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5. Immigrazione e sofferenza psichica

6.1. Servizi di presa in carico

6.1.4. Associazione DiverSa/Mente

Come abbiamo appena visto per Sokos, anche l’Associazione DiverSa/Mente è composta unicamente da volontari, è dunque un’associazione che lavora privatamente, stipulando piccole convenzioni con istituzioni pubbliche ed enti privati, per permettere la presa in carico dei pazienti da essi segnalati. Vediamo più nello specifico come funziona il percorso di presa in carico:

Succede che ci contattano le associazioni, le comunità... ci contattano chiedendoci che... proponendoci di potere pensare alla presa in carico di una situazione: un ragazzo, una ragazza, un uomo, una donna, una famiglia....e allora la nostra abbiamo strutturato un setting per cui io raccolgo una richiesta poi… poi dopo si vedono gli operatori, si cerca di capire bene qual è la domanda e... in alcuni momenti abbiamo già invitato gli operatori al gruppo clinico e nel gruppo clinico abbiamo analizzato già insieme questa domanda e cercato la risposta e nel tempo questo è stato un pochino più complesso perché le domande erano un po' troppe quindi c'era una prima scrematura poi io la porto al gruppo clinico nel gruppo clinico si cerca di analizzare che tipo di domanda è, e... e chi è disponibile. Chi è disponibile come tempo e anche come sensibilità, come interesse a quella situazione... e che setting si può utilizzare. La persona contatta l'operatore, gli operatori, cerca di capire bene tra domanda, da chi viene, dal ragazzo, dalle persone, perché, per come, e così si inc... si individua un setting e si comincia a lavorare. Si cercano di fare delle convenzioni, che sono, non lo so... per tot incontri, generalmente sono dei pacchetti di incontro perché di solito si funziona così, piccole convenzioni e... basta, questa è più o meno la... una struttura; l'altra struttura che c'è un approccio libero delle persone che vengono, possono rivolgersi all'associazione perché lo vedono sul sito, e possono... e lì si stabilisce un contributo... eee... diciamo... ma la modalità con cui poi si analizzano i casi è la stessa, dopo di che, quindi c'è un'analisi nel gruppo clinico prima delle domande e poi in itinere mano a mano che le situazioni che ognuno di noi può avere e non sempre è possibile farlo tutte, però insomma più o meno è questo. Poi abbiamo fatto un grosso lavoro con una... il Servizio Sociale Minore di San Lazzaro e con il Servizio Sociale Minore di San Lazzaro, dopo aver sensibilizzato molto le operatrici, le assistenti sociali, le educatrici, il servizio ci ha conosciuto cioè un lavoro lungo eee... di anni proprio, perché avevamo aperto un... cioè avevano, il comune ci aveva dato la possibilità di aprire uno spazio gratuito di consultazione, però non... non è venuto son venute pochissime persone, quindi abbiamo lavorato molto con gli educatori, con le assistenti sociali, mano a mano per loro hanno cominciato a venire qualche qualche persona e abbiamo creato una convenzione attualmente di due anni per potere lavorare e qui abbiamo un lavoro abbastanza strutturato... cioè vediamo... nel senso che non è che lavoriamo all'interno del servizio, insomma, su domanda per qualche caso specifico, sia seguendo il caso con il setting che di volta in volta identifichiamo, sia lavorando con le operatrici, lo facciam sempre questo... Questa è più o meno la situazione. (2, psicologa psicoterapeuta, Associazione DiverSa/Mente)

L’intervistata analizza diversi aspetti del suo lavoro e del lavoro all’interno dell’associazione. In primo luogo, l’utenza che si rivolge all’associazione rappresenta l’unione di quella che invece ha a che fare con i servizi visti in precedenza, in quanto ci sono due strade di accesso: quella in autonomia, per quelle persone straniere che, venendo a conoscenza dell’associazione, decidono di fare richiesta di presa in carico; o, in alternativa l’accesso tramite segnalazione effettuata da operatori di comunità o da parte del Servizio Sociale Minori di un comune in provincia di Bologna con cui è in atto una convenzione. Anche quest’ultimo dettaglio è molto significativo, in quanto è importante il fatto che vi sia una collaborazione fra pubblico e privato in questo specifico ambito, non molto comune e che permette di condividere risorse e competenze di diverso tipo. Un ulteriore elemento che si differenzia da quanto precedentemente analizzato è l’aspetto economico, se si paragona alle altre due associazioni di volontariato di cui abbiamo parlato poco fa (Sokos e

Approdi): DiverSa/Mente prevede infatti il pagamento di un contributo che va a carico dell’ente presentante il paziente, nel caso questi sia accolto in una struttura di accoglienza, o a carico dell’utente stesso, se questi si è rivolto in autonomia all’associazione. Infine, l’intervistata sottolinea che è l’intero gruppo clinico a compiere una valutazione dei casi che vengono presentati, contesto in cui si prendono delle decisioni sul tipo di approccio da seguire, quale sarà lo psicoterapeuta che si occuperà del caso e altri dettagli tecnici. Anche in questo caso, come già visto in altre situazioni, la collaborazione con gli operatori dell’accoglienza diventa un elemento cruciale per poter offrire una risposta migliore ai futuri pazienti: per questo motivo è necessario un confronto preliminare in cui si possano individuare bisogni e strategie per la presa in carico.

Per capire più nello specifico come si realizza un percorso di presa in carico, vediamo un esempio concreto di una paziente che ha fatto domanda in autonomia all’associazione:

Allora… Vedo una paziente messicana … però lei eeee… ha seguito un altro percorso cioè… lei è una

studentessaaa e si trova in italia per un’altra questione per studiare… ha contattato… eee… il…

l’associazione via internet eee siccome parlava spagnolo e io sono l’unica terapeuta che parla spagnolo viene da me la vedo da… Dieci mesi… dieci… più o meno… la vedo regolarmente da dieci mesi […] Allora lei ha inviato un messaggio alla nostra casella di posta… è sempre la coordinatrice del gruppo

clinico che si mette in contatto per capire un po’ insomma e poi la coordinatrice fa presente a i… diciamo i partecipanti del gruppo clinico e si vede caso per caso in questo caso essendo io l’unica che parla spagnolo ma poi si vede anche lì quanti casi abbiamo insomma no?... Si vede... Questa ragazza ha dei colloqui direi settimanali, eh? Una volta a settimana uhm? Però ultimamente… sì sì sono una volta a settimana. (1, psicologa psicoterapeuta, Associazione DiverSa/Mente)

I passaggi seguiti in questo caso sono diversi: in primo luogo la paziente ha richiesto, attraverso il sito internet dell’associazione, di poter iniziare una terapia, è stata poi ricontattata dalla coordinatrice del gruppo clinico, la quale, dopo aver approfondito un minimo la situazione della ragazza, ha presentato il caso all’intero gruppo clinico. La decisione successiva di quale fra gli psicoterapeuti presenti all’interno dell’associazione è stata in questo caso quasi obbligata, in quanto si è deciso di seguire il criterio linguistico: la psicologa intervistata, la cui madre lingua è lo spagnolo, sarebbe stata infatti molto facilitata nel sostenere i colloqui con una paziente che parlava la stessa lingua, senza dover ricorrere a un mediatore. Si sottolinea dunque in questo caso la scelta di favorire una relazione più diretta fra terapeuta e paziente, senza dover intercorrere a una mediazione. Vi è poi un’indicazione relativa alla durata della terapia e alla frequenza, che abbiamo visto variare di servizio in servizio. In questo caso la paziente ha un appuntamento settimanale, ed è in terapia da dieci mesi nel momento in cui è stata realizzata l’intervista. Ci vengono dati ulteriori dettagli sulla durata media dei percorsi di presa in carico:

[…] Per un pacchetto di.... per un numero di... di sedute e diciamo e… come si dice... proseguibile in

qualche modo, e però non sono mai stati in, per la maggior parte non sono stati interventi molto lunghi nel tempo, nel senso che magari si fanno, non so di cinque colloqui, più cinque, più cinque, eeeh... dieci, più dieci, più dieci massimo, insomma più o meno dipende... dipende è un po' variabile, è un po' variabile

anche dai fondi, dalle realtà, dai bisogni dalla necessità, da tante cose insomma... (2, psicologa psicoterapeuta, Associazione DiverSa/Mente)

Emerge quindi una durata complessiva non particolarmente lunga, che dipende molto dai finanziamenti a disposizione oltre che dalla valutazione complessiva che viene fatta caso per caso. Anche il numero di pazienti presi in carico in contemporanea dai vari membri dell’associazione non è eccessivamente alto, in quanto gli psicoterapeuti si occupano principalmente di altro a livello professionale, e quindi dedicano una parte del loro “tempo libero” per portare avanti le attività dell’associazione.

Poi nel tempo sono cominciate ad arrivare delle maggiori possibilità di affrontare delle... situazioni cliniche e quindi con il tempo soprattutto negli ultimi anni l'attività è stata più consistente, quando io dico consistente non è che parlo di grandi numeri, parlo di pochissimi numeri perché noi siamo tutti professionisti che lavoriamo tantissimo, che dedichiamo una parte del nostro tempo a questa attività insomma. Quindi se ognuno delle socie attive che non siamo tantissimo quelli che prendono in carico i pazienti, ha ogni tanto...ha un paziente a volta, non di certo questo insomma...quindi i numeri non sono altissimi, potranno essere non so in contemporanea, 5, 6, 7 situazioni... poi magari cambiano... (2, psicologa psicoterapeuta, Associazione DiverSa/Mente)

Come sottolinea l’intervistata, i numeri sono davvero esigui, se si pensa a quanti avrebbero bisogno di servizi come questo. Quanto affermato non vuole togliere alcun merito ad un’associazione composta da volontari che compiono un lavoro extra rispetto a quanto già fanno nella vita di tutti i giorni con pazienti con altre caratteristiche e altre storie, ma vuole piuttosto evidenziare quanto sarebbe necessaria l’esistenza di altri servizi che in maniera più sistematica affrontassero problematiche di questo tipo. Un’altra intervistata sottolinea infatti la difficoltà legata ai numeri delle richieste:

Noi abbiamo noi associazione abbiamo una convenzione con San Lazzaro no? E quindi anche lì si lavora

con operatori, assistenti sociali… però ci inviano tantissimi casi, tanti anche le comunità e i progetti SPRAR. Uhm? Tantissimi e questo ci mette anche un po’ in difficoltà... (1, psicologa psicoterapeuta,

Associazione DiverSa/Mente)

Come abbiamo visto nel primo capitolo, in cui abbiamo cercato di delineare l’entità delle situazioni di disagio psichico delle persone immigrate, il bisogno di servizi come quelli analizzati è grande, ma, come queste intervistate sembrano suggerirci, la presa in carico non sempre è garantita per tutti, per questioni numeriche.