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B AILO M ODESTI , G OBBI 2010; P ONTECAGNANO I.1; C INQUANTAQUATTRO 2014.

P ONTE DI F ERRO

7 B AILO M ODESTI , G OBBI 2010; P ONTECAGNANO I.1; C INQUANTAQUATTRO 2014.

8 NAVA 2008, pp. 892-896;CERCHIAI,NAVA 2008-2009;CERCHIAI,ROSSI,SANTORIELLO 2009 con bibliografia. 9 CUOZZO,D’ANDREA,PELLEGRINO 2005, pp. 181-184; BONAUDO ET AL.2009, pp. 172-175; PONTECAGNANO I.1.

canalizzazione10. Un nuovo nucleo di tombe si impianta a S, Piazza Risorgimento,

probabilmente connesso ad un gruppo gentilizio principesco forse in relazione privilegiata con la possibile area pubblica del Santuario di Apollo11.

Le più antiche attestazioni di occupazione stabile dell’abitato si hanno solo nella prima metà del VII sec. a.C.: strutture capannicole con pozzi e fornace organizzate intorno ad un ampio spazio libero sono state rinvenute all’angolo SW, tra via Bellini e via Verdi12. Si tratta dell’area

che poco più tardi accoglierà il “Santuario di Apollo” ma che deve forse considerarsi quale sede di attività pubbliche già dal suo sorgere.

A NE del plateau, l’insediamento doveva arrestarsi in prossimità del moderno tracciato autostradale ma tracce di materiale sporadico già dell’Orientalizzante Antico hanno fatto supporre uno sfruttamento agricolo dell’area13.

I dati disponibili non consentono di approfondire le dinamiche insediative del centro in questo periodo. Dall’osservazione dei percorsi viari esterni è verosimile che l’impianto della tardoarcaica Plateia S, avesse costituito il principale asse di collegamento E-W già in questo periodo. Un secondo asse ipotizzato è la futura c.d. “Strada r”, perpendicolare alla prima14.

Per C. Pellegrino la spinta verso la dimensione urbana nasce dal rinnovamento sociale della società che si struttura in gruppi differenziati per estensione integrando individui e nuclei allogeni in particolare Oliveto-Cairano15. All’esaurirsi degli insediamenti in località Caselle e

Monte Vetrano corrisponde lo sviluppo di insediamenti della facies di Oliveto-Cairano in posizione più arretrata sulle colline picentine come S. Maria a Vico16.

Un ulteriore salto di qualità nel processo di strutturazione urbana si ha tra la fine del VII e gli inizi del VI sec. a.C. quando le ripartizione funzionale degli spazi si fa più definita: in questo momento il settore orientale acquista una prevalente destinazione artigianale con l’impianto di officine ceramiche17. All’inizi del VI vengono fondati due santuari sul versante occidentale

connessi a funzioni distinte: a NE in loc. Pastini, in una cornice palustre, le manifestazioni del sacro rimandano ad una divinità femminile di carattere ctonio collegata alla sfera della fertilità e dei passaggi di status, armi miniaturistiche, ceppi in ferro18. Colonna ha proposto di

10 PONTECAGNANO I.1, p. 212.

11D’AGOSTINO 1977; CUOZZO,PELLEGRINO 2015. 12 PONTECAGNANO I.1. 13 PONTECAGNANO I.1, p. 211. 14 PONTECAGNANO I.1, p. 212. 15 CUOZZO 2003. 16 CINQUANTAQUATTRO 2001,pp. 97-105; 2014. 17 PONTECAGNANO I.1, p. 212. 18 PONTECAGNANO I.1.

riconoscervi Luas, corrispondente alla latina Lua19. Il secondo santuario è fondato nell’area tra

via Bellini e via Verdi, per la quale s’è ipotizzata una funzione pubblica sin dall’età precedente, dedicato al culto di Apollo. L’interpretazione si basa su numerose dediche epigrafiche scritte in alfabeto acheo di Poseidonia20.

La riorganizzazione degli spazi insediativi trova ulteriore riscontro in ambito funerario: le necropoli si espandono in aree contigue a quelle utilizzate in precedenza o investono nuove aree sempre in relazione alla viabilità suburbana21.

A S. Antonio (necropoli E) nuovi settori funerari si sviluppano negli spazi di risulta tra la necropoli del Primo Ferro e quella dell’Orientalizzante antico in rapporto alla strada in uscita dall’abitato (Strada X) ed al percorso dell’attuale via Pompei che conduce verso l’interno (Strada Y). Ad W le direttrice di sviluppo sono costituite dalle strade che dal guado del Picentino delimitano a N e S la necropoli di Piazza Sabbato. La necropoli di Piazza Risorgimento diventa ora la più estesa area funeraria dell’insediamento, espandendosi anche in direzione dell’abitato. A S nascono nuove necropoli in posizione isolata rispetto le precedenti (I ed L)22.

Queste necropoli sono caratterizzate da un’accurata pianificazione che, almeno nel caso di via Firenze-via Venezia, prevede appezzamenti funerari disegnati secondo moduli uniformi: i lotti sono assegnati agli inizi del VI sec. a nuclei familiari ristretti e rimangono nella disponibilità del gruppo di parentela fino alla loro dismissione nell’avanzato V sec. a.C.23.

L’accurata pianificazione dello spazio funerario potrebbe essere una regola anche negli altri nuclei di necropoli ma il carattere discontinuo delle indagini non ha finora permesso di accertarlo.

Secondo Pellegrino i gruppi emergenti di fine VII-inizi VI sono riferibili a gruppi emergenti diversi da quelli protagonisti durante le prime fasi dell’Orientalizzante: il caso più significativo è costituito da un settore funerario lungo la strada che dall’abitato si dirige verso il guado del Picentino (Strada N) delimitando a N la necropoli di Piazza Sabbato24. Il nucleo sepolcrale è

impiantato nel secondo quarto-metà del VII ma solo dallo scorcio del secolo restituisce straordinari e ripetuti livelli di ostentazione funeraria che si protraggono fino ai primi decenni del VI a.C. Tali fenomeni costituiscono la traccia dei profondi rivolgimenti che investono la

19 PONTECAGNANO I.1. 20 PONTECAGNANO I.1. 21 BONAUDO ET AL.2009. 22 PELLEGRINO 2004-2005. 23 PELLEGRINO 2004-2005. 24 BONAUDO ET AL.2009, pp. 180-183.

comunità in questa fase: l’assegnazione dei nuovi lotti funerari rappresenta la manifestazione più chiara di questo riassetto, che comporta l’emersione di nuove componenti in grado di consolidare nel corso del VI sec. la loro posizione.

Tra la fine del VI e l’inizio del V sec. a.C. i limiti dell’abitato vengono ridefiniti tramite modifiche sostanziali del perimetro urbano rispetto le età precedenti; viene eretta una fortificazione, lo spazio urbano è pianificato con la costruzione di strade ortogonali ed isolati regolari suddivisi in lotti che accolgono unità abitative di edifici e spazi scoperti.

Secondo la ricostruzione di A. Rossi l’area urbana si presentava con una forma quadrangolare di m 640 x 840 ca, per complessivi 53 ha. A NE è per la prima volta inglobata la fascia attraversata dagli scavi dell’autostrada; il lato SE, precedentemente avente margine irregolare a causa della presenza dell’alveo C, viene regolarizzato secondo C. Pellegrino più per le prescrizioni magico-rituali etrusche che per necessità di ampliare la superficie25. L’influenza

magnogreca è evidente: 2 plateiai orientate NW-SE dividono la superficie in 3 fasce scandite da stenopoi larghi 5,50 m che si susseguono ad intervalli regolari di m 46 ca26. È verosimile

l’esistenza di una terza plateia ortogonale alle precedenti (strada r) larga 23 m pari alla metà del modulo (piuttosto uno spazio libero?) che causa un’anomalia nella regolare scansione degli isolati. La griglia appare definita sul piede italico di cm 27,5: stenopoi di larghi 20 piedi;

plateiai 40 piedi (11 m); isolati lunghi 1000 piedi (275 m); i 46 cm della larghezza degli isolati

è pari ad 1/6 della lunghezza27. Per C. Pellegrino il modello è confrontabile con Poseidonia e

con Marzabotto. Le plateiai N e S avrebbero costituito delle preesistenze e furono gli assi generatori del nuovo impianto.

La nuova suddivisione degli spazi abitativi si accompagna a una ridefinizione del limite urbano: il muro di fortificazione doveva avere uno spessore di m 2 ca con una fondazione in pietrame che venne in seguito spogliato. Il confronto più diretto è rappresentato dalla più antica fortificazione di Elea che ha uno spessore simile e viene datata alla metà del V sec. a.C.28: spesso 1,80-1,90 era realizzato in mattoni crudi su uno zoccolo di pietrame; in alcuni

tratti all’inteno dello zoccolo ricorrevano “pilastri” fondati più in profondità, che sembrano fornire una chiave interpretativa per i cavi trasversali rinvenuti nella trincea del muro di

25 La ricostruzione dell’impianto conserva cmq una certa approssimazione: l’esclusione di una parte dell’insediamento

nella nuova area urbana ha un confronto a Capua dove, nello stesso periodo si assiste all’abbandono di un settore periferico dell’abitato.

26 PONTECAGNANO I.1.

27 la ricostruzione va cmq verificata. 28 TOCCO 2009.

Pontecagnano29. Alle spalle del muro correva un solco-canale interpretato come

demarcazione rituale del limite urbano30.

Alla linea marcata da mura e solco si aggiungono il fossato databile tra la fine del V e l’inizio del IV a.C. ed una struttura in travertino che delimita la fascia dietro la fortificazione sancendo una sorta di limite pomeriale31.

Benché sia difficile leggere l’atto di rifondazione dagli scarsi resti archeologici essa dovette essere regolata da normative religiose32.

Per Pellegrino questa rifondazione va letta in chiave di riaffermazione etnica che valorizza l’origine etrusca della città da connettere al poleonimo Tyrseta tramandato da Filisto (FGrHist 556, F. 42) riferito da d’Agostino proprio al sito di Pontecagnano33.

Un’operazione di tale portata deve essere scaturita da un rivolgimento degli equilibri socio- economici della comunità: il riassetto urbano implica l’azzeramento degli spazi e la definizione di un nuovo assetto mediante la redistribuzione dei lotti. Lo scavo ha fornito una campionatura dei nuovi lotti urbani34.

Le unità abitative sono composte inizialmente da un edificio a due vani che occupa una porzione limitata dell’appezzamento, per il resto adibito a cortile, coltivazioni ortive e allevamento domestico.

Alla nuova diposizione urbana corrisponde un riassetto del territorio: 3 strade (1-3) per i quali è stata ipotizzata la presenza di catasti differenti (1 e 3 catasto A; 2 catasto B). Un santuario extra-urbano doveva sorgere lungo il corso dell’alveo A (terrecotte di tipo campano in giacitura secondaria)35.

La rifondazione di Pontecagnano rientra in un fenomeno diffuso in Campania in questo periodo: Neapolis, Nola e Nocera sono paleonimi che significano “città nuove”.

Documentazione funeraria: i nuclei di età precedente hanno uno sviluppo differenziato nel corso del VI. I settori allora emergenti come fig. 127,136 si esauriscono alla metà del VI quando

invece cominciano a primeggiare i gruppi pianificati ex novo agli inizi del secolo. In questi appezzamenti si notano segni di prestigio costituiti dal rituale del bustum, da specifiche

29TOCCO 2009, p. 41 (Gassner-Sokolicek) 30 PONTECAGNANO I.1, p. 215; note 68-69. 31 PONTECAGNANO I.1.

32 PONTECAGNANO I.1.

33 PONTECAGNANO I.1, p. 215; nota 79. 34 PONTECAGNANO I.1.

35 PONTECAGNANO I.1, p. 217.

36 La stessa sorte hanno altri nuclei funerari di particolare rilievo per aver restituito vasi etrusco corinzi delle officine

tipologie tombali come la cassa, il sarcofago in pietra e in piombo, la ceramica attica figurata priva di confronti per ricorrenza e qualità negli altri settori37.

Sono questi gruppi per Pellegrino che promuovono e governano la ristrutturazione tardo- arcaica della città38.

Nuovi settori sono impiantati ai margini delle aree utilizzate: una fascia pianificata in filari si sviluppa verso E lungo la strada X; le tombe si aggregano in nuclei a carattere familiare caratterizzati da ridotte forme di esibizione39.

Stesso carattere familiare hanno le tombe di Piazza Risorgimento, caratterizzate da una più articolata gamma di comportamenti funerari e dal ricorso ad iscrizioni etrusche con formule onomastiche che esibiscono gentilizi diversi.

Il gentilizio è prerogativa di individui adulti ed è esibito soprattutto dai maschi, denotando lo status di cittadino di pieno diritto. È portato da cittadini di origine straniera, italica e greca, come Melithon che da origine alla forma etruschizzata Plecu Melithuna. Il quadro si completa con esempi di mobilità dall’Etruria e dal Lazio ad evidenziare una rinnovata capacità attrattiva del centro40. L’inserimento avviene acquisendo il sistema di designazione etrusca che ci

riporta alla caratterizzazione etnica della città e delle sue forme istituzionali marcata dalla rifondazione tardo arcaica.

Il V sec. è difficile da delineare in quanto gli scavi dell’autostrada hanno restituito solo la fondazione degli edifici. Il dato più significativo è l’ampliamento delle superfici coperte all’interno dei lotti con l’aggiunta di un secondo edificio (assestamento del nucleo familiare?)41.

Più consistenti sono le informazioni della fine del V- inizi IV sec. a.C. da inquadrare nel processo di progressiva sannitizzazione dell’insediamento42. Nella seconda metà del V

compaiono nelle necropoli le prime sepolture di armati contraddistinti dalla corazza completa43. Sono state associate alle figure di mercenari sul modello del Gaudo44. Esse danno

origine ad aggregazioni di tombe che s’inseriscono nel tessuto funerario senza sconvolgere l’organizzazione topografica in continuità con l’assetto d’età arcaica (nel resto anche a Poseidonia). Fenomeni di discontinuità, invece, si registrano solo alla fine del V- inizi IV

37 lotti in via C. Colombo (127, I-L) e quelli di Piazza Risorgimento, BONAUDO ET AL.2009, pp. 203-208. 38 PONTECAGNANO I.1, p. 217.

39CERCHIAI 1990, fig. 3.4. 40 PONTECAGNANO I.1. 41 PONTECAGNANO I.1. 42 CERCHIAI 1995.

43 PONTRANDOLFO 2003, pp. 100-102; agli stessi anni risale un altro lotto funerario (fig. 127, I), PELLEGRINO 2004-2005, fig.

2.

quando cominciano a svilupparsi nuclei funerari che non si adeguano ai principi di pianificazione preesistenti (possiamo immaginare un mutamento politico? Una Pontecagnano conquistata dagli “Italici” come Capua, Cuma e Poseidonia in questo stesso momento?) occupando settori mai utilizzati a scopo funerario sempre in relazione alla viabilità suburbana come nel caso dei sepolcreti rintracciati dallo scavo dell’autostrada (fig. 127, 5-8). Nell’abitato le ristrutturazioni avvengono nel rispetto del precedente assetto urbanistico. Si ricostruisce il circuito murario o almeno il tratto intercettato dallo scavo dell’autostrada45: entro i primi

decenni del IV il muro tardo-arcaico è sostituito da un aggere spesso alla base m 7,50 ca. cui si associa un fossato largo 23 m. Il terrapieno è munito sulla fronte esterna di una fodera in pietrame ed è contenuto sul lato interno da un muretto; entrambi hanno inglobato i blocchi reimpiegati del vecchio muro tardo-arcaico. Il nuovo sistema difensivo rispetta gli allineamenti più antichi probabilmente per motivi religiosi: il sulcus è infatti il limite del muretto di contenimento interno mentre il muro aumenta il suo spessore verso l’esterno. I marchi di cava presenti su alcuni blocchi di travertino trovati in crollo nel fossato hanno riscontri con quelli presenti nelle mura di Neapolis e Pompei e potrebbero aver visto l’intervento di maestranze esterne46. Il dato, connesso ai rinvenimenti epigrafici delle

necropoli47 potrebbe venire messo in relazione all’inserimento di Pontecagnano nella paralia

sannitica delle fonti48.

Il santuario di Apollo continua ad essere attivo anche in questo periodo49. Sul lato NW della

piazza è realizzato, intorno alla metà del IV, un grosso edificio prob stoà; sul versante opposto il santuario vero e proprio viene ristrutturato con nuovi edifici e nuove decorazioni architettoniche. Negli anni a cavallo tra V e IV sec. si registra la ricomparsa delle dediche ad Apollo, sempre in alfabeto acheo. Pellegrino si chiede se la ricomparsa delle dediche non costituisca un rinnovato legame con Poseidonia/Paiston in contrasto con rifondazione di stampo etrusco50.

Stessa continuità di vita si registra nel santuario in località Pastini51. Alla dea è ora destinata

l’offerta di statuine di dea in trono e offerente con porcellino o fiaccola, cista o frutti di terra; in settori specifici è documentata l’offerta di giovani maialini.

45 PONTECAGNANO I.1. 46 PONTECAGNANO I.1. 47 PONTECAGNANO I.1. 48 CERCHIAI 1995.

49 BAILO MODESTI ET AL.2005, pp. 579-580, tavv. II-III. 50 PONTECAGNANO I.1, p. 219.

All’interno della città al rispetto dell’impianto si associa un rinnovamento edilizio che investe in maniera generalizzata gli isolati indagati su un arco temporale che abbraccia almeno i primi 2 decenni del IV sec52.

In ambito funerario i 3 sepolcreti scoperti con lo scavo dell’autostrada53 si sviluppano in

rapporto agli assi stradali non direttamente all’uscita dall’abitato ma piuttosto lungo il suo tracciato, connesse alla viabilità campestre54.

Rilevanti sono le differenze tra i 3 nuclei in termini di estensione e ubicazione rispetto all’abitato, tipologie tombali e comportamenti funerari: EFN032 è un’estesa necropoli articolata in 3 settori distinti immediatamente all’esterno dell’abitato; ricorre l’incinerazione primaria o più spesso secondaria a partire dagli ultimi decenni del IV sec. a.C. Si tratta di un rituale del tutto eccezionale da inquadrare piuttosto in area sannitica55. Nella T 8057 è stata

trovata una moneta della comunità militare dei Pitanati, nota dalle fonti per il servizio svolto in difesa dei confini di Taranto56; connessa ad un uomo adulto con 2 cinturoni che insieme al

tesoretto monetale offerto entro gli inizi del IV presso il santuario settentrionale fornisce un legame con il mercenariato italico: Notizia secondo la quale un Postumio (Diod. 16, 82, 3) offre i suoi servigi a Timoleonte e i Tyrrhenoi che insieme ai Sileraioi coniarono monete in Sicilia57.

Più lontani dall’abitato i sepolcreti EFN029 e EFN030 con un numero limitato di sepolture disposte lungo le strade, forse pertinenti a fattorie o nuclei rurali; ma una T di EFN029 presenta una serie di segni di prestigio non presenti in altre tombe: metà IV, tomba a camera con pareti intonacate e dipinte, grandi vasi a figure rosse di produzione pestana, rituale della cremazione secondaria (T 8048A). La pertinenza di questi sepolcreti a praedia agricoli non è al momento suffragata da evidenze archeologiche, per Pellegrino potrebbe spiegarsi con la scelta di alcuni gruppi di utilizzare a scopo funerario una parte del loro possedimento per enfatizzarne il possesso58. Diverso è il caso delle tracce di occupazione individuate a alcuni

Km di distanza sulla costa (località Podere Angelo), in pianura (località Pagliarone) e sulla costa pedemontana (località Torre Morese)59 per le quali il riferimento a insediamenti rurali è

52 PONTECAGNANO I.1. 53 PONTECAGNANO I.1. 54 PONTECAGNANO I.1. 55 TAGLIAMONTE 1996, pp. 207-209. 56 PONTECAGNANO I.1. 57 TAGLIAMONTE 1994, p. 156. 58 PONTECAGNANO I.1, p. 220.

più appropriato. Questi consentono di ipotizzare un sistema di occupazione del territorio simile a quello riscontabile a Paiston e Fratte60.

Alla fine del IV- inizi III sec. a.C. si data l’ultimo intervento edilizio sulla fortificazione61. Poco

più tardi, l’impianto di vitigni nella fascia pomeriale segnala un deciso allentamento degli istituti della città62. In questo arco di tempo si riscontra anche un’effimera attività edilizia

negli isolati urbani63. Nel santuario di Apollo il culto assume un carattere salutare che

evidenzia l’inserimento nella sfera d’influenza romana: ex voto anatonici e statuine di togati che rimanda a forme di religione medio-italica la cui diffusione segue le tappe dell’espansione romana64. Stesso clima culturale è riecheggiato da un antefissa con Atena Frigia65.

Le trasformazioni di questo periodo si intrecciano con le vicende che portano alla fondazione nel 273 a.C. della colonia romana di Paestum. Strabone (Strabo 5, 4, 13) tramanda la notizia del trasferimento di Piceni dall’adriatico e menziona Picentia quale loro metropoli…

ma fino ai più recenti rinvenimenti nell’area del Parco archeologico l’identificazione di Picentia con Pontecagnano non era universalmente riconosciuta essendo stata sostenuta anche la possibile localizzazione a S. Maria di Vico (Bérard 1963, p. 390; Johannowsky in Atti Amina, pp. 255-256).

Gli abitanti di Picentia sarebbero stati successivamente puniti e dispersi dopo la guerra annibalica (Sil., 9, 577-579). Accanto ad un filone di studi che da credito a Strabone connettendo il trasferimento alla conquista del Piceno del 269-268 a.C., alcuni studiosi ridimensionano la notizia ipotizzando una omofonia con un impianto toponomastico già presente nella zona66.

I dati archeologici registrano un irreversibile processo di destrutturazione del centro nel corso del secondo quarto del III a.C. che si riflette nella chiusura dei santuari mediante apposite cerimonie di desacralizzazione ed è ugualmente riscontrabile nell’abitato con la chiusura dei pozzi, sia nelle necropoli che sembrano abbandonate67.

L’occupazione successiva è estremamente labile ma conserva una certa continuità con la fase etrusco-sannitica: buche di palo riferibili a strutture agricole e canali68 rispettano la scansione

60 PONTECAGNANO I.1. 61 PONTECAGNANO I.1. 62 PONTECAGNANO I.1, p. 220. 63 PONTECAGNANO I.1.

64 La stessa tipologia di offerte è documentata a Paestum dal Tempio di Nettuno, TORELLI 1987, p. 63. 65 CERCHIAI 2010, p. 128.

66 GIGLIO 2001.