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5. IL SISTEMA FORESTALE: POLITICHE, ISTITUZIONI E MERCATI

6.1 Piantagioni e riforestazione

6.1.4 Il bambù

Il bambù è un gruppo di piante tra le più versatili e ampiamente utilizzate. Appartenenti alla famiglia delle Poaceae e alla sottofamiglia Bambusoideae, sono piante a portamento, sempreverdi, molto vigorose. Possono essere alte da pochi centimetri fino a raggiungere notevoli dimensioni (anche 40 m di altezza e 30 cm di diametro) e possono crescere fino ad 1 m al giorno. La maggior parte delle specie di bambù (oltre 1000) sono originarie dell’Asia, dove raggiungono il limite settentrionale del loro areale a 50° N di latitudine.

Gli usi del bambù vanno dai cesti alla tessitura, dalla pavimentazione ai mobili, dai pannelli in fibra al materiale da costruzione, dalla produzione di carta ai germogli, dagli oli essenziali alle medicine.

In Asia il bambù svolge un ruolo di primaria importanza, dove è considerato da sempre il “legno dei poveri”; infatti è da sempre visto nei secoli come un bene inferiore, usato soprattutto dalla popolazione rurale come sostituto dei prodotti di qualità superiore. Ciò ha fatto sì che il bambù venga classificato come “prodotto forestale minore” e, come tale, trascurato dalle politiche forestali e dai progetti di sviluppo. Nonostante ciò, il bambù svolge

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un ruolo attivo nelle economie rurali di molte contee della Cina. Negli ultimi vent’anni i prodotti di bambù hanno guadagnato popolarità sia nei paesi sviluppati, come materiale interessante nelle decorazioni e nel design, che nei paesi in via di sviluppo, negli usi strutturali e nelle costruzioni.

Le nuove tecnologie hanno portato a una migliore conservazione e ad un uso ampliato di questo materiale, e le tecniche di miglioramento della gestione hanno consentito di intensificare e di generare un notevole aumento nella sua produzione.

La Cina ha una lunga tradizione nell’uso e nella gestione del bambù, con forti legami culturali; esso è un elemento classico della letteratura, della pittura e del paesaggio cinese. Il “Chu Pu”, il primo trattato scritto su bambù, è stato compilato nel III secolo d.C., e fornisce un resoconto dettagliato di 61 specie di bambù e i loro usi nell’antica Cina (Ruiz Perez et al., 1999).

Attualmente nel territorio cinese sono presenti tra le 300 e 500 specie di bambù, in gran parte concentrate nelle regioni montane e collinari, dove costituisce un elemento fondamentale del paesaggio forestale. Con circa 7 milioni di ettari, la Cina ha la maggior riserva di bambù al mondo. Di questi, circa 4,8 milioni vengono definite “foreste o piantagioni” di bambù, mentre i restanti 2,2 milioni di ettari si trovano in foreste miste e naturali (Mertens et al., 2008).

Le maggiori estensioni di foreste di bambù le troviamo in 17 provincie nel sud est del paese, tra cui 11 provincie con oltre 100 000 ettari ciascuna (Fig. 6.4).

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Quattro provincie contigue (Fujian, Jiangxi, Zhejiang e Hunan) hanno più di mezzo milione di ettari di bambù ciascuna, rappresentando circa il 60% delle piantagioni totali del paese.

Le risorse di bambù sono aumentate costantemente negli ultimi due decenni, sia in superficie (+31%) sia in densità delle formazioni (+41%). Sempre negli ultimi vent’anni, l’espansione delle piantagioni ha portato ad un aumento esponenziale della produzione di fusti (+594%) e di germogli (+1048%). Ciò contrasta nettamente con la stagnante produzione di legname del paese durante gli anni 90 e il suo forte calo dopo l’attuazione del Programma di Protezione delle Foreste Naturali e dei divieti di taglio.

Nel 2007 le piantagioni di bambù sono aumentate di 64 227 ettari, pur essendo stati prelevati e commercializzati nell’anno circa 1 miliardo e 4 milioni di fusti (SFA, 2008).

Il bambù viene utilizzato principalmente in due modi: il fusto, usato come legno, allo stato originale o trasformato in un’infinita varietà di forme, e i germogli, commestibili e usati come verdura nella cucina cinese. Grazie a questo doppio utilizzo, la piantagione di bambù più essere considerata sia come una formazione tradizionale da legno, sia come un frutteto, anche se con caratteristiche molto diverse. Inoltre queste piantagioni hanno alcune particolarità attraggono le popolazioni locali alla loro gestione: turni di coltivazione molto rapidi, bassi costi di investimento, possibilità di sfruttare appieno il prodotto grazie alle molteplici trasformazioni possibili e a una pre-lavorazione effettuabile in loco, senza macchinari complessi (Mertens et al., 2008).

La foresta di bambù (Fig. 6.5) può essere considerata quasi una piantagione artificiale, in quanto è gestita interamente dall’uomo, che ne controlla la densità selezionando i fusti di ricaccio, l’estensione, la composizione (è quasi sempre pura, talvolta mista con latifoglie). Nella Cina centro orientale molte foreste di bambù sono state piantate in sostituzione delle preesistenti formazioni di latifoglie e foreste miste con conifere (Zhang, 2009, com. pers.).

Solitamente il turno di una pianta di bambù è di sei anni: il primo anno il fusto cresce spontaneamente e si sviluppa in altezza e diametro. Per i successivi cinque anni la pianta viene lasciata in bosco cosicché il legno acquisisca consistenza e si indurisca. Alla fine del sesto anno il fusto viene tagliato e lavorato (Zhang, 2009, com. pers.).

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Figura 6.5 La foresta di bambù, nei pressi della città di Guangde, provincia dell’Anhui (foto: M. Mina, 2009).

Il forte boom economico ed edilizio degli ultimi anni ha fatto salire la domanda di materiale di bambù. I villaggi che reggono la propria economia sulla gestione delle piantagioni, taglio, prima lavorazione e vendita di questo materiale hanno visto crescere i propri affari, grazie anche alle recenti norme in materia di concessioni delle foreste collettive. Attualmente un fusto di bambù viene venduto al prezzo di circa 10 RMB (circa 1 euro).

La grande espansione di questa attività è dovuta anche alle azioni del governo in questi ultimi anni. Dal 2001 i coltivatori di bambù sono stati esentati dal pagamento di varie tipologie di tasse, tra cui le imposte sui prodotti speciali (6-16%), la tassa sul fondo di forestazione (0,5 RMB per fusto di bambù), tassa sulla costruzione forestale e la tassa di compensazione sulle risorse forestali. Differenti sussidi sono stati distribuiti dal governo per incoraggiare la messa a dimora di nuove piantagioni e per migliorare quelle già esistenti ma con problemi di scarsità di densità e valore. Nel 2006 la riforma della superficie forestale ha reso i coltivatori di bambù non solamente i gestori della piantagione, ma ha fornito loro i diritti di proprietà (Ding et al., 2007).

Nella pratica, nelle zone in cui il bambù cresce rigogliosamente, la sua coltivazione è un’opzione economicamente superiore rispetto alle piantagioni di altre specie arboree (Mertens et al., 2008). Coloro che hanno in gestione diversi appezzamenti di foresta stanno avendo la possibilità di incrementare i loro guadagni, e di costruirsi la propria villetta monofamiliare (Fig. 6.6).

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Figura 6.6 Villaggio nella provincia dell’Anhui, la cui economia è basata sulla commercializzazione del legname del bambù. (foto: M. Mina, 2009)