• Non ci sono risultati.

5. Immigrazione e sofferenza psichica

6.1. Servizi di presa in carico

6.1.3. Associazione Sokos

Sokos è un’associazione che si rivolge a tutti gli stranieri non in possesso di un regolare titolo di soggiorno in Italia, e offre prestazioni mediche gratuite di diverso tipo, non solo psicologico. Già da questa breve descrizione si evince che il target al quale fa riferimento questo servizio è in parte diverso da quanto analizzato sinora: se i primi due si rivolgevano unicamente a persone che vivono in accoglienza (quindi principalmente richiedenti asilo), ad un servizio di questo genere vi si può rivolgere qualsiasi straniero che non sia in possesso di documenti, e le cui storie di vita potranno essere estremamente variegate. Lo psicoterapeuta appartenente ad una sotto-équipe di Sokos, ovvero quella di psicologia transculturale, spiega quali sono i passaggi per accedervi:

Allora, diciamo che in generale a Sokos i pazienti arrivano in autonomia, mentre invece al... all'équipe psicologica, i pazienti arrivano inviati dai medici [di Sokos], quindi diciamo che è il paziente, chiamiamolo così, viene per un problema medico, una volta che incontra il medico, se il paziente stesso lo chiede, o se il medico si rende conto che magari c'è bisogno, che il paziente ha bisogno di un intervento di tipo psicologico poi ce lo segnala, ci fa... ci compila una scheda di invio, si chiama, poi noi richiamiamo il paziente, con una serie di dati e... tra cui anche il cellulare e noi a quel punto contattiamo il paziente e lo vediamo. Qualche volta.. all'équipe psicologica arrivano i pazienti anche da altre associazioni... da altri... no associazioni, altri enti, per esempio una comunità che sa che esiste Sokos, pensa che un suo utente abbia bisogno... di un intervento psicologico e allora, magari ci contatta direttamente, chiama la segreteria, cioè non passa dal medico. Però il 90% dei.. dei pazienti arriva dai medici. C'è passa prima dal medico e poi viene da noi. (4, psicologo psicoterapeuta, Associazione Sokos)

I medici afferenti all’associazione giocano quindi un ruolo importante quanto delicato: devono essere preparati nel saper trattare, gestire e soprattutto riconoscere, persone che potrebbero soffrire di un qualche tipo di sofferenza psichica. Proprio a questo riguardo l’intervistato aggiungerà in seguito che “la riunione di gennaio la dobbiamo dedicare a, invece, a... a una formazio... a organizzare un incontro di formazione degli psicologi per i medici, per i nostri medici, perché a

volte i nostri medici sono in difficoltà quando vedono pazienti che hanno bisogno di un supporto psicologico, su come gestire... l'invio...”. Un ruolo importantissimo che merita quindi la giusta cura e le giuste attenzioni.

Per quanto riguarda la durata della terapia, l’intervistato sottolinea che:

Non c’è uno standard. Ehm… dipende molto da… dai documenti nel senso che comunque i documenti fissano una… una data a partire dalla quale si comincia a pensare alla fine che ripeto può arrivare anche un anno un anno dopo. Non lo so. Di un paziente che riesci in un qualche modo ad agganciare ehm…. Un paziente di questo tipo un paio d’anni secondo me ci può stare. Cioè facciamo comunque dei lavori

lunghi, tieni anche conto che li vediamo una volta al mese quindi due anni in termini di numero di

incontro non sono tantissimi… pero sì non sono mesi ecco, non sono due o tre mesi. Sono robe che vanno dall’anno… un anno, due anni… (4, psicologo psicoterapeuta, Associazione Sokos)

L’ottenimento dei documenti, che come abbiamo visto precedentemente è spesso un elemento che migliora notevolmente le condizioni di salute delle persone, diventa in questo specifico progetto l’elemento che determina la fine del percorso terapeutico. O meglio, come ci tiene a sottolineare l’intervistato, l’inizio della fine: l’essere in possesso di un documento non vuole infatti dire che necessariamente il percorso debba essere interrotto improvvisamente, senza poter dare una conclusione a quanto iniziato, ma diventa lo stimolo per tirare le fila di quanto affrontato e iniziare a prevedere di terminare quanto avviato. Anche in questo caso la durata della terapia non è prefissata, ma dipende dalle esigenze del paziente e dal suo status giuridico appunto. Indicativamente si aggira però intorno al paio d’anni, con una cadenza di incontri non particolarmente ravvicinata per un motivo ben specifico:

Niente l'ho visto [un paziente italiano] per... diversi mesi, forse anche un anno, un anno e mezzo, e... ed è stato anomalo anche perché... l'ho visto tutte le settimane, nel senso che di solito qua i pazienti li vediamo meno raramente, perché spesso li vediamo non nel... non solo il terapeuta con il paziente, ma spesso c'è il mediatore, perché magari il paziente non parla benissimo italiano, a volte c'è l'antropologo, quindi c'è un sacco di gente e metterli d'accordo tutti e vedersi tutte le settimane è impossibile, quindi spesso ci si vede una volta al mese, invece essendo io e lui e potendo io in termini di tempo ci siamo visti tutte le settimane.(4, psicologo psicoterapeuta, Associazione Sokos)

Si può così notare che l’approccio teorico, ovvero la ferma convinzione che siano necessarie diverse figure nel percorso di presa in carico, ha delle influenze sugli aspetti pratici, cioè una riduzione del numero di incontri, a differenza di quanto è successo nell’esempio riportato dall’intervistato in cui, eccezionalmente, era stato seguito un paziente italiano che aveva quindi potuto frequentare il servizio ogni settimana, dovendo accordarsi unicamente con lo psicoterapeuta.

Si evidenzia infine che i professionisti lavorano all’interno dell’associazione a titolo volontario, elemento che implica dei limiti di disponibilità temporale, come si capisce da quest’ultimo breve estratto.