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Attuali problematiche legate allo sviluppo delle piantagioni forestali

5. IL SISTEMA FORESTALE: POLITICHE, ISTITUZIONI E MERCATI

6.1 Piantagioni e riforestazione

6.1.2 Attuali problematiche legate allo sviluppo delle piantagioni forestali

Realizzare una piantagione, o effettuare un rimboschimento artificiale, non è equivalente allo sviluppo di un ecosistema complesso come la foresta naturale. In tutto il paese è molto diffusa la realizzazione di piantagioni monospecifiche, tanto che le formazioni artificiali di specie miste hanno un tasso di presenza molto basso.

Per esempio nella zona collinare a sud est della Cina, nelle provincie dell’Hunnan e dello Zhejiang, le piantagioni pure di abete sono rispettivamente il 72 e 68% del totale della zone riforestate. Nel nord est della Cina, nella regione autonoma della Mongolia Interna, il 65% della piantagioni sono composte da pioppi, così come nel Qinghai (82%) e nel Xinjiang (75%). Nell’estremo nord est, nella zona dell’Heilongjiang il 56% delle zone riforestate sono piantagioni di larice.

Le specie maggiormente utilizzate nelle piantagioni in Cina sono individui clonali dei generi

Eucalyptus, Salix, Paulownia, Cunninghamia, Pinus, Larix, Picea. La specie in assoluto più

presente però è il pioppo (Populus spp.); la possiamo trovare in tutto il paese, da nord a sud,

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La riforma dei diritti di proprietà delle foreste aderisce saldamente a restituire proprietà in mano agli agricoltori che lavorano in ambiente forestale. La riforma, che in parte è già stata approvata nel 2006, stabilirà un sistema moderno della proprietà forestale, che renderà gli agricoltori i veri gestori della foresta, con la possibilità di beneficiare totalmente dei proventi delle utilizzazioni, senza passare tramite le istituzioni intermediarie regionali. Questa riforma dovrebbe essere di buon auspicio per le opportunità di sviluppo delle piantagioni forestali e di bambù, in vista della continua crescita di domanda di prodotti legnosi.

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lungo le strade, nei sistemi agroforestali e perfino nelle piantagioni tropicali, spesso in formazioni pure di varietà artificialmente selezionate o modificate. Alcuni ricercatori delle più prestigiose accademie cinesi chiamano queste piantagioni “deserti verdi” (vedi par. 6.4.1), in quanto povere di biodiversità, scarse nella conservazione del suolo e delle acque, vulnerabili a malattie e parassiti, e necessitano di troppi trattamenti fertilizzanti e fitosanitari (Jiang, 2008).

A scala nazionale, le piantagioni miste di specie rappresentano solamente il 3,4%. Numerosi studi hanno indicato che, nonostante i milioni di ettari messi a dimora, la qualità nella maggior parte della piantagioni è scarsa. La monospecificità delle zone riforestate e il basso tasso di piantagioni con specie miste sta influenzando la protezione e la re-instaurazione di specie rare dal punto di vista faunistico e floreale, ed è la causa del rapido diffondersi di patologie vegetali. Lo sviluppo a larga scala di piantagioni pure sta riducendo la biodiversità locale, indebolendo le funzioni ecologiche delle formazioni arboree e rendendo fragile un ecosistema già di per sé compromesso (Peng et al., 2008).

Altri problemi si riscontrano nella diffusione di specie vegetali geneticamente modificate. La Cina ha iniziato le ricerche genetiche sulle piante arboree sin dagli anni ‘80. Negli ultimi 20 anni i ricercatori hanno gestito le tecnologie della cultura in vitro dei tessuti vegetali, come pure diversi sistemi di coltura e di trasformazione genetica.

Anche se le ricerche nel campo della modificazione genetica vegetale in Cina sono iniziate tardi, esse si sono sviluppate rapidamente, tanto che il paese fu il primo ad approvare gli esperimenti in ambiente naturale con alberi geneticamente modificati e la loro successiva commercializzazione. Al giorno d’oggi ci sono numerosi istituti in Cina che si occupano di ingegneria genetica e miglioramento vegetale, tra cui l’Istituto di Ricerca Forestale della

Chinese Academy of Forestry. Nel genoma delle piante arboree vengono studiati e modificati

principalmente i geni che riguardano le seguenti caratteristiche: la resistenza agli insetti, la resistenza alle malattie, la resistenza agli erbicidi, lo sviluppo riproduttivo, le proprietà del legno, le caratteristiche estetiche e la resistenza agli stress abiotici. Una delle specie maggiormente modificate dall’ingegneria genetica è il pioppo.

La preoccupazione sorge poiché un organismo vegetale perenne, come una specie arborea, se geneticamente modificato, può diffondersi molto più facilmente in natura rispetto ad una coltura agricola annuale, contaminando la biodiversità dell’ambiente naturale. Numerose indagini hanno confermato che diversi geni esogeni di alberi geneticamente modificati si sono già diffusi in natura, soprattutto di pioppi. La diffusione di questi geni ha impatti negativi sulla biodiversità dei sistemi ecologici, per le seguenti ragioni:

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− influenza direttamente la biodiversità e delle sue caratteristiche. Per esempio può modificare le strutture delle comunità di insetti, con sconvolgimenti nella catena alimentare di molte specie ad esse legate;

− influenza l’ecosistema del suolo e modifica le composizioni microbiche del terreno;

− influenza le caratteristiche fisiologiche, in particolare il metabolismo degli organismi vegetali (per esempio la maturazione precoce o tardiva di fiori e semi di alcune specie transgeniche ha influssi negativi su altre specie);

− verificarsi di cambiamenti imprevedibili anche molti anni dopo la piantagione.

La Cina ha promulgato una legge sulla gestione delle specie arboree geneticamente modificate nel 2006, ma numerose specie transgeniche iniziarono ad essere commercializzate nel 2002, senza controlli e misure preventive contro l’inquinamento genetico. Attualmente si cerca di contenere questo fenomeno principalmente con due strategie: il biocontenimento, diffondendo individui geneticamente modificati sterili, senza fiori, quindi impossibilitati alla riproduzione, e il fitocontenimento, effettuando piantagioni con individui transgenici in terreni circondati da alberi di altre specie, limitandone la loro diffusione e l’incrocio (Cheng, 2008).

Secondo la Chinese Academy of Forestry, le piantagioni effettuate con alberi geneticamente modificati sono difficili da valutare e monitorare a causa della facilità di propagazione e della loro commercializzazione. Inoltre è difficoltoso distinguere morfologicamente piante non transgeniche da alberi geneticamente modificati e moltissimo materiale viene continuamente spostato da un vivaio ad un altro, compromettendone la rintracciabilità. Ci sono molte discussioni in atto sulla diffusione e sulla commercializzazione degli alberi geneticamente modificati in Cina; il paese ha tuttora bisogno di una forte ricerca sulla sicurezza biologica e di regolamentazioni più severe e coerenti per evitare ulteriori contaminazioni del suo ambiente naturale.

Escludendo le piantagioni che rientrano nei “Sei Programmi Chiave” del settore forestale (vedi par. 6.2), in Cina non c’è ancora una legge chiara in materia di regolamentazione dell’attività di riforestazione e messa a dimora di piantagioni arboree. Per incrementare il loro sviluppo è necessario completare un sistema di misure politiche esauriente: incoraggiare una gestione meccanizzata e moderna delle piantagioni, perfezionare le utilizzazioni forestali, sviluppare politiche di sgravi fiscali e chiarire meglio la politica dei diritti di proprietà. Allo stesso tempo bisogna far sì di creare una gestione redditizia di queste piantagioni, alla quale possa beneficiare la popolazione e la nazione intera (He et al. 2008).

Un altro problema legato alla gestione delle piantagioni e delle aree riforestate sono i metodi estensivi tuttora utilizzati, che si basano su un basso livello tecnologico e manageriale. Così come le tecniche selvicolturali per le foreste, questi metodi sono piuttosto convenzionali e

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fanno fatica ad essere migliorati con il tempo; nelle agenzie governative, responsabili delle operazioni e del controllo della qualità, ancora poche persone originarie della regione interessata partecipano alle decisioni di scelta del sito di piantagione. Inoltre, dopo le operazioni di piantumazione, il più delle volte la cura e la gestione delle piante sono molto trascurate. Come conseguenza la produzione di legname è minore di quella che potrebbe essere, rendendo fragili le strutture dei rimboschimenti (Wang e Li, 2003).

La gestione delle piantagioni e dei rimboschimenti forestali non dovrebbe avere come unico obiettivo la produzione di prodotti legnosi ma anche quello di offrire servizi ricreativi e giocare un ruolo socio-culturale per la società. Attualmente la gestione delle piantagioni è maggiormente focalizzata sui benefici economici ; in questo processo di sviluppo delle piantagioni, le funzioni come l’eco-turismo, l’educazione naturalistica e la funzione paesaggistica non sono tuttora pienamente riconosciute (He et al. 2008).