Cambiamento di sistemi di riferimento
2.6. L’asse istantaneo di moto
Notazione 2.48. Qui S = (O,M) è un sistema di riferimento mobile, e ω: I → R3è la corrispondente velocità angolare.
Usiamo la scomposizione, per ogni f ∈R3,
f = [f]⊥+ [f]k , (2.53) ove [f]⊥ denota la componente di f perpendicolare a ω, e [f]k denota
quella parallela.
Il seguente Teorema in sostanza mostra che il campo di velocità di trasci-namento relativo a S ha modulo minimo su una retta.
Teorema 2.49. Sia ω(¯t)6=0 per un fissato ¯t∈ I. Il luogo dei punti x∈R3ove
|Vt(x, ¯t)|è minimo è la retta di equazione
x= γ(¯t) +λω(¯t), λ∈ R, (2.54) ove
γ(¯t) =XO(¯t) + 1
|ω(¯t)|2ω(¯t)× [vO(¯t)]⊥ . Inoltre su tale retta Vt(x, ¯t)risulta costante e parallela a ω(¯t).
Dimostrazione. Si ha per definizione (vedi la (2.32))
Vt(x, ¯t) = [vO]k+ [vO]⊥+ω(¯t)× [x−XO]. (2.55) La (2.55) mette in evidenza che la componente di Vt(x, ¯t)parallela a ω(¯t)è indipendente da x. Quindi |Vt(·, ¯t)|sarà minimo nei punti ove si annulla la componente di Vt(x, ¯t) perpendicolare a ω(¯t), e solo in quelli, ammesso che essi esistano.
2.6. L’ASSE ISTANTANEO DI MOTO 35
Dobbiamo cioè risolvere l’equazione
[vO]⊥+ω(¯t)× [x−XO] =0 , (2.56) da cui segue
f :=ω(¯t)× [vO(¯t)]⊥ =−ω(¯t)×ω(¯t)× [x−XO]. (2.57) Per il LemmaA.22,
f =|ω(¯t)|2[x−XO(¯t)]⊥ , e quindi, per un λ=λ(x)∈Ropportuno,
x=XO(¯t) + f
|ω(¯t)|2+λω(¯t). (2.58) che è la (2.54).
Viceversa, sia soddisfatta in x la (2.54), ossia la (2.58), ove f è definita come in (2.57).
Allora, usando la definizione di f e ancora il LemmaA.22 si vede che vale la (2.56), e quindi che la componente di Vt(x, ¯t)perpendicolare a ω(¯t)si annulla.
Definizione 2.50. La retta definita da (2.54) si dice asse istantaneo di moto.
Nel caso in cui[vO(¯t)]k =0, la retta si dice asse d’istantanea rotazione. Osservazione 2.51. Nei casi in cui all’istante ¯t esiste un punto solidale P0
in quiete, evidentemente l’asse d’istantanea rotazione al tempo ¯t è la retta
per P0 parallela a ω.
Si noti che l’asse istantaneo di moto è definito solo per gli istanti in cui ω(t) 6= 0. Se questo vale per ogni t ∈ I, introduciamo le due superfici rigate (cioè formate dall’unione di rette)
Σ =nξ ∈ R3|x=
3
∑
i=1
ξiei soddisfi (2.54) per qualche ¯t∈ I e λ∈ Ro,
ΣS =nξ ∈ R3|x= XO(¯t) +
3
∑
i=1
ξiui(¯t)
soddisfi (2.54) per qualche ¯t∈ I e λ∈ Ro.
Definizione 2.52. La Σ [la ΣS] si dice rigata fissa [solidale] del moto diS. Si chiama rigata mobile la superficie mobile
Σm(t) =nX(t) =XO(t) +
3
∑
i=1
ξiui(t)|ξ ∈ΣSo.
In modo forse più intuitivo la rigata fissa [mobile] si può descrivere co-me l’unione delle posizioni dell’asse istantaneo di moto nel sistema fisso [mobile].
Esempio 2.53. Torniamo all’Esempio 2.44, e assumiamo ora che P sia la terna fissa, cosicché zi = ei. Scriviamo poi S = (O,N ), ove O denota l’origine del sistema fisso.
L’asse d’istantanea rotazione all’istante t quindi è la retta per l’origine parallela a ωPN. Dunque la rigata fissa Σ è il cono circolare retto di vertice l’origine, asse di simmetria coincidente con l’asse ξ3e apertura
2 arctgδ
α, δ :=qβ2+γ2;
36 DANIELE ANDREUCCI
assumiamo qui per definitezza che α, β, γ >0.
Il moto diN inMè una rotazione intorno all’asse βu1+γu2. Supponiamo per semplicità che la ternaN sia stata scelta in modo che
w3 = β δu1+γ
δu2.
Quindi w1, w2apparterranno in ogni istante al piano ortogonale a w3, che è generato (per esempio) dai versori
u3, a:=w3×u3= γ δu1− β
δu2.
Si noti che (u3, a, w3) costituiscono una base ortonormale positiva. As-sumiamo di nuovo per semplificare i calcoli che la N fortunatamente
soddisfi (
w1 =cos(δt)u3+sin(δt)a,
w2 =−sin(δt)u3+cos(δt)a. (2.59) (Questa è un’ipotesi sulla posizione iniziale diN.)
Volendo scomporre ωPN nella base N si avrà dunque dalle (2.59) e dalla definizione di w3
ωPN =αu3+δw3 =αcos(δt)w1−αsin(δt)w2+δw3=:
∑
3i=1
ωi(t)wi(t). Perciò
ΣS =nξ ∈ R3|ξ =λ(ω1(¯t), ω2(¯t), ω3(¯t))per qualche λ, ¯t∈ Ro
=nξ ∈ R3 |ξ =ξ1, ξ2,±δ α
q
ξ21+ξ22
; ξ1, ξ2 ∈Ro. Pertanto ΣS è il cono retto di vertice l’origine, asse di simmetria coinci-dente con l’asse ξ3 e apertura
2 arctgα δ .
Invece la rigata mobile Σm(t)è quella copia di questo cono che è solidale con il sistema S, ossia il cono mobile
Σm(t) =nx∈ R3| x= ξ1w1(t) +ξ2w2(t)± δ α
q
ξ21+ξ22w3(t); ξ1, ξ2 ∈Ro.
2.7. Moti rigidi piani
Usiamo qui la notazione della Sezione 2.6.
Definizione 2.54. Il moto diS si dice moto rigido piano se e solo se ω(t)6=0 per ogni t ∈ I, ω mantiene direzione costante e [vO(t)]k = 0 per ogni
t∈ I.
Nei moti rigidi piani l’asse d’istantanea rotazione mantiene direzione co-stante, e su di esso i punti hanno velocità di trascinamento nulla; l’asse si mantiene costante se e solo se il moto è una rotazione. Le rigate del moto quindi sono superfici cilindriche (ossia rigate formate da rette tutte parallele tra di loro).
2.7. MOTI RIGIDI PIANI 37
Per di più dalla (2.32) segue subito che, fissata una retta parallela a ω(t), tutti i suoi punti x hanno uguale velocità di trascinamento Vt(x, t). Nei moti rigidi piani la direzione di ω si mantiene costante, dunque per de-scrivere il campo delle velocità di trascinamento, ossia il moto di S, basta conoscerlo su un fissato piano Π ortogonale a ω.
Supponiamo nel seguito per chiarezza che ω sia parallelo a e3 = u3(t) per ogni t ∈ I, e indichiamo con(yi)[(zi)] le coordinate nel sistema fisso [mobile].
Tutti i punti hanno velocità parallela nulla in ogni istante: dunque se i due piani fisso y3= c1e mobile z3= c2sono sovrapposti all’istante t, saranno sovrapposti per ogni altro istante.
Definizione 2.55. Siano y3 = c1 e z3 = c2 due piani—fisso e mobile—
sovrapposti come sopra. Essi si dicono piani rappresentativi del moto.
La curva intersezione di Σ con il piano y3 = c1 si dice base, e quella inter-sezione di Σm(t)con il piano z3 =c2si dice rulletta.
Il punto intersezione dell’asse istantaneo di moto con un piano rappresen-tativo si dice centro istantaneo di moto (o centro di istantanea rotazione). Esempio 2.56. Consideriamo il moto di un sistemaS con
XO(t) =v0te1, M come nell’Esempio2.24con θ(t) =ωt, ove v0 e ω sono costanti positive. Si ha ω(t) = ωu3, e dunque il moto è rigido piano.
Il campo di velocità di trascinamento quindi è dato da
Vt(x, t) = [vO(t)]⊥+ω× (x−XO(t)) = (v0−ωy2)e1+ω(y1−v0t)e2. Qui le yi denotano le coordinate nel sistema fisso. Perciò l’asse d’istanta-nea rotazione ha equazioni, nel sistema fisso,
y1 =v0t, y2 = v0 ω .
La rigata fissa è perciò il piano y2 =v0/ω, e la base è la curva y2 = v0
ω , y3 =0 , se scegliamo come rappresentativo il piano y3=0.
Esprimendo le coordinate zi nel sistema mobile in funzione delle yi si ottiene
z1= (y1−v0t)cos ωt+y2sin ωt , z2=−(y1−v0t)sin ωt+y2cos ωt , z3=y3.
Le equazioni dell’asse di moto sono dunque nel sistema mobile z1= v0
ω sin ωt , z2 = v0
ω cos ωt .
Perciò la rigata solidale ΣS è il cilindro circolare retto di centro l’origine e raggio v0/ω:
ΣS =n(zi)|z21+z22= v
20
ω2 o,
38 DANIELE ANDREUCCI
e quella mobile è il cilindro
Σm(t) =n(yi)| (y1−v0t)2+y22= v
20
ω2 o.
La rulletta è la circonferenza
(y1−v0t)2+y22 = v
20
ω2 , y3 =0 .
Esempio 2.57. (Compasso ellittico) Il sistema mobile S = (O,(uh)) si muova in modo che, definito il moto solidale
XB(t) =Lu1(t), L>0 , valgano
XO(t) =α(t)e2, XB(t) =qL2−α(t)2e1, u3(t) =e3.
Si lascia al lettore di giustificare il nome di compasso ellittico (o ellissogra-fo) attribuito al segmento solidale OB.
Calcoliamo invece la velocità angolare ω; dalle informazioni date si ha subito
u1(t) = OB−→
L = 1 L
q
L2−α(t)2e1−α(t)e2
,
u2(t) = 1 L
α(t)e1+qL2−α(t)2e2 . Quindi dalla relazione (2.15) si ha
ω(t) =ω3(t)u3= du1
dt (t)·u2(t)u3=− ˙α(t)
pL2−α(t)2e3, dato che ω1=ω2=0 seguono dalle (2.14) e (2.16).
Il centro istantaneo di moto K potrebbe essere trovato scrivendo il campo di velocità di trascinamento come nell’Esempio 2.56. Usiamo invece il seguente argomento, che va sotto il nome di teorema di Chasles: dalla (2.29), e dal fatto che vK =0, segue che per ogni moto solidale XP vale
vP =ω× [XP−XK]. (2.60) Pertanto XP−XK è ortogonale alla velocità vP, ossia K appartiene alla retta per P ortogonale a vP. Applicando il ragionamento per P= Oe per P = B si vede quindi che K deve essere il punto intersezione delle due rette corrispondenti costruite come sopra, ossia deve essere il punto
XK(t) =qL2−α(t)2e1+α(t)e2, (2.61) che è un vertice del rettangolo con i lati sugli assi che ha OB come
diago-nale.
2.8. UNA DEFINIZIONE ALTERNATIVA DI VELOCITÀ ANGOLARE. 39
2.8. Una definizione alternativa di velocità angolare.
SiaM = (uh)una terna mobile. Scriviamo
ove quindi A = (aih) è la matrice di cambiamento di base di Teorema A.12; dunque A−1= Ate pertanto
0=dI dt = d
dt(AtA) =A˙ tA + AtA =˙ A˙tA + (A˙tA)t.
Dunque ˙AtAè una matrice antisimmetrica, e per il TeoremaA.21esiste un vettore c tale che A˙ tAx=c×x, per ogni x∈R3. una qualunque funzione solidale conM. Si ha ovviamente
dg Per l’unicità della scomposizione di un vettore in una base si deve avere
˙gi=
3
∑
j=1
λj˙aji. Usando ora l’OsservazioneA.14, si ha
λj=
3
∑
k=1
ajk(t)gk(t), per cui alla fine si ottiene
˙gi(t) =
Questo dimostra che la funzione vettoriale ω :=csoddisfa la richiesta del Lemma 2.19.
La proprietà di unicità dello stesso Lemma implica che questa definizione di ω equivale alla precedente.
Ben poche cose di Omega sono piacevoli.
ROBERT SHECKLEY, Gli orrori di Omega
CAPITOLO 3