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11. La Commedia 1 Genesi e struttura

11.6 Autobiografia e universalità

A differenza dell’Eneide, il protagonista della Commedia non è un eroe classico ma un Io cristiano, che narra in prima persona una propria L’allegoria

Il rapporto tra lettera e allegoria

esperienza esistenziale. Per questa fondamentale impostazione del poe-ma dantesco, non possiamo non pensare alle Confessioni di Agostino, storia di traviamento e conversione che costituisce l’archetipo dell’auto-biografismo cristiano. Proprio Agostino viene citato nel Convivio per giustificare la scelta autobiografica del parlare di sé, lecita a un cristiano del Medioevo solo quando comporta agli altri «grandissima utilitade per via di dottrina» (Conv. I ii 14).

La prima persona di Dante riflette però, come già nella Vita nuova, un «Io» complesso. È importante almeno distinguere Dante-autore da Dante-personaggio. Il primo è l’auctor che racconta, in qualità di narra-tore onnisciente, il viaggio come un’esperienza vissuta e conclusa. In ta-li vesti Dante può intervenire per rimarcare l’irriducibile difficoltà di ri-ferire ciò che ha visto o per tenere viva l’attenzione del lettore:

O Muse, o alto ingegno, or m’aiutate.

O mente che scrivesti ciò ch’io vidi, qui si parrà1 la tua nobilitate.

(Inf. II, 7-9) Se Dio ti lasci, lettor, prender frutto

di tua lezione, or pensa per te stesso com’i’ potea tener lo viso asciutto

(Inf. XX, 19-20)

Il secondo è il viator, il personaggio protagonista del viaggio, la cui prospettiva, che è quella prevalente, è tutta interna al racconto e muta con il progredire della narrazione. Questa distinzione è molto utile alla critica moderna, ma sarebbe apparsa incomprensibile a Dante stesso, che per tutto il poema si sforza di rinsaldare la propria identità con il protagonista del viaggio, ovvero di ribadire la veridicità del suo raccon-to. Emblematico di tale strategia dantesca è il motivo dell’emozione ri-vissuta, in cui Dante-autore rievocando un evento afferma di risperi-mentare la stessa emozione provata allora: ad esempio, la fronte del poe-ta può bagnarsi ancora di sudore al ricordo dell’improvviso terremoto che gli ha fatto perdere i sensi sulla riviera dell’Acheronte:

Finito questo, la buia campagna tremò sì forte che dello spavento la mente di sudore ancor mi bagna.

(Inf. III, 130-132)

La dimensione autobiografica si impone sin dal primo verso («mi ritrovai»). A fondamento del viaggio ci sono figure appartenenti alla vita e alla formazione intellettuale di Dante. Il privilegio di visitare da vivo i regni oltremondani gli è stato concesso grazie alla donna amata in vita, Beatrice, che esorta Virgilio a soccorrere «l’amico mio, e non della ventura» (Inf. II, 61). È lei che lo accoglie sulla cima del Purgato-rio e lo guida attraverso i cieli del Paradiso, non senza averlo prima du-ramente rimproverato per aver ceduto alla seduzione delle cose

mon-Dante autore e personaggio

1 si parrà: ‘si manifeste-rà’.

Un racconto autobiografico

dane dopo la sua morte: «Ben ti dovevi, per lo primo strale / delle cose fallaci, levar suso / di retro a me che non era più tale…» (Purg. XXXI, 55 ss.). Fin lì Dante è stato condotto da Virgilio, il massimo poeta lati-no: la sua fama è universale, ma Dante nel riconoscerlo gli si rivolge come a «lo mio maestro e ’l mio autore», cui ha dedicato «lungo studio e ’l grande amore» (Inf. I, 82-87). Tra le anime incontrate durante il cammino, numerosi sono gli amici e i concittadini con cui Dante ha condiviso stagioni della propria vita. Come il maestro Brunetto, da-vanti al quale Dante non sa nascondere la propria commozione, nono-stante questi sia dannato tra i sodomiti: «Siete voi qui, ser Burnetto?»

(Inf. XV, 30 ss.); il musico Casella, che lo abbraccia e intona, come so-leva fare in vita, una sua canzone: «Io vidi una di lor trarresi avante / per abbracciarmi, con sì grande affetto…» (Purg. II, 76 ss.); l’amico Forese Donati, il cui viso stravolto dalla magrezza rinnova il dolore per la sua perdita: «La faccia tua, ch’i’ lacrimai già morta, / mi dà di pianger mo’ non minor doglia…» (Purg. XXIII, 55 ss.). Né mancano riferimenti alla vita del poeta, dalle profezie post eventum riguardanti il suo esilio, al ricordo della sua partecipazione all’assedio di Caprona, fino ad aneddoti minori, come la rottura di un battezzatoio nel Batti-stero di San Giovanni: «l’un deli quali, ancor non è molt’anni, / rupp’io per un che dentro v’annegava» (Inf. XIX, 19-20).

Nella stessa esperienza autobiografica risiedono le ragioni del per-corso di redenzione. Dante-personaggio intende sempre essere Dante Alighieri in carne ed ossa, con la propria sofferta vicenda interiore.

Così, ad esempio, come era ben chiaro ai commentatori antichi, le tre fiere che incontra nel proemio rappresentano i tre vizi che hanno ri-schiato di perderlo – il cedimento alla seduzione delle «cose fallaci»

che gli viene rimproverato da Beatrice –, prima che i tre grandi vizi dell’intera umanità. Le stesse reazioni del viator di fronte ad alcuni peccati nell’Inferno e nel Purgatorio riflettono la personale vicenda etica dell’autore, rivelandone l’urgenza di espiazione. Come aveva ben compreso Boccaccio, il poeta si mostra «passionato», cioè prova forti emozioni, come la paura, la vergogna, la compassione, soprattut-to quando è costretsoprattut-to a confrontarsi con peccati che riconosce come propri. Così, la tanto discussa pietà che Dante manifesta verso alcuni dannati, come i lussuriosi Paolo e Francesca nel quinto canto dell’In-ferno, esprime, in primo luogo, il rimorso di essersi macchiato della medesima colpa.

Su un piano più ampio, il viaggio dantesco intende farsi portatore di un messaggio universale. La critica ha da tempo evidenziato come Dante-per-sonaggio voglia comunque essere al tempo stesso «Everyman», ‘qualsiasi uomo’ (Singleton): la sua esemplare vicenda di salvezza riguarda l’umanità intera. Questa connotazione oggettiva del poema pertiene soprattutto alla dimensione allegorica, come pure sottolineato nell’epistola XIII:

Si vero accipiatur opus allegorice, subiectum est homo prout merendo et demerendo per arbitrii libertatem iustitie premiandi et puniendi obno-xius est. (Epistola XIII, 25)

Dante «passionato»

Dante «Everyman»

[Ma se si considera l’opera sul piano allegorico, il soggetto è l’uomo in quanto, per i meriti e demeriti acquisiti con libero arbitrio, ha consegui-to premi e punizioni da parte della giustizia divina.]

Nell’immensa costruzione della Commedia ogni uomo deve dunque riconoscere la propria vicenda terrena, per imparare a emanciparsi dai propri vizi e aspirare alla ricompensa divina. Tuttavia, a differenza di quanto accadrà con Petrarca, che, pure sulla scia di Agostino, offrirà al lettore la propria storia di traviamento e salvezza a titolo esemplare (vd.

infra, Capitolo 2, §3), l’esperienza dantesca non richiede una vera e pro-pria identificazione. Dante presenta il suo viaggio come un’esperienza unica e irripetibile. Il poeta è colui che, in virtù del suo alto ingegno, e in virtù della sua fede, ha avuto l’eccezionale privilegio di vedere cose stra-ordinarie e di trasmetterle all’umanità per la salvezza universale.