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5. Immigrazione e sofferenza psichica

6.1. Servizi di presa in carico

6.1.5. Progetto Casper

Il Progetto Casper nasce da fondi elargiti dal Consorzio Arcolaio, composto da varie cooperative, in questo caso in particolare si è vista la partecipazione di Società Dolce e da Piazza Grande Società Cooperativa Sociale. Per rimanere nel focus di questa ricerca, è stata intervistata solo una psicoterapeuta che lavora per questo progetto, quando in realtà le figure professionali afferenti ad

esso sono estremamente variegate (come abbiamo già visto ci sono mediatori, antropologi, operatori, ecc.), si riporta dunque una visione in parte ristretta del lavoro che tale progettualità può realizzare. Un primo elemento da sottolineare è che Casper sia una realtà del privato sociale, per la quale sono stati stanziati fondi, è stato pubblicato un bando, vi lavorano persone stipendiate: tutti questi sono elementi che si discostano dalle forme di intervento previste dalle Associazioni di volontariato precedentemente analizzate, permettendo dunque un più ampio margine di respiro e di intervento.

L’intervistata spiega che ci sono due modalità in cui può svolgere il suo lavoro, la prima riguarda la collaborazione con il Servizio di consultazione culturale:

Ci sono due modalità diverse, [la prima, all’interno del Servizio di consultazione culturale] le

segnalazioni arrivano a R. [psicoterapeuta del Servizio di consultazione culturale], R.... le guarda... decide se... A R. arrivano tutte le segnalazioni, sia psichiatriche sia psicologiche, quindi richiesta di un supporto psicologico sia richiesta di un supporto psichiatrico, se è un supporto psichiatrico viene vista dall'équipe di... in cui c'è S. [psichiatra del Servizio di consultazione culturale], e c'è anche R., perché fa da ponte tra le équipe psico e l'équipe "psichi" (ride), che però questa cosa l'abbiamo ideata tipo da un mese, da meno di un mese, quindi è molto molto nuova e... perché prima eravamo talmente tante persone in una équipe, che vedevamo le persone ma noi eravamo in dieci e non aveva proprio s... c'è eravamo proprio troppi. E quindi abbiamo deciso di deci... di scindere in modo che anche... da alleggerire sia S., ma anche per poter vedere contemporaneamente più persone perché altrimenti... quindi R. fa una prima scissione sulla base della richiesta che viene fatta dagli operatori, quando fanno la ri... quando compilano la richiesta di segnalazione... quindi R. invia le richieste... c'è mi dice, c'è questa persona che ha richiesto un supporto psicologico, la vediamo e... dopo che facciamo uno due colloqui insieme decidiamo se la continuiamo a seguire insieme, tipo il ragazzo di ieri stiamo continuando a seguirlo insieme, se lo... lo seguo ioda sola o lo segue lui da solo. E possono... le motivazioni... possono essere diverse, magari una situazione più problematica ha più senso vederla insieme, magari... è una donna e non ha piacere comunque... anche a livello culturale è molto difficile raccontare certe cose con un uomo quindi viene data a me oppure il contrario, un uomo è meglio se... lo segue lui. (3, psicologa psicoterapeuta, Progetto Casper)

La collaborazione appare in evoluzione, con la previsione di modalità nuove di attuazione per usare al meglio le forze a disposizione. Si può notare come la flessibilità nella composizione di dispositivi clinici, nella gestione delle risorse presenti fra i vari progetti, sia in questo caso un grande punto di forza. Emerge infatti che la possibilità di suddividere la macro équipe in due équipe più piccole abbia permesso in primo luogo di creare un setting più adeguato alle necessità dei pazienti, in quanto prima il rischio era che il setting fosse troppo allargato e la relazione terapeuta-paziente venisse intaccata, in secondo luogo si apre così la possibilità di prendere in carico un numero maggiore di pazienti, cosa che, come abbiamo visto, è un aspetto importantissimo.

L’intervistata riprende in un secondo momento il discorso sui suoi diversi ambiti di azione, approfondendo la variabilità del suo operato e accennando anche alla sua seconda modalità di intervento come già anticipato nel precedente estratto di intervista:

Quando sono dentro Casper, in generale ora a prescindere da questo ragazzo... faccio cose, tante cose diverse, ecco faccio progetti diversi, quindi c'è la collaborazione col Centro... Centro di Consulenza etnopsichiatrica, con S. e R. e le persone che vedo lì da sola o comunque con R. arrivano dalle

segnalazioni che vengono fatte al Centro di Consultazione e quindi le seleziona R., e quindi diciamo che è R. che tiene un po' le fila... e mette i colloqui, gestisce l'incontro con gli operatori, con le strutture... e quello è un pezzo, poi faccio invece un altro pezzo ehm... tipo i casi di cui non ti posso parlare [per segreto professionale] (ride) li seguo invece direttamente con un'assistente sociale, ed è l'assistente sociale che ha richiesto la mia presenza, ed è un'assistente sociale di ASP, Servizio alla Persona. Tendenzialmente, questa cosa non è ancora molto chiara, fino a qualche tempo fa le segnalazioni

dovevano arriva… sembrava che le segnalazioni arrivassero dai servizi, nell'ultima riunione invece ci

hanno detto che è un po' più libera e che quindi possono segnalare anche altri, però in realtà adesso il progetto Casper è conosciuto solo dai servizi, quindi alla fine è un po' un gatto che si morde la coda, non lo conosce nessun'altro, le segnalazioni arrivano solo da lì. (3, psicologa psicoterapeuta, Progetto Casper)

La seconda modalità è quindi quella di essere chiamata, in quanto psicologa di un progetto che lavora su un target piuttosto specifico, da chi lavora all’interno di ASP, Azienda Pubblica di Servizi alla Persona, o, potenzialmente da qualsiasi altro ente privato o servizio pubblico. Viene però evidenziata una difficoltà: il progetto pare non essere conosciuto se non all’interno di ASP (ovvero una parte specifica dei servizi sociali bolognesi), rendendo molto limitante l’effettivo intervento dei professionisti che si vedono coinvolti solo da una piccola parte delle realtà che potrebbero effettivamente avere bisogno di questo tipo di competenze e servizi. L’intervistata sottolinea che il problema non è legato (o almeno non solo) a una mancata pubblicizzazione del servizio potenzialmente erogabile:

Anche per quanto riguarda il servizio sociale del territorio, quindi non che lavora con i migranti, anche lì ci dovrebbero conoscere, sono state fatte delle riunioni per presentare il progetto Casper, quindi non per presentare la psicologa di Casper, ma presentare tutto il progetto, perché come ti dicevo Casper non è solo la psicologa, c'è ci sono mediatori culturali, ci sono operatori, educatori e... però... sono pochissimi i servizi del territorio che chiedono il supporto di Casper... (silenzio). (3, psicologa psicoterapeuta, Progetto Casper)

La psicologa non aggiunge altro sulle possibili motivazioni che impediscono (non si sa quanto in maniera voluta e quanto più inconsapevolmente) la collaborazione con altri tipi di servizi, causando così un mancato utilizzo di risorse molto preziose e che renderebbero più proficuo l’intervento di tante altre figure professionali e di tanti altri progetti. Un’ipotesi per quanto riguarda il Servizio Sociale Territoriale è che il personale, già sovraccaricato da troppe responsabilità, un numero troppo elevato di utenti da seguire e troppa burocrazia da gestire, sia dunque in difficoltà nel prendersi carico di uno strumento innovativo, per forza di cose poco noto, e che renderebbe necessario un investimento di tempo e competenze perché la collaborazione diventasse utile. Per quanto riguarda invece altri enti, in particolare privati, è abbastanza probabile che la ragione di mancate richieste di consultazione e cooperazione sia legata a una scarsa (o nulla) conoscenza del Progetto Casper.

Andiamo ora a vedere qual è la durata media del percorso terapeutico previsto da questo progetto:

Allora a me è stato dato il mandato di una decina di incontri ma sia io sia S.P. [collega psicoterapeuta]... dipende un po' dalle situazioni, c'è non... a me non è mai capitato di dire... basta finito, dieci incontri basta. E... Va beh anche perché adesso ho delle situazioni talmente fresche che non ci sono neanche

arrivata (ride) però neanche S.P. che li ha passati dieci incontri, perché lei ha iniziato prima di me... è flessibile, però di prassi dovrebbe essere un progetto mirato, breve. Quindi non è una presa in carico... una terapia, ma più un supporto psicologico, dovrebbe essere. (3, psicologa psicoterapeuta, Progetto Casper)

A differenza di quanto visto per la maggior parte dei progetti precedentemente analizzati, in questo caso non è previsto un percorso di psicoterapia vero e proprio, ma piuttosto, come abbiamo appena letto, un supporto psicologico che ricopre un arco temporale piuttosto breve, di qualche mese all’incirca. È significativo però che il mandato di cui la psicoterapeuta parla, non venga seguito in maniera estremamente rigida: è infatti possibile prolungare di qualche incontro il percorso, nel caso in cui si ritenga necessario un proseguimento dell’intervento, senza essere costretti a lasciare il paziente a prescindere dall’andamento della terapia impostata.

Un ultimo elemento da sottolineare è che questo servizio potrebbe potenzialmente avere come target di presa in carico non solo persone che vivono in accoglienza, ma, per i limiti di utilizzo delle risorse progettuali di cui abbiamo appena parlato, nella pratica gli utenti del servizio coincidono quasi totalmente con quelli che si rivolgono al Servizio di consultazione culturale (quindi unicamente persone immigrate residenti in strutture di seconda accoglienza) o beneficiari seguiti da assistenti sociali di ASP settore protezioni internazionali o minori, che si occupano anche in questo caso quasi esclusivamente di persone che vivono in accoglienza. Si evidenzia quindi ancora una volta il fatto che, pur avendo a disposizione risorse preziose, queste non vengano in questo momento sfruttate quanto potrebbero, aspetto che si auspica verrà rivisto e modificato con l’affermarsi del progetto e cercando di farlo conoscere il più possibile nelle diverse realtà territoriali.