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NUOVI ORIENTAMENTI TEORICO-METODOLOGICI: RETI SOCIALI E CAPITALE SOCIALE

IL RUOLO DELL’ASSISTENTE SOCIALE

2.3 NUOVI ORIENTAMENTI TEORICO-METODOLOGICI: RETI SOCIALI E CAPITALE SOCIALE

In campo sociale si adotta il termine rete per indicare

“l’insieme delle opportunità sociali, un sistema di servizi di aiuto al

singolo e alla comunità, gruppi di volontariato che creano una serie di supporti finalizzati all’aiuto” (Ferrario, 1992).

La rete richiama a qualcosa non di statico, di fisso o immodificabile, ma a qualcosa di incredibilmente dinamico, modificabile e suscettibile di continui

cambiamenti, aggiustamenti, uscite ed entrate di nuovi componenti che la formano.

Come ricorda la Ferrario:

“la rete ha valenze e funzioni diverse, vuoi culturali, in quanto conferisce

il senso di identità sociale attraverso lo sviluppo dell’appartenenza, vuoi strutturali e funzionali, poiché può fornire aiuti e sostegni per il fronteggiamento di diversi bisogni . Le reti possono allargare gli orizzonti relazionali dell’individuo, offrirgli risorse e possibilità, che da solo altrimenti non avrebbe, ma al tempo stesso possono portare ad ingabbiarlo, rinchiuderlo in una cerchia stretta di legami, che anziché arricchire l’individuo, forniscono per impoverirlo.(Ferrario 1997)

La rete può divenire un vero e proprio sistema di supporto sociale (Folgheraiter, 2002) per l’individuo, offrendogli aiuto e sostegno emotivo, aiuto strumentale, consigli e istruzioni. In tal senso potremmo distinguere una rete dai legami deboli più orientata a fornire sostegno strumentale e una rete dai forti legami dove preponderante è la componente rivolta al supporto emotivo e all’attaccamento affettivo. Una possibile definizione di supporto sociale, è quella che lo intende come:

“sistema di risorse o beni in gran parte non intenzionali o automatici,

(tra i quali calore affettivo, vicinanza, senso di appartenenza, di sicurezza) che arrivano al soggetto per il semplice fatto di ritrovarsi collocato in una data rete di relazioni sociali” [...]

“ogni utente, come ogni persona, in parte tesse volontariamente la sua rete, […] in parte la padroneggia e in parte ne è dominato o addirittura prigioniero. […] La rete costituisce un passaggio obbligato per capire la persona e le sue difficoltà, per aiutarle in un percorso di autonomizzazione e di costruzione di un rinnovato rapporto con l'ambiente che può passare dalla rete.” Da questa citazione, la rete costituisce uno strumento valutativo, un patrimonio di risorse che possono essere utile nel processo di aiuto e il luogo privilegiato dell'intervento.”(Ferrario 1997, p.149-150).

Prendere sul serio il lavoro di rete significa, dunque introdurre:

“nella logica dei servizi sociali gli elementi essenziali della logica di

rete” (Sanicola 2001, p.50);

nella configurazione organizzativa attuale gli assistenti sociali non sono posti nelle condizioni di applicare il metodo di rete, come non sono pronti per il lavoro di comunità. Si tratta di adottare un atteggiamento mentale orientato a “pensare in rete” e, si aggiunge, a “pensare le reti”, al fine di superare le logiche autoreferenziali

ristrette, sia in termini di organizzazione dei servizi, sia in termini di “raggio “ degli interventi. (Salvini 2012, p.17)

I principi fondanti del lavorare in rete sono a supporto di un obiettivo di professionalizzazione delle competenze dell'operatore che si assume il ruolo neutro per cui ad una domanda di aiuto non deve corrispondere l'offerta di un servizio, ma l'accoglienza del problema,

“un luogo umano, una persona o un ambito o una comunità che dia

senso, il senso che l'altro si attende di poter vivere, come possibilità di riconoscimento e di reciprocità” (Sanicola 2009, p.46)

In questa prospettiva la professionalità è immaginata nella veste di un operatore che non prende in carico i bisogni e i bisognosi, ma che favorisce e permette la presa in carico, da parte di ambienti competenti nel riconoscimento dell'altro come persona.

Una differenza, tra:

“reti primarie, che costituiscono un unità relazionale e si

caratterizzano per l’avere come contenuto delle interazioni intercorrenti affetto e/o affinità, e reti secondarie, che si distinguono in formali e informali e si riferiscono a delle istituzioni o dei gruppi che forniscono un supporto all’individuo di diversa natura” (Sanicola 1995).

Nel lavoro sociale il termine rete è stato molto utilizzato, soprattutto in relazione al lavoro con gli utenti, i gruppi, le comunità e all’interno dei servizi. Nei servizi sociali, si riferisce all’insieme delle metodologie e delle tecniche di servizio sociale professionale, che possono essere riconducibili a diverse esigenze dell’operatore sociale nella pratica del suo lavoro: il lavoro di rete risponde alla necessità di intervenire nell’ambiente e nel contesto di vita della persona, in modo da comprenderne sia i significati che essi rivestono per il soggetto, sia per definire il loro ruolo nella richiesta d’aiuto presentata.

Conoscere infatti il mondo relazionale e ambientale del soggetto, il suo contesto di appartenenza diviene fondamentale per l’andamento dell’intero processo di aiuto. Intervenire in, per e con la rete diviene l’ambito privilegiato di operatività in quanto si parte dalla consapevolezza e che ogni problema è sempre

di natura e origine sociale e relazionale. Infatti ogni bisogno, richiesta è spesso l’esito della mancanza e/o dell’inadeguata risposta da parte dell’insieme delle relazioni che fanno parte della vita del soggetto che presenta la domanda di aiuto. Le reti sociali sono dunque prese in considerazione perché influiscono in modo rilevante nel determinare il benessere dei membri della società: le reti sociali contengono valori che contribuiscono a determinare la “ricchezza” individuale e collettiva, espressa in beni relazionali. Ogni attore sociale usufruisce di tale ricchezza in modo diverso in base alla proprie “capacità relazionali” o allo propria capacità di investimento. Il capitale sociale consiste negli elementi relazionali come la fiducia, fatta di aspettative reciproche; l'interesse e i vantaggi individuali che pure sono cercati e devono essere valorizzati come espressioni di un bene condiviso, in cui consiste il capitale sociale.

Il Capitale sociale è la risorsa che si produce sulla base della configurazione delle relazioni a rete tra gli individui in un dato contesto.

La teoria del capitale sociale è molto ampia e discussa, oggi essa si colloca adeguatamente all'interno del dibattito sulla crisi della società civile e dei processi che operano verso un forte indebolimento dei legami sociali.

Il concetto di capitale sociale può ricondurre ad un pensiero più ampio di riflessione legato al principio di comunità e al bisogno che spinge i singoli individui a ricercarsi in un gruppo sociale,.

Tale concetto si veste di una connotazione diversa in ogni specifico territorio anche se può essere inteso come l'insieme di aspetti, recapiti come reti di relazioni interpersonali, norme sociali ed istituzionali formali ed informali che aiutano le persone ad agire collettivamente rendendo migliore il benessere sociale e arricchiscono la crescita e lo sviluppo del suo essere comunità.

Il Servizio sociale, proprio in forza al suo mandato, ha la possibilità di attivarsi per rinnovare e trasformare questo capitale facendosi organizzatore, anche indiretto, d'azioni specifiche per favorire la nascita e l'incremento di processi collaborativi e concertati tra le unità associative, assumendo un importante ruolo di mediazione tra le parti politiche e la cittadinanza.

CAPITOLO 3