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P ONTE DI F ERRO

1 P ECORALE , P ETTA 206.

2 PECORALE,PETTA 2016, p. 112 (Pecorale).

105 sporadicamente l’incinerazione primaria e secondaria3. È attestata un’area funerarie riservata

a sole inumazioni infantili all’interno di un’olla in argilla grezza4. L’orientamento prevalente è

NE-SW, verosimilmente condizionato dal tracciato stradale; non poche tombe, specialmente nel cluster S, presentano un orientamento opposto a quello prevalente, NW-SE.

Figura 2- Pianta della necropoli (rielaborazione da PECORALE,PETTA 2016)

CORREDI: La composizione dei corredi varia molto per numero, qualità e provenienza

degli oggetti, disposto ai piedi o lungo un fianco; ci sono comunque degli elementi ricorrenti, su tutti il boccale c.d. anforetta tipo Pontecagnano5. Le sepolture più antiche sono quelle che

ostentano i corredi più ricchi. La T 3392, infantile, databile all’ultimo quarto del VII sec. a.C., presenta vasi d’impasto locale, tra cui due anforette tipo Pontecagnano, insieme ad una coppa

3 Si tratta delle TT 3343bis e 3358, PECORALE,PETTA 2016. Questi riti sono poco attestati a Pontecagnano dopo la

Prima Età del ferro e sono spesso connessi a tombe di status elevato, cfr. D’AGOSTINO 1977, p. 58; CUOZZO 2003, pp. 169-170, 187.

4 PECORALE,PETTA 2016, p. 112 (Pecorale). 5 Infra.

106 in bucchero sottile d’importazione ed una brocca d’impasto tipo OC (fig. 4)6. La T 3340, tra le

più ricche della necropoli, databile al primo quarto del VI, potrebbe essere riferita ad un maschio adulto, per la larghezza della fossa e la mancanza di oggetti di ornamento personale;

Il ricco corredo che lo accompagnava era composto da molto vasellame con forme reiterate fino a 15 individui; un set d’impasto composto da brocche e anforette tipo Pontecagnano; un secondo da

oinochoai, calici e kantharoi in bucchero; un

terzo con stamnoi, brocche, calici ed un piattello su piede in ceramica italogeometrica; infine erano presenti due

aryballoi d’importazione corinzia e laconica

(fig. 3)7. A partire dalla metà del VI i corredi

sono più sobri ma continuano a mantenere forme legate dal consumo del vino e la cura del corpo. Al primo quarto del V secolo si data la T 3398, pertinente ad un maschio adulto che ostenta una kylix a vernice nera, con iscrizione etrusca “θavura” (=kylix),

posta ai piedi sopra un’olletta in argilla grezza (fig. 4)8. L’ultima fase di utilizzo della

necropoli è illustrata dal corredo della T 3350, maschile, che presenta una punta di lancia, un’anfora a figure rosse pestana, uno

skyphos, due coppe-patere ed una olpetta;

una lekythos Pagenstecher era collocata presso il cranio (fig. 4)9.

CRONOLOGIA: La necropoli è frequentata in tre distinti periodi: il primo è databile a partire

dall’ultimo quarto del VII sec. a.C. e continua per 2-3 generazioni fino alla metà del secolo (in blu alla fig. 2). Il secondo periodo ha inizio nell’ultimo quarto del VI, dopo una iatus di una

6 PECORALE,PETTA 2016, pp. 108-109 (Petta). 7 PECORALE,PETTA 2016, pp. 110-111 (Petta). 8 PECORALE,PETTA 2016, p. 112 (Pecorale). 9 PECORALE,PETTA 2016, p. 112 (Pecorale).

107 generazione, e si concentra nella sola parte W dell’area di scavo, in almeno due gruppi fino al 475 a.C. (in verde alla fig. 2). La frequentazione più tarda è riferibile al periodo 425-350 a.C. ed interessa la parte S ed W dell’area di indagine (in arancio alla fig. 2). Quattro sepolture di epoca medievale non vengono considerate in questo lavoro.

COMMENTO: L’area di scavo di via

Calabria comprende due ampi settori denominati Proprietà De Simone I e II, indagati tra il 1978 e il 1980. Le tombe presenti in questo lembo di necropoli sono 105, in maggioranza con elementi visibili di corredo che hanno consentito di inserire i contesti nella griglia cronologica del sito di Pontecagnano. Tra le due aree di scavo, una larga fascia non scavata, impedisce una lettura complessiva della necropoli. Le sepolture individuate si dispongono in tre nuclei da una parte e dall’altra di una strada della quale non è stato recuperato il piano d’uso, in questi saggi di scavo, ma che è indiziata da due canalizzazioni ed è stata rintracciata in altre aree di indagine. La presenza di sepolture ai margini delle strade sembra essere una costante nel sito, in età arcaica e classica, come anche nella vicina Poseidonia/Paestum10. Il periodo di frequentazione della necropoli

10 CERCHIAI 2010, pp. 55-56.

Figura 4- dall'alto al basso: T 3392; T 3398; 3350, corredi

108 presenta almeno due soluzioni di continuità tra il 550 ed il 525 a.C. e poi tra il 475 ed il 425 a.C. Non è improbabile che le sepolture prive di corredo possano, almeno in parte, colmare le lacune (in grigio alla fig. 2).

Tre nuclei vengono impiantati a partire dal 625 a.C. ai lati di una strada; il più numeroso è il cluster S, che potrebbe essere stato racchiuso in un recinto, similmente a quanto notato in altri lembi di necropoli di Pontecagnano11. Di questo è noto solo l’angolo S, quindi non è

possibile affermare che il recinto abbracciasse l’interno cluster, al contrario è più probabile che avesse compreso solo l’area di cinque sepolture, riservata ad un gruppo familiare (fig. 2). Il nucleo S viene utilizzato fino alla metà del VI sec. a.C. e poi la frequentazione riprende dopo altre un secolo in forme completamente diverse. Il cluster E è composto da 4 tombe di eccezionale rilievo, TT 3336, 3338-3340, che s’impiantano al di là della strada all’inizio del VI sec. a.C. Secondo gli editori, questo gruppo potrebbe avere delle caratteristiche comuni con un altro gruppo poco più ad E in Proprietà Malangone (TT 590-591) ed Erra III (TT 270, 271bis)12. Si tratta di gruppi che, come le tombe principesche della necropoli orientale TT

4306 e 4307 si collocano al vertice della società e che gestiscono il controllo delle risorse e le relazioni commerciali13. Le TT 3338 e 3339 sono pertinenti a donne adulte, T 3336 un

maschio adolescente mentre la T 3340 sembra riferirsi ad un maschio adulto. I loro corredi contengono numerose forme che alludono alla celebrazione del banchetto ed al consumo di vino (figg. 3-4). Alcuni vasi d’importazione etrusco-corinzia all’interno della T 3339 provengono da una officina di Vulci e sembrerebbero richiamare un rapporto preferenziale di questo gruppo con l’Etruria centromeridionale14. Il cluster sembra avere una vita piuttosto

breve e non viene rioccupato nei periodi successivi. Il terzo nucleo è frequentato in tutti e tre i periodi della necropoli ed è anche quello che presenta il numero maggiore di sepolture che non hanno restituito elementi visibili del corredo; dunque, potenzialmente, potrebbe essere stato utilizzato senza soluzione di continuità, anche se sembra poco probabile per il periodo tra il 475 ed il 425 a.C. quando a Pontecagnano si verificano i maggiori mutamenti relativamente alla composizione del corpo sociale e all’organizzazione planimetrica degli spazi15. Dal punto di vista demografico, il campione indagato ricalca quanto è noto per altre

aree funeraria di Pontecagnano16.

11 CUOZZO,PELLEGRINO 2015, pp. 315-353.

12PECORALE,PETTA 2016, p. 110 (Petta).

13 CERCHIAI 1990. 14 CERCHIAI 1990. 15 Vedi sopra.

109 Dalle informazioni riportate sembra di poter trarre le seguenti conclusioni: nei corredi c’è una prevalenza di forme legate al banchetto, specialmente nelle tombe più ricche, in cui sembra di riconoscere una forte matrice locale, indicata soprattutto dalla c.d. anforetta tipo Pontecagnano. Le importazioni sono abbastanza attestate, soprattutto dall’area OC e dall’Etruria centrale e meridionale, nel periodo più antico, e dall’area greca coloniale nei successivi. La diffusione di forme importate legate al banchetto sembrano adombrare l’esistenza di rapporti di tipo politico, commerciale e matrimoniale tra le élite. I cluster hanno una vita piuttosto breve; la loro importanza è sottolineata dalla presenza di monumenti funerari, come recinti, e dalla prossimità alla viabilità in entrata ed uscita dall’agglomerato urbano.

BIBLIOGRAFIA

110

II.3 EBOLI

Il sito occupa una posizione privilegiata nella Piana del Sele, presso le prime propaggini dei Monti Picentini a pochi km dalla sponda destra del fiume, che permetteva il controllo dell’itinerario verso l’interno (fig. 1). Per questa sua posizione, il sito ha svolto sempre una attività di mediazione tra le genti che occupavano la pianura e quelli stanziati lungo le valli interne.

Figura 1- Posizionamento del sito

Le più antiche attestazioni di frequentazione risalgono al Neolitico Superiore e Finale1.

Importanti rinvenimenti di età Eneolitica sono stati effettuati in località Madonna della Catena

111 dove è stata portata alla luce una necropoli riferibile alla cultura dal Gaudo2. Durante l’Età del

Bronzo la frequentazione coinvolge molte località del comprensorio probabilmente in relazione ai pascoli stagionali. A partire dalla tarda età del Bronzo inizia ad essere frequentato il colle di Montedoro (fig. 2), in un’area meno isolata, rispetto agli insediamenti di età precedente, e maggiormente proiettata verso la piana del Sele3. La collina, a NE del moderno

abitato, è costeggiata da torrenti che hanno scavato ripidi pendii lungo i fianchi; la sommità è pianeggiante.

Figura 2- Le principali aree archeologiche di Eboli tra VIII e IV sec. a.C.; in blu le aree di abitato; in rosso

le principali aree di necropoli (rielaborazione da DI MICHELE 2008)

A partire dalla Prima Età del Ferro si determina un assetto del territorio che rimarrà costante fino all’età romana: la collina di Montedoro assume il ruolo di abitato privilegiato mentre le colline ai suoi piedi sono destinate ad uso funerario, ad insediamenti produttivi ed abitati minori4. Se per le prime fasi sono noti solo pochi siti, in età Orientalizzante la frequentazione

2 BAILO MODESTI,SALERNO 1995, p. 329.

3D’AGOSTINO 1976;SCHNAPP GOURBEILLON 1986. 4 DI MICHELE 2008, p. 109.

112 appare capillare: i dati archeologici mostrano una spiccata affinità culturale con il centro di Pontecagnano ma anche la precoce presenza di elementi riferibili alla cultura di Oliveto-Cairano, soprattutto in sepolture femminili. Nel corso del IV sec. si determina una sempre maggiore influenza di Poseidonia, sensibile nel costume funerario che acquisisce caratteristiche più simili a quello greco senza mai perdere la struttura tradizionale5.

Nel corso della seconda metà del IV sec. la collina di Montedoro viene dotata di una cinta muraria in blocchi irregolari sul versante E mentre in un altro punto visibile, a N, presenta una cortina in tecnica isodoma6. Le informazioni principali sul sito sono ricavabili

principalmente dalla necropoli come nei periodi precedenti.

Il dominio romano sulla bassa Valle del Sele si afferma tra le due guerre puniche, con la sconfitta dei Lucani e la fondazione della colonia di Paestum nel 273 a.C. e di Picentia nel sito di Pontecagnano nel 268 a.C. ma non ci sono state tramandate informazioni relativamente a queste fasi su Eboli. In epoca romana la città è chiamata dalla fonti Eburum ed il suo popolo Eburinus: Sallustio scrive che il gladiatore ribelle Spartaco si nascose in

Eburinus iugis7. Plinio il Vecchio nomina gli Eburini in un elenco di

genti lucane, insieme ai Bantini ed ai Grumentini8. Una iscrizione

onoraria di II sec. d.C. nomina T. Flavius Silvanus, patrono di Eboli, municipio iscritto alla tribù Flavia.9 I dati archeologici più antichi riguardano strutture produttive di III-II sec. a.C. sulla

collina di Montedoro10; allo stesso periodo si datano i materiali di una stipe votiva rinvenuta

in un luogo dove poi sorgerà un edificio sacro di età imperiale, interpretato come santuario legato a culti salutari11. In località SS. Cosma e Damiano sono state indagate due fornaci di età

tardo repubblicana che producevano soprattutto tegole e laterizi, ma anche terrecotte architettoniche e statuette, ed un’officina metallurgica12.Tra la fine dell’età repubblicana e

5 DI MICHELE 2008, p. 110.

6 GRECO PONTRANDOLFO,GRECO 1981, p. 139; CIPRIANI 1990, p. 136; DE GENNARO 2004, pp. 649-652, nota 7. 7 Sall. Hist. Frg. III, 98.

8 Plin. Nat. III, 11, 98.

9 CIL X, 1, 451. Per l’elenco delle fonti sul sito vedi GASTALDI 1989. 10 DI MICHELE 2008, p. 111, nota 61.

11 DE CARO,GRECO 1981, p. 155; CIPRIANI 1990, p. 121; CINQUANTAQUATTRO 2001, p. 114. 12D’AGOSTINO 1976, pp. 509-510; MAURIN 1977, pp. 793-798; DE CARO,GRECO 1981, p. 156.

Figura 3- Figurina dalla T

113 l’età imperiale l’area fu dotato di una strada lastricata e di fognature 13 . Un’altra zona

artigianale è nota in località Paterno, dove in seguito si installa una villa 14 . Un

complesso residenziale nella piana ed E di Montedoro è in uso fino alla prima metà del IV sec. d.C.15

STORIA DEGLI STUDI

Le prime ricerche archeologiche sono dovute ad appassionati locali che tra il 1829 ed 1936 censiscono i rinvenimenti fortuiti effettuati a seguito di lavori edilizi16. A

partire dal 1968 la Soprintendenza ha avviato una serie di campagne di scavo di cui è stata data notizia in numerosi articoli di sintesi17. Manca una edizione completa delle evidenze.

NECROPOLI

Le necropoli di età storica si dispongono sulle colline più basse, intorno al colle di Montedoro. Nel IX secolo è documentato un aspetto villanoviano molto simile alla fase I di Pontecagnano18. Per l’VIII sec., sono note 66 sepolture dalla necropoli di San Cataldo, ad E

dell’abitato moderno19. Tra VII ed inizio del VI i corredi presentano ancora forti affinità con

Pontecagnano ma anche con i centri interni della cultura di Oliveto-Cairano; il rituale più attestato è l’inumazione in fossa con copertura a ciottoli ed il defunto in posizione supina

13 D’ANDREA 2002, p. 17.

14 CIPRIANI 1985, pp. 257-258; CIPRIANI 1986, pp. 522-523; TOCCO SCIARELLI 1989, p. 512; CIPRIANI 1990, p. 122,

scheda 5. Sulla villa: D’HENRY 1973, p. 296; DE CARO,GRECO 1981, pp. 155-156; SCARANO 1997, pp. 9-10.

15 DI MICHELE 2008, p. 112.