• Non ci sono risultati.

Il cambio di codice e le forme miste

Il repertorio dell’italiano

3.1 La variazione: tipi e mod

3.1.3 Il cambio di codice e le forme miste

Nel quadro generale del repertorio dell‟italiano, caratterizzati da vari tipi di rapporto tra le diverse varietà dell‟italiano e i vari dialetti, uno spazio signi- ficativo è occupato dalle forme miste dovute a diverse specie di contatto fra i- taliano e dialetto o fra varietà dell‟italiano, e nel caso dell‟italiano L2, fra ita- liano, dialetto italiano, lingua d‟origine. L‟avvicinamento dei dialetti all‟italiano ha prodotto, da una parte, l‟italianizzazione degli stessi, ha provo- cato dall‟altra degli effetti di dialettizzazione dell‟italiano, creando numerose occasioni di cambio linguistico. L‟alternanza di codice viene definita come un cambio di codice o di varietà, all‟interno di uno stesso evento comunicativo e da parte di uno stesso attore sociale, provocato da un mutamento della situa- zione, in particolare dell‟interlocutore o dell‟argomento trattato. Un esempio ci è dato dal frammento (a), relativo ad un‟intervista ad emigrante biellese che, con l‟intervistatore, estraneo, usa l‟italiano, rivolgendosi alla moglie passa al dialetto:

Prima non si chiamava … (alla moglie) Matteo – me ch‟as ciamava

primma? („come si chiamava prima?) (Grassi, Pautasso 1989: 87).

Un altro esempio, riconducibile ad un cambiamento di argomento, è ri- portato nel frammento (b), tratto da Regis (2002-2003: 15), in cui il cambio di codice, dall‟italiano al piemontese, avviene nel passaggio dall‟argomento prin- cipale (compravendita di alcuni insaccati) ad un argomento di contorno (diffi- coltà degli extracomunitari nell‟ambientarsi in Italia):

M. Ce ne sono quanti? Otto etti ci sono? Ne metta ancora due o tre magari … [...] … E‟ che poi hanno le organizzazioni dietro … („Ma povera gente … cer- to‟).

92

La commutazione di codice indica, invece, il passaggio funzionale da un codice all‟altro o da una varietà all‟altra all‟interno del medesimo evento co- municativo e da parte di uno stesso attore sociale, senza alcun cambiamento nella situazione. Si dispone oggi di un lungo elenco di funzioni che la commu- tazione può assumere, di citazione, di specificazione del destinatario (adegua- mento all‟interlocutore a cui si rivolge), di interiezione o riempitivo, di ripeti- zione per chiarificazione o enfasi, di commento per qualificare il messaggio, di personalizzazione con l‟uso del we-code. Esempi di alcune funzioni sono ri- portati nei frammenti (c), (d), (e), (f), tratti, come (a), da interviste con emi- granti biellesi (Grassi, Pautasso 1989). In (c) il cambio indica una citazione al- trui, in (d) un‟autocitazione, in (e) un commento, in (f) un‟interiezione:

l‟han chiamato giù (amici del nonno): adès varda che i e i lavòr, vene giù („adesso guarda che ci sono i lavori, vieni giù‟).

e allora gli (al fratello) ho detto: di-dime sciu ch‟at è manca, i vegh sciu ch‟i

pos fe („Dimmi che cosa ti occorre, vedo che cosa, vedo che cosa posso fare‟). ma s capìs („ma si capisce‟): son nati tutti qui

l‟orario di lavoro, sì … ah! cris-cianìn, cris-cianin („cribbio‟).

Oltre alle funzioni qui riportate, alla commutazione di codice sono state attribuite anche funzioni di riempimento di vuoti lessicali, di chiave scherzosa, di evocazione di un ambiente, di identificazione socio-culturale del soggetto, di riformulazione per autocensura (g), di marcatura di parti significative del di- scorso, soprattutto delle aperture e delle chiusure (h), di allocuzione e appella- zione.

I seguenti frammenti, tratti da interazioni catanesi (Alfonzetti 1992, con adattamenti), attestano alcune di queste funzioni: (g) si riferisce ad una richie- sta di due certificati di residenza a un impiegato, adulto, presso uno sportello dell‟anagrafe, (h) ad una conversazione fra due donne, un‟estetista e una sua cliente.

93

I. C.C. (ripete nome e cognome) Cosa deve fare? La residenza? M. Due certificati di residenza e due stati di famiglia.

→ I. A residenza tutti rui/tutte e due a lei?

M. Due, si … E due stati di famiglia. E quanto pago? I. Lei paga duemila.

L‟impiegato, in un‟interazione che si svolge in italiano, inizia un turno in dialetto, si auto-interrompe e riformula in italiano. La riformulazione è segnata dall‟auto-interruzione che mostra la percezione dell‟errore e l‟inizio dell‟autocorrezione.

E. […] Allora piglia e cifa … Ce ne stavamo andando, ho chiamato F. da lontano (…) Dico “F” (…) “F.” dico “vedi che: saluta, perché ce ne dobbiamo andare”: Dice “Sì, mamma”. Allora lui se ne va, P. torna e mi fa “Senti C., ha detto mia mamma lo: lo puoi lasciare → a F (…)?” Dico “No bo!” … Accussì

idda chiacchiriava → ccu ll‟amica e mme figgi cci faceva u baby ssitter è so figghi! … Capito?

G. E poi manco te l‟ha chiesto lei, che veniva, dice “Lo lasci”, così.

E commenta la richiesta che un‟amica ha fatto alla figlia di occuparsi temporaneamente del figlio piccolo (Accussì idda chicchiriava ccu ll‟amica e

mme figgi cci faceva u baby sitter è so figghi! … Capito? [Così lei chiacchiera-

va con l‟amica e mia figlia faceva la baby sitter ai suoi figli? … Capito?]). Le commutazioni di codice sono considerate normali comportamenti comunicativi, nei quali il passaggio dall‟uno all‟altro dei sistemi svolge una precisa funzione discorsiva, interessando unità testuali e sintattiche di alto li- vello. Le direzioni del cambio possono essere sia verso l‟italiano che verso il dialetto, anche se alcune funzioni, come quelle enfatiche, di commento, sem- brano preferire la direzione italiano → dialetto, altre, come quella allocutiva in contesto formale, seguono la direzione contraria:

94

Cincuntumila liri ogni ddu misi, signora, pìgghiu [Cinquecentomila lire ogni

due mesi, signora, piglio] (Alfonzetti 1992: 165-166).

Ma l‟orientamento dipende innanzitutto dal codice dominante nelle competenze del parlante e dalla formalità del contesto: in alcune interazioni familiari salentine l‟italiano lascia il posto al dialetto proprio in corrispondenza degli appellativi, sia perché i nomi sono spesso dialettizzati, sia perché la con- servazione del dialetto in questi spazi serve a mantenere la coesione interna della rete comunitaria:

(l) hai parlato kul:u „tsi saru? Che cosa ti ha detto? [Hai parlato con lo zio Cesario? Che cosa ti ha detto?]

Un‟altra funzione importante svolta dalla commutazione è la convergen- za conversazionale locale. alcuni cambi, in apparenza mistilingui, non funzio- nali, sono in realtà funzionalmente significativi nella strategia dell‟intera con- versazione, sono mezzi di avvicinamento all‟interlocutore o di distanziamento dallo stesso. Nel frammento (m), relativo ad un‟interazione raccolta in Salento, fra madre (M) e figlia giovane (F), su un regalo da acquistare per il complean- no della nipote, troviamo un continuo altalenare, nel parlato della giovane, fra italiano e dialetto con cui si segnala la convergenza verso il dialetto materno.

(m) M. mam:a mia: povra li mam:i! F. e t∫:e li „ste damu soldi?

M. e ma: non t∫i lu sat∫:u iu t∫i vu‟li k:at:ava nkuna kosa no sat∫u pro- prja t∫e kosa l-adza pi‟g:ja/era pinsata nu lib:ru tu t∫:e dit∫i?

F. nsom:a a djet∫-an:i. „si magari un libro!

M. e t∫e li „po pjat∫e a n.a van:ona di djet∫-an mo:? F. (…) o kwalke videokas:et:a

95

M. non:I li „pja∫unu no-t:i prok:u„pa tu (…) mo ke pas:jamo prima di andare a kasa di tsia … kwel:a ke „sta in via … entrjamo e vediamo ke „sta dentro

F. non t∫i mi „ste pari b:ona sta videokas:et:a a m:e

[M. mamma mia povera mamma! F. e che cosa le stiamo dando?

M. e ma: non lo so io se volevi comprare qualche cosa non so proprio che co- sa devo prenderle/avevo pensato un libro tu che dici?

F. insomma a dieci anni. Sì magari un libro!

M. e che cosa le può piacere a una bambina di dieci anni mo? F. (…) qualche videocassetta

F. no le piacciono non ti preoccupare tu (…) ora che passiamo da zia … quella che sta in via … entriamo e vediamo che cosa c‟è dentro

M. non mi sta sembrando buona questa videocassetta a me ] (Tempesta 2000: 75-76)

Oltre al contatto fra italiano e dialetto il cambio può riguardare un pas- saggio di registro dell‟italiano, una variazione stilistica che può portare a delle vere e proprie cadute di registro. In un‟interazione familiare in italiano collo- quiale fra un adulto (A) e due giovani (B e C), in Salento, abbiamo:

(n) B. si stanca?/chissà la processione a che ora deve uscire? bo? (si parla di una processione del paese alla quale i due giovani vogliono partecipare)

C. alle se (…) A. sei e mezza? B. alle sei!

C. o! io me li fotto tutti i biscotti (avvicina la mano alla bocca) (prende i biscotti che l‟adulto offre)

A. beh! Questi solo infatti … pensavo che ce ne fossero di più! (Tempe- sta 2000: 71).

96

La rilevanza del misto e del cambio di codice, nei comportamenti lingui- stici attuali, traspare dall‟uso, non sporadico, del cambio anche in alcuni nuovi spazi comunicativi, come le chat, in cui si pensava che si sarebbe radicato l‟uso dell‟italiano a scapito del dialetto. Nei dialoghi delle chat sono attestati, invece, in abbondanza, cambi di codice che svolgono, oltre alle funzioni tradi- zionali, altre, tipiche del linguaggio giovanile, come quella meta cognitiva e quella ludica, fino alle forme trasgressive del flame. L‟uso ludico della lingua spiega il numero elevato di espressioni oscene, scatologiche, di imprecazioni e di epiteti ingiuriosi, che hanno, anche nella rete, una funzione aggregativa, di identificazione e di coesione di gruppo. Un esempio ci è dato dai frammenti (o) e (p) tratti da chat-lines, ad accesso libero, dell‟Italia meridionale (lucane, salentine e calabresi (da Grimaldi 2004, con adattamenti).

(o) M. ciao compà D. harnold compà H. WEEEE COM‟PA

M. COM‟PA DaNi/:)hai fatto gli esami oggi?/penso di sì H. MIA SORELLA/HA FATTO/IL TEMA

M. ah non eri tu?

H. SU QUASIMODO […]

M. quasimodo è brutto come lo fanno fare a scuola/ke si fermano a pa- vese poi/e uno esce da un classico senza nemm sapere ki è gadda

M. quasimodo e ci eti quiddu ca stai alla chiesa di Notrè Damè???? [Quasimodo, e chi è? Quello che sta nella chiesa di Notre Dame?????]

Ma si serve della commutazione italiano > dialetto per enfatizzare una parte dell‟enunciato, sfruttando il meccanismo del paradosso e giocando con la chiusura in rima di Notré Damé.

In un altro dialogo il cambio assume un valore perlocutivo, serve a raf- forzare una parte del messaggio, in modo che non possa essere dimenticato:

97

(p) M. senghel lo sai ke ti amo/:* S. anke io tesò/:*

M. […] li Cd/nn ti scurdari [non ti dimenticare] S. stanno pronti/appena ti vedo

M. puru li mia [anche i miei] S. te li do […]

Il carattere ludico, di banter giovanile emerge nella seguente conversa- zione in cui si ritrovano dialetto, italiano, inglese, forme miste, interiezioni, giochi di parole, iterazioni di parole e suoni, trascinamenti grafici che creano un gioco visivo oltre cche linguistico. Il frammento comprende anche dei turni meta cognitivi, in cui i partecipanti alla chat esprimono riflessioni e commenti sulla lingua. B contesta l‟introduzione dell‟inglese da parte di A, che viene in qualche modo costretto a riconoscere di saper parlare il dialetto.

(q) B. ma andrea?

A. sa perz (si è perso)

B. kome sa perz [come si è perso]/ma è nu minkiun [ma è un minchione]/oi ma chi dè su cutrone [oi ma chi c‟è su crotone]

C. ma quannu ti nni nesci i sa casa? [ma quando esci da casa?] B. oi ma ki dè su cutrone [oi ma chi c‟è su crotone]/oi maaaaaaa C. oi maaaaaaa

B. oi mammiceeeee C. oi mammiceeeeeeeeee B. e ki de keeeeeeeeeeeeeeeee

C. oi ma/chide su cutrone [chi c‟è su crotone]/oi ma/oi maaaaaaaaaaaaaa/oi mammiceeeeeeeeee

B. oi mammiceeee C. ahahahahahahah B. hehehe

98

C. am fatt a curva sud [abbiamo fatto la curva sud]

A. A one dream one soul one price one goal one golden glance, of what should be!

B. alè/ha nesciut iddr [se n‟è uscito lui]/in inglese

C. i cristiani ca venanu in trasferta e fannu i turisti [le persone che vanno in trasferta e fanno i turisti]

B. ma parra cutrunis [ma pparla cotronese] C. wax

A. tu pozz „mparar‟u cutrunis [te lo posso insegnare il crotonese]

C. parra com t‟ha fatt mammata [parla come ti ha fatto tua madre]/a viterbo erimu nu 100 e 25 cantavamo e l‟altri appoggiati ara rita a si fare i fotu e a ridi- re!! [a Viterbo eravamo un centinaio e 25 cantavano e gli altri appoggiati (…) a farsi le foto e a ridere]/bell tifosi [bei tifosi].

Oltre alle alternanze e alle commutazioni, conversazionalmente e funzio- nalmente significative, nel parlato si possono trovare degli enunciati mistilin- gui, in cui in una frase iniziata in un sistema vengono inseriti costituenti di un altro sistema senza che sia possibile assegnare al passaggio di codice alcun va- lore comunicativo. La lingua materna del mistilingue, secondo alcuni studiosi, non è né il dialetto né l‟italiano, ma il codice misto.

Sul cambio di codice pesa una valutazione generalmente negativa da par- te dei parlanti. Si rileva in generale una preferenza per la separazione dei due codici e si sottolinea l‟incapacità, da parte di chi usa il misto, vista come una scarsa competenza in una delle due lingue, di usare separatamente i due codici. Si ritiene che siano soprattutto gli anziani e gli adulti ad alternare l‟italiano e il dialetto in uno scenario che vede il dialetto in perdita progressiva di vitalità e la commutazione di codice più che una strategia comunicativa vera e propria, appare un fatto accidentale legato alla scarsa competenza di una generazione prevalentemente dialettofona (Antonini, Moretti 2000). Dai dati di una ricerca

99

condotta in Puglia con l‟applicazione del matched guise10

, risulta che il misto viene valutato positivamente come lingua „familiare‟, stigmatizzato su molte altre dimensioni: non è considerato adeguato per le persone colte, né per la le- zione scolastica, né per la scrittura; il misto non può essere usato per trattare argomenti seri, è sconsigliato per i bambini (De Salvatore 2004).