottenuti anno per anno in termini di errore medio e di ampiezza media: essi sono reperibili nell'Appendice I, alla quale si rimanda. Pertanto, in questa sede ci si limita ad alcune considerazioni generali: in tal senso, ritengo interessante riportare i cinque grafici a dispersione degli altrettanti titoli azionari analizzati155. Tali grafici sono riportati nella seguente Figura 3.16:

155

Ribadisco come i singoli valori annuali che mi hanno portato alla costruzione dei cinque grafici contenuti nella successiva Figura 3.16 siano reperibili nell'Appendice I riportata a chiusura del Capitolo 4.

150

Figura 3.16 - Rappresentazione grafica dei risultati (singoli) ottenuti dagli indicatori di volatilità “classici” nei titoli azionari considerati con time frame settimanale (elaborazioni personali ottenute con il software Microsoft Excel)

Ritengo la Figura 3.16 una tra le più interessanti fin qui incontrate. Tale interesse deriva da un fatto che mi ha particolarmente colpito, una evenienza che - fino a questo punto dell'analisi - mai si era presentata o, perlomeno, non in queste dimensioni. Osservando attentamente i cinque grafici a dispersione, allora, non possiamo non notare come ogni titolo azionario rappresenti una sorta di storia a sé: quel che è certo è che nei cinque grafici non ravvisiamo un comportamento, per così dire, ridondante degli indicatori di volatilità “classici”. In un certo senso, l'unica costante è rappresentata dall'inadeguatezza dei Canali di Keltner: al netto di ciò, possiamo identificare ben tre diverse tendenze. Il titolo Apple presenta una certa unicità: innanzitutto, si noti come tutti gli indicatori fatichino maggiormente proprio quando sono chiamati a fornire previsioni con riferimento al titolo Apple: infatti, come si ricorderà dalla Tabella 3.9, in corrispondenza di tale titolo gli indicatori vedono più che raddoppiarsi l'errore medio e l'ampiezza media rispetto a quanto avviene, ad esempio, per i titoli Mc Donald's e Wal-Mart Stores. Ciò non è vero solamente per le Envelopes, le quali - difatti - nel caso di Apple si fanno nettamente preferire rispetto a tutti gli altri indicatori: questo perché pur presentando un errore medio leggermente superiore rispetto all'errore medio delle Projection Bands, l'ampiezza media delle Envelopes è nettamente inferiore rispetto all'ampiezza media delle Projection Bands. Più di qualche analogia vi è poi tra i titoli Boeing e Caterpillar, nei quali si presenta un interessante quadro: se in termini di ampiezza media le Envelopes si fanno preferire, lo stesso si può dire delle Projection Bands se ci focalizziamo sull'errore medio; una via di mezzo, nel vero senso della parola, è rappresentata dalle Standard Error Bands, le quali

151

presentano una ampiezza media inferiore rispetto alle Projection Bands (ma superiore rispetto alle Envelopes) e un errore medio inferiore rispetto alle Envelopes (ma superiore rispetto alle Projection Bands). Infine, con riferimento ai titoli Mc Donald's e Wal-Mart Stores constatiamo una ulteriore situazione diversa. In questi due casi - infatti - le Envelopes perdono terreno, vedendosi scavalcate per la prima volta dalle Bande di Bollinger; non perdono terreno, invece, le Projection Bands e le Standard Error Bands, le cui previsioni per i titoli Mc Donald's e Wal-Mart Stores sono piuttosto simili.

3.5.4 LE COMMODITIES

In questo Sottoparagrafo trovano spazio i risultati fatti registrare dagli indicatori di volatilità “classici”, ottenuti lavorando su scala settimanale, nel momento in cui le attività finanziarie oggetto di analisi sono date dalle sole commodities. Essi sono riassunti nella seguente Tabella 3.10:

Tabella 3.10 - Errori medi ed ampiezze medie ottenuti dagli indicatori di volatilità “classici” nelle commodities considerate con time frame settimanale

152

Considerando i soli valori medi (vale a dire tutti i valori evidenziati in blu nella Tabella 3.10) e rappresentandoli in una unica figura, si ottiene il seguente grafico a dispersione:

Figura 3.17 - Rappresentazione grafica dei risultati (aggregati) ottenuti dagli indicatori di volatilità “classici” nelle commodities considerate con time frame settimanale

(elaborazione personale ottenuta con il software Microsoft Excel)

Come già accaduto nel Paragrafo precedente, anche in questo notiamo una decisa somiglianza tra quelli che sono i risultati ottenuti con i titoli azionari e quelli ottenuti con le commodities: pertanto, anche quando il time frame di riferimento è settimanale (e non più giornaliero), gli indicatori di volatilità “classici” garantiscono grosso modo prestazioni previsionali molto simili nel momento in cui esse riguardino un titolo azionario ovvero una materia prima. La somiglianza tra la Figura 3.17 e la Figura 3.15 (v. Sottoparagrafo 3.5.3) è davvero lampante, di conseguenza rimando alle considerazioni svolte nel precedente Sottoparagrafo.

Per ciascuna commodity, i valori riportati nella Tabella 3.10 rappresentano la media dei valori ottenuti anno per anno in termini di errore medio e di ampiezza media: essi sono reperibili nell'Appendice L, alla quale si rimanda. Pertanto, in

153

questa sede ci si limita ad alcune considerazioni generali: in tal senso, ritengo interessante riportare i cinque grafici a dispersione delle altrettante commodities analizzate156. Tali grafici sono riportati nella seguente Figura 3.18:

Figura 3.18 - Rappresentazione grafica dei risultati (singoli) ottenuti dagli indicatori di volatilità “classici” nelle commodities considerate con time frame settimanale (elaborazioni personali ottenute con il software Microsoft Excel)

Come accaduto analizzando i singoli titoli azionari, anche nel caso delle commodities le stesse mostrano un comportamento degli indicatori di volta in volta differente. In ogni caso, due situazioni sicuramente molto simili fra loro sono quelle riconducibili al Cacao e al Succo d'arancia, dove le Envelopes, le Standard Error Bands e le Projection Bands garantiscono previsioni quasi identiche: le Projection Bands sono l'indicatore che mostra un errore medio

156

Ribadisco come i singoli valori annuali che mi hanno portato alla costruzione dei cinque grafici contenuti nella successiva Figura 3.18 siano reperibili nell'Appendice L riportata a chiusura del Capitolo 4.

154

minore, le Envelopes quello che mostra una ampiezza media minore, mentre le Standard Error Bands si collocano nel mezzo, contraddistinguendosi per un errore medio di fatto identico a quello delle Envelopes e per una ampiezza media parimenti uguale a quella delle Projection Bands. Due ruoli su tre si invertono, invece, nel caso del Petrolio: infatti, se le Projection Bands si confermano l'indicatore con l'errore medio inferiore, nel caso specifico sono le Standard Error Bands a presentare l'ampiezza media inferiore e le Envelopes a posizionarsi in una ideale via di mezzo. Due situazioni a sé stanti sono poi quelle del Mais e del Platino. Il Mais rappresenta l'unica materia prima nella quale vi è un indicatore che si fa preferire in assoluto rispetto a tutti gli altri: stiamo parlando delle Projection Bands, le quali producono previsioni migliori di quelle proprie delle Standard Error Bands e delle Envelopes. Infine, il Platino: in questo caso (e solo in questo caso) le Envelopes non garantiscono la stessa capacità previsionale delle Projection Bands e delle Standard Error Bands, facendo registrare viceversa previsioni molto simili a quelle prodotte dalle Bande di Bollinger.