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Il capitale delle lotte sociali marocchine: la dinamica militante entro cui s’inscrive il Movimento del 20 febbraio

I. POTERE MAKHZENIANO E CONTROPOTERE DEI MOVIMENTI SOCIALI Questo primo capitolo è dedicato al contesto in cui nasce il M20F Senza illusione eziologica né

I.2. Il capitale delle lotte sociali marocchine: la dinamica militante entro cui s’inscrive il Movimento del 20 febbraio

Le manifestazioni del 20 febbraio 2011 e l’organizzazione del M20F non sarebbero forse state possibili non solo senza l’impulso delle rivolte tunisina ed egiziana, ma anche, e soprattutto, 67 Cfr. HIBOU, Béatrice, Le mouvement du 20 février, Le Makhzen et l’antipolitique, op. cit., pp. 2‐6. e HAMMOUDI, Abdellah, op. cit., p. 117.

68 Cfr. TOZY, Mohamed, Monarchie et islam politique au Maroc, op. cit., pp. 62‐63 e HIBOU, Béatrice, Le

mouvement du 20 février, Le Makhzen et l’antipolitique, op. cit., p.7 69 Cfr. HAMMOUDI, Abdellah, op. cit., pp. 120‐121 e JAIDI, Larabi, Gestion des réformes économiques et transition démocratique au Maroc, in GANDOLFI, Paola (sous la direction de), op. cit., pp. 200‐205. 70 TOZY, Mohamed, Monarchie et islam politique au Maroc, op. cit., pp. 62‐63. 71 CATUSSE, Myriam, Au‐delà de «l’opposition à Sa Majesté»: mobilisations, contestations et conflits politiques au Maroc, «Pouvoirs», n° 145, Paris, Éditions du Seuil, 2013, p. 32. 72 Cfr. ivi, p. 45: «En d’autres termes, en même temps que l’on repère des cycles de mobilisation […] les formes de l’action collective évoluent, avec l’émergence de nouvelles arènes de mobilisation et d’opposition».

senza il capitale di esperienza accumulato tramite le precedenti mobilitazioni. Se lo spazio della dissidenza è necessario al potere centrale, quasi da esso intrattenuto, non per tale motivo la repressione si è manifestata in modo meno brutale, lasciando delle date importanti nella storia dei movimenti sociali marocchini, entrate nella memoria collettiva.

È sembrato importante includere fra gli eventi passati alcuni episodi marcanti dell’epoca del protettorato in quanto hanno partecipato alla costruzione di un referente comune evocato dalle lotte sociali marocchine e in quanto ripresi dai militanti intervistati. La guerra del Rif (1921‐1926) guidata da Abdelkrim el‐Khattabi, dapprima contro la Spagna ed in seguito anche la Francia, è stata per esempio oggetto di una proiezione organizzata dall’AMDH di Parigi a cui diversi militanti della coordinazione del M20F Paris Île‐de‐France appartengono73.

Durante la serata, il leader berbero è rappresentato come un rivoluzionario alla stregua di Hô Chí Minh o di Che Guevara, come esempio di resistenza contro il nemico esterno (i colonizzatori occidentali) e interno (il makhzen centrale), ma anche come un modello per i militanti del M20F che, scrivendo nella presentazione della proiezione: «Una volta concessa l’indipendenza, ovunque in Marocco fu il riferimento per i resistenti che volevano un’indipendenza reale e acquisita dignitosamente»74, sembrano far riferimento alla propria

lotta.

Ulteriore esempio della mobilitazione marocchina prima dell’indipendenza sono le proteste contro l’adozione del dahir berbero75 (1930) decreto percepito come un affronto all’unità

nazionale in quanto mirava ad esentare la popolazione amazigh dalla legge islamica. Tale proposito mosso dalla logica del divide et impera suscitò, al contrario, una coesione tra la popolazione. L’opposizione al dahir berbero “catalizzò”76 il nazionalismo marocchino

restando un riferimento importante della resistenza marocchina al colonialismo. Un’ulteriore pietra miliare nella cronologia nelle lotte sociali marocchine venne posta nel 196577. Tra il 23 e il 25 marzo violente manifestazioni studentesche scoppiarono prima a Casablanca e poi in altre grandi città marocchine (Fez, Meknes, Marrakech e Rabat) a seguito della soppressione del passaggio al secondo ciclo di studi per gli studenti di più di diciassette anni. Gli studenti, già politicizzati nei sindacati studenteschi, soprattutto l’influente UNEM (Union Nationale des

Étudiants du Maroc), si organizzarono dando vita al movimento di estrema sinistra

73 Titolo della serata: «Le Mouvement Marocain du 20 Février au miroir du résistant de la guerre du Rif, Abdelkrim El Khattabi», http://amdhparis.org/wordpress/?p=501, (consultato il 28 ottobre 2013).

74 Originale in francese: «Une fois l’indépendance octroyée, il fut la référence pour les résistants partout au Maroc, qui voulaient une indépendance réelle, acquise dignement». http://amdhparis.org/wordpress/?p=501, (consultato il 28 ottobre 2013).

75 Cfr. ABITBOL, Michel, op. cit., pp. 449‐453 e LUGAN, Bernard, op. cit., pp. 289‐291.

76 LUGAN, Bernard, op. cit., pp. 289: «C’est de ce moment que date la véritable rupture entre les milieux nationalistes et la France, le Dahir berbère étant le “catalyseur du nationalisme marocain”».

77 Cfr. VERMEREN, Pierre, Histoire du Maroc depuis l’indépendance, op. cit., pp. 44‐45; LUGAN, Bernard, op. cit., p. 328 e ABITBOL, Michel, op. cit., p. 570.

Movimento 23 marzo (detto anche 23 Mars). Questo movimento, il cui nome ricorda quello del movimento nato il 20 febbraio 2011, confluì nel 1983 nel partito OADP (Organisation de

l’Action Démocratique Popoulaire a sua volta fusosi nel 2005 con altri partiti creando il PSU, Parti Socialiste Unifié), ma le insurrezioni restano un importante esempio della capacità di

mobilitazione di massa come della brutalità del regime (il numero esatto dei morti resta sconosciuto fino ad oggi). Una giovane militante del M20F di Montpellier dedica un articolo proprio a questi fatti78 come per consolidare il legame tra la militanza passata e quella

presente, legittimare la lotta dei “giovani” del M20F agli occhi dei “vecchi” militanti degli “anni di piombo”.

Lo scontento popolare non si manifesterà più in modo massivo fino al 1981. Gli aggiustamenti strutturali della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, la crisi petrolifera e il conseguente aumento del dollaro nonché i costi della guerra per l’annessione del Sahara Occidentale a seguito del ritiro spagnolo79 furono fra le cause dell’aumento dei prezzi dei beni

di primo consumo tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80. Il 20 e il 21 giugno 1981 la popolazione scese indignata nelle strade prima di Casablanca e poi di Marrakech, Oujda, Tetouan, Nador e Al‐Hoceima. Questi “moti del pane”80 verranno sedati violentemente

causando diversi morti81.

Negli anni successivi la situazione economica del paese non migliora e la disoccupazione rampante portò alla creazione di associazioni di laureati disoccupati (raggruppate nell’ANDCM, Association Nationale des Diplômés Chômeurs du Maroc82) che, dagli anni ’90 fino

ad oggi, moltiplicano le manifestazioni e la visibilità nello spazio pubblico. Malgrado il carattere protestatario degli eventi dei diplômés chômeurs essi differiscono dal M20F, sulle motivazioni di fondo, quelle di quest’ultimi sarebbero “khobsi” (يزبخ letteralmente “del pane”), materiali, mentre quelle del M20F sarebbero “siyassi” (يسايس), politiche83. Chiedendo

l’integrazione nel sistema pubblico marocchino, sarebbe rischioso per i diplômés spingersi nel

78 Vedi https://www.mamfakinch.com/baba‐raconte‐moi‐le‐23‐mars/, (consultato il 28 ottobre 2013).

79 Nel 1975, dopo la morte del generale Franco, il territorio del Sahara Occidentale (ricco di risorse nel sottosuolo) è conteso fra Marocco, Algeria e Mauritania. Hassan II, per dare nuovo lustro alla propria immagine, organizza una marcia pacifica, la Marcia Verde, per riprendere possesso di tale territorio secondo lui storicamente marocchino. Il successo dell’impresa è risultato in un accordo tra Spagna, Marocco e Mauritania: la Spagna si ritira e concede la maggior parte del territorio al Marocco. L’Algeria, delusa, arma il Fronte Polisario dando inizio alle ostilità con il regno vicino che continuano ancora oggi. Per i dettagli sulla “questione territoriale” del Sahara Occidentale vedi LUGAN, Bernard, op.cit., pp. 334‐352.

80 ABITBOL, Michel, op. cit., p. 586.

81 Cfr. ibidem e l’intervista all’economista N. Akesbi su Osservatorio Iraq: http://osservatorioiraq.it/approfondimenti/il‐marocco‐crisi‐economica‐arriva‐il‐fondo‐monetario, (consultato il 28 ottobre 2013).

82 Sull’associazione ANDCM vedi nota a piè di pagina n° 3 a p. 13.

campo delle richieste esplicitamente politiche, quasi contraddittorio. Inoltre, il loro “metodo” sembra funzionare dato che periodicamente alcuni di essi vengono assunti come funzionari84.

Infine, l’antecedente protestatario che più ha influito sul M20F potrebbe essere identificato nei coordinamenti contro il carovita dette comunemente Tansiqiyat (تايقيسنت letteralmente “coordinamenti”). Nate in diverse città per denunciare le condizioni di vita e portare avanti rivendicazioni locali, le Tansiqiyat contro il caro vita erano circa novanta coordinamenti non correlati sparsi per il territorio prima che l’AMDH, sollecitata da numerose lamentele concernenti i diritti umani minacciati dall’aumento dei prezzi, lanciasse un appello per la creazione di un movimento nazionale delle forze democratiche contro l’aumento del costo della vita. Tale appello è stato raccolto da tre partiti di sinistra (Voie Démocratique, PSU e PADS) come da tre sindacati (UMT, CDT e ODT) e, verso la fine del 2006, mentre il mondo politico si preparava alla scadenza elettorale del 2007, ha portato alla creazione di un collettivo nazionale (comité national de suivi)85. In questo modo si è formato un sistema

orizzontale di coordinazione fra le varie Tansiqiyat, supportate dal comité centrale, ma con ampia libertà d’azione nelle periferie del paese (Tanger, Oujda, Guercif, Bouarfa, Sidi Ifni, Sefrou…), sistema operazionale ripreso dal M20F, che all’indomani del 20 febbraio 2011 crea lo CNAM20 (Comité National d’Appui au Mouvement 20 février). Certi coordinamenti, a seconda delle località, sono rimasti attivi fino al 2009 e le lotte condotte da alcuni di essi sono rimaste un esempio di riuscita dell’alleanza tra forze politiche, sindacali e sociali86.

A parte la struttura, la lezione che i coordinamenti contro il carovita hanno insegnato al M20F risiede nel loro parziale fallimento dovuto alle fratture fra le varie correnti di estrema sinistra (radicali e esterne ai partiti: leninista, maoista, trotskista della IV internazionale, anarchica, ecc.). All’interno delle Tansiqiyat, infatti, i membri di partiti e varie organizzazioni mostravano apertamente la propria appartenenza, rischiando di far precedere gli interessi particolari a quelli generali e favorendo in questo modo le tensioni interne e le possibilità di recupero dal regime87. Le divergenze hanno portato alla separazione del collettivo centrale in due

segretariati nazionali distinti e ad una disfunzione dei coordinamenti locali.

Nelle prime assemblee generali del M20F i militanti, memori dei conflitti interni ai coordinamenti conto il carovita, hanno ben chiaro che, sebbene gli apparati politici e sociali 84 Cfr. EMPERADOR BADIMON, Montserrat, Où sont les diplômés chômeurs?, op. cit., pp. 77‐79. 85 Cfr. CHAPOULY, Romain, op. cit., pp. 40‐43. 86 In particolare i casi di Sidi Ifni vicino alla frontiera del Sahara Occidentale e di Bouarfa vicino all’Algeria. Cfr. BENNAFLA, Karine, EMPERADOR BADIMON, Monserrat, op. cit., pp. 67‐86. 87 Cfr. CHAPOULY, Romain, op. cit., p. 42.

tradizionali (partiti e sindacati) siano presenti all’interno del movimento, è innanzitutto come cittadini che vengono riconosciute l’appartenenza e l’adesione al M20F. Le parole di Abdelhad, militante di Parigi di trentun anni, confermano tale tendenza“indipendentista” del M20F: «Sì, infatti nel Movimento abbiamo detto che nelle assemblee saremo senza vesti politiche, ognuno parla per sé. In ogni modo se abbiamo bisogno di un aiuto logistico o altro, andremo dai partiti politici, dalle organizzazioni e tutto il resto… le persone hanno dell’esperienza, non è come se le mettiamo da parte, ma… dicevamo che il Movimento non sono i partiti politici, è un movimento…»88.

Tra le altre testimonianze a proposito della strutturazione iniziale del M20F raccolte durante il lavoro sul campo, quella di Nassim, ventinove anni, è particolarmente interessante perché racconta ugualmente i tentativi di manipolazione vissute, rivelando che la possibilità di recupero sia un “trauma”89, una paura ricorrente all’interno delle coordinazioni del M20F, in

Francia come in Marocco. Alla mia domanda sul processo che ha portato alla decisione di voler chiamare il M20F di Parigi “comitato di sostegno”, “coordinazione di sostegno al M20F” o semplicemente “M20F”, risponde:

«Sì, allora quello che… il fatto è che… è stato deciso da… da un fatto, c’era un tentativo di recupero politico. Dunque noi ci chiamavamo Comitato di sostegno così cosà, c’erano dei tentativi ch’erano dappertutto in Marocco, cioè c’erano delle persone che venivano a dirci: “Noi siamo il 20 febbraio, noi, gli indipendenti, gli indipendenti, siamo noi il 20 febbraio e voi siete organizzazioni politiche, dovete sostenerci, dovete mettervi in disparte e sostenerci”. E intanto… c’era un conflitto fin dalle prime riunioni, non le prime, prime, nella prima e la seconda loro non c’erano [il soggetto si riferisce alle persone del regime che, come spiega più avanti, vorrebbero nuocere al Movimento] e dopo, in seguito, quando c’era molta gente e così via, c’erano delle persone che, sempre di più, cercavano di entrare nel Movimento, questo ha fatto sì che c’erano delle tensioni all’interno […] C’erano delle posizioni politiche che erano un po’ poco chiare, non si vedeva dove volevano andare a parare, dove avrebbero portato il Movimento. In seguito si è avverato che un problema a questo proposito era vero, cioè che portavano il Movimento verso la… verso delle cose che 88 Allegato n° 5, p. 259. Originale in francese: «Oui, en fait dans le Mouvement on a dit que on va être dans les assemblées sans casquettes politiques, chacun parle pour soit. De toute façon après si on a besoin d'un soutien logistique et tout ça, on ira chercher les partis politiques, les organisations, tout ça... les gens ont de l’expérience, c'est pas comme si on les fourguait derrière, mais... on disait que le Mouvement c'est pas les partis politiques, c'est un mouvement...».

89 Cfr. CHAPOULY, Romain, op. cit., p. 37. «L’expérience de l'instrumentalisation et de la récupération des mouvements contestataires par le régime agit comme un traumatisme dans l’esprit des févriéristes».

non sono il Movimento, verso il regime, verso altro… e… tra le convinzioni ch’avevamo, c’era che c’erano delle persone che erano… del regime marocchino»90.

Come per quelle dei diplômés chômeurs anche le lamentele del corporativismo marocchino sono restate in uno spazio militante separato. M. Emperador Badimon91 ripercorre le lotte

degli insegnanti, dei medici internisti e praticanti92 e degli ingegneri nelle telecomunicazioni

durante il 2011 confermando un'altra strategia di protesta, assimilabile a quella dei diplômés

chômeurs, sarebbe a dire non contestare il sistema in toto, ma essere portatori di

rivendicazioni settoriali e specifiche anziché politiche.

Il M20F eredita dunque il capitale d’esperienza dalle lotte e dei movimenti che lo hanno preceduto, prendendo come modello illustri personaggi (Abdelkrim el‐Khattabi) o episodi marcanti della resistenza marocchina (dahir berbero), cercando di evitare gli errori passati, ma prendendo quelle strategie ritenute efficaci. Tuttavia, pur cercando una base consensuale più ampia possibile, fedele alla sua impostazione eclettica e alla sua vocazione democratica, il M20F non è riuscito a federare alcuni movimenti che sembrerebbero ispirati dalle stesse motivazioni. Esso s’inserisce nello spazio dei movimenti sociali esistenti in Marocco, creando al suo interno alleanze e scontri, apportando innovazioni o consolidando le pratiche militanti più adeguate. Allo stesso modo, in Francia, nelle città dei casi studiati, riattiva l’attivismo di quei migranti che non erano impegnati in alcuna organizzazione per il Marocco, si unisce alle lotte delle associazioni marocchine già presenti sul territorio francese (AMDH, ATMF) e crea nuove reti transnazionali tra migranti. 90 Allegato n° 8, pp. 314‐315. Originale in francese: «Oui, en fait ce que... le truc c'est que... ça a été décidé par un... un fait, il y avait une tentative de récupération politique. Du coup nous on se nommait Comité de soutien machin machin, il y avait une tentative qui était partout au Maroc, c'était qu'il y avait des gens qui venaient dire: “Nous c'est le 20 février, nous, les indépendants, les indépendants, c'est nous le 20 février et vous vous êtes organisations politiques, vous devez nous soutenir, vous devez vous mettre à l'écart et nous soutenir”. Et pendant... il y avait un conflit dès les premières réunions, pas les premières, premières, la première et la deuxième ils étaient pas là et après, par la suite, quand il y avait beaucoup de monde et tout ça, il y avait des gens qui, de plus en plus, qui rentraient dans le Mouvement, qui venaient, ce qui a fait que il y avait des tensions à l’intérieur […] Il y avait des positions politiques qui étaient un peu pas claires, ou on voyait pas où ils allaient, où ils allaient amener le Mouvement. Par la suite il s'est avéré que un souci sur ce point était vrai, c'est que ils amenaient le Mouvement vers la... vers des choses qui ne sont pas le Mouvement, vers le régime, vers autre chose... et... parmi les convictions qu'on avait, c'est qu'il y avait des personnes qui étaient... du régime marocain». 91 Cfr. EMPERADOR BADIMON, Montserrat, L’éclatement des mobilisations professionnelles à l’heure du «20

février», in HIBOU, Béatrice (dossier coordonné par), Mouvements sociaux: Refus de l’économisme et retour du politique, «La revue Economia», n° 13, Rabat, CESEM, novembre 2011‐févier 2012, pp. 44‐47. Tali categorie si sono mobilitate già in passato. L’autrice ricorda ad esempio gli scioperi degli insegnanti nel 2003 e durante l’anno scolastico 2007‐2008 durante il quale scioperarono tre giorni al mese per dieci mesi.

II. MOVIMENTO DEL 20 FEBBRAIO: UNA ROTTURA NELLA CONTINUITÀ