New International Epic?
3) Attitudine populaire
Per capire cosa intenda Wu Ming per “cultura popolare - pop” conviene riferirsi alla sua definizione:
In Italia per "cultura popolare" si intende di norma quella folk, preindustriale o comunque sopravvissuta all'industrialismo. "Cultura popolare" sono i cantores sardi o la tarantella.
165 300, Zack Snyder, USA 2006.
166 Wu Ming 1, Allegoria in Guerra, www.wumingfoundation.com
167 Cfr Roy Menarini, Dieci idee sul cinema americano 2001-2010 , Le Mani, Recco, 2010. Ventuno per undici, fare
cinema dopo l’11 Settembre, a cura di Leonardo Gandini e Andrea Bellavita, Le Mani, Recco, 2008.
168 Troy, Wolfgang Petersen, USA 2004. 169 Alexander, Oliver Stone, USA GB 2004.
170Pirati dei caraibi-La maledizione della prima luna, Gore Verbinski, USA 2003. -Pirati dei caraibi-La maledizione
del forziere fantasma, Gore Verbinski, USA 2006.- Pirati dei caraibi-Ai confini del mondo Gore Verbinski, USA 2007, Pirati dei caraibi-Oltre i confini del mare, Rob Marshall, USA 2011.
171 Avatar, James Cameron, USA 2009.
57 Chi usa l'espressione in un contesto differente, di solito si riferisce a quella che in inglese si chiama "popular culture". Qui da noi siamo soliti definirla "cultura di massa”.173
Tra il termine cultura di massa e cultura popolare esiste poi una sfumatura di significato che non sempre viene colta, ossia:
Cultura di massa indica come viene trasmessa questa cultura, vale a dire attraverso i mass media; cultura popolare pone l'accento su chi la recepisce e se ne appropria. Di solito, quando si parla del
posto che la tale canzone o il tale film ha nella vita delle persone ("La senti? È la nostra canzone!"), o di come il tale libro o il tale fumetto ha influenzato la sua epoca, si usa l'espressione "popular culture". 174
In proposito è d’obbligo citare il più famoso testo italiano sull’argomento:
Apocalittici e integrati di Umberto Eco175. Già negli anni sessanta, infatti, si comincia
a parlare di cultura di massa con una divisione tra pro e contro, fra bene e male. Eco si pone di fronte al problema in maniera diversa: una volta riconosciuto che la cultura di massa è propria di regimi democratici, con un istruzione diffusa e un’ampia rete comunicativa , si chiede …
“dal momento che la presente situazione di una società industriale rende ineliminabile quel tipo di rapporto comunicativo noto come insieme di mezzi di massa, quale azione culturabile è possibile per far sì che questi mezzi di massa possano veicolare valori culturali?”176
La new epic si pone proprio in questo senso nei confronti della cultura popolare, superando il conflitto e rivelandosi integrata, ma non per questo in posizione passiva, rispetto alla domanda del consumatore-fruitore.
Gli autori del movimento, oltre a indirizzarsi verso una diffusione e recezione popolare, prelevano a piene mani dalla stessa cultura pop, riconoscendola come fonte di stimolo continuo a partire dall’immaginario collettivo. Fumetti, televisione, romanzi gialli (moltissimi dei romanzi new epic sono gialli e noir), di fantascienza, e fantasy. Gli spunti di ricerca forniti da Eco sono ormai immagazzinati dall’operatore culturale, anche grazie a una precedente presenza di autori che già erano orientati in questo senso dagli anni Ottanta.
300 è tratto dall’omonimo albo di Frank Miller e Lynn Varley del 1998 edito dalla
casa editrice Dark horse, specializzata in fumetti per “adulti” e di nicchia e famosa per aver introdotto sul mercato i fumetti tratti dai film (come Star Wars). La graphic
novel 300 narra la storia de la battaglia delle Termopili e della guerra persiana, ma la
sua prima fonte d’ispirazione non sono tanto i libri di storia bensì il tipico peplum anni sessanta L’eroe di Sparta177 (The 300 Spartans), di Rudolph Matè. Tra l’altro
l’albo si presenta già con un taglio cinematografico usando il formato cinematografico 16:9, wide screen.
173 Wu Ming, Introduzione a Henry Jenkins, Cultura convergente in www.wumingfoundation.com 174 Ibidem.
175 Umberto Eco, Apocalitti e integrati, Bompiani, Milano, 2013. 176 Ivi, p.47.
58 Si tratta quindi di un film che si propone come possibile best seller178, tratto da un fumetto di successo, a sua volta ispirato ad un film popolare.
300 però, fin dall’anteprima alla cinquantasettesima Berlinale179, si indirizza anche un
pubblico colto, grazie ad un’accurata ricerca storica, alla visionarietà delle immagini e alla perizia della tecnica, capaci di scuotere qualsiasi spettatore:
film che scaraventa l'immaginario oltre l'ostacolo, esattamente come si fa con il cuore in cerca di coraggio... Zack Snyder è un calligrafo della dinamica dei corpi e 300 ne è la prova in vitro: spazio e tempo del racconto e della visione si traducono in un concetto puramente grafico, la realtà di scenari, corpi, luci, gesti, colori è manipolata a priori, non come effetto speciale, ma come norma espressiva. Siamo al di là della performance di Sin City, perché qui la tensione figurativa non rimanda alle geometrie delle chine, ma ridonda in scenari di una pura e semplice visionarietà, dove sfondi e figure vengono manipolati nel loro stesso destino di astanti. La portata è notevole, va detto, ma anche interlocutoria: sostituisce la materia all'immaginario, cerca una collocazione nello spazio e nel tempo della nostra esperienza estetica, ambisce a un contatto con la parte bassa della nostra percezione e attinge alla trasparenza del digitale. 300 è cinema fuori di sé, probabilmente ancora inconoscibile, dunque intoccabile.180
Si tratta quindi di un tipo di cinema nuovo “fuori di sé”, ancora un oggetto indefinito (UNO) e degno di studio.
4) Rifiuto del tono distaccato e dello sguardo "gelidamente ironico" predominante nel romanzo postmoderno (detto la conditio sine qua non).
L’opera di Miller si è rivelata una fonte essenziale per il cinema degli ultimi anni181:
Daredevil di Mark Steven Johnson (2003), la trilogia del Batman di Nolan (2005,
2008, 2012), Sin City ( Robert Rodriguez 2005, con un secondo capitolo annunciato per 2014), e 300 appunto. Si tratta di un autore che tra i propri propositi ha quello di scavare nell’ancestrale rintracciando la struttura mitica nel fumetto americano, e trova una forma narrativa potente nel monologo-voce off (che abbiamo già riconosciuto come strumento epico e straniante).
La forza della narrazione si mescola quindi con lo spettacolo visivo, il che lo rende perfetto per il cinema. La violenza, talvolta al limite dello splatter, e le atmosfere dark si adattano all’esigenza di un realismo contemporaneo, sporco ed inquieto che, già notato nell’elaborazione de Il Signore degli anelli, qui si rivela con una forza ancora più estrema avvicinandolo al pulp anni Novanta, ma mortalmente serio, del tutto privo dell’ironia postmoderna. Si tratta di qualcosa di più vicino al pulp, l’hard boiled e l’ S&S delle riviste americane viste nella prima metà del novecento.
Le atmosfere cupe, la violenza e la messa in discussione dei valori moderni, con lo scopo di riformulare quelli più antichi, sono un carattere tipico del fumetto
178 300 può essere considerato un best seller essendo uno dei maggiori successi del 2007 cfr www.imdb.com 179 300 in archivio 57th Berlinale 2007 www.berlinale.de
180 Massimo Causo, BERLINALE 57 "300" Zack Snyder (Fuori Concorso), in
www.sentieriselvaggi.it
59 “revisionista” degli anni Ottanta i cui autori più famosi sono proprio Frank Miller ed Alan Moore, anch’egli ampiamente sfruttato dal cinema contemporaneo: From Hell (Albert ed Allen Hughes, 2001), La leggenda degli uomini straordinari (Stephen Norrington, 2003), V per vendetta (James McTeigue, scritto dai fratelli Wachowski, 2005), Constantine (Francis Lawrence, 2005), Watchman ( Zack Snyder, 2009) ed ancora la trilogia di Nolan. Pur presentando atmosfere e suggestioni simili, gli autori differiscono per temi e idee: in Miller le tematiche più ricorrenti sono la guerra e il sacrificio di sè stessi come limite ultimo della libertà individuale dell’eroe. Tali tematiche pur essendo onnipresenti nella sua opera, raggiungono le estreme conseguenze nel caso 300.182
Protagonista assoluto del fumetto è Leonida, quel re di Sparta che tenne con 300 opliti (la sua guardia personale) il passo delle Termopili.
Il testo-fonte si presenta così come manifesto della figura eroica mitologica ideale e primigenia, la cui storia viene narrata dalla nascita alla morte attraverso i valori preannunciati dai capitoli: onore, dovere, gloria, insieme a battaglia e vittoria.
Tranne che per l’omissione della divisione in capitoli, il film, che si avvale della collaborazione dello stesso fumettista, non effettua nessun’altra variazione né nel linguaggio, né nello stile. Rispecchia quindi l’estrema seriosità dell’impostazione milleriana, attraverso dialoghi composti da un’insieme di frasi lapidarie e laconiche, al servizio di una storia che mette in scena la netta divisione tra forze del bene (minoritarie) e del male (la maggioranza), un male tra l’altro senza alcuna possibilità di riscatto.
Viene mantenuto (ed amplificato) anche il gusto per la violenza esplicita e diretta, dei combattimenti corpo a corpo (come accennato nel primo paragrafo secondo Zizeck queste caratteristiche sono indizi di un’invasione del reale183) dove è il corpo ad essere celebrato per la sua perfezione e reso manifesto nella quasi completa nudità.