DALLE TEORIE ALLE PRATICHE DELLA RETE
4.3 L'ASSISTENTE SOCIALE NELLA RETE
I lavori appena trattati e le ricerche sull'importanza della Social Network Analysis e delle teorie del capitale sociale danno lo spunto all’assistente sociale per riflettere su come cambiare il proprio operato, puntando su miglioramenti delle proprie capacità.
Riprendendo la riflessione sul capitale sociale, possono essere individuati i seguenti tipi di legami:
1. legami di tipo bonding, riguardano le relazioni fiduciarie che si instaurano
all'interno di determinati gruppi sociali omogenei che possono essere la città, il quartiere o anche un gruppo familiare; solitamente si intendono le relazioni familiari ed amicali;
2. legami di tipo bridging, sono le reti fiduciarie tra i membri appartenenti a
gruppi diversi, insieme eterogenei di persone che permettono il contatto tra ambienti socio-economici e culturali diversi;
3. legami di tipo linking, attengono alle relazioni di fiducia verticali che
collegano gli individui, o le reti sociali a cui appartengono, a persone o gruppi che si trovano in posizione di potere diverso (la società politica, la società commerciale, quella civile, il no profit)
Il capitale sociale si esprime in queste tre diverse forme di relazione, che dipendono dalla diversa natura delle aggregazioni sociali in una comunità territoriale. I legami di tipo bonding sono particolarmente preziosi per una comunità territoriale quando formano la base che crea un secondo tipo di relazioni, quelle di tipo bridging, in cui le relazioni economiche, sociali e politiche sono caratterizzate da fiducia reciproca e diffusa tra i membri della società al di fuori dei legami familiari. Lo sviluppo della comunità può avvenire se si attivano relazioni di tipo linking, di aggancio con le istituzioni, che riconoscono come interlocutori verso le quali si attivano per ottenere risultati di decisioni di politica nuova e adeguate.
a) includere una o più persone o un gruppo all'interno di un determinato contesto sociale operando in modo da aumentare la densità delle connessioni sociali tra individui e gruppi, orientandosi verso la generazione sia di legami “linking che di legami di tipo “bonding”;
b) favorire l'accesso a determinate risorse favorendo i contatti con ambiti sociali eterogenei e con maggiore risorse a disposizione, orientandosi verso la generazione di legami “bridging” e di tipo “linking”.
I legami di tipo bonding tendono a produrre servizi e beni per il proprio gruppo, utilizzando modalità autosufficienti e di autogestione , procurando benessere per i membri del gruppo; mentre i legami di tipo bridging incidono in maniera più allargata e complessa sulla comunità territoriale, esprimono gli interessi dei vari membri della comunità e per questo rappresentano un aspetto importante per il lavoro del servizio sociale, in quanto permettono la diffusione delle informazioni e delle risorse. Non è da sottovalutare che l'operato dell'assistente sociale per essere efficace deve preceduto da interventi di politica sociale che riducano le ambivalenze e gli effetti paradossali sui processi e rafforzano il capitale sociale nelle sue diverse forme. Infatti i legami di tipo linking si esprimono in azioni politiche coordinate tra le reti associative e per questo è un legame risolutivo se produce uno sviluppo della comunità equilibrato.
In una logica di rete, l'assistente sociale deve agire da “mediatore” (broker), attivando legami-ponte ed agendo nell'interesse di operare una qualche forma di controllo sulle risorse che vengono scambiate tra gli individui, facendo riferimento alla teoria dei “vuoti strutturali” che considera le distanze comunicative e relazionali che si stabiliscono tra gruppi, che segnano l'assenza o la scarsità di connessioni. Pertanto colmando i vuoti mediante la costruzione di connessioni tra attori appartenenti ai diversi versanti del vuoto, si produce capitale sociale attraverso legami ponte, così definiti da Granovetter. Il ruolo del broker può essere svolto dall'assistente sociale, realizzando la mediazione tra il proprio mandato istituzionale e sociale e nel controllare le risorse. Nella sua funzione di tessitura della rete, immaginare l'assistente sociale come unico hub
della rete è sbagliato, anzi l'operatore dovrebbe individuare ulteriori hub sui quali trasferire il compito di connettere altre zone della rete, per rendere la rete meno debole e più solida.
Di fronte ad una rete frammentata e disconnessa , l'operatore sociale dovrebbe aumentare le connessioni mediante la creazione di legami deboli tra individui ed individuare possibili soggetti che possono svolgere il ruolo di connettori (hub) di aree disconnesse; successivamente con l'attivazione di legami-ponte che possono consentire l'afflusso di risorse di diverso tipo , per poi giungere alla creazione di una rete di tipo multi-hub o di una rete con caratteristiche definite centro-periferica, in cui i tipi di legami bonding, bridging e linking sono bilanciati.
L'assistente sociale dovrebbe coinvolgere l'utente nell'assunzione del compito di hub, (tessitore di reti), ma gli individui con ridotte risorse si potrebbero trovare in difficoltà, per questo il compito dell'operatore dovrebbe essere quello di accompagnare i soggetti in queste attività di identificazione delle reti ed elaborare le opportune strategie di relazione. Ma tali soggetti che si trovano in situazione di sofferenza sono inseriti in reti di relazione caratterizzate da vuoti strutturali e dunque con minori opportunità di bridging.
Pertanto all'assistente sociale si prefigurano due funzioni: quella di accompagnamento e quella di assunzione di responsabilità, che si devono negoziare all'interno delle relazioni istituzionali dei servizi.
In questa riflessione l'assistente sociale dovrebbe superare l'ottica diadica “operatore-utente” e privilegiare le dinamiche di interazione tra attori diversi in un orizzonte più vasto di interazioni (triadi, clusters, comunità, reti), in quanto rappresentano nodi strategici all'interno delle reti.
Per apprestarsi a fare ciò, l'assistente sociale dovrebbe , oltre che individuare le risorse da impiegare per il raggiungimento di un determinato obbiettivo e connetterle tra loro, promuovere una lettura critica dei processi sociali, e proporre strategie effettive di coinvolgimento ed inclusione di fasce di popolazione marginalizzate e stigmatizzate.
Secondo Salvini, l'assistente sociale che desidera adottare praticamente la prospettiva del modello di rete dovrebbe tenere presente i seguenti passaggi che vengono trattati da Pescosolido e Levy, per cui non esiste una modalità standard per acquisire informazioni dagli attori o per mappare le relazioni di rete: le autrici suggeriscono che un'analisi esaustiva delle reti sociali sia degli utenti che della comunità, deve concentrarsi su tre caratteristiche fondamentali:
• struttura • contenuto, • funzioni
Ciò significa porsi di volta in volta all'interno i tre livelli di analisi: “lo studio della struttura si riferisce alla dimensione complessiva
della rete, alla multiplex, all’intensità delle relazioni all'interno della rete; il contenuto si riferisce alla qualità e ai caratteri sostanziali delle reti sociali, come ad esempio la natura delle risorse che fluiscono nelle reti (come il “sostegno sociale”); infine le reti possono essere utili ad una certa varietà di funzioni, con il supporto emotivo, l'aiuto strumentale, il monitoraggio e la valutazione.” (Pescosolido e Levy, 2002)
Alle tre dimensioni Hill propone di aggiungere anche quella legata all'analisi dei processi, che riferisce:
“alle articolazioni in reti primarie o secondarie, in particolare delle reti familiari, di vicinato, amicali e comunitari e agli attributi dei nodi e agli elementi di contesto in cui si collocano le reti” Hill 2002, p.237-241
Un altro suggerimento che propone il Salvini, per l'utilizzo dell'analisi delle reti sociali all'interno del servizio sociale, viene delineato da Davies che propone tre obietti da perseguire, quali:
1. “descrizione: qual è la situazione attuale delle reti degli utenti in
determinate coordinate spazio/temporali e prima dell'attivazione di un intervento;
2. prescrizione: : come si dovrebbero modificare le caratteristiche strutturali, funzionali e processuali relative alla reti per operare cambiamenti;
Un altro approccio suggerito è lo studio delle reti egocentrate, che è quello più indicato per l'analisi del sostegno sociale all'interno delle reti primarie e secondarie e per monitorare l'evoluzione delle reti nel caso in cui si persegua il fine di generare legami di tipo bonding. Invece per lo studio più preciso delle configurazioni di rete e le loro componenti, si può utilizzare l'approccio delle analisi delle reti complete, mediante strategie di bridging e di linking.
Nell'attività quotidiana dell'assistente sociale possiamo quindi distinguere due possibili direzioni per il lavoro di rete: con la prima si tende rafforzare e sostenere le reti sociali già esistenti, mediante l'accrescimento delle risorse e con la seconda si rivolge l'attenzione alle attività di costruzione/ricostruzione delle reti di sostegno o di attivazione, mediante l'interconnessione di nodi o clusters della rete. Tali strategie si diversificano a seconda del tipo di bisogno espresso dagli individui e dalle comunità. (Salvini 2012).
CONCLUSIONI
Nel presente lavoro di tesi, sono state illustrate le opportunità fornite dalla messa in pratica delle teorie dell'analisi di rete sociale e di capitale sociale, con riferimenti a casi di studio in Inghilterra, come risposte alla crisi delle politiche sociali e ai nuovi bisogni emergenti.
Partendo dall'analisi delle politiche di welfare attuate in relazione ai cambiamenti portate dalla crisi socio-economica, sono stati presentati vari contributi che hanno evidenziato come tali politiche non si siano evolute rispetto alle richieste, sia come tipologie di interventi, sia come modalità di lettura dei bisogni. Infatti l'analisi degli indici socioeconomici ha rilevato come i processi di marginalità ed esclusione siano aumentati e differenziati nelle cause, parallelamente ad una diminuzione della disponibilità economica per gli interventi.
In questo contesto vari autori hanno esaminato l'operato dell'assistente sociale esprimendo la necessità di rivederne il ruolo: andare oltre l'applicazione degli schemi di aiuto / risposta diretta alle richieste, in modo da essere più attivi nella comprensione dei fenomeni sociali e nell'attuazione di interventi efficaci e sostenibili.
Come è stato sperimentato in alcune realtà estere, l'applicazione dell'analisi di rete e delle teorie del capitale sociale, viene vista come una opportunità per valutare meglio la situazione relativa ad un individuo o, meglio, di una comunità e quindi andare a definire politiche ed interventi preventivi (per esempio nel mantenimento o rafforzamento del capitale sociale esistente), ovvero correttivi (ad esempio nel modificare o ristabilire legami di rete). In altre parole, andando ad agire sulle cause che bloccano o inibiscono processi di aiuto, o di
prevenzione, che la rete sociale potrebbe mettere a disposizione e sostenere nel tempo.
Ripensando anche alla propria esperienza sul campo come assistente sociale, è quindi importante iniziare ad implementare anche nella realtà italiana questi approcci per i benefici che potrebbero portare, nei termini di ottimizzazione delle risorse e di efficacia degli interventi. Questo può essere fatto dal singolo assistente sociale, a patto che gli strumenti e le politiche sociali a disposizione siano aggiornati. Infatti se i metodi derivanti dall'analisi di rete e del capitale sociale possono ormai essere considerati consolidati nella comunità dei sociologi e degli assistenti sociali, bisognerà fare altrettanto con i legislatori e gli amministratori, ovvero con i soggetti deputati nella definizione delle politiche sociali, in modo che siano recepiti e resi disponibili per la pratica quotidiana degli operatori sociali.
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