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II. MOVIMENTO DEL 20 FEBBRAIO: UNA ROTTURA NELLA CONTINUITÀ DEI MOVIMENTI SOCIALI MAROCCHIN

II.5. Gestione del movimento di contestazione marocchino da parte dei giornali frances

Sebbene minoritari, gli slogan in francese sono stati i più mediatizzati in Francia, si pensi al tunisino dégage (vattene) rivolto a Z. El‐Abidine Ben Ali e diventato esemplare della “primavera araba” in tutta la regione108. Come sostiene H. L. Younga109, questa selettività forse

dettata dalla praticità di non dover ricorrere alla traduzione o dalla permanenza di un marcato euro‐centrismo dei media francesi e di certi specialisti, ha giocato a scapito di altri slogan. Per esempio, le varie declinazioni di Le peuple veut… (Il popolo vuole ...ديري بعشلا) derivate dai versi di una poesia del poeta tunisino Abou el‐Quassim el‐Chaabi110 non sono

state altrettanto mediatizzate in Francia e permetterebbero, invece, di dare alle manifestazioni del 2011 un senso “perduto”111 più profondo rispetto a quello emerso nei

media convenzionali, vale a dire la coscienza dell’iscrizione delle lotte presenti nella continuità storica di quelle passate, la consapevolezza che «Il presente politico sceglie la propria memoria del passato»112. L’autrice ha rilevato infatti una lettura riduttiva ed

eurocentrica degli eventi tunisino ed egiziano nella stampa francese, palese soprattutto nei quotidiani Le Monde e Libération. La ricercatrice mette al centro delle proprie critiche le espressioni nell’editoriale di L. Joffrin, all’epoca direttore di Libération, che definisce gli eventi tunisini come una «rivoluzione francese nel cuore del Maghreb»113 e il titolo di un articolo di

Le Monde del 15 gennaio 2011 «Una prima ondata democratica nel mondo arabo

postcoloniale»114. Entrambe le affermazioni non oltrepassano la concezione di un “mondo

arabo” omogeneo, definito secondo i paradigmi europei (rivoluzione “francese”, “prima” ondata democratica) come se i valori e gli ideali delle sollevazioni tunisina ed egiziana (libertà, dignità e giustizia) fossero esclusivamente europei (così come la democrazia) o “occidentali” invece che appartenere all’umanità intera115.

108 Cfr. l’editoriale Emblème di F. Sergent nel quotidiano Libération del 7 dicembre 2012 in cui si legge: «“Morsi dégage”. Les manifsestants égyptiens ont repris le slogan symbolique qui avait fait tomber Moubarak en février 2011». http://www.liberation.fr/monde/2012/12/07/embleme_866076 (consultato il 7 novembre 2013).

109 Cfr. YOUNGA, Hayat Lydia, op. cit., p. 56. 110 Ivi, pp. 55‐56.

111 Dal titolo dell’articolo di YOUNGA, Hayat Lydia, op. cit.

112 Ivi, p. 51. In francese: «Le présent politique choisit sa mémoire du passé».

113 Originale in francese : «Révolution à la française au cœur du Maghreb»: http://www.liberation.fr/monde/2011/01/15/le‐lache‐et‐les‐glorieux_707518 (consultato il 5 novembre 2013).

114 Originale in francese : «Une première poussée démocratique dans le monde arabe postcolonial»: http://www.lemonde.fr/international/article/2011/01/15/une‐premiere‐poussee‐democratique‐dans‐le‐ monde‐arabe‐postcolonial_1466023_3210.html (consultato il 5 novembre 2013).

Per quanto riguarda il Marocco l’approccio giornalistico al M20F si è rivelato similare. Meno mediatizzate di quelle egiziane e tunisine, dove la repressione violenta di H. Mubarak e Z. El‐ Abidine Ben Ali ha giustificato una maggiore copertura informativa, le manifestazioni marocchine hanno avuto poca eco nei giornali francesi all’inizio del 2011. Durante la stesura di questa tesi ho seguito l’attualità attraverso le edizioni on‐line di Le Monde, Libération e Le

Figaro116 e le notizie sul movimento sono risultate insufficienti e la lettura degli eventi si è

rivelata inadeguata rispetto alla posta in gioco in Marocco. Le Figaro crea, per esempio, un dossier speciale dedicato alle rivolte arabe: «Rivolte arabe. Tunisia, Egitto, Libia, Bahrein…»117. Nella pagina principale appaiono i titoli dell’attualità di diversi paesi mentre

per accedere alle notizie di un paese specifico bisogna selezionare la sezione dedicata. Nell’ordine appaiono le finestre di Siria, Libano, Egitto, Tunisia, Bahrein e in seguito si passa alle sezioni: altri paesi, rifugiati, petrolio, cyber‐rivolte, gelo dei beni e carta geografica. Per avere dunque notizie del Marocco, bisogna andare nella finestra “altri paesi” e scorrere i titoli riguardanti lo Yemen, l’Arabia Saudita, l’Algeria e altre notizie regionali, prima di trovare i primi titoli dedicati al regno maghrebino. Senza voler fare dal Marocco un caso isolato, in quanto anche altri paesi sembrano non aver goduto della stessa visibilità (basta pensare alla Giordania anch’essa scossa da contestazioni popolari, ma assente dal panorama mediatico), la scarsità e il contenuto dell’informazione sugli eventi marocchini sono rilevanti conto tenuto delle relazioni storiche e culturali (ma anche della prossimità geografica) tra i due paesi e hanno interpellato ugualmente i militanti all’estero:

«Poi ti dici: “C’è un complotto tra i media francesi e il Marocco?”. È possibile, io credo di sì. Perché in questo momento non si parla troppo di quello che succede in Marocco, anche un anno e mezzo fa quando c’era troppo, troppo movimento, molti arresti, molta repressione... non se ne parla mai. Per esempio tutti i canali, anche i canali che sono, ecco, che sono diciamo di un certo tipo di televisione, la Deux, la Trois, la Cinq... è... non se ne parla!»118.

116 Tra i giornali a pagamento risultano fra i più letti dai francesi. Le Monde a 1˙861˙000 lettori, Le Figaro a 1˙233˙000 e Libération a 879˙000 Cfr. http://www.e‐marketing.fr/Thematique/Medias‐1006/Breves/Top‐10‐ des‐quotidiens‐les‐plus‐lus‐les‐gratuits‐toujours‐a‐la‐Une‐52008.htm e http://www.lemonde.fr/actualite‐ medias/infographie/2006/03/16/les‐quotidiens‐les‐plus‐lus‐en‐france_751307_3236.html (consultati il 7 novembre 2013).

117 Dossier de la rédaction. Révoltes arabes. Tunisie, Égypte, Lybie, Bahreïn… http://www.lefigaro.fr/international/revoltes‐arabes/index.php (consultato il 17 gennaio 2012). 118 Intervista a Mounir, trentasei anni, Parigi. Allegato n°3, p. 222. Originale in francese: «Après tu te dis: “Est‐ce qu'il y a un complot entre les médias françaises et le Maroc?”. C'est possible, moi je pense que oui. Parce que, en ce moment, on ne parle pas trop de ce qui se passe au Maroc, même il y a un an et demi où il y avait trop, trop mouvement, beaucoup d'arrestations, beaucoup de, de répression... on n’en parle jamais. Par exemple toutes les chaines, même les chaines qui sont, voilà, qui sont on va dire d'une sorte de télévision, la Deux, la Trois, la Cinq... c'est... on n'en parle pas!».

o ancora:

«L’obiettivo di questo comitato [il soggetto parla del Comité de soutien au M20F di Montpellier] cos’è? È sostenere i militanti in Marocco, il diritto... soprattutto i diritti dell’Uomo he, ecco... e soprattutto rendere popolare, cioè, informare, informare qui, i... l’opinione pubblica, e soprattutto le organizzazioni politiche e cittadine, fornire loro l’informazione su quello che succede in Marocco, perché il problema in Marocco è che c’è un

black‐out mediatico, intrattenuto... e quindi facciamo lo sforzo per aggiornare la situazione

in Marocco, è tutto»119.

Arrivati alle notizie sul Marocco (quattro titoli) il paradigma adottato per leggere gli eventi sembra essere quello dell’“eccezione marocchina”, sarebbe a dire l’argomento che il potere marocchino utilizza, fin da Hassan II, per rafforzare l’idea che la monarchia alauita sarebbe una sorta di garanzia della stabilità eccezionale del paese (al riparo dall’ascesa dell’islamismo, al riparo dalla “primavera araba”, solo paese maghrebino ad avere lo statuto di partenariato avanzato con l’Unione Europea…)120. In uno dei quattro articoli si legge infatti: «Più volte

evocato nei primi anni di governo del giovane sovrano, il processo [la transizione democratica] si è finalmente volto in favore della “primavera araba”. Preoccupato d’essere all’ascolto di un movimento transnazionale in cerca di riforme e di maggiori libertà individuali, il re intraprende la propria rivoluzione tranquilla adattandola al particolarismo marocchino»121.

Anche Libération dedica una sezione particolare dell’edizione on‐line agli eventi della cosiddetta “primavera araba”: «Mondo arabo, il richiamo della libertà. Dopo la Tunisia e l’Egitto, la primavera tocca la Siria, le Yemen, Bahrein…»122. Il tono del giornale di sinistra è

più critico di Le Figaro, come dimostra l’articolo apparso in occasione della nuova costituzione sottoposta al referendum popolare il primo luglio 2011 intitolato «Una nuova costituzione

119 Intervista a Omar, cinquantasette anni, Montpellier. Allegato n°1, p. 196. Originale in francese: « L’objectif de ce comité c’est quoi? C’est soutenir les militants au Maroc, le droit... surtout les droits de l’Homme hein, et voilà... et surtout populariser, enfin, informer, informer ici, les... l’opinion publique, et surtout les organisations politiques et citoyennes, leur donner de l’information sur ce qui se passe au Maroc, parce que le problème au Maroc c’est qu’il y a un black‐out médiatique, entretenu... et donc on fait l’effort pour mettre à jour la situation au Maroc, c’est tout».

120 Cfr. FERRIÉ, Jean‐Noël, DUPRET, Badouin, “L’exception” marocaine: stabilité et dialectique de la réforme, «Moyen‐Orient», op. cit., pp. 18‐23.

121 T. OBERLE, Au Maroc, Mohammed VI garde la main, 20 giugno 2011. Originale in francese: «Maintes fois évoqué dans les premières années de gouvernance du jeune souverain, le processus s'est finalement enclenché à la faveur du “printemps arabe”. Soucieux d'être à l'écoute d'un mouvement transnational en quête de réformes et de plus de libertés individuelles, le roi engage sa révolution tranquille en l'adaptant au particularisme marocain». http://www.lefigaro.fr/international/2011/06/19/01003‐20110619ARTFIG00217‐au‐maroc‐mohammed‐vi‐ garde‐la‐main.php, (consultato il 17 gennaio 2012). 122 Monde arabe, l’appel de la liberté. Après la Tunisie et l'Egypte, le printemps arabe touche la Syrie, le Yemen,

marocchina in “trompe‐l’œil”»123. Tuttavia gli articoli concernenti il Marocco sembrano

mantenere la stessa chiave di lettura in linea con quella ufficiale francese: fiducia alla transizione democratica intrapresa dal re e pochi cenni sulla situazione dei diritti umani124. Il

discorso del presidente F. Hollande al parlamento marocchino in occasione della visita diplomatica nell’aprile 2013 confermerebbe tale posizione della Francia rispetto alle azioni del re: «Il vostro paese ogni giorno compie dei passi decisivi verso la democrazia, conduce in maniera coerente il proprio sviluppo […] Allora, ovviamente, tutto non va così rapidamente come certi vorrebbero, ci sono sempre delle critiche e dei miglioramenti. È vostra responsabilità [riferito ai parlamentari] ed è nostro dovere accompagnarvi. Ma il Marocco si afferma come un paese di stabilità e serenità»125. Similmente, Le Monde, mantiene un atteggiamento relativamente positivo nei confronti delle riforme in atto in Marocco che, come esposto nel capitolo precedente, non sembrano motivate da una sincera volontà di trasformazione126. Nonostante alcuni articoli si distacchino da tale impostazione, come quello dell’accademico M. Benallal intitolato «Il Marocco, un’isola?»127, e

l’impostazione editoriale che verte piuttosto a sinistra, gli articoli che propone non osano denunciare apertamente ciò che i militanti del M20F, in particolare quelli in Francia, si sforzano di rendere noto: un’immagine del Marocco lontana dall’eccezione diffusa dal Palazzo e ritrasmessa dai media francesi128. Le poste in gioco attorno a tale discorso sono diverse, si

pensi al turismo, bisognoso della condizione di stabilità del paese per attrarre i vacanzieri e alle imprese francesi presenti sul territorio cui la situazione politica rassicurante è necessaria

123 Originale in francese : «Une nouvelle Constitution marocaine “en trompe‐l’œil”»: http://www.liberation.fr/monde/2011/06/20/une‐nouvelle‐constitution‐marocaine‐en‐trompe‐l‐oeil_743841, (consultato il 6 novembre 2013).

124 Cfr. l’articolo del 5 luglio 2011 sull’incarcerazione del giornalista Rachid Nini. L’autore dell’articolo (Hasni Abidi, direttore del centro di ricerca CERMAM) si rivolge direttamente al re chiedendogli più libertà di stampa e la grazia per il giornalista. Tale posizione invece che rimettere in discussione il ruolo centrale giocato dal

monarca marocchino nel mondo politico sembra, al contrario, confermarlo.

http://www.liberation.fr/monde/2011/07/05/maroc‐pour‐rachid‐nini_747054, (consultato il 6 novembre 2013).

125 Dal discorso al parlamento marocchino del 4 aprile 2013. Originale in francese (dal minuto 5:05"): «Votre pays chaque jour accomplit des pas décisifs vers la démocratie, conduit de façon cohérente son développement […] Alors, sûrement, tout ne va pas aussi vite que certains le voudraient, il y a toujours des critiques, des améliorations. C'est votre responsabilité, et notre devoir c'est de vous accompagner. Mais le Maroc s'affirme comme un pays de stabilité et de sérénité». http://www.youtube.com/watch?v=GRSw23WTXrU, (consultato il 6 novembre 2013). 126 Cfr. BENCHEMISI, Ahmed, Mohammed VI, despote malgré lui, op. cit., e HAMMOUDI, Abdellah, op. cit. 127 BENALLAL, Mohammed, Le Maroc, une île?, 28 giugno 2011: www.lemonde.fr/idees/article/2011/06/28/le‐ maroc‐une‐ile_1541672_3232.html?xtmc=maroc&xtcr=4, (consultato il 6 novembre 2013). 128 Cfr. MIKAÏL, Barah, La France et les mutations arabes, in MIKAÏL, Barah (dossier dirigé par), op. cit., p. 42: «Les quelques réformes également annoncées par le roi Mohammed VI ont rapidement été saluées par Paris, qui n’hésite pas à les louer et à rendre hommage au pragmatisme d’un roi qui fait pourtant face à des nombreuses critiques de la part d’un certain nombre de ses intellectuels et manifestants». Vedi anche il volantino diffuso dal Comité de soutien au M20F di Montpellier, volantino n° 1, p. 437.

agli investitori129. Layla Kebbouri, del M20F di Parigi conferma l’impegno a favore della sensibilizzazione della popolazione francese: «[FS]: Dunque la lotta del M20F va anche nella direzione di sensibilizzare... [LK]: Be’, la società francese. Ecco, il Marocco non è solo una località turistica dove si va a fare il bagno e ad abbronzarsi, ma il Marocco è pieno di problemi sociali... e bisogna, bisogna rendersene conto. A Marrakech voi ci andate, fate quello che volete, ma il problema è che a causa di questo turismo, del turismo e delle persone che si trasferiscono, c’è un problema sociale che è il livello di vita tra la società francese di qui, il livello di vita tra i marocchini che non riescono più... cioè sono obbligati a mettersi al livello dei francesi e sono obbligati a pagare lo stesso prezzo anche se non hanno i mezzi per pagare lo stesso prezzo»130. La chiave di lettura adottata nell’analisi giornalistica del M20F e degli altri movimenti della regione, resterebbe quella dell’eurocentrismo, in quanto l’approccio permarrebbe quello di un’“orientalizzazione” di tali paesi, nel senso inteso da uno degli iniziatori dei cultural studies, E. Said131. Nella stampa francese sussistono dei residui di tale concezione volta ad attribuire

alle popolazioni degli attributi folcloristici, stereotipati e sostanzialmente inferiori rispetto agli europei. Concezione che aveva pervaso gli scritti del primo Residente generale in Marocco H. Lyautey e di altri pensatori dell’epoca132. L’esempio del dossier di Libération intitolato

«Mondo arabo, il richiamo della libertà», sembrerebbe in linea con tale concezione in quanto lascerebbe intendere che la libertà sia qualcosa di esterna al “mondo arabo” e che quest’ultimo sia quasi inconciliabile con i valori che, come ha ricordato H. L. Younga, sarebbero appannaggio europeo133.

129 VERMEREN, Pierre, Le Maroc dans le contexte régional maghrébin, «Moyen‐Orient», op. cit., p. 54. «Paris prend ses distances avec Alger et s’active en faveur de gros contrats bilatéraux (projet de ligne TGV Tanger‐ Casablanca cofinancée par la France, installation d’une usine Renault à Tanger), tout en couvrant d’éloges les modestes réformes marocains de 2011».

130 Allegato n° 4, p. 242. Originale in francese: «[FS]: Donc le combat aussi du M20F en France ça va aussi pour sensibiliser en fait la... / [LK]: Bah, la société française. Voilà, le Maroc c'est pas juste un lieu touristique où on peut aller se baigner et bronzer, mais le Maroc c'est plein de problèmes sociaux... et il faut, il faut s'en rendre compte. À Marrakech vous y allez, vous faites ce que vous voulez, mais le problème ce que à cause de ce tourisme, du tourisme et de toutes les étranger qui s'installent, il y a un problème social qui est le niveau de vie entre la société françaises ici, le niveau de vie entre les marocains qui n'arrivent plus... ils sont obligés en fait de se mettre au niveau des français et ils sont obligé de payer le même prix alors qui n’ont pas les moyens de payer le même prix».

131 SAID, Wadie Edward, Orientalismo. L'immagine europea dell'Oriente, Milano, Feltrinelli, 2002².

132 Cfr. BENHADDOU, Ali, op. cit., pp. 10‐12. L’autore, tra gli altri, riporta Victor Hugo: «Dieu offre l’Afrique à l’Europe. Prenez‐la. Résolvez vos questions sociales, changez vos prolétaires en propriétaires». Per maggiori dettagli sui dibattiti dell’epoca attorno a tali soggetti, vedi la sintesi dei discorsi parlamentari all’occasione delle discussioni attorno al proseguimento della colonizzazione in Madagascar e Indocina, MANCERON, Gilles, (dir.) 1885: le tournant colonial de la République. Jules Ferry contre Georges Clemenceau, et autres affrontements parlementaires sur la conquête coloniale, Paris, Éditions La Découverte, 2007.

Tale visione sarebbe influenzata da un’altra lente interpretativa, quella dell’islamismo del “mondo arabo”. L’islam (politico o come religione) sembra sia considerato come una caratteristica primaria della regione e la separazione tra paese d’origine e pratica religiosa spesso non viene operata134. Nei giornali francesi presi in considerazione, la chiave religiosa

(di un islam a volte associato all’incompatibilità con i valori democratici e con l’esercizio delle libertà individuali) resterebbe l’unica alternativa a quella orientalista ed eurocentrica per interpretare le sollevazioni dei vari paesi della zona MENA135. Nel caso del M20F il riferimento

alla religione sarebbe per opposizione, in quanto la componente religiosa, sebbene presente, non è quella maggioritaria, e la composizione eterogenea lo renderebbe dunque definibile come movimento post‐islamico, mentre il riferimento eurocentrico si manifesterebbe nell’appropriazione da parte del “mondo occidentale” delle parole d’ordine attorno le quali i movimenti, fra cui il M20F, si sono organizzati136. 134 Cfr. Intervista a Layla, ventotto anni, Parigi, allegato n° 4, pp. 241‐242: «Le gens disent ceci, disent cela... j'ai fui le Maroc pour ça... et... venir ici c'était la même chose, bah, des préjugés, on te met dans des cases et, en plus, on t'écoute même pas... tu dis: “Bah, c'est vrai que j'ai vécu au Maroc, j'ai grandi au Maroc, mais je ne suis pas pour autant croyante ni...” non, non, non, pour eux j'ai vraiment... j'ai vraiment, j'ai vraiment... je me suis vraiment confronté avec une de, une prof que j'avais dans une matières des Intercultural Studies... […] qui m'a donné le sujet sur l'islam justement... elle nous a donné… elle a un peu, elle a un peu... euh... organisé les thèmes pour la présentation à partir des origines des jeunes [...] on a présenté vraiment l'islam et tout ça, et elle nous a présenté comme quoi il y a trois musulmans. J'ai dis: “Bah excusez‐moi, moi je me considère oui d'une culture qui est un peu musulmane, mais je ne suis pas musulmane pour autant, je ne suis pas croyante”. Elle me dit: “C'est pas possible, il y a toujours une religion... la personne doit toujours avoir une religion”, déjà ça, ça m'a choqué eheheh... mais j'ai trouvé qu'elle était un peu... un peu limitée dans son esprit, parce qu'elle s'ouvrait pas au débat... et même le mec qui était avec moi, le turc... il n'était pas croyant... et pour elle il était aussi musulman, il est turc donc il est musulman, il y avait un seul musulman dans le groupe, un gros... et à la fin, on a essayé de, j'ai essayé de lui expliquer en fait: “C'est vrai je suis de culture musulmane, je connais bien sur l'islam, pour quoi? Parce qu'on était obligés d'avoir de l'éducation islamique tous les vendredi, justement ça m'a ouvert un peu les yeux et je... la religion... ça ne m'intéresse pas”». 135 Cfr. AMIN, Samir, op. cit., p. 107 e YOUNGA, Hayat Lydia, op. cit., p. 54. 136 Cfr. YOUNGA, Hayat Lydia, op. cit., p. 54.

III. TRANSNAZIONALISMO DEI MIGRANTI E DEI FENOMENI ASSOCIATIVI