IV. MOVIMENTO DEL 20 FEBBRAIO IN FRANCIA: I CASI STUDIO DELLE CITTÀ DI MONTPELLIER, PARIGI E LILLE
IV.3. Profili e traiettorie militant
Per ricollocare il M20F nella dimensione individuale di movimento sociale pur collettivo, ma nato dall’impegno di singoli militanti, di seguito, si è cercato di ricostruire in modo conciso il percorso personale che ha portato alla partecipazione all’esperienza francese del M20F così come gli apporti particolari dei suoi componenti.
Al fine di proteggere la privacy espressa dalle persone che hanno contribuito al lavoro di ricerca qualitativa, i nomi riportati sono stati inventati.
IV.3.1. Mohammed, l’indipendente ex‐militante UNEM
Mohammed è stato il mio primo contatto con un militante del M20F. Fin dall’inizio si è dimostrato volenteroso a collaborare alla mia ricerca sul M20F in Francia. Nonostante la sua disponibilità, a causa di problemi di salute, nel corso del 2012 e fino all’autunno 2013, la propria presenza fisica in seno al comitato si è fatta più rara sebbene sia stato comunue presente nell’organizzazione di alcuni eventi e nella condivisione di informazioni attraverso la
mailing‐list. Per tali motivi, sebbene sia una figura fondamentale del Comité de soutien au M20F di Motpellier, non è stato possibile registrare un’intervista.
All’epoca del nostro incontro è informatico presso un’azienda della città e, parallelamente, è impegnato nel collettivo D’ailleurs nous sommes d’ici in favore della causa dei sans‐papier di Montpellier. Mohammed, cinquantadue anni, è partito dal Marocco nel 1984 per completare all’estero gli studi superiori con un Master 1 e Master 2 (laurea magistrale nel sistema universitario francese). Originario di Rabat, Mohammed parla del periodo in cui è arrivato in Francia come un periodo di effervescenza culturale, pieno di incontri e di stimoli. I suoi vent’anni infatti sono coincisi con la repressione della sinistra e la censura di una certa produzione culturale (vedi la rivista Souffles chiusa nel 1973), e la venuta in Francia è considerata come una vera e propria liberazione dai limiti e dai divieti imposti dal regime. Di orientazione di estrema sinistra, arrivato a Montpellier, enra a far parte della sezione del sindacato studentesco UNEM dove conosce Omar e Rachida, il primo membro attivo del
Comité de soutien au M20F di Montpellier e la seconda simpatizzante del M20F, ma poco
presente a livello organizzativo. È un democratico convinto e il suo linguaggio è segnato dalla retorica di estrema sinistra, sopratutto quando parla del lotta del M20F per i valori democratici contro l’imperialismo “occidentale” e l’oscurantismo di matrice islamica. Sebbene politicizzato dall’esperienza in seno all’UNEM, non ha mai fatto parte di un partito politico particolare, né in Marocco né in Francia, e il proprio impegno è volto in favore di cause più
sociali che politiche. A parte il collettivo D’ailleurs nous sommes d’ici Mohammed è stato attivista per i diritti dei rom in Francia e per certe cause ambientali (come la mobilitazione anti sfruttamento del gas di scisto). È sposato con una donna francese e ha due figli, hai quali, racconta, ha preferito non insegnar l’arabo marocchino per facilitar loro l’integrazione in Francia. Avendo subito lui stesso, durante l’ascesa dell’intolleranza degli anni ’80, certe forme di discriminazione (reato di facies, pregiudizi e in un caso addirittura insulti) vorrebbe in questo modo preservare i propri figli da tali eventualità dato il ritorno dei principi di ripiegamento su di sé e chiusura comunitaria del periodo attuale.
Attento alla programmazione sia culturale che militante di Montpellier assiste spesso a conferenze, dibattiti, cine‐forum, esposizioni ed altri eventi o partecipa a manifestazioni e raduni a fianco di altri attivisti con i quali condivide un rapporto di amicizia. Tali legami si sono rivelati utili una volta formatosi il Comité de soutien au M20F di Motpellier. La partecipazione al collettivo D’ailleurs nous sommes d’ici gli ha permesso di avere contatti presso altre organizzazioni attive nell’ambto dele migrazioni (per esempio la CIMADE che ha prestato i propri locali per la presentazione del libro di K. Sefrioui dell’8 giugno 2013). Allo stesso modo l’impegno di Mohammed per dei valori universali (quali la democrazia, la libertà, il rispetto, la giustizia e la dignità) lo hanno portato ad interessarsi alla causa palestinese e dunque al contatto con il CCIPPP (Campagne Civile Internationale pour la Protection du Peuple Palestinien) e l’AFPS di Montpellier il quale ha permesso, in alcune occasioni, di dare maggior visibilità al Comité de soutien au M20F, per esempio in occasione di un déjeuner de presse in presenza dell’ambasciatore palestinese in Francia un membro del Comité de soutien au M20F è stato invitato a presentare le rivendicazioni del movimento marocchino47. La propria posizione riguardo al fatto di attivarsi da Montpellier per il M20F marocchino è in favore alla creazione di un comitato di sostegno la cui missione principale sarebbe di «aiutare a far conoscere in Francia il movimento del 20 febbraio e le sue azioni così come la situazione sociale, economica e politica in Marocco»48. Nonostante abbia acquisito la doppia nazionalità e non abbia più molti contatti con il Marocco, Mohammed, non perde l’occasione presentata dal M20F per militare un cambiamento nel proprio paese d’origine confermando il proprio attaccamento agli ideali democratici.
La volontà di non confondersi con il M20F marocchino sembrerebbe dovuta al fatto che, in un certo senso, avverta il distacco tra la situazione della militanza in Francia e quella in Marocco,
47 Vedi il programma della visita di H. el‐Fahoum ambasciatore della Palestina in Francia invitato dall’associazione AFPS (Association France Palestine Solidarité) nel mese di maggio 2013: http://www.france‐ palestine.org/Deux‐interventions‐en‐videos‐Hael, (consultato il 12 dicembre 2013).
48Dalla risposta al questionario iniviato nel 2012. Risposta n°4, p. 435. Originale in francese: «Aider à faire connaitre en France le M20F et ses actions ainsi que la situation sociale, économique et politique au Maroc».
nello specifico relativamente alle conseguenze dell’attivismo. Un episodio, tuttavia, sembra mostrare che tale consapevolezza non sia completamente cosciente. In occasione di un incontro prima del mio viaggio a Rabat e a Casablanca per incontrare alcuni militanti marocchini, Mohammed, dandomi alcune indicazioni, ha dimostrato una sorta di sfasatura rispetto alla realtà marocchina. In quanto europea mi disse che non avrei dovuto aver difficoltà ad avere accesso ad alcuni luoghi, anche istituzionali, mentre, una volta sul posto, ebbi alcuni problemi per aver “solamente” fotografato una manifestazione dei diplômés
chômeurs. Tale décalage sembrerebbe essere dovuto al fatto che, avendo lasciato il Marocco
da parecchi anni, sia in un certo senso legato ad un’immagine del regno non più attuale: la repressione violenta è forse meno evidente che all'epoca di Hassan II, ma resta una relatà con cui Mohammed ha perso il contatto diretto cosicché resterebbe in parte sconnesso dal vissuto quotidiano dei militanti in Marocco.
Nonostante tale distacco, è consapevole del potere del regime makhzeniano e delle proprie strategie di dominazione e di adattamento. La sua impostazione democratica e allo stesso tempo la sua esperienza marxista‐leninista sembrano avere spinto Mohammed all’impegno nel M20F in nome dei valori in cui crede e della strategia di lotta e mobilitazione sociale come mezzo per raggiungere tali valori.
IV.3.2. Omar, l’intellettuale militante del Front de Gauche
Docente e ricercatore nel dipartimento di chimica dell’università di scienze di Montpellier, Omar, cinquantasette anni, sembrerebbe essere colui che stimola i ragionamenti all’interno del gruppo. Sebbene poco attivo nella proposizione di eventi o attività militanti, in diverse occasioni durante le riunioni e attraverso la mailing‐list, Omar ha offerto diversi spunti di riflessione sul M20F, sulla situazione politica del Marocco e sul Comité de soutien au M20F confermando l’aspetto di “intellettuale di sinistra” che trasmette quando lo si ascolta.
Ex‐militante dell’UNEM sia in Marocco che a Montpellier, dove era a capo della sezione locale, la sua posizione rispetto alla creazione del comitato del M20F di Montpellier è quella di segnare una netta separazione con il movimento marocchino. Omar ha chiesto e ottenuto da vari anni la nazionalità francese e dice di non mantenre più molti contatti diretti con il Marocco sebbene sia sempre informato tramite alcuni giornali on‐line in arabo come Hexpress o Lakome.
Originario di Tangeri, è arrivato in Francia nel 1974 per completare gli studi superiori, e, in seguito, è restato sul territorio francese a causa dell’incontro con l’ex‐moglie francese. Qui, resta fedele alla propria formazione marxista‐leninista aderendo al programma del partito
comunista francese e, dal 2009, diventando membro della coalizione Front de Gauche (FG) che riunisce vari partiti di sinistra ed estrema sinistra (tra i quali il Parti de Gauche, il Parti
Communiste Français e il Nouveau Parti Anticapitaliste). Militante del FG e del sindacato CGT
(Confédération Générale des Travilleurs) Omar dice di tenere agli ideali e al conseguimento delle rivendicazione del M20F pur senza investirvi troppe energie: «Vengo in questo comitato per sostenere. Ecco, fin dall’inizio era il... l’avevo detto: “Vengo ad aiutarvi, non posso essere...” ecco. Sono molto occupato altrove...» 49. Nonostante tale affermazione è uno tra i membri più attivi del Comité de soutien au M20F: nel novembre 2012 presentò il movimento marocchino durante l’evento Quinzaine des Tiers
Mondes di Montpellier50, più volte ha ospitato delle riunioni/incontri conviviali presso la
propria abitazione di Saint Mathieu de Tréviers, si è sempre mostrato disponibile a contribuire, dal proprio ufficio, alla stampa di volantini o altro materiale e, spesso, ha preso l’iniziativa di organizzare le riunioni interne del comitato. Il vocabolario è chiaramente influenzato dalla retorica marxista‐leninista, il suo discorso è ben organizzato e strutturato, forse dovuto al fatto che Omar è abituato a tenere delle conferenze e delle lezioni nell'ambito accademico, e riflette la politicizzazione del soggetto: «È per questo che se si vuole, se si vuole che ci sia un cambiamento bisogna che ci sia un lavoro militante, un lavoro militante delle organizzazioni, per punzecchiare un po’ la popolazione, per guidare un po’ questo scontento, perché non sia qualcosa d'inutile. Bisogna che questa sollevazione popolare, questa forza rivendicativa, bisogna che conduca ad un, ad un, ad un progetto... E quindi è per questo che occorre avere delle organizzazioni politiche visibili, leggili, credibili e che hanno... che propongono un progetto alternativo alla situazione. Quindi è necessario un lavoro militante per quanto riguarda la riflessione, per quanto riguarda l’organizzazione, per quanto riguarda il raggruppamento. Ci sono tre punti: raggruppamento, chiarezza di vedute, cioè programma e organizzazione, organizzazione democratica»51. 49 Allegato n° 1, p. 196. Originale in francese: «Moi je vais à ce comité pour soutenir. Voilà, dès le début c’était le... je l'avais dit: “Je viens vous aider, je ne peux pas être...” voilà. Je suis très occupé ailleurs...». 50 Vedi il programma dell’ultima edizione dell’evento: http://www.chaireunesco‐adm.com/spip.php?article313, (consultato il 13 dicembre 2013). 51 Allegato n° 1, p. 198. Originale in francese: «D'où l'intérêt pour, pour qu'il y ait un changement il faut qu'il y ait un travail militant, un travail militant des organisations, pour un peu donner les aiguillons à la population, pour guider un peu ce mécontentement, pour que ça ne soit pas quelque chose d'inutile. Il faut que ce soulèvement populaire, cette puissance revendicative il faut qu'elle aboutisse sur, sur, sur un projet... Et donc d'où l'intérêt d'avoir des organisations politiques visibles, lisibles, crédibles et qui ont... qui proposent un projet alternatif à la situation. Donc il faut un travail militant au niveau de la réflexion, au niveau de l'organisation, au niveau du
La militanza all’interno delle stutture politiche francesi gli ha premesso di costruirsi una rete di conoscenze sia nel campo professionale e che in quello militante. Grazie alla mobilità offertagli dal suo posto di ricercatore, duramte il 2012, si è spesso recato nella capitale dove ha potuto incontrare gli altri militanti del M20F. A Montpellier, è tramite i propri legami con i partiti di sinistra della coalizione FG che, inizialmente, si è costituito il Collectif de soutien au
M20F formato dagli organismi francesi e che ha contibuito al successo (in termine di
partecipazione) di alcune iniziative del comitato.
Nel corso della riunione del Comité de soutien au M20F di Montpellier dell’11 novembre 2013, Omar ha proposto una riflessione sulla situazione del M20F rispetto al regime alla luce dei recenti sviluppi della questione del Sahara Occidentale52. Sebbene impegnato altrove e
nonostante la perdità di forza del M20F in Marocco, Omar resterebbe fedele al proprio impegno per i valori democratici e nella lotta sociale per conseguire una «rivoluzione cittadina e democratica in ogni paese»53.
IV.6.3. Larbi, il marxista‐leninista della vecchia guardia membro dell’ATMF
Come anticipato, Larbi, educatore franco‐marocchino di cinquantasei anni, nel corso del 2012 ha progressivamente abbandonato la militanza all’interno del Comité de soutien au M20F di Montpellier per dedicarsi maggiormente al suo impegno dell’ATMF (Association des
Travailleurs Maghrébins de France). Le ragioni di tale disimpegno sembrano essere dovute a
dissensi interni con alcuni membri del gruppo e a una differenza di opinioni e di visioni sul sostegno al M20F piuttosto che al disinteresse per le rivendicazioni del movimento:
«Ho visto i comitati di Bruxelles, di Parigi e quello che fanno riguardo a Mamfakinch o riguardo a, a, alla pagina del 20 Febbraio sono, sono solo sciocchezze. Invece, preparare tutto ciò che è sostegno giuridico e materiale per le famiglie dei detenuti eccetera, come era sucecsso durante il periodo del movimento marxista‐leninista, quando ci sono stati quello che chiamano rispetto agli anni di piombo e tutto il resto...»54. rassemblement. Il y a trois points: rassemblement, clarté des vues, programme hein et organisation, organisation démocratique». 52 L’incontro tra il presidente americano B. Obama e il re Mohammed VI ha riproposto il dibattito dell’autonomia delle province meridionali contese tra il Maroco e la RASD. Vedi gli articoli http://www.jeuneafrique.com/Article/DEPAFP20131123112941/ e http://www.jeuneafrique.com/Article/JA2761p0008‐009.xml10/algerie‐senegal‐maroc‐ua‐sahara‐occidental‐ union‐africaine‐vers‐une‐offensive‐anti‐rasd.html (consultati il 12 dicembre 2013). 53 Allegato n° 1, p. 199. Originale in francese: «Une révolution citoyenne et démocratique dans tous les pays». 54 Allegato n° 2, p. 211. Originale in francese: «Moi j'ai vu les comités de Bruxelles, de Paris et tout ce qui font par rapport à Mamfakinch ou par rapport à, à, à la page du 20 Février c'est, c'est du pipi de chat. Par contre, préparer tout ce qui est soutien juridique et matériel pour les familles des détenus et cætera, comme ça s'était passé au
Anche Larbi, come Omar e Mohammed, ha formato una coppia mista e tale caratteristica, unita al fatto che abbia continuato gli studi superiori in Francia, lo farebbe rientrare nel paradigma identificato da B. Laffort dello studente emigrato dal Marocco negli anni ’70‐’80 e in un certo modo diveso dalla categoria di “immigrato” riferita maggiormente ai lavoratori55. Dopo il liceo, sempre a Casablanca, sua città di origine, Larbi s’iscrive all’università e, dopo la laurea triennale, è chiamato a svolgere il servizio civile (servizio militare riservato ai ragazzi in possesso di un diploma) nel sud del Marocco. L’anno in cui riceve questa notifica è il 1976. Dopo la Marcia Verde organizzata da Hassan II nel novembre 1975 per annettere il territorio del Sahara Occidentale e le conseguenti tensioni all’internazionale, soprattutto con l’Algeria56, è in un clima di guerra che Larbi dovrebbe andare a compiere tale dovere. In aggiunta la fatto che, fondamentalmente pacifista, non condivide la motivazioni di tale conflitto, ciò che ha spinto Larbi a disertare, è la discriminazione attraverso la quale sembra essere stata fatto l’arruolamento. Fra i suoi compagni universitari che hanno ricevuto la lettera di convocazione, nota che nessuno «dei figli di borghesi [e] d’aristocratici marocchini»57 è stato interpellato, ma solo gli studenti provenienti dai quartieri popolari, come se tale condizione socio‐economica giustificasse che fossero inviati al fronte come «carne da macello»58. Non potendo accettare tale ingiustizia, a circa vent’anni, Larbi, sostenuto dalla famiglia, prende dunque la decisione di partire per Parigi invece che nell’esercito dove continuerà gli studi universitari. Sebbene non politicizzato, alcune esperienza hanno contribuito alla sensibilizzazione di Larbi, in particolar modo, nel 1965, assiste alla storica manifestazione di Casablanca che è degenerata in rivolta repressa nel sangue e che ha dato vita ai movimenti di estrema sinistra
23 Mars e Ila‐l‐Amam.
«[LY]: Dopo, l’anno dopo ero alle scuole medie e alla data dell’anniversario, in modo spontaneo, tra amici ci siamo detti, non eravamo militanti o cose del genere, e ho detto, era un po’ così...
[FS]: Alla vostra sensibilità.
[LY]: “Bisogna far qualcosa per l’occasione, facciamo un sciopero per l’anniversario di questi eventi”, ed è uno sciopero che ha iniziato un serie di scioperi praticamente durante sette‐otto anni. Ogni anno, nello stesso periodo, c’erano degli scioperi, da marzo a aprile, quindi c’era un coscienza. Ed era anche l’epoca dove anche al liceo c’era un sindacato dei moment du mouvement marxiste‐léniniste, quand il y a eu ce qu'ils appellent par rapport aux années de plomb et tout ça...». 55 Cfr. LAFFORT, Bruno, op. cit., pp. 17‐20. 56 Per ulteriori informazio sulla “questione territoriale” vedi nota 79, p. 42 e LUGAN, Bernard, op.cit., pp. 334‐ 352. 57 Allegato n° 2, p. 205. Originale in francese: «Des fils de bourges, d'aristocrates marocains». 58 Ivi, p. 206. Originale in francese: «De la chaire à canon».
liceali, il SNL, era una specie di continuità dell'UNEM, nell’iniziativa. E c’erano anche una specie di “padrini”, che erano all’università all’epoca, che animavano dei circoli di studio, di storia contemporanea, di sociologia, di marxismo, di questo, di quello, quindi c’era, c’era un minimo di bagaglio politico, non teorico, eravamo veramente nella pratica»59.
Tali esperienze hanno dunque forgiato l’orientazione e gli ideali di Larbi che, una volta arrivato nella capitale francese, s’impegna nel sindacato marxista‐leninista UNEM.
Come quello di Mohammed, Omar e di alcuni militanti più giovani, anche il lessico di Larbi è influenzato dalla retorica comunista come dimostrerebbero alcuni dei vocaboli impiegati durante l’intervista: agit‐prop (organo del partito comunista sovietico incaricato della mobilitazione, agitazione, e della propaganda), compagno (in riferimento agli amici militanti) e piccolo‐borghese (utilizzato come dispregiativo in riferimento a chi s’impegna senza reale coscienza)60.
In seguito, sempre a Parigi, tramite il sindacato studentesco conosce l’ATMF e comincia, attraverso l’associazione, a fare un lavoro di volontariato come insegnante di sostegno per ragazzi e ragazze dei quartieri popolari con difficoltà nel percorso scolastico. Dopo quasi una decina d’anni, si sposta nella città costiera dove è avvenuto il nostro incontro e, quasi come continuazione del percorso intrapreso nella capitale, lavora come educatore e dirige la sezione dell’ATMF di Montpellier.
La sua posizione rispetto al Comité de soutien au M20F è relativamente critica. Sebbene mantenga pochi contatti con il Marocco, il ricordo della repressione (un amico è stato sottoposto al processo di Casablanca del 197361 ed è “sparito” per diversi mesi) e l’esperienza
personale passata, sembrano aumentare ai suoi occhi la sproporzione tra le attività di sostegno del comitato e la realtà sul campo dei militanti in Marocco:
«Cominci a chiedere di unirsi e poi dici: “No, dovete fare a modo mio”. No, non può funzionare. Non funziona e non può funzionare, ecco. E questo lo trovo veramente, tra virgolette, non è... lo trovo un po’ “criminale” rispetto all’importanza, alla gravità, a tutto ciò che succede al paese, è abbastanza criminale il far venire prima le proprie convinzioni
59 Allegato n° 2, p. 207. Originale in francese: «[LY]: Après, l'année d'après j'étais au collège, et à la date anniversaire, de façon spontanée, entre copains on s'est dit, on n’était pas militants ou quoi que se soit, je t'ai dit, c'était comme ça.../ [FS]: À votre sensibilité. / [LY]: “Il faut marquer le coup, on va faire une grève pour l'anniversaire de ces événements”, et c'est une grève qui a initié des grèves pratiquement pendant sept‐huit ans. Chaque année, à la même période, il y avait des grèves, de mars jusqu'à avril mai, donc il y avait une conscience. Et c'était l'époque aussi où au lycée aussi il y avait un syndicat de lycéens, le SNL, c'était une sorte de dépendant de l'UNEM, dans l'initiative. Et il y avait aussi des sortes de “parrains”, qui étaient en fac à l'époque, qui animait de petites cercles d'études, d'histoire contemporaine, de sociologie, de marxisme, de ceci, cela, donc il y avait, il y avait un minimum de bagage politique, pas théorique, on était vraiment dans la pratique».