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O SANNA , S ERIO 2009; O SANNA 2011; D I L IETO 2011 24 O SANNA 2011, p 26.

C AROLLO , C OLANGELO 2009)

23 O SANNA , S ERIO 2009; O SANNA 2011; D I L IETO 2011 24 O SANNA 2011, p 26.

Figura 9- Torre di Satriano, pianta dal c.d. anaktoron, in verde le strutture di prima fase (da OSANNA,VULLO 2013)

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BUCCINO

Risalendo la valle del Sele, poco dopo aver lasciato il centro di Eboli si raggiunge il punto in cui il fiume riceve le acque del suo maggiore affluente, il Tanagro. Deviando dall’itinerario e inoltrandosi di pochi km nella valle del Tanagro, lungo la sponda destra del fiume si incontra il centro di Buccino. L’insediamento antico è posto su un’altura naturalmente difesa dalle pareti scoscese. Da questa posizione era possibile controllare una vasta area tra i monti Alburni a S ed il monte Ogna a N, fino al punto in cui il fiume Tanagro riceve le acque del fiume Bianco alimentato dalla confluenza del Melandro e del Marmo-Platano (fig. 10).

Figura 10- Posizionamento del sito

Le prime tracce note della frequentazione umana risalgono al Neolitico della facies di Diana- Bellavista rinvenuti nelle località di Piani di Buccino e Tufariello1. Una necropoli eneolitica

163 della facies del Gaudo con dieci tombe “a forno” con deposizioni multiple, è stata scoperta in località S. Antonio2. In località Tufariello scavi regolari della Brown e della Wesleyan

University hanno messo in luce un deposito stratigrafico con una sequenza dal Neolitico al Bronzo Finale. Particolarmente significativo è il rinvenimento di un insediamento composto da cinque capanne quadrangolari difeso da una possente cinta fortificata larga 5 m3. I

rinvenimenti per la prima età del Ferro sono molto scarsi rispetto l’età successiva. Secondo Marco Di Lieto due sepolture risalirebbero all’VIII sec. a.C.: una tomba isolata dell’inizio del secolo rinvenuta in Corso Vittorio Emanuele ed una seconda della fine del secolo dalla località S. Stefano Pastine, sede di una necropoli con una frequentazione fino al IV sec. a.C.4 A partire

dalla seconda metà del VII sec. a.C. le attestazioni archeologiche si fanno consistenti: numerosi nuclei funerari sono stati rinvenuti sulla sommità della collina occupata dall’abitato moderno ed in aree limitrofe. Un complesso di strutture databile tra la fine del VII ed IV sec. a.C. è stato individuato in località S. Stefano; viene interpretato come area artigianale per la produzione di ceramica5. Tracce di possibili nuclei insediativi provengono dall’altura principale dove sono

note sepolture databili tra l’inizio del VI e la seconda metà del IV sec. a.C. e resti di rivestimento parietale in argilla a paglia che lasciano supporre la presenza di capanne in associazione alle tombe6. La maggior parte dei nuclei funerari del periodo precedente

continua ad essere utilizzata senza soluzione di continuità anche nel VI e nel V secolo a.C. In questo periodo la popolazione insediata nel territorio di Buccino è parte di un gruppo culturale definito dagli studi archeologici “nord-lucano”, le cui caratteristiche principali sono la produzione locale di ceramica fine matt-painted e l’uso funerario di inumare i propri defunti con le gambe ripiegate verso il bacino. È probabile che gli insediamenti fosse organizzati per nuclei sparsi di abitazioni e necropoli intorno all’altura preminente su un modello che si riscontra anche in altri siti nord-lucani come Torre di Satriano e Baragiano7.

Nel IV sec. sono visibili i primi segni di cambiamento: alcuni nuclei funerari non vengono più utilizzati e la collina viene circondata da un’imponente cinta muraria in opera quadrata, composta da una doppia cortina di blocchi isodomi in calcare ed emplekton di pietre ed argilla (fig. 11).La fortificazione è datata tra la fine del IV e l’inizio del III sec., con rifacimenti nel II sec. a.C., sulla base di saggi stratigrafici e dal confronto con altre cinte del comprensorio

2 HOLLOWAY 1973; DE GENNARO, SANTORIELLO 2003, p. 25. 3 DE GENNARO, SANTORIELLO 2003, pp. 21-24.

4 DI LIETO 2007B, p. 122.

5 DE GENNARO, SANTORIELLO 2003, p. 28. 6 DE GENNARO, SANTORIELLO 2003, p. 25. 7 DI LIETO 2007B, p. 120; 2011.

164 lucano8. Le discontinuità riscontrate

vengono normalmente ricondotte alla presenza nel nuovo ethnos lucano che sarebbe stato portatore di una differente cultura materiale, su tutte la presenza di sepolture con inumati deposti supini invece della posizione con le gambe contratte in uso fino al V sec. a.C.9 Tra la fine del IV e la fine

del III sec. a.C. viene datato un complesso edilizio rinvenuto in località S. Stefano Pastine: una serie di ambienti con zoccolo in muratura occupano due terrazze; nella superiore un ambiente quadrangolare conserva parte di un pavimento in cocciopesto con aggiunta di tessere bianche e nere che compongono un motivo con delfini saltanti e stella centrale (fig. 12)10. La terrazza inferiore, sostruita da muri in opera poligonale, presenta una

vasta area lastricata. L’interno complesso è stato interpretato come un santuario anche grazie alla presenza di numerosi materiali votivi: secondo gli scavatori l’ambiente pavimentato sarebbe stato una sala da banchetto mentre nell’ area lastricata avrebbe avuto sede un culto delle acque11. Tito Livio ricorda che i Volceientes si arresero insieme ad Irpini e Lucani al

console Quinto Fulvio Flacco nel 209 a.C., durante la Seconda Guerra Punica12. Forse fu anche

sede di una colonia graccana se a Buccino va riverita la “prefectura Vulcentana” citata nel Liber

Coloniarum13. Certamente la città divenne municipium con il nome di Volcei nel 90 a.C. come

attestato dalla documentazione epigrafica14. Le indagini sul territorio consentono di chiarire

alcuni aspetti economici e sociali: tra le fine del III ed il II a.C., il sorgere nel territorio di ville è stato messo in relazione al mutato assetto politico che, dopo la guerra annibalica, ha visto massicce espropriazioni a danno dei vecchi proprietari e il tentativo da parte graccana di combattere la formazione del latifondo con l’insediamento di una classe di medi e piccoli

8 LAGI DE CARO 1996, p. 82; DE GENNARO 2005, pp. 37-39. 9 PONTRANDOLFO GRECO 1982.

10 JOHANNOWSKY 1991, pp. 35-36, figg. 3-4; LAGI 1999, pp. 16, 20; DE GENNARO, SANTORIELLO 2003, pp. 29-30, 50. 11 DE GENNARO, SANTORIELLO 2003, pp. 29-30, 50.

12 Liv. XXVII, 15, 2. 13 LAGI 1999, p. 21.

14 CIL, X, 1, 411-412, 416-418, X, 2, 8105, 8106.

Figura 11- Resti della cinta muraria in opera quadrata (da

165 proprietari15. Con la fine dell’età repubblicana queste piccole proprietà scompaiono e sono

attestate nuove gentes (Herennii, Otacilii, Utiani e più tardi gli Insteii e i Bruttii) che rivestono cariche pubbliche fino al II sec. d.C. costituendo una ricca classe di grandi latifondisti mentre numerosi liberti sostituiscono progressivamente i cittadini di classe media16. Nel III sec. d.C.

ha inizio una flessione documentata dal declino e dall’abbandono di alcune ville. Nel IV sec. è nota da dati epigrafici l’esistenza di almeno quattro pagi e numerosi fundi e kasae17. Recenti

indagini archeologiche hanno individuato le tracce dell’insediamento di epoca repubblicana, al di sotto dell’abitato moderno, organizzato intorno ad un asse centrale che segue la linea di crinale dell’altura. La fortificazione lucana continua ad essere utilizzata mentre sotto il castello medievale i resti di una sostruzione in opera cementizia potrebbero essere riferiti ad un edificio templare. Tra i rinvenimenti di età repubblicana all’interno delle mura si segnala i resti di un portico colonnato della seconda metà del II sec. a.C.18 Mentre fuori dal centro sono

state individuate strutture relative ad un ponte sul fiume Bianco19.

Figura 12- Loc. S. Stefano Pastine. Pavimentazione in mosaico a tecnica mista (da JOHANNOWSKY 1991)

Ad età tardo-repubblicana si datano i resti del c.d. Cesareum: il podio di un edificio templare in blocchi di calcare che si impostano su una cornice a gola rovescia che conserva ancora alcuni rocchi di colonna e parti dell’architrave. Probabilmente il tempio era parte di un ampio complesso di cui facevano parte anche alcune botteghe disposte lungo un asse stradale che

15 DE GENNARO, SANTORIELLO 2003, pp. 51-53. 16 DE GENNARO, SANTORIELLO 2003, p. 54. 17 DE GENNARO, SANTORIELLO 2003, p. 55.

18 LAGI 1999, p. 21; DE GENNARO, SANTORIELLO 2003, p. 57. 19 LAGI 1999, p. 21.

166 conduce all’area di Piazza Amendola, dove si è ipotizzato potesse essere ubicato il foro20.

Infine, per l’età imperiale, sono noti i resti di un edificio di epoca augustea che si affacciava su un tratto di strada basolata. L’edificio fu modificato tra la fine del I ed il II sec. d.C. con la realizzazione di un grande ambiente absidato connesso ad un secondo a pianta rettangolare pavimentato con un mosaico a tessere bianche e nere a motivi geometrici. Il complesso era ancora in uso tra il III ed il IV sec. d.C. quando vennero realizzati la decorazione marmorea delle pareti ed un mosaico figurato policromo21. Le ultime attestazioni epigrafiche note si

datano al IV sec.; dal territorio le attestazioni più tarde risalgono alla fine dell’VIII sec. d.C. Nel XII sull’altura principale si impianta un castello normanno che subisce rifacimenti e ingrandimenti tra XIV e XV sec.22 La continuità dell’insediamento umano perdura fino ai

nostri giorni.

STORIA DEGLI STUDI E DELLE RICERCHE

È verosimile che l’esistenza di un insediamento antico sia rimasta sempre nota alla popolazione locale grazie alle emergenze monumentali del c.d. Cesareo e della cinta muraria ma queste sono menzionati dalle fonti soltanto intorno alla metà dell’XVIII sec.; le prime raccolte epigrafiche, invece, risalgono al XVI sec. mentre nella seconda metà del XIX vengono pubblicati il Inscriptiones Regni Neapolitani Latinae (1852) e il Corpus Inscriptionum

Latinarum (1883)23. Le esplorazioni e gli studi sistematici vennero avviati solo negli anni

Sessanta del XX sec.: nel 1967 scavi d’emergenza condotti dalla Soprintendenza misero in luce la necropoli ed i resti di strutture in località Braida24. Tra il 1967 ed il 1970 nell’ambito dei

campi scuola organizzati dalla Direzione dei Musei Provinciali di Salerno, fu scavato un gruppo di tredici sepolture nell’area del Campo Sportivo25. Nel 1968 ebbero inizio le ricerche

dell’équipe della Brown University condotta da R.R. Holloway26. All’inizio degli anni Settanta

una équipe della Wesleyan University, coordinata da L.S. Dyson iniziò una ricerca sugli insediamenti del territorio27. Grazie ai numerosi interventi di ripristino e ristrutturazione

programmati inseguito del disastroso evento sismico del 1980 le ricerche archeologiche si intensificarono. Scavi della Soprintendenza, diretti da W. Johannowsky, portarono alla luce

20 LAGI 1999, pp. 21-23 21 LAGI 1999, pp. 23-24.

22 DE GENNARO, SANTORIELLO 2003, p. 61.

23 BRACCO 1965; 1969; 1978; D’AGOSTINO 1985; LAGI DE CARO 1994; DE GENNARO, SANTORIELLO 2003, p. 11. 24 D’AGOSTINO 1985, p. 210.

25 COLLINA 1985-1988.