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La terra di mezzo, dal libro al film

6) Figura eroica nel libro

Si sono nominati più volte degli strani personaggi chiamati Hobbit, che danno il nome al titolo del Lo hobbit e che popolano Il Signore degli anelli. Infatti il prologo

di quest’ultimo si chiama proprio A proposito di hobbit ed inizia con la frase “Questo libro riguarda principalmente gli hobbit”.

104J.R.R. Tolkien in La realtà in trasparenza : lettere 1914-1973 / J. R. R. Tolkien ; a cura di Humphrey Carpenter,

Christopher Tolkien, Rusconi, Milano,1990, p. 270.

39 Si tratta di esseri simili agli umani ma più piccoli, e con i piedi grandi e pelosi. Sono essenzialmente bucolici: amano mangiare, bere e fumare, la cosa più importante per loro è vivere tranquilli e indisturbati nella loro Contea (Shire).

Il popolo hobbit è discreto e modesto […] amante della pace, della calma e della terra ben coltivata, il suo asilo preferito era una campagna scrupolosamente ordinata e curata.106

Hanno i gusti e le usanze del classico uomo inglese di campagna, farebbero di tutto per non essere coinvolti negli affari del mondo al di fuori della contea, ma sfortunatamente (o fortunatamente a seconda dei punti di vista) per alcuni di loro non sarà così. Una volta immersi nell’avventura sfoderano il proprio coraggio e si rivelano molto più grandi della loro piccola statura.

D’altra parte lungo il racconto si scopre che, per quanto un eroe possa essere valoroso, sono la solidarietà e l’unione delle forze a decretare la riuscita di una missione.

Vi è una netta divisione tra i buoni che collaborano in maniera paritaria, facendo “gioco di squadra”, e i malvagi (Sauron e Saruman) che comandano autoritariamente delle masse.

L’hobbit107, la figura eroica centrale del romanzo, si allontana quindi dall’idea più comune di eroe, come uomo fuori dal comune. Si possono comunque trovare molti esempi di eroi di tipo “classico” rappresentati da cavalieri, elfi e re valorosi. In particolare il personaggio di Aragorn è il protagonista che meglio rappresenta l’ideale eroico epico. Un principe valoroso che cerca di riunire e rifondare il proprio regno potrebbe provenire da moltissime storie epiche e folkloriche (da re Artù ad Enea). Si dà quindi spazio sia alla figura tradizionale dell’eroe, sia a questo uomo- eroe comune. Si tratta di quel qualcuno che si potrebbe intravedere nella vita di tutti i giorni, un uomo che, proprio perché semplice, è in grado di compiere imprese ancor più grandi degli altri.

Si era detto che secondo Il viaggio dell’eroe di Campbell:

L’eroe mitologico, partendo dalla capanna o dal castello in cui vive è attratto, trascinato o procede di sua volontà verso la soglia dell’avventura.

Sia Bilbo che Frodo partono infatti dalla Contea, ossia dalla loro casa. Il primo viene trascinato da una lieta compagnia ma, in fondo, dal proprio desiderio d’avventura. Il secondo è costretto dagli eventi e dalla missione che deve compiere.

Qui incontra un’ombra che sta a guardia del passaggio. L’eroe può sbaragliare o placare questa potenza ed entrare vivo nel regno delle tenebre (lotta fratricida, lotta col drago; offerta, incantesimo), o essere ucciso dall’avversario e discendere morto (smembrato, crocifisso).

106 J.R.R.Tolkien, Il signore degli anelli- La compagnia dell’anello, Rusconi, Milano, 1993.

107 I quatrro hobbit protagonisti de Il Signore degli anelli, sono Frodo, figlio adottivo di Bilbo, Sam, il suo fedelissimo

40 I cavalieri neri sono le prime ombre ( lo sono anche fisicamente) che si trovano lungo la strada di Frodo. I meno spaventosi e pericolosi troll sono, invece, il primo ostacolo di Bilbo.

Oltre la soglia, quindi, l’eroe si avventura in un mondo di forze sconosciute, seppur stranamente familiari, alcune delle quali lo minacciano (prove), mentre altre gli danno un aiuto magico (soccorritori).

Tantissime sono le prove e i soccorritori, che aiutano Frodo e i suoi compagni a riuscire nella missione. L’esempio perfetto è Galadriel108, regina degli elfi, che dona degli oggetti magici ai viaggiatori, i quali si riveleranno utili lungo il percorso, nei modi più inaspettati. Altri personaggi che hanno il ruolo di aiutanti sono gli ent (pastori di alberi), Tom Bombadil, Faramir, … indice, ancora una volta, che uno dei messaggi intrinseci al romanzo è che un eroe non riesce mai da solo nelle prove, deve contare sull’aiuto degli amici e compagni.

Quando giunge al nadir del cerchio mitologico, affronta la prova suprema e si guadagna il premio. Il trionfo può essere rappresentato dall’unione sessuale dell’eroe con la dea-madre del mondo (matrimonio sacro), dal riconoscimento da parte del padre creatore (riconciliazione col padre), dalla sua stessa divinizzazione (apoteosi), o anche-se le potenze gli sono state avverse- dal furto del premio che era venuto a guadagnarsi (il ratto della sposa, il furto del fuoco); intrinsecamente è un’espansione della conoscenza e quindi dell’essere (illuminazione, trasfigurazione, libertà).

Se il matrimonio sacro non spetta a Frodo bensì ad Aragorn, Frodo raggiunge una maggiore conoscenza e consapevolezza tanto da rimanere profondamente mutato nello spirito.

L’ultimo compito dell’eroe è il ritorno.

Il ritorno alla contea riempie molte pagine dell’ultimo romanzo ( i capitoli Verso casa e Percorrendo la Contea) ed in effetti neanche questo è privo di ostacoli, poiché il male, mentre gli eroi erano lontani, ha invaso anche quella terra pacifica.

Il percorso o viaggio provoca in ogni caso nel soggetto un forte cambiamento, così avviene anche per gli hobbit sia esteriormente (tornano arricchiti e talvolta più alti) che interiormente.

Il premio che reca ristora il mondo (elisir) 109

Questo compito invece spetta a un altro degli eroi l' hobbit Sam che, con il dono di Galadriel, fa rifiorire il proprio giardino e l'intera contea, diventandone il sindaco.110

108 Riguardo gli eroi, in particolare quelli femminili ne Il signore degli anelli cfr Wu Ming 4, L'eroe imperfetto,

Bompiani, Milano, 2010.

109 Joseph Campbell, L’eroe dai mille volti, Feltrinelli, Milano, 1958, pp. 217-218. 110 Wu Ming 4, L'eroe imperfetto, Bompiani, Milano, 2010, p.79.

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7) Compatibilità

La guerra che si combatte ne Il Signore degli anelli coinvolge tutti i popoli della terra di mezzo. Da una parte è schierato il male assoluto, dall’altra dovrebbe crearsi un fronte unito, composto dai popoli liberi, ma le discordie di vecchia data, gli egoismi dei singoli popoli e l’assenza di un vero leader rendono impossibile l’alleanza.

L’unico popolo che non è coinvolto nel conflitto è la Contea (Shire), i cui abitanti non sanno nemmeno cosa si trovi oltre la tranquillità dei loro confini.

In molti hanno voluto leggere in questo conflitto una visione allegorica delle Guerre mondiali, ove la Contea rifletterebbe la condizione inglese nei confronti dell’Europa, attraverso gli occhi di un uomo comune di campagna. Conseguentemente, secondo tale visione, la partenza degli hobbit sarebbe una rilettura della chiamata alle armi inglese. Il rapporto che s’instaura tra Frodo e Sam, riprenderebbe al rapporto che si creava tra il nobiluomo (ufficiale) e il suo attendente sul fronte.

Tolkien però riconosceva solo nell’episodio delle paludi morte una suggestione derivante dalla sua esperienza di guerra (la battaglia della Somme nello specifico). Le paludi morte sono una distesa paludosa dove si sono svolte molte battaglie, i cadaveri dei soldati giacciono negli specchi d’acqua pronti a trascinare gli ignari viaggiatori. Questo singolo esempio non può dimostrare che Tolkien intendesse fare un’opera allegorica, ma è indubbio che possa considerarsi “compatibile” con gli eventi storici. Tolkien infatti rifiutava proprio il termine allegoria pretendendo che venisse sostituito con compatibilità, in quanto riteneva che con il termine allegoria si esprimesse soltanto il richiamo a un singolo evento, per quanto epocale. Mentre Il Signore degli

anelli, come il suo modello Beowulf111, doveva permanere al di là della tempo in cui

era stato scritto.

Un’opera epica, infatti, nasce per allontanarsi dal contingente, per tramandare valori e storie immortali, modelli per le generazioni future.

Proprio il fatto che non fosse un’allegoria ha reso il suo romanzo fruibile ed apprezzabile in tutto il mondo e in diversi contesti storici senza rimanere legato al dopoguerra. L'idea di creare una mitologia che entrasse nell'immaginario collettivo a cui tutti potessero attingere e contribuire con canzoni, racconti, col passare degli anni si realizzò veramente. Il Signore degli anelli divenne il romanzo più venduto nel corso del Novecento, provocando un vero e proprio fenomeno di culto in tutto il mondo. Proprio la sua capacità di essere compatibile lo rese adatto a diventare manifesto di movimenti del più vario genere, nel corso degli ultimi sessant'anni. Come s’era prospettato e aveva sperato l’autore, i lettori si appropriarono della sua mitologia, contribuendovi: dal suo universo narrativo nacquero canzoni, fumetti, giochi da tavolo, di ruolo e strategia, fumetti, … La Tolkien society nacque in Inghilterra nel 1969 e può considerarsi il primo fan club ufficiale del romanzo, il primo dei molti che dagli anni ’70 si moltiplicarono in tutta Europa.

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