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Capitolo 1. L’incendio

3.5.8. Luogo calmo – spazio calmo sicuro

Un luogo sicuro è uno spazio ove non esiste pericolo per gli occupanti che vi stazionano o transitano in caso di incendio, idoneo a contenere gli occupanti. Debbono essere di adeguate dimensioni e di facile accessibilità alla strada pubblica oppure qualsiasi ambiente che consente alle persone di porsi in salvo con sicurezza (scale a prova di fumo interne, scale a prova di fumo esterne). Fra i luoghi sicuri può farsi rientrare il filtro a prova di fumo (consente il passaggio tra un compartimento ed un altro), i quali possono essere utilizzati, quando hanno una certa dimensione e capacità di contenere persone, come luoghi sicuri temporanei. Il filtro a prova di fumo viene definito come un vano delimitato da strutture REI predeterminato, non inferiore a 60, dotato di una o più porte, aventi a loro volta REI non inferiore a 60, munite di congegni di autochiusura, con camino di ventilazione di sezione adeguata, non inferiore a 0,36 m2, sfociante al di sopra della copertura dell’edificio. Può trattarsi altresì di un vano con le stesse caratteristiche di resistenza al fuoco e mantenuto in sovrappressione ad almeno 30 mbar, anche in condizioni di emergenza, oppure di un vano areato direttamente dall’esterno con aperture libere di superficie non inferiore a 1 m2 con esclusione di condotti.

Nei percorsi protetti, nei pressi dei luoghi sicuri e nei luoghi sicuri, devono essere previsti spazi calmi (luoghi sicuri temporanei contigui e comunicanti con vie di esodo verticali) per la sosta e l’attesa dei soccorritori da parte di persone che hanno ridotte capacità motorie.

La larghezza netta del filtro dovrebbe essere uguale a quella della scala (1,20 m) in quanto una sua variazione turberebbe un ordinato deflusso di emergenza. Per determinare la lunghezza del filtro si deve tener conto che la sua funzione è quella di evitare la propagazione di fumi e gas caldi-tossici dal luogo in cui si è verificato l’incendio al luogo sicuro. Va precisato che nel caso di esodo di una fila continua di persone, le porte del filtro resterebbero contemporaneamente aperte annullando quasi l’effetto del filtro stesso. In caso di fuga da un locale con incendio o altro sinistro, è necessario garantire la sicurezza di persone disabili onde evitare intralcio al

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movimento. Si crea dunque, uno spazio di sosta o spazio calmo in modo che le persone con ridotta capacità motoria vi sostino in attesa dell’arrivo dei soccorritori.

L

A VENTILAZIONE

3.6.

Ogni compartimento destinato alla vendita o al deposito deve essere dotto di un sistema di aerazione naturale, idoneo a consentire un efficace ricambio dell’aria ambiente, nonché lo smaltimento del calore e dei fumi di un eventuale incendio.

Le superfici di aerazione dovranno essere distribuite in maniera il più possibile uniforme lungo il perimetro della struttura e, ove possibile, ricavate su pareti contrapposte. Le aperture di ventilazione, ubicate in alto, devono essere ricavate nei soffitti e/o nelle pareti perimetrali, ovvero realizzate tramite canalizzazioni verticali, sfocianti al di sopra della copertura dell’edificio e costruite con materiali di resistenza al fuoco adeguata. Le aperture a soffitto debbono essere coperte con materiali a bassa temperatura di fusione e di classe di reazione al fuoco non superiore a 1; quelle perimetrali possono essere provviste di serramenti vetrati. Per i locali interrati la ventilazione può avvenire tramite intercapedini e/o camini, il sistema di ventilazione deve essere indipendente per ciascun compartimento, anche mediante l’uso di canalizzazioni tipo shunt.

Le aperture di aerazione naturale devono presentare superficie complessiva non inferiore ai seguenti valori:

− 1/40 della superficie in pianta del compartimento, qualora il carico d’incendio sia non superiore a 5 kg/mq;

− 1/30 della superficie in pianta del compartimento, qualora il carico d’incendio sia superiore a 5 kg/mq e fino a 30 kg/mq;

− 1/25 della superficie in pianta del compartimento, qualora il carico d’incendio sia superiore a 30 kg/mq e fino a 50 kg/mq;

− 1/25 della superficie in pianta del compartimento, qualora il carico d’incendio sia superiore a 50 kg/mq.

Le suddette superfici possono essere ridotte ai valori sotto riportati se almeno il 50% della superficie delle aperture è realizzata ad altezza superiore a 2 m dal piano di calpestio:

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− 1/50 della superficie in pianta del compartimento, qualora il carico d’incendio sia non superiore a 5 kg/mq;

− 1/40 della superficie in pianta del compartimento, qualora il carico d’incendio sia superiore a 5 kg/mq e fino a 30 kg/mq;

− 1/40 della superficie in pianta del compartimento, qualora il carico d’incendio sia superiore a 30 kg/mq e fino a 50 kg/mq;

− 1/30 della superficie in pianta del compartimento, qualora il carico d’incendio sia superiore a 50 kg/mq.

Nell’impossibilità accertata di non poter dotare ogni singolo compartimento di sistemi di aerazione naturale, si può fare ricorso ad idonei impianti di estrazione dei fumi caldi di un eventuale incendio. I fumi estratti (tramite aspiratori tipo ceramico) devono essere scaricati in ambiente esterno attraverso camini realizzati secondo le modalità previste dal D.P.R. n° 1391/170. L’impianto deve essere dotato di comando manuale e automatico asservito all’impianto di rivelazione incendi o all’attivazione di impianto di spegnimento automatico.

La progettazione deve assicurare la continuità di funzionamento in caso di incendio per un tempo almeno equivalente alla classe del compartimento, con un minimo, in ogni caso, di 60 minuti, mediante alimentazione anche da fonte alternativa. Le portate di smaltimento dei fumi debbono, comunque, rimanere assicurate per almeno il 5% dai sistemi naturali e garantire almeno due ricambi orari del volume del compartimento.

Capitolo 4. Sistemi di protezione attiva

La protezione attiva è l’insieme delle misure di protezione che richiedono l’azione di un uomo o l’azionamento di un impianto finalizzato alla precoce rivelazione, segnalazione e all’azione di spegnimento dell’incendio. Questi sono sistemi che operano prevalentemente riducendo la magnitudo.

Tutti gli incendi, se affrontati efficacemente al loro insorgere e comunque prima del flash over, possono facilmente essere domati. Rivestono quindi una rilevante i mezzi che consentono di raggiungere talee scopo entro tempi brevi dall’insorgere dell’incendio e in ogni caso prima le fiamme abbino modo di coinvolgere i materiai circostanti il focolaio.

G

LI ESTINTORI

4.1.

Un estintore è una protezione attiva di controllo o spegnimento degli incendi contenente un agente estinguente che può essere proiettato su un fuoco grazie alla pressione interna. Costituiscono, nella maggior parte dei casi, il primo mezzo di intervento per spegnere i principi di incendio.

Gli estintori portatili rispondono egregiamente per un principio d’incendio e sono costituiti da un recipiente contenente la sostanza estinguente che può essere lanciata contro le fiamme tramite l’intervento di un propellente, necessario anche per consentire all’operatore di poter agire a ragionevole distanza dalle fiamme. Sono concepiti per essere portati e utilizzati a mano (hanno una massa minore o uguale a 20 kg).

L’omologazione riguarda l’apparecchiatura, il contenitore e le caratteristiche dell’agente estinguente contenuto.

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L’estintore deve essere manutenuto efficiente e controllato almeno una volta ogni sei mesi da personale qualificato e sottoposto a collaudo secondo norme vigenti.

Gli estintori portatili, sulla base dell’agente estinguente contenuto, si dividono in:

Estintori ad acqua o idrici

E’ costituito da un recipiente cilindrico che contiene acqua per circa 4/5 del suo volume. L’acqua per mezzo di un ugello viene proiettata sotto pressione sull’incendio. La pressione di lancio può essere generata meccanicamente per mezzo di una bombola d’aria o di anidride carbonica compressa oppure per mezzo di una reazione chimica che sviluppa anidride carbonica. In quest’ultimo caso l’acqua ha in soluzione bicarbonato di sodio e, al momento del bisogno, viene mescolata con una determinata quantità di acido solforico mediante il rovesciamento di una bottiglia o la rottura di una fiala di vetro che lo contiene. L’anidride carbonica che si produce abbondantemente, in parte si mantiene in soluzione nell’acqua e in parte si raccoglie nello spazio libero del recipiente esercitando pressione sulla superficie del liquido obbligandolo ad uscire velocemente dallo spruzzatore. Si tratta, tuttavia, di un tipo di estintore quasi del tutto in disuso.

Estintori a schiuma chimica e schiuma meccanica

L’estintore a schiuma chimica è forzata da due recipienti: in uno è contenuta una soluzione basica mentre nell’altro una soluzione acida. La reazione chimica dà luogo alla formazione di schiuma con sviluppo di anidride carbonica. Questa, oltre a concorrere alla formazione di schiuma, serva a fare uscire con pressione la schiuma dal recipiente.

Negli estintori a schiuma meccanica, con analogo principio di funzionamento, l’anidride carbonica o l’aria in pressione viene immessa da una bomboletta posta a bordo dell’estintore agendo sulla valvola tramite un volantino. Sono tipi di estintori ormai obsoleti.

Estintori a polvere

L’estintore a polvere è costituito da un involucro cilindrico contenente prodotti ridotti in polvere con un estremo grado di impalpabilità. La polvere (bicarbonato di sodio, bicarbonato di potassio e cloruro di potassio),

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mediante l’azione di un gas inerte, viene lanciata sul focolare d’incendio. Il gas che agisce da propellente è generalmente anidride carbonica contenuta in apposita bomboletta in pressione sistemata all’interno o all’esterno dell’involucro, ovvero azoto contenuto all’interno dello stesso recipiente. Agendo sull’apposita manopola di comando, si costringe il gas a fuoriuscire dalla bomboletta e pressurizzare l’involucro. La polvere è costretta a fuoriuscire attraverso un tubo di pescaggio il quale sfocia in atmosfera mediante un tubo flessibile connesso all’apposita pistola erogatrice.

Estintori ad anidride carbonica

L’anidride carbonica è un gas inerte più pesante dell’aria. Contenuta nell’aria nella proporzione del 20% rende l’aria stessa non più atta ad alimentare la combustione e pertanto esercita un’azione di soffocamento. L’estintore, è costituito da una bombola contenente CO2 e da una valvola che aziona l’apertura della bombola stessa. Il liquido, spinto dalla pressione interna, sale dal pescante e mediante il tubo flessibile raggiunge il diffusore della lancia. Sfociando nell’aria, una parte dell’anidride carbonica evapora istantaneamente provocando un raffreddamento intenso solidificando, mentre l’altra parte si trasforma in una massa solida leggera detta neve carbonica o ghiaccio asciutto. La neve carbonica si adagia sui corpi che bruciano, si trasforma rapidamente in gas sottraendo una certa quantità di calore. Il gas poi, essendo più pesante dell’aria, circonda i corpi infiammati e li spegne per soffocamento. Il vantaggio di questi estintori è quello di non danneggiare minimamente i materiali con i quali entra in contatto l’anidride carbonica.

Estintori ad halon

Il sistema costruttivo di un estintore ad halon è analogo a quello a polvere, sia come dimensioni che come pressurizzazione. L’ugello deve avere forma particolare a seconda del tipo di idrocarburo alogenato usato. L’halon è una sostanza lesiva dell’ozono stratosferico. Il D.M. 20 dicembre 2005 stabilisce una strategia per la dismissione dell’halon e il recupero, il riciclaggio, la rigenerazione e la distruzione degli halon, fissando i tempi e le modalità per la cessazione dell’utilizzazione delle sostanze lesive dell’ozono stratosferico.

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4.1.1.

Numero minimo di estintori

Non esiste una norma generale valida per tutte le attività (norme orizzontali) ma esistono norme specifiche per singole attività (norme verticali).

Le norme prevedono che la scelta degli estintori debba essere determinata in funzione della classe di incendio e del livello di rischio del luogo di lavoro. Per quanto riguarda incendi di classe A, il numero e la capacità estinguente degli estintori devono rispondere ai valori indicati nella seguente tabella:

Tabella 4.1

Debbono altresì rispondere a i criteri:

• Numero dei piani (non meno di uno per piano); • La superficie in pianta;

• La classe d’incendio;

• La distanza che una persona deve percorrere per raggiungere l’estintore più vicino (non più di 15 m).

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