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L’allevamento bovino assume una notevole rilevanza per l’economia agricola piemontese: infatti, nel 2008 la produzione ai prezzi di base delle carni bovine e del latte vaccino assomma, rispettivamente, a ben 494 e a 328 milioni di euro corrispondenti, nel complesso, a poco meno di un quarto della produzione agricola regionale.

A fine 2008 il patrimonio bovino piemontese consiste di 842.000 capi bovini, cui si aggiungono 2.550 capi bufalini che, nel complesso, rappresentano il 13,5% del patrimonio bovi- no e bufalino nazionale. Le statistiche evidenziano come ormai da tempo sia in atto un forte pro- cesso di concentrazione del comparto, con una riduzione accentuata delle aziende con allevamen- ti bovini (ridottesi di circa un terzo tra il 1991 e il 2008) a fronte di un calo più contenuto dei capi allevati (nello stesso periodo, -23%). Tale processo va ricollegato, innanzitutto, alla fisiologi- ca espulsione dal mercato delle aziende marginali, ma anche dev’essere interpretato come una risposta alle esigenze degli anelli a valle delle filiere e, non ultimo, dev’essere ricondotto alle dif- ficoltà incontrate dalle aziende al fine di adeguare le proprie strutture alle normative di tipo igie- nico-sanitario ovvero agli shock che hanno interessato il comparto (per esempio, crisi BSE o del- la “mucca pazza”).

Negli anni più recenti si rileva dalle informazioni rese disponibili dai Servizi Veterinari della Regione Piemonte (tab. 2.18) che le aziende con allevamenti bovini sono diminuite in modo altalenante per quanto concerne il comparto della produzione (bovini adulti e vitelli), mentre la diminuzione è stata costante nel comparto della riproduzione (carne o mista e latte)22. Nel 2008 rispetto all’anno precedente il numero dei capi è andato anch’esso incontro a una consistente diminuzione, ciò che è riconducibile alla riduzione del numero di capi bovini importati dai paesi dell’Unione europea, in particolare, dalla Francia in seguito all’epidemia di Blue Tongue. tab. 2.18 - aziende con allevamenti e capi bovini in piemonte nel periodo 2005-2008

Fonte: Regione Piemonte, Relazione di attività dei Servizi Veterinari 2008

Sotto il profilo territoriale l’allevamento bovino risulta fortemente concentrato; la figura

2.1923 evidenzia come poco meno del 40% delle aziende praticanti l’allevamento bovino siano

localizzate nella provincia di Cuneo e un ulteriore 33% in quella di Torino, pur fornendo esso un importante contributo all’economia agricola anche nelle restanti province, in special modo nel- l’astigiano e nell’alessandrino.

22La classificazione utilizzata dai Servizi Veterinari della Regione Piemonte si basa sulla presenza o meno del ciclo riproduttivo

all’interno dell’azienda e, pertanto, si distinguono: a) gli allevamenti di sola produzione (senza ciclo riproduttivo interno) che al 2008 costituiscono il 29% delle aziende e il 26% dei capi (si tratta, in sostanza, delle aziende nelle quali è praticato l’ingrasso e il finissaggio dei capi); b) gli allevamenti con riproduzione, vale a dire sia gli allevamenti specializzati da latte che quelli misti, che nel 2008 rappresentano circa il 71% delle aziende e il 74% dei capi.

fig. 2.2 - distribuzione degli allevamenti bovini sul territorio piemontese nel 2007

Fonte: Elaborazione INEA su dati dell’Anagrafe Bovina Nazionale

Per quanto riguarda l’allevamento bovino da carne, il Piemonte è tra le regioni italiane maggiormente interessate da questo tipo di produzioni e, in particolare, qui coesistono due distin- te sub-filiere assai differenziate in termini aziendali e organizzativi.

Si rileva innanzitutto la presenza del cosiddetto allevamento a ciclo aperto o “da ingrasso” che si basa sull’acquisizione di vitelli da ristallo dall’estero (principalmente dalla Francia e dal- l’Europa orientale) che vengono allevati e, quindi, sottoposti all’ingrasso e al finissaggio in box, alimentati con insilati, concentrati e fieno. In termini quantitativi, si stima che il sistema di alleva- mento basato sul ristallo coinvolga all’incirca 4.000 allevamenti e circa 300.000 capi; sono dun- que coinvolte aziende di medie e grandi dimensioni, per lo più situate nella pianura torinese e cuneese vocata alla produzione di cereali foraggeri. Operatori diversi dagli allevatori - quali, ad esempio, commercianti di bestiame e importatori - risultano in grado di orientare le produzioni e di concentrare l’offerta: infatti, non di rado essi controllano più allevamenti mediante la stipula di contratti di soccida. A sottolineare l’importanza di tale tipo di allevamento è il fatto che la voce “bovini” (animali vivi) nel 2008 è al terzo posto tra le importazioni di prodotti agroalimentari, per un valore stimato in circa 204 milioni di euro, corrispondente al 6,6% del totale delle importazio- ni e, inoltre, esso fornisce la gran parte dei capi macellati.

L’allevamento a ciclo chiuso (cosiddetta linea “vacca-vitello”) è invece basato sulla rimon- ta interna e trova diffusione in tutte le province piemontesi, per lo più in aree marginali di collina e di bassa montagna, nelle quali è possibile sfruttare le superfici foraggere con metodi estensivi, in primis il pascolamento delle mandrie. Fondamentale per il successo di questo sistema di alleva- mento è il contributo fornito dalla razza bovina autoctona Piemontese, di cui risultano presenti nel 2008 in regione oltre 342.000 capi, circa il 62% dei quali in provincia di Cuneo e il 24% in quel- la di Torino. I forti legami con il territorio dell’allevamento a ciclo chiuso scaturiscono dalla rete di macelli a ridotta capacità produttiva che produce e commercializza localmente le carni dei bovini Piemontesi allevati in aziende di dimensioni relativamente contenute. Queste produzioni

8.000 7.000 6.000 5.000 4.000 3.000 2.000 1.000 0

Cuneo Torino Asti Alessandria Biella Novara Vercelli Verbano- Cusio- Ossola

Misti Latte Carne

sono da tempo oggetto di valorizzazione da parte di consorzi e associazioni di produttori; il parti- colare apprezzamento di cui godono da parte dei consumatori ha consentito loro di superare anche gravi crisi di mercato, quale quella conseguita alla diffusione della BSE.

Assai sviluppata in Piemonte è l’attività di macellazione e di lavorazione delle carni, segnatamente, delle carni bovine. Dalle rilevazioni dell’ultimo censimento dell’industria risulta la presenza di circa 380 unità locali con 3.200 addetti; tali attività assumono particolare rilievo nel- le province di Cuneo, Torino e Vercelli (dove sono localizzati gli impianti industriali di maggiore capacità produttiva) e, a seguire, Novara, Asti e Alessandria.

Al pari di quanto accaduto per gli allevamenti, anche le strutture di produzione e trasforma- zione delle carni hanno subito un importante processo di concentrazione nell’ultimo ventennio e, in particolare, è fortemente calato il numero dei piccoli macelli, soprattutto a seguito dell’applica- zione delle cogenti normative sanitarie europee e nazionali. Le statistiche rese disponibili dai ser- vizi Veterinari della Regione Piemonte evidenziano la tendenza all’aumento delle macellazioni di bovini a partire dal 2001 fino alla metà del decennio per poi diminuire lievemente negli anni suc- cessivi. Nel 2008 risultano essere stati macellati in regione circa 505.000 capi bovini, di cui la maggior parte (83%) bovini adulti e la restante quota vitelli.

I risultati delle elaborazioni condotte a partire dal “campione costante” delle aziende RICA specializzate nell’allevamento bovino da carne sono riferiti nella tabella 2.19. La dimen- sione media della mandria è pari a circa 150 UBA e la superficie aziendale aumenta progressiva- mente nel quinquennio 2003-2007, passando da 39 a 63 ettari (+62%). In effetti, negli anni recenti l’ampliamento della SAU aziendale è divenuto una necessità per gli allevamenti bovini dovendo essi adeguarsi alle norme vigenti in tema di spandimento dei reflui e di carico di bestia- me ai fini dell’accesso al sostegno comunitario, sempre più legato al rispetto dell’ambiente e del benessere animale.

Per le aziende piemontesi specializzate nell’allevamento bovino da carne gli indici di effi- cienza manifestano un andamento variabile nel periodo in esame. Gli effetti della crisi della BSE - che ha colpito la zootecnia a fine 2000 e nel 2001, causando un crollo nelle macellazioni e nei consumi di carni bovine – risultano ampiamente superati e le produzioni e i prezzi raggiungono una certa stabilità. Già si è accennato al fatto che, anzi, a seguito della crisi le carni ottenute da bovini di razza Piemontese conquistano un riconoscimento diffuso di validità organolettica e di sicurezza, per il fatto che esse sono oggetto di maggior controllo e certificazione da parte degli organismi preposti alla loro valorizzazione.

La produttività del bestiame (indice PLV zootecnica/UBA, non esplicitato in tabella) è più elevata negli anni iniziali (nel 2004 è pari a oltre 2.000 euro/UBA) mentre scende al di sotto di 1.600 euro/UBA nel biennio finale. In effetti, l’incremento dei costi di produzione conseguente, in particolare, ai prezzi elevati raggiunti dalle materie prime alla base dell’alimentazione del bestiame, quale conseguenza della forte domanda internazionale di cereali ha inficiato i risultati economici di questa tipologia di allevamento alla fine del periodo considerato.

Un andamento analogo si riscontra per gli indici che esprimono la produttività e la redditi- vità del lavoro di questa tipologia aziendale; in particolare, l’indice RN/ULF assume, in media, il valore di 62.000 euro e risulta significativamente più elevato (+29%) del valore osservato per le aziende specializzate nell’allevamento bovino da latte.

tab. 2.19 - Indicatori strutturali ed economici e indici di efficienza delle aziende specializza- te nell’allevamento bovino da carne nel periodo 2003-2007 (valori in euro al 2007)

23 AZIENDE 2003 2004 2005 2006 2007

INDICATORI AZIENDALI

SAU - Superficie Agricola Utilizzata 39,11 39,14 49,91 54,13 63,45 UBA - Unità Bestiame Adulto 135,53 153,35 166,24 161,32 152,54 ULF - Unità Lavorative Familiari 1,66 1,64 1,64 1,73 1,52 ULT - Unità Lavorative Totali 2,02 2,04 1,96 1,95 1,72 PLV - Produzione Lorda Vendibile 250.303 327.891 293.751 263.939 254.742 PLV zootecnica 238.632 316.009 254.064 223.077 210.872 VA - Valore Aggiunto 118.524 165.836 140.060 114.563 104.868 PN - Prodotto Netto Aziendale 104.024 151.298 125.820 100.415 90.932 RN - Reddito Netto Aziendale 88.520 135.979 110.658 90.359 81.229 Trasferimenti Pubblici 36.744 45.134 39.799 38.949 42.189 INDICI DI EFFICIENZA

Produttività della terra [PLV/SAU] 6.399 8.377 5.885 4.876 4.015 SAU lavorata per UL [SAU/ULT] 19,40 19,18 25,45 27,80 36,99 Produttività del lavoro [PLV/ULT] 124.180 160.628 149.806 135.565 148.519 Incidenza costi specifici [1-(VA/PLV)] 0,53 0,49 0,52 0,57 0,59 Incidenza ammortamenti [1- (PN/VA)] 0,12 0,09 0,10 0,12 0,13 Incidenza altri costi [1-RN/PN)] 0,15 0,10 0,12 0,10 0,11 Redditività dei ricavi [RN/PLV] 0,35 0,41 0,38 0,34 0,32 Produttività del lavoro [PLV/ULT] 124.180 160.628 149.806 135.565 148.519 Redditività dei ricavi [RN/PLV] 0,35 0,41 0,38 0,34 0,32 Incidenza lavoro salariato [ULT/ULF] 1,21 1,24 1,20 1,13 1,13 Redditività lavoro familiare [RN/ULF] 53.269 82.804 67.564 52.375 53.501

Fonte: banca dati RICA-INEA Piemonte

Secondo quanto riferito nella Relazione annuale di attività dei Servizi Veterinari regionali sono presenti in Piemonte circa 300.000 capi bovini destinati alla produzione di latte, detenuti in oltre 4.200 allevamenti (tab. 2.18). Tuttavia, dalle informazioni di fonte AGEA rese disponibili attraverso l’Osservatorio Latte24si rileva l’esistenza di circa 3.000 imprese agro-zootecniche effettivamente impegnate nella produzione e nella commercializzazione di latte vaccino, per un quantitativo che nella campagna 2007/08 è stato di poco inferiore a 910.000 tonnellate.

Sotto il profilo territoriale gli allevamenti bovini da latte sono nettamente concentrati nelle pianura pedemontana delle province di Cuneo e di Torino, da cui proviene, rispettivamente, il 52% e il 32% del prodotto e dove sono anche presenti in maggior numero gli stabilimenti di lavorazio- ne e trasformazione del latte. Una certa rilevanza hanno, pure, le imprese operanti nelle province di Novara e di Alessandria che producono e commercializzano quantitativi di latte che si aggirano, in media, intorno alle 600 tonnellate per azienda). In generale, la zootecnia bovina da latte riveste grande importanza nelle aree montane della regione, dove essa contribuisce validamente alla salva- guardia dell’ambiente oltre a fornire un valido contributo all’economia agricola locale (in monta- gna si stima possa trovarsi circa un quarto delle vacche da latte e ancora oggi circa 300 malgari monticano le mandrie durante i mesi estivi al fine di sfruttare i pascoli d’alta quota).

tab. 2.20 – allevamenti e produzione commercializzata di latte vaccino in piemonte nel 2007-08, per provincia

1) La somma del numero di imprese con "consegne" con quello delle imprese con "vendite dirette" è superiore a quello delle imprese che commercializzano latte, dato che alcune aziende commercializzano il latte prodotto in parte come "consegne" e in parte come "vendite dirette".

Fonte: Elaborazioni Osservatorio Latte su dati AGEA

Le “consegne” di latte destinato all’industria di trasformazione interessano naturalmente la quasi totalità del prodotto e, tuttavia, si rileva negli anni più recenti un considerevole aumento delle “vendite dirette”. A livello regionale queste risultano incrementate poco meno dell’8% nel- la campagna 2007/08 rispetto alla precedente, ma un incremento assai significativo si osserva nella provincia di Torino (+15%) ed è probabilmente riconducibile alla grande diffusione cui sono andati incontro i distributori automatici di latte crudo, soprattutto in corrispondenza dei maggiori centri di consumo.

Dai dati dell’ultimo Censimento delle attività produttive risulta la presenza in Piemonte di 245 unità locali operanti nell’industria lattiero-casearia, prevalentemente concentrati nelle pro- vince di Torino, Cuneo e Novara, che coinvolgono all’incirca 3.400 addetti. Gli stabilimenti inte- ressati alla trasformazione del latte risultano assai diversificati, poiché si va dai piccoli caseifici di natura artigianale ad imprese private di medie dimensioni fino ai grandi gruppi nazionali e multi- nazionali. La cooperazione lattiero-casearia è rappresentata da una quarantina di imprese che, si stima, possano trattare nel complesso circa un terzo del latte prodotto in regione; risulta anch’es- sa assai diversificata, poiché si va dalle piccole cooperative “di valle”, collocate in aree montane che lavorano il latte allo scopo di produrre, almeno in parte, prodotti tipici di qualità, alle coope- rative di pianura di maggiori dimensioni che destinano il latte a produzioni di ampio mercato25.

La situazione economica delle aziende del campione costante RICA 2003-2007 è descritta in tabella 2.21 attraverso gli indici di produttività e di redditività organizzati in catene.

Nel periodo considerato le aziende piemontesi specializzate nell’allevamento bovino da latte hanno avuto a disposizione una SAU media di circa 53 ettari (si tratta per lo più di coltiva- zioni cerealicole e foraggere le cui produzioni sono reimpiegate nell’alimentazione del bestiame) e una mandria di circa 165 UBA, con limitate oscillazioni annuali. Sebbene siano presenti anche

con

consegne vendite con dirette

in produz. consegne

totali (000 t) vendite dir. tot. (000 t) produz. comm. (000 t) prod. comm. media per impresa (t) a b c d e f=d+e g=(f/c)*1000 Piemonte 2.508 655 2.956 891,6 18,1 909,7 307,7 di cui: Torino 845 320 1.056 280,1 9,2 289,3 274,0 Vercelli 68 39 88 14,4 0,6 15,0 170,1 Novara 120 24 129 74,5 0,5 75,0 581,4 Cuneo 1.301 113 1.374 467,5 4,5 471,9 343,5 Asti 15 7 20 5,1 0,3 5,5 273,7 Alessandria 40 15 53 32,3 0,3 32,5 614,1 Biella 80 64 139 12,4 1,4 13,9 99,7 Verbania 39 73 97 5,3 1,3 6,6 68,1

Numero di imprese (1) Quantità

25L’incidenza dei formaggi DOP rispetto al totale delle produzioni casearie piemontesi è stimata intorno al 10%; oltre a Grana

Padano e Gorgonzola, prodotti in grandi quantità e destinati anche ai mercati esteri, sono realizzate produzioni assai più limitate (nel complesso, all’incirca 3.000 tonnellate) di altri formaggi DOP, anch’essi di elevata qualità (Toma Piemontese, Taleggio, Bra, Castelmagno, Murazzano, Raschera, Roccaverano).

allevamenti estensivi, il campione aziendale RICA rappresenta una zootecnia da latte specializza- ta e piuttosto intensiva, per la quale il carico di bestiame si aggira intorno a 3 UBA per ettaro. Si è in presenza, inoltre, di una tipologia aziendale che richiede molta manodopera, ciò che è testi- moniato dai valori relativamente elevati delle ULT impiegate (in media, intorno a 2,9) e la quota di lavoro prestata dall’imprenditore e dalla sua famiglia si attesta intorno all’85% (valore più con- tenuto rispetto a quanto osservato in aziende di altri orientamenti produttivi).

La produttività del bestiame (indice PLV zootecnica/UBA, non evidenziato in tabella) assume il valore medio di circa 1.800 euro per UBA e mostra variazioni contenute nel periodo in esame, mentre, la produttività della terra (indice PLV/SAU) assume anch’essa valori piuttosto elevati (in media, 6.600 euro per ettaro). Come accade per tutte le imprese zootecniche specializ- zate, anche nel caso dell’allevamento bovino da latte l’approvvigionamento al di fuori dell’azien- da dei fattori necessari alla produzione risulta assai oneroso (l’indice che descrive l’incidenza dei costi specifici è pari a 0,5).

Rispetto ad altre tipologie aziendali specializzate nell’allevamento o nelle produzioni vege- tali, infine, la remunerazione del lavoro dell’imprenditore e dei suoi familiari si dimostra comun- que favorevole (l’indice RN/ULF vale, in media, circa 48.000 euro); il valore minimo (35.600 euro) registrato nel 2006 può essere ricondotto al forte incremento dei costi di produzione zootec- nici (in primis, degli alimenti per il bestiame) conseguente all’aumento della domanda mondiale di cereali, a causa di produzioni contenute e della sostenuta domanda di tali prodotti a fini di uti- lizzo a scopo energetico.

tab. 2.21 - Indicatori strutturali ed economici e indici di efficienza delle aziende specializza- te nell’allevamento bovino da latte nel periodo 2003-2007 (valori in euro al 2007)

37 AZIENDE 2003 2004 2005 2006 2007

INDICATORI AZIENDALI

SAU - Superficie Agricola Utilizzata 52,75 52,95 54,82 55,71 50,07 UBA - Unità Bestiame Adulto 164,37 162,03 165,83 165,45 166,91 ULF - Unità Lavorative Familiari 2,53 2,42 2,48 2,44 2,41 ULT - Unità Lavorative Totali 2,95 2,82 2,90 2,85 2,88 PLV - Produzione Lorda Vendibile 347.307 358.229 351.254 310.609 387.449 PLV zootecnica 299.664 315.869 306.250 255.219 325.187 VA - Valore Aggiunto 173.387 173.577 189.839 144.681 196.795 PN - Prodotto Netto Aziendale 139.451 139.707 155.103 110.037 161.945 RN - Reddito Netto Aziendale 115.544 117.295 130.699 86.743 137.362 Trasferimenti Pubblici 16.904 27.612 36.667 38.147 35.030 INDICI DI EFFICIENZA

Produttività della terra [PLV/SAU] 6.584 6.765 6.407 5.576 7.738 SAU lavorata per UL [SAU/ULT] 17,87 18,78 18,90 19,52 17,39 Produttività del lavoro [PLV/ULT] 117.666 127.044 121.122 108.831 134.569 Incidenza costi specifici [1-(VA/PLV)] 0,50 0,52 0,46 0,53 0,49 Incidenza ammortamenti [1- (PN/VA)] 0,20 0,20 0,18 0,24 0,18 Incidenza altri costi [1-RN/PN)] 0,17 0,16 0,16 0,21 0,15 Redditività dei ricavi [RN/PLV] 0,33 0,33 0,37 0,28 0,35 Produttività del lavoro [PLV/ULT] 117.666 127.044 121.122 108.831 134.569 Redditività dei ricavi [RN/PLV] 0,33 0,33 0,37 0,28 0,35 Incidenza lavoro salariato [ULT/ULF] 1,17 1,16 1,17 1,17 1,20 Redditività lavoro familiare [RN/ULF] 45.755 48.437 52.759 35.590 57.106