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Aspetti fonetici e morfosintattic

Aspetti fonetici e morfosintattici dell’italiano LS/L

5.1 I tratti analizzat

5.1.1 Aspetti fonetici e morfosintattic

Sono stati accolti quattro tratti di fonetica perché il livello fonologico è l‟aspetto più immediato di differenziazione e quello che ha interessato maggiormente le dispute sulla lingua. L‟indagine non poteva non occuparsi della neutralizzazione delle vocali e/o aperte/chiuse e dell‟opposizione

sorde/sonore delle s/z scempie intervocaliche che hanno riempito molte pagine

di dibattito nelle gramnmatiche storiche e nei classici sull‟argomento (Lepschy 1977, Lepschy e Lepschy 1981, Galli de‟Paratesi 1984).

Anche gli altri due tratti rappresentano un dubbio non infrequente negli studenti stranieri. Il mantenimento o la caduta della i prostetica,che non sembra un grosso problema per gli italiani, crea ancora difficoltà in ambito LS/L2. Abbiamo ipotizzato due probabili cause: una era che i manuali la presentassero ancora come norma valida e l‟altra che, pur non trovandola esplicitamente trattata nelle grammatiche, coloro che studiano l‟italiano la incontrassero in certi campioni di lingua per lo più letterari e non contemporanei. La prima ipotesi è caduta poiché il tratto non è presente in alcun manuale del campione, non ne viene fatta menzione. La seconda ipotesi resta valida e fa quindi pensare che venga incontrata nei campioni di lingua letterari su cui è condotto l‟apprendimento.

Il tratto limiti all‟incontro della stessa vocale (ed, ad, od) crea anch‟esso dei dubbi perché nello scritto contemporaneo l‟italiano si può incontrare nella forma normativa e in quella di uso alternativamente all‟interno di uno stesso testo, e l‟uso varia da individuo a individuo. In tre manuali si affronta esplicitamente dichiarando la caduta della d eufonica, in uno è considerato facoltativo, in un altro corretto, mentre non vengono date informazioni riguardoal canale. Per il resto, nelle letture e nei dialoghi è abbastanza presente la d eufonica anche in assenza della stessa vocale.

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I tratti morfosintattici sono stati raggruppati.

Il che polivalente connettivo generico con valore temporale, finale, consecutivo, causale, di sogg./ogg., congiunzione di frase scissa, aggettivo interrogativo/esclamativo riunisce i tratti 20 e 22 di Sabatini. Si tratta di uno dei fenomeni che più caratterizzano il parlato rispetto allo scritto, comprende sia i valori di congiunzione che di pronome relativo, mantenuti invece rigorosamente distinti nella grammatica tradizionale, ma comunque non trova una particolare attenzione nelle grammatiche storiche.

Le forme di ingresso o connettivi includono anche ma, e, o iniziali di discorso o di enunciato che Sabatini, nel suo articolo del 1990, aggiunge all‟avverbio allora, segnale demarcativo del discorso.

Questo/quello (anche con qui lì) e lo neutri, raro uso di ciò si riferisce

alla funzione neutra e al rafforzamento dei dimostrativi con qui/lì; sono stati riuniti in questo caso anche i valori di quello sostitutivo dell‟articolo determinativo (nei riguardi di quella ragazza che hai conosciuto); è servito inoltre per registrare la presenza di codesto, non segnalato come toscano o burocratico.

Il tratto risalita del clitico, che riassume l‟analisi della tendenza alla

proclisi pronominale, è stato ampiamente esaminato e descritto anche se non

sempre indipendentemente da altri fenomeni: spesso infatti se ne parla a proposito di quelli di enfasi o della diatesi verbale.

Fra gli aspetti descritti da Berruto sono stati osservati in ci attualizzante anche la prevalenza di ci su vi come avverbio di luogo e la ripresa clitica del pronome ne. Ci è un clitico con molta polisemiticità, non molto documentato nelle grammatiche descrittive, che ha aggiunto al valore locativo quello di oggetto indiretto fino a divenire un rafforzativo di certe forme verbali. Nelle grammatiche contemporanee non viene quasi mai analizzato in questa funzione se non come pleonastico. Unito ad essere e avere quando non hanno funzione di ausiliari, ha assunto grammaticalizzazione: D‟Achille (1990) osserva che si può parlare di ciavere e centrare come nuovi verbi. Sul c‟è presentativo (Berruto 1986).

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I fenomeni di enfasi riuniscono ordini della frase non canonici che servono ad evidenziare o il tema o il rema. Si sono voluti così riunire fenomeni, su cui la terminologia è varia, in considerazione dell‟effetto che producono nella comunicazione (soprattutto orale) sia per motivi pragmatici, come la difficoltà di pianificare il discorso, che testuali. Rispetto al fatto che siano più raramente presenti nello scritto D‟Achille suggerisce che ciò “si può spiegare agevolmente se si considerano le caratteristiche di questo canale, il quale assicura anche visivamente, grazie alla permanenza del segnale, la connessione sintattica all‟interno di ogni enunciato” (1990: 99), ma avverte anche che i testi scritti che normalmente vengono analizzati sono scarsamente situazionali. Dal punto di vista delle grammatiche normative il fenomeno sintattico della dislocazione viene per lo più considerato come un fatto stilistico su cui la censura non si è particolarmente accanita.

La concordanza a senso è un tratto presente anche in altre lingue romanze non frequente nello scritto ma prevalente nel parlato, già discusso dai grammatici dei secoli passati, trattato in Cortellazzo (1972) in relazione all‟italiano popolare, in Sornicola (1981) e altri.

Riguardo al declino del congiuntivo sono stati riuniti il caso del periodo

ipotetico del terzo tipo, reso con il doppio imperfetto indicativo, presente già in

Fornaciari (1981) ma ampiamente trattato (Lepschy-Lepschy 1981, Bruni 1986, Sereianni 1986), retto da verbi estimativi, interrogativi ecc. che, come sottolinea Nencioni (1987), si fa strada “soprattutto per influenza dell‟uso romanesco propagandato dalla televisione”. È in posizione subordinata e forse dovuto all‟ambiguità della forma verbale (ambiguità del resto molto avvertita dagli stranieri).

Non poteva mancare la trattazione dei pronomi soggetto di terza persona

lui, lei, loro su cui la letteratura è ormai vasta25 e che riscuotono il generale consenso nel parlato, rivalutati da Manzoni come si vede nel brano seguente,

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così come del gli dativo unico in cui sono stati riuniti i valori singolari femminili e plurali, ampiamente condannato dai grammatici.

“Ora” disse Tonio, “si contenti di mettere un po‟ di nero sul bianco”

“Anche questa!” disse don Abbondio: “le sanno tutte. Ih! Com‟è divenuto sospettoso il mondo! Non vi fidate di me?”

“come, signor curato! S‟io mi fido? Lei mi fa torto. Ma siccome il mio nome è sul suo libraccio, dalla parte del debito … dunque, giacché ha già avuto l‟incomodo di scrivere una volta, così … dalla vita alla morte …”

(Da “I Promessi Sposi”, Firenze, La Nuova Italia, 1974, p. 141”)

Riguardo alla costruzione impersonale non canonica si è voluto soprattutto rilevare quanto l‟uso toscano e il prestigio di questa varietà trovassero applicazioni nelle scelte deio manuali (noi si va …) ma non sono stati esclusi il tu generico, parlato ma anche di scrittori contemporanei e altri tratti dalla lingua dei giornali.

Lo scarto fra la norma piena che cosa e le altre (cosa interrogativo

[nord], che [sud]informale) ci interessava in quanto altamente funzionale, con

valore quindi pragmatico per le possibilità comunicative degli stranieri ma anche per i valori autonomi che ha assunto.