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III. TRANSNAZIONALISMO DEI MIGRANTI E DEI FENOMENI ASSOCIATIVI E CONTESTATARI MAROCCHIN

III.3. Attivismo dei migranti marocchini in Francia prima del Movimento del 20 febbraio

L’evoluzione dei flussi migratori dal Marocco verso la Francia nel corso del secolo scorso sono stati ugualmente influenzati dal contesto politico marocchino. Quest’ultimo ha influito

92 Cfr. PONTY, Janine, op. cit., p. 343. 93 Cfr. ivi, pp. 377‐378.

94 Vedi. la pubblicazione delle modifiche apportate dalla legge 2011‐672 da parte dell’ONG francese per i diritti dei migranti GISTI: http://www.gisti.org/publication_pres.php?id_article=2322, (consultato il 21 novembre 2013).

95 Vedi. l’analisi della circolare del ministro dell’interno di F. Hollande, M. Valls, da parte dell’ONG francese per i diritti dei migranti GISTI: http://www.gisti.org/publication_pres.php?id_article=3062, (consultato il 21 novembre 2013).

ampiamente anche sull’organizzazione all’estero di movimenti sociali, politici o associativi marocchini.

Fin dagli anni ’20 diversi movimenti si strutturano in Francia. Nel 1926, per esempio, nasce l’ENA (Étoile Nord Africaine) che, tre anni dopo, al momento della sua chiusura, contava quattromila iscritti in Francia97. Negli anni ’30, a Parigi, vengono create numerose associazioni

nordafricane sia per inquadrare gli studenti che per sostenere gli esuli politici (come l’AEMNA, Association des Étudiants Musulmans Nord Africains, l’AENA, Association des

Étudiants Nord Africains e l’AFM, Amicale Franco‐Musulmane). Negli stessi anni, a seguito della

proclamazione in Marocco del dahir berbero (1930), si assiste alla riproduzione in Francia dei primi movimenti nazionalisti (tra cui la sezione francese del partito l’Istiqlal)98.

Con la salita al trono di Hassan II nel 1961 (dopo la scomparsa prematura di Mohammed V in seguito a una complicazione sorta dopo un intervento al setto nasale) i movimenti marocchini in Francia continuano a riflettere la situazione interna del Marocco. Se dal 1965 (anno dei moti del 23 marzo e dell’assassinio del leader socialista M. Ben Barka) fino agli anni ’80 il clima politico marocchino è caratterizzato dai partiti e movimenti di sinistra e dalla loro repressione, in Francia vengono riprodotti tali scontri e lotte.

In quegli anni l’UNFP, partito socialista, terzomondista e sindacalizzato, attraversa dei conflitti interni e delle divergenze riguardo ad alcune posizioni (tra le quali la questione territoriale del Sahara Occidentale99) che portano alla fuoriuscita di alcuni esponenti (fra i quali A.

Bouabid che ne sarà il segretario generale) che, nel 1975, fondano il partito USFP, Union

Socialiste des Forces Populaires.

Tra i movimenti politicizzati che nascono in quel periodo a seguito delle divergenze in seno all’UNFP spiccano il gruppo socialista rivoluzionario Mouvement 23 Mars, nato in seguito ai moti di Casablanca del 23 marzo 1965, e il movimento marxista‐leninista Ila‐l‐Amam (ماملأا ىلإ “in avanti”) fondato nel 1970 dai contestatari del partito comunista marocchino (il PLS, Parti

de Libération et du Socialisme). Sempre nel 1970 viene fondato il MMLM, Mouvement Marxiste‐ Léniniste Marocain, che denuncia il riformismo dei partiti politici ufficiali100 e negli anni

seguenti nasce il rivale maoista al 23 Mars, La Cause du peuple di A. Belafrej e l’Option

révolutionnaire, dal titolo di una raccolta di scritti di M. Ben Barka, una «brigata rossa a

vocazione guevarista»101 la cui strategia rivoluzionaria si basa sull’azione armata e la

guerriglia. 97 Cfr. MERIZAK, Mustapha, op. cit., p. 105. 98 Ibidem. 99 Cfr. VERMEREN, Pierre, Histoire du Maroc depuis l’indépendance, op. cit., p. 69. 100 Cfr. ivi, p. 52. 101 Cfr. BENHADDOU, Ali, op. cit., pp.165‐166.

La rimessa in discussione del regime attraverso le ideologie rivoluzionarie e le strategie di lotta adottate da tali gruppi d’estrema sinistra spingono Hassan II, che nel 1971 e nel 1972 ha subito due tentativi di colpo di stato, a prendere delle misure coercitive nei confronti dell’UNFP, partito dal quale tali gruppi sono usciti e ritenuto implicato nella contestazione (vedi il “complotto del 3 marzo” 1973, giorno in cui diversi attentati hanno avuto luogo in varie parti del Marocco102). «Alla contestazione del regime corrisponde la violenza di Stato

secondo la quale i contestatari devono essere richiamati all’ordine con la forza o eliminati. Tuttavia, malgrado il ricorso sistematico alla repressione, lo Stato non riesce a eliminare la “devianza politica”. E la contestazione, celando malesseri profondi, riprende in forza. Non vedendo nessuna prospettiva di cambiamento, dei socialisti moderati virano a loro volta verso l’estrema sinistra. Così facendo, si attirano l’ira del potere che colpisce questa volta l’UNFP di Bouabid, accusato di collusione con l’Option révolutionnaire nel caso degli attentati perpetrati contro il regime»103.

La persecuzione dei movimenti di sinistra e dell’UNFP, ha provocato l’esilio di un buon numero di militanti e intellettuali di estrema sinistra. Durante il processo di Marrakech nel 1970 e quello di Kenitra nel 1973 centinaia di membri del partito sono stati arrestati e incarcerati (la sentenza del tribunale militare di Kenitra ha previsto la condanna a morte di quindici militanti104). A Casablanca, nel 1973 un altro processo vede al centro questa volta i

militanti marxisti‐leninisti e si conclude anch’esso con la condanna all’ergastolo di centotrentanove oppositori al regime105, fra i quali A. Abdelhamid (attualmente vice

presidente dell’AMDH che scontò tre anni di pena) e A. Serfaty e A. Laâbi (che dal 1967 hanno contribuito al clima effervescente dell’epoca attraverso la rivista culturale Souffles, chiusa nel 1972).

Altra organizzazione particolarmente importante nel panorama militante di estrema sinistra marocchino (si pensi al ruolo giocato durante le manifestazioni del 23 marzo 1965) è il sindacato UNEM (Union National des Étudiants du Maroc). Nato a seguito dell’indipendenza nel 1956 come raggruppamento di tutte le associazioni studentesche marocchine, è

102 Cfr. VERMEREN, Pierre, Histoire du Maroc depuis l’indépendance, op. cit., p. 63.

103 Cfr. BENHADDOU, Ali, op. cit., p. 167. Originale in francese: «À la contestation du régime correspond le développement de la violence d’État pour laquelle les contestataires doivent être ramenés à l’ordre par la force ou éliminés. Cependant, malgré le recours systématique à la répression, l’État ne parvient jamais à abolir la “déviance politique”. Et la contestation, dissimulant de profonds malaises, reprend de plus belle. Ne voyant aucun changement en perspective, des socialistes modérés basculent à leur tour dans l’extrême gauche. Et ce faisant, ils attirent les foudres du pouvoir qui frappent cette fois‐ci l’UNFP de Bouabid, accusée de collusion avec l’Option révolutionnaire dans l’affaire de attentats perpétrés contre le régime».

104 Durante l’estate del 1973 furono processati centinaia di militanti di sinistra ed estrema sinistra e la conclusione del processo portò all’accusa di 159 militanti, 16 condanne a morte e 15 reclusioni all’ergastolo. Cfr. BENHADDOU, Ali, op. cit., p. 167 e VERMEREN, Pierre, Histoire du Maroc depuis l’indépendance, op. cit., p 63. 105 Cfr. BENHADDOU, Ali, op. cit., pp. 168‐169.

inizialmente affiliato all’UNFP che ne manterrà il controllo fino al 1967 mentre, in seguito, sarà il terreno per il recupero ideologico da parte delle varie formazioni di sinistra. Nel 1971, a seguito di scontri tra l’UNFP e il PLS sarà l’ala più estremista a prenderne controllo106.

Essendo la maggior parte di questi partiti ed organizzazioni presente in Francia, i vari scontri e conflitti si riflettono ugualmente nelle sezioni estere. Così le manifestazioni di Parigi del maggio 1968, segnano la storia dell’UNEM allo stesso titolo di alcuni eventi interni al Marocco: «Per gli studenti dell’UNEM, maggio 68 sarà considerato come una svolta agendo da terza spinta dopo marzo 1965 [moti di Casablanca] e giugno 1967 [crisi dell’UNFP]. La Maison du

Maroc nella Cité universitaire di Parigi, bastione della contestazione in seno all’UNEM, per

qualche settimana ha conosciuto una fase di autogestione (prima di chiudere per diversi mesi nel 1970)»107.

Come mostra M. Merzak nella sua tesi di dottorato sull’ATMF, l’attivismo e le strutture ideologico‐politiche del Marocco sono state ricomposte ed adattate in esilio108. In effetti anche

i militanti del M20F più “anziani” venuti in Francia durante gli anni di piombo (esattamente nel 1970, 1974, 1976, 1979 e 1984) testimoniano la propria esperienza in seno al sindacato UNEM, Larbi e Omar sono stati segretari generali rispettivamente della sezione di Lille e di Montpellier. Riguardo il funzionamento e la struttura del sindacati studentesco in Francia, Omar, parlando della composizione delle migrazioni degli anni ’70, racconta:

«Be’, la maggioranza della gente era marxista, gente di sinistra, dell’estrema sinistra eccetera... quindi c’era l’UNEM, l’Union National des Étudiants du Maroc, in Francia, in Europa c’era la federazione dell’UNEM che raggruppava altri paesi, il Belgio, la Spagna... in tutta Europa... c’erano delle sezioni in tutte le città, in tutte le città... per esempio, qui, ero responsabile della sezione dell’UNEM all’epoca, alla fine degli anni ’70 arrivavamo fino a duecento‐trecento aderenti, solo la sezione di Montpellier. Quindi avevamo un delegato, un Consiglio Federale che si faceva ogni anno e all’epoca, negli anni ’70, l’UNEM è stata vietata. E a fianco dell’UNEM c’erano tutti i partiti di sinistra c’era in PPS, il Parti du Progrès et du Socialisme [ex‐Parti Communiste Marocain, poi Parti de Libération Nationale], l’USFP che era un partito di sinistra che subiva molta repressione […] E c’erano i gruppi di estrema sinistra, c’era Ila‐l‐Amam... c’erano un sacco di gruppuscoli e anche loro erano organizzati in sezioni, perché quando ci sono state le elezioni del Consiglio Federale, c’erano, lo sappiamo, dei

106 Cfr. VERMEREN, Pierre, Histoire du Maroc depuis l’indépendance, op. cit., pp. 51‐52.

107 Ivi, p. 50. Originale in francese: «Pour les étudiants de l’UNEM, mai 68 aura été un tournant agissant comme une troisième impulsion après mars 1965 et juin 1967. La Maison du Maroc à la Cité universitaire de Paris, fief de la contestation au sein de l’UNEM, a connu pendant quelques semaines une phase d’autogestion (avant de fermer plusieurs mois en 1970)».

rappresentanti di tale tendenza politica e ognuno era presente in quasi tutte le città... vuol dire che attorno all’UNEM c’erano molti militanti che gravitavano»109.

Ulteriore organizzazione che ha contribuito all’attivismo dei marocchini in Francia è l’AMF,

Association de Marocains de France, presente fin dagli anni ’50 per sostenere le lotte per

l’accesso alla democrazia in Marocco e nel “modo arabo” e per la difesa dei diritti dei migranti in Francia. Ufficialmente creata nel 1961 da alcuni membri dell’UNFP, l’attività dell’associazione può essere suddivisa in tre fasi principali a seconda delle priorità del momento: fino al 1973 fornisce un sostegno pratico ai propri aderenti attraverso una cassa comune e si concentra essenzialmente sul ritorno in Marocco dei migranti; in seguito, fino al 1982, le azioni vertono sull’organizzazione sindacale dei lavoratori marocchini, ormai stabilitisi in Francia con le famiglie; dal 1982, l’associazione s’interessa invece alle questioni d’integrazione, alle politiche migratorie e alle condizioni dei migranti110. Già negli anni ’70

l’associazione si scinde in due gruppi: l’AMF‐Bureau national e l’AMF‐Coordination des sections, e, nel 1982, quest’ultima coordinazione diventerà l’ATMF. L’Association des Travailleurs

Maghrébins de France.

Così come l’AMF, l’ATMF si è sviluppata attorno a tre vocazioni principali: in primo luogo come riferimento per i lavoratori migranti o per gli esuli; in secondo luogo come associazione sociale e sindacale; infine come organizzazione democratica e progressista111. Le due

associazioni sono presenti nelle città dei casi studio e l’ATMF in particolare ha dimostrato un sostegno pratico alle iniziative del M20F sia per quanto riguarda la logistica (la sede di Rue Affre, prima sede in Francia, ospita gli incontri del M20F di Parigi e quella di Montpellier ha ugualmente ospitato qualche evento del Comité de soutien au M20F) che la partecipazione di militanti al M20F, nello specifico alcuni dei militanti di Montpellier (Larbi, Lounis e Hanane) fanno parte di tale organizzazione. 109 Cfr. allegato n° 1, pp. 192‐193. Originale in francese: «Bon, la majorité des gens c’était des marxistes, des gens de la gauche, de l'extrême gauche et cætera... donc il y a eu l’UNEM, l’Union National des Étudiants du Maroc, en France, en Europe c’était la fédération de l’UNEM qui regroupait d’autres pays, la Belgique, l’Espagne... dans toute l’Europe... il y avait des sections dans toutes les villes, dans toutes les villes... par exemple, ici, moi j’étais responsable de la section de l’UNEM à l’époque dans les années fin ’70 on arrivait jusqu'à deux cents‐trois cents adhérents, rien que la section de Montpellier. Donc on avait un délégué, on avait un Conseil Fédéral qui se fait chaque année, et à l’époque, dans les années ’70, l’UNEM a été interdite. Et adossés à l’UNEM il y avait tous les partis de gauche, il y avait le PPS, le Parti du Progrès et du Socialisme, l’USFP c’était un parti de gauche qui subissait beaucoup de répression […] Et il y avait des groupes d'extrême gauche, il y avait Ila‐l‐Amam... il y avait pas mal de petits groupes et eux aussi sont organisés en sections, parce que quand il y a eu les élections du Conseil Fédéral à Paris, il y avait, on sait, des représentants de telle tendance politique et tout le monde était présent dans presque toutes les villes... ça veut dire qu’il y avait autour de l’UNEM beaucoup de militants qui gravitaient».

110 Cfr. MERIZAK, Mustapha, op. cit., p. 217. 111 Ivi, p. 297.

III.4. Transnazionalismo del Movimento del 20 febbraio e dei militanti dei