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2. I L MATERIALE INEDITO DA T URRIS L IBISONIS S TUDIO A RCHEOLOGICO

2.3 S TUDIO ARCHEOLOGICO DEI MATERIALI

2.3.1 Le associazioni ceramiche

Le classi attestate con l’analisi dei contesti ci mostra un quadro eterogeneo di materiali locali e di importazione, che comprende ceramiche da mensa, da trasporto, da cucina e da illuminazione112.

Le unità stratigrafiche più antiche esaminate sono le US 3025 e 3032 da Via delle Terme e l’US 2026 del Molo di Ponente (Grafici 1-2)113. Come accennato prima, le prime due hanno avuto una formazione relativamente circoscritta, mentre l’US del Molo di Ponente è un diacronico strato di saturazione di un collettore fognario in disuso, e ha

110 Si ritiene fondamentale questo passaggio, poiché risulta fortemente fuorviante qualsiasi metodo che contempla la pesatura o il conteggio indiscriminato dei frammenti ceramici, e i calcoli di rappresentatività che ne derivano. Per raggiungere un dato quantitativo più vicino alla reale composizione del corredo ceramico in uso nei contesti, è stato calcolato il Numero Medio di Forme, ottenuto dalla media matematica tra il Numero Minimo e il Numero Massimo di esemplari ricostruiti

111 La sequenza completa di tutti i frammenti studiati si trova nel catalogo finale 112 Per esigenze di sintesi si riportano i riferimenti ai materiali datanti più importanti

113 Le ceramiche del Molo di Ponente sono state studiate da Gavino Canu, nell’ambito della elaborazione della tesi finale per la Laurea triennale in Scienze dei Beni Culturali, Università degli Studi di Sassari. Tesi dal titolo “Instrumentum Domesticum. La ceramica tardo antica di uso quotidiano. Lo scavo del Molo di Ponente a Porto Torres”. Anno accademico 2010/11

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Daniela Deriu, Le produzioni ceramiche da fuoco tardoantiche-altomedievali dai siti della Sardegna Settentrionale. Indagini morfologiche, cronologiche, archeometriche. Tesi di Dottorato in Archeologia, Università degli Studi di Sassari quindi un indice di residualità maggiore114. Per entrambe comunque, il nucleo datante dei materiali riconduce alla fine del IV-inizi del V secolo d.C. Il quadro offerto dalla quantificazione non si discosta sostanzialmente dalle tendenze evidenziate per i contesti Mediterranei coevi. A prevalere tra il materiale fine da mensa, sono le merci africane. La Sigillata Africana C è attestata dalle forme Lamboglia 40bis e Hayes 62 A115, mentre la produzione D è presente con le forme Hayes 59, Hayes 61B, Hayes 90116 e Atlante I, tav.

XXXVIII, 2.

Grafici 1-2. Associazioni ceramiche delle Unità stratigrafiche più antiche

Alcune unità stratigrafiche dal Terminal Portuale e da La Piccola offrono invece una ricostruzione per il la prima metà del V secolo (Grafico 3). Sono tutti depositi creatisi a seguito di frequentazione a scopo insediativo, obliterati da strati di crollo e rinterro che ne hanno preservato le caratteristiche di contesto chiuso. Nelle US 1146 e 1147 del Terminal Portuale si nota ancora la prevalenza delle merci provenienti dall’Africa rispetto alle altre produzioni, soprattutto nei corredi da mensa, con la Sigillata africana D. Sono

114 La presenza di ceramica a Vernice nera e Sigillata Italica in questa US é da ricondurre alla età di fondazione del sistema strutturale, tra i più antichi rinvenuti nella Città, di cui faceva parte il collettore fognario

115 Atlante I, tav. XXVIII, 10 e Atlante I, tav. LIV, 8-9

Daniela Deriu, Le produzioni ceramiche da fuoco tardoantiche-altomedievali dai siti della Sardegna Settentrionale. Indagini morfologiche, cronologiche, archeometriche. Tesi di Dottorato in Archeologia, Università degli Studi di Sassari note le forme Hayes 50B e Hayes 93B117; Atlante tav. XXXIV, 5 con decorazione Atlante I Tav. LVIII (a), 8. Anche tra le anfore prevale il fronte africano, con il tipo Africana grande, mentre alcune pareti costolate riportano a contatti con le aree Orientali. La ceramica da cucina prodotta in Africa è presente in forma residuale, e si attarda con un frammento di pentola con fondo piano riconducibile alla produzione Late Roman

Cooking Ware. Dai coevi strati de La Piccola, US 2054 e 2066, provengono

esclusivamente materiali da cucina, ceramica comune e anforacei, legati all’identità fortemente domestica del vano-cucina da cui provengono. Qui l’elemento datante è stato determinato dalla relatività fisico-stratigrafica e dalle forme già note di ceramica grezza da fuoco.

Grafico 3. Le associazioni ceramiche delle Unità stratigrafiche della prima metà del V secolo d.C.

Per la 2° ½ del V e parte del VI secolo, i contesti rappresentativi provengono ancora da Via delle Terme, dal Terminal Portuale e da La Piccola. I depositi di abbandono e obliterazione di un vano identificato al Terminal Portuale, le US 1150, 1152

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Daniela Deriu, Le produzioni ceramiche da fuoco tardoantiche-altomedievali dai siti della Sardegna Settentrionale. Indagini morfologiche, cronologiche, archeometriche. Tesi di Dottorato in Archeologia, Università degli Studi di Sassari e 1154 hanno conservato prevalentemente ceramica grezza da fuoco, seguita dai prodotti africani da mensa. Tra la Sigillata D, molti esempi del vaso a listello Hayes 91 B, della scodella Hayes 103B e della scodella Hayes 93B118. La maggior parte delle anfore sono di origine africana, prevalentemente Africana Grande e Spathia, ma è presente anche un frammento riconducibile alla LR1, e uno all’anfora di Empoli, forse residuale, cosi come sono residuali i pochi frammenti di ceramica Africana da Cucina (Grafico 4).

Dell’US 3017, il potente deposito che obliterava il vano mosaicato di Via delle Terme, è già stato reso noto il contesto ceramico, indispensabile per datare le fasi successive all’abbandono del complesso monumentale119. Si tratta di un deposito molto potente e con una residualità importante, tuttavia il corpus del materiale datante ha consentito di restringere la cronologia della sua formazione al periodo compreso tra il V e il VI secolo d.C. (Grafico 5).

Grafici 4-5. Le associazioni ceramiche delle Unità stratigrafiche di V-VI secolo

Gli strati più tardi presi in esame provengono dal sito de La Piccola e coprono tutto il VI secolo e oltre, fino ai primi del VII secolo d.C. Sono le US 7006, US 2024. 2003, 2026, 2012, 2011 (Grafici 6-7). A caratterizzarli sono le forme più tarde della Sigillata africana D, in particolare i vasi Hayes 94, Hayes 99, Hayes 91 D, Hayes 103, Hayes 105,

118 Rispettivamente Atlante I, tav. XLVIII, 13; Atlante I, tav. XLV, 7; Atlante I, tav. XLVII, 1-3 119 Boninu, Pandolfi (a cura di) 2012, note 6 e 7, p. 380

Daniela Deriu, Le produzioni ceramiche da fuoco tardoantiche-altomedievali dai siti della Sardegna Settentrionale. Indagini morfologiche, cronologiche, archeometriche. Tesi di Dottorato in Archeologia, Università degli Studi di Sassari Hayes 109120, Atlante I, tav. XLVII, 1 e Atlante I, tav. LI, 9-10. Le anfore sono principalmente africane, e anche qui è presente un minimo indice di residualità, dato dall’uso intenso e diacronico dell’area da cui provengono gli strati.

Grafici 6-7. Le associazioni ceramiche delle Unità stratigrafiche di VI-inizi VII secolo d.C.

Prendendo ora in esame il solo materiale da cucina, sono state selezionate tra le US studiate alcune che, per le caratteristiche di formazione e per lo stretto taglio cronologico, possano mostrare diacronicamente il rapporto quantitativo intercorso tra le diverse produzioni identificate a Turris Libisonis. Il Grafico 8, al di la del dato quantitativo della singola produzione, identifica nel momento tra la fine del IV secolo e gli inizi del IV, la lenta inversione nelle presenze della Ceramica Africana da Cucina, e il conseguente incremento della produzione Grezza da Fuoco, che domina in maniera crescente almeno ancora agli inizi del VII secolo d.C.. Il passaggio tra IV e V secolo è il periodo ultimo di convivenza sostanziale delle due produzioni, in cui i dati quantitativi sono concorrenziali. La crisi della produzione Africana a patina cinerognola e ad orlo annerito, come già detto, culmina nella prima metà del V secolo con la sparizione quasi totale della classe dai contesti mediterranei, ma non dall’area di produzione121. La diminuzione e l’assenza di una classe cosi comune e diffusa nei secoli precedenti, non sembra però interferire sulla quotidianità della Colonia, e immediatamente si diffonde una classe completamente

120Atlante I, tav. LI, 11; Atlante I, tav. LI, 1-2,4; Atlante I, tav. XLIX, 7-8; Atlante I, tav. XLV,7; Atlante I, tav. XLIII, 7; Atlante I, tav. CV,10

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Daniela Deriu, Le produzioni ceramiche da fuoco tardoantiche-altomedievali dai siti della Sardegna Settentrionale. Indagini morfologiche, cronologiche, archeometriche. Tesi di Dottorato in Archeologia, Università degli Studi di Sassari diversa, esteticamente e tecnicamente. Questo aspetto, su cui si ritornerà nella parte conclusiva, non può non essere legato a incisivi cambiamenti a livello Mediterraneo nella tecnologia delle cucine, nelle tecniche stesse di cottura e nella tipologia dei cibi.

Grafico 8. Le produzioni da cucina nei contesti esaminati, dalla fine del IV ai primi del VI secolo d.C.

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