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Capitolo 1. L’incendio

4.3.3. Azionamento degli evacuatori

Le condizioni per un corretto azionamento degli evacuatori sono:

− Ogni apparecchiatura deve essere munita di un dispositivo di apertura individuale azionabile manualmente o automaticamente; − I dispositivi di azionamento devono essere tali da garantire il

funzionamento in caso d’incendio;

− I dispositivi di apertura devono essere tali da aprire soltanto le apparecchiature poste nel compartimento in cui si è verificato l’incendio;

− Gli evacuatori ubicati nei locali in cui è installato un impianto antincendio con mezzi gassosi devono essere azionati solo con dispositivi manuali in luogo accessibile, sicuro e segnalato, da azionare solo dopo la scarica dell’impianto a gas per non vanificarne l’azione inertizzante;

− Nei locali con impianti di estinzione a pioggia o acqua frazionata, l’apertura degli evacuatori di fumi e calore deve avvenire dopo l’entrata in funzione di tali impianti. Se entrambe le installazioni sono azionate da elementi termosensibili (lamelle o bulbi), la temperatura

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di apertura degli evacuatori di fumo e calore dovrà essere maggiore di 25°C rispetto a quella di azionamento dell’installazione di estinzione. Le azioni dei getti d’acqua frazionata dell’impianto sprinkler provocano l’abbassamento dello strato di fumo a livelli inferiori e il raffreddamento del fumo stesso, con riduzione della forza ascensionale specifica e della velocità di scarica nell’atmosfera dei prodotti della combustione.

I

LLUMINAZIONE DI SICUREZZA

4.4.

L’illuminazione di emergenza è quella destinata a entrare in funzione quando viene a mancare l’energia di rete (illuminazione ordinaria) e si distingue in illuminazione di riserva e illuminazione di sicurezza:

Illuminazione di riserva

Consente la continuità delle attività quando viene a mancare l’energia di rete.

Illuminazione di sicurezza

Consente l’illuminazione dei luoghi (di lavoro, di riunione, di spettacolo, ecc.) e delle vie di esodo quando viene a mancare l’energia di rete.

Al verificarsi di un incendio quasi sempre viene a mancare l’energia di rete dell’illuminazione oppure si rende necessario eliminare la stessa dopo l’arrivo dei soccorsi affinché:

− Ove l’incendio sia causato dall’impianto elettrico, questo non continui ad alimentare il proprio guasto;

− Se l’impianto elettrico è stato danneggiato dall’incendio non dia luogo ad altri inneschi;

− I soccorritori possano operare con sicurezza.

Si rende pertanto necessaria una fonte alternativa di energia: un impianto autonomo di sorgente di energia elettrica con linea di apparecchi di illuminazione totalmente distinti da quelli ordinari in grado di entrare in funzione automaticamente al mancare dell’energia di rete (gruppi elettrogeni, batterie, lampade a funzionamento autonomo).

Per attività piccole o di poca importanza, l’impianto di illuminazione di emergenza può essere costituito da lampade alimentate a batteria, poste in

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apposite scatole installate idoneamente per consentire il raggiungimento dell’uscita di sicurezza. Tutti i tipi di impianti di emergenza devono entrare in funzione entro 1,5 secondi dal guasto e devono avere durata e livello di illuminazione tale da consentire un ordinato sfollamento.

L’impianto di illuminazione di emergenza deve: − Indicare senza equivoci le vie d’uscita;

− Consentire il movimento sicuro e veloce delle persone verso le uscite di sicurezza;

− Essere tale da far notare le segnalazioni a tutte le persone in movimento, anche se si tratta di una folla. Quindi le lampade e segnali devono trovarsi a un’altezza compresa fra 2,00-2,50 m vicino e sopra l’uscita di sicurezza, vicino a ogni cambiamento di direzione, vicino i cambiamenti di livello, vicino le scale e lungo tutto il percorso delle vie;

− Fare individuare con tempestività i dispositivi di allarme, le attrezzature mobili antincendio (estintori, coperte) e gli impianti antincendio (naspi, idranti).

Ai fini della regola d’art può farsi riferimento alla norma UNI EN 1838, inoltre disposizioni particolari sono dettate dalle norme di sicurezza per le singole attività soggette ai controlli di prevenzione incendi. Il D.Lgs. 9 aprile 2008 nell’allegato IV reca i requisiti dei luoghi di lavoro e, in particolare all’articolo 1.10, detta le disposizioni sulla “Illuminazione naturale ed

artificiale dei luoghi di lavoro”.

4.4.1.

Autonomia dell’impianto

L’autonomia minima di un impianto di illuminazione di sicurezza nei paesi europei è stabilita in 60 minuti.

I

MPIANTI FISSI DI SPEGNIMENTO INCENDI

4.5.

Un impianto fisso antincendio è costituito da una riserva di agente estinguente, da una rete di distributori e da un erogatore. Vengono realizzati allo scopo di provvedere allo spegnimento manuale o automatico dell’estinguente sull’incendio al fine di consentirne il confinamento e l’estinzione.

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I componenti dei sistemi fissi automatici di rivelazione d’incendio sono: I. Rivelatori d’incendio

II. Centrale di controllo e segnalazione III. Dispositivi di allarme d’incendio IV. Punti di segnalazione manuale

V. Dispositivo di trasmissione di allarme antincendio VI. Comando del sistema automatico antincendio VII. Dispositivo di segnalazione dei segnali di guasto VIII. Stazione di ricevimento di segnali di guasto

IX. Apparecchiatura di alimentazione

La scelta del tipo di impianto fisso viene effettuata in base al rischio di incendio, alla zona e al materiale da proteggere, all’efficacia dell’impianto stesso, a eventuali danni che si potrebbero arrecare alle persone presenti nelle attività e ai costi.

4.5.1.

Rete idrica antincendio

La rete idrica è definita come un sistema di tubazioni fisse per alimentazione idrica. La tubazione deve esser protetta dal gelo, dagli urti , dal fuoco e deve essere dimensionata in modo tale da osservare le prestazioni idrauliche richieste dalla norma per l’attività interessata.

Le tubazioni devono essere installate tenendo conto dell’affidabilità richiesta all’impianto anche in caso di manutenzione. A tale scopo, per impianti con idranti/naspi superiore a quattro, lo schema distributivo e le valvole di intercettazione devono essere progettati in modo da limitare il numero di apparecchi messi simultaneamente in disservizio. La distribuzione delle valvole deve essere studiata in modo da consentire l’esclusione di parti di impianto per manutenzione o modifica, senza dover mettere fuori servizio l’intero impianto. La soluzione adottata è quella di porre una valvola all’inizio e una alla fine di ogni ramo della rete.

Le tubazioni possono essere interrate o fuori terra.

Le prime devono essere installate tenendo conto della necessità di protezione dal gelo e da possibili danni meccanici; in generale la profondità di posa non deve essere minore di 0,8 metri dalla generatrice superiore della tubazione. Laddove ciò non risulta possibile, occorre adottare protezioni meccaniche appositamente studiate. In ogni caso, deve essere prestata

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particolare attenzione nel caso di tubazioni di materiale non ferroso. Per tubazioni in materiale ferrosoparticolare cura deve essere posta nei confronti della protezione contro la corrosione anche di origine elettrochimica.

Le tubazioni fuori terra debbono essere ancorate per mezzo di adeguati sostegni conformi a quanto previsto dalla normativa. Devono essere installate a vista o in spazi nascosti, purché accessibili per eventuali interventi di manutenzione, e non devono attraversare locali e/o aree che presentano significativo rischio incendi, non protette dalla rete idranti; nel caso di attraversamento di detti locali, la rete deve essere adeguatamente protetta.

Per osservare le prestazioni idrauliche richieste, la rete antincendio deve essere indipendente da qualsiasi altra rete e non dovrà alimentare utenze di qualsiasi genere.

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