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B OTTINI 1981; O SANNA , S CALICI 2011 A ; S CALICI 2011; 2013 E

C AROLLO , C OLANGELO 2009)

4 B OTTINI 1981; O SANNA , S CALICI 2011 A ; S CALICI 2011; 2013 E

183

Figura 30- Antefisse sporadiche dall'area D.

antefisse, due a testa di Sileno, uno con gorgoneion e l’ultima a palmetta, potrebbero attestare la presenza in questa zona di un’area abitativa simile all’anaktoron di Torre di Satriano (fig. 30), anche se non è possibile escludere che fossero parte di strutture collegate alle tombe o, addirittura fossero custodite al suo interno5. Da un punto imprecisato del pianoro,

verosimilmente da riconoscersi nell’area del Campo Sportivo (figg. 28-29, D), provengono tre contesti funerari consegnati nel 1977 e denominati TT 14-166. Infine un ulteriore nucleo di

necropoli è segnalato da rinvenimenti di superficie in località Toppo Castellaro, a NW del paese moderno (fig. 29, F). Numerosi materiali sporadici di età romana imperiale provengono dal pianoro e località del territorio (fig. 31); tra questi un’epigrafe segnalata da A. Bottini7.

Un’occupazione d’età medievale è attestata dai materiali provenienti da “pozzi” rinvenuti nell’area di scavo del 1977 (fig. 32).

5Come avviene ad esempio nella vicina Melfi, KOK 2011, p. 74, T. 22; o nella stessa Ruvo, BOTTINI 1981, p. 261, n.

271, fig. 65; p. 281, nn. 418-419, fig. 89.

6 Infra.

184

STORIA DEGLI STUDI

Il sito è stato interessato da scavi sistematici da parte della Soprintendenza della Basilicata, diretti da Angelo Bottini che nel 1977 mise in luce 27 sepolture nell’area immediatamente a N del convento tardo- medievale di S. Antonio (figg. 28-29, A). I risultati della prima campagna furono pubblicati nel 1981 all’interno dello rivista Notizie degli scavi di Antichità8.

Tra il 1978 ed il 1980 l’area di scavo del 1977 venne allargata a N ed E portando al rinvenimento di altre 45 sepolture. Nel 1983 venne esplorata una nuova area distante ca 200 m dalla prima, nei pressi del cimitero moderno, individuando altri 37 contesti funerari (fig. figg. 28-29, B). L’ultima campagna di scavo risale al 1989 quando venne esplorata una stretta fascia ad E e S dei ruderi del convento, recuperando 45 sepolture. Altri corredi, provenienti da scavi non autorizzati, sono stati consegnati alla Soprintendenza nel

corso degli anni.

I dati che qui si presentano si basano sullo studio dei corredi di ca 160 tombe recuperati dalla Soprintendenza a partire dal 1977. I materiali sono conservati presso il Museo Archeologico Nazionale del Melfese “M. Pallottino”, all’interno del castello normanno di Melfi (PZ). Lo scavo della

necropoli non ha seguito i moderni criteri di documentazione archeologica, pertanto non è stata prestata la corretta attenzione ai dati provenienti dall’area circostante le fosse né ai dati paleobotanici e antropometrici. Le planimetrie sono state disegnate a mano al momento dello scavo e solo recentemente sono state assemblate da chi scrive e sovrapposte alle foto

8 BOTTINI 1981.

Figura 31- Materiali di età romana dal territorio

185 Fi gu ra 3 3- R uvo del M on te, a ree A e B, so vr appo si zi on e del la p ia nt a te ma ti ca d i s ca vo a d ortof oto s at el lita re ( da S CA LI CI C . D . S . E )

186 satellitari (fig. 33); pertanto non si può escludere un possibile margine di errore. In particolare per il settore di scavo del 1983 non è stata redatta una pianta ma solo degli schizzi con indicazione delle misure che si è cercato di ricollocare all’interno dei margini dell’area indagata.

Figura 34- Evoluzione tipologica e decorativa delle principali forme ceramiche attestate (da SCALICI 2011)

Nella seriazione cronologica delle sepolture di Ruvo indagate nel 1977, A. Bottini aveva distinto tre gruppi fondamentali (A, B, C) caratterizzati, rispettivamente, dalla presenza di coppe di tradizione corinzia o ionica, assimilabili al tipo B1 della classificazione Vallet-Villard; di tradizione ionica tipo B2; di tradizione attica tipo Bloesch C. I corredi sono stati suddivisi in sei gruppi cronologici, da chi scrive, in base ai materiali d’importazione ed ai vasi prodotti localmente anche se non è sempre possibile determinare con assoluta certezza il gruppo cronologico (fig. 34). La locale produzione matt-painted costituisce il marker principale per la definizione dei differenti periodi. Il gruppo A, contrassegnato dal colore blu nelle planimetrie

187 qui presentate, è caratterizzato da vasi decorati nello stile Ruvo I associati alle importazioni più precoci di ceramica greca, coppe di tradizione ionica e corinzia, o a vasi della cultura di Oliveto-Cairano9. Il gruppo B, contrassegnato dal colore rosso nelle planimetrie, è ancora

caratterizzato da vasi decorati nello stile Ruvo I ma all’interno della classe è riconoscibile una evoluzione che interessa particolarmente la forma del cantaroide; in questo momento, ad esempio, compare il tipo C, caratterizzato dalla presenza di due anse orizzontali alla massima espansione del ventre in aggiunta alle due verticali10. Sono presenti ancora coppe di

tradizione ionica ora affiancate da maggiori importazioni dall’area greca ed etrusca11. Nel

gruppo C, contrassegnato dal colore verde, i vasi decorati nello stile Ruvo I sono affiancati da altri dipinti con un nuovo sistema decorativo, denominato Ruvo II12; fa la sua comparsa il

vasellame decorato a vernice nera, ancora attestato in modeste quantità, per lo più coppe di tradizione attica tipo Bloesch C13. In questo gruppo per la prima volta appare la forma del

cratere14. Il gruppo D, in giallo, è caratterizzato dalla scomparsa dei vasi matt-painted Ruvo I e

da un significativo mutamento nella forma del cantaroide che passa dal tipo A, c.d. “olletta”, al tipo B, c.d. “anforetta”, probabilmente per adottare il profilo dei cantaroidi di Oliveto- Cairano15. In questo gruppo predomina la ceramica a vernice nera tanto che anche vasi di

tradizione locale, come i cantaroidi, cominciano ad essere decorati con questa tecnica16. Sono

sempre più attestati i crateri ed una ceramica da cucina specializzata sostituisce il vecchio boccale d’impasto17. Le tombe del gruppo E, in arancio, sono caratterizzati dalla presenza di

vasi decorati nel sistema Ruvo III e l’abbondanza di oggetti di tradizione greca, talvolta rielaborati dalle botteghe ceramiche locali18. Infine il gruppo F, azzurro, è caratterizzato da

tombe con struttura “a cappuccina” in tegole, dai feretri deposti supini, dall’assenza di ceramica matt-painted, dalla presenza di un corredo standard con skyphos a vernice nera, bacile di bronzo, armi e cinturoni a ganci, saltuariamente attestati anche nei gruppi C-E19.

Dovendo associare ad ogni gruppo una cronologia assoluta, si potrà considerare il gruppo A databile agli anni 625-560 a.C.; il gruppo B al 560-510 a.C.; il gruppo C al 510-470 a.C.; il gruppo D al 470-440 a.C.; il gruppo E al 440-400 a.C. Alcuni studiosi potranno non concordare 9 SCALICI 2011, pp. 39-41; 2013A;2013B; C.D.S.D. 10 SCALICI 2013B. 11 SCALICI 2011, pp. 41-43. 12 SCALICI 2013B. 13 SCALICI 2011, pp. 43-44. 14 SCALICIC.D.S.C. 15 SCALICI 2013A; 2013B. 16 SCALICI 2011, pp. 44-45. 17 SCALICIC.D.S.C. 18 SCALICI 2011, pp. 45-47; 2013B. 19 SCALICI 2011, pp. 47-48.

188 e preferire una cronologia più alta di quella qui proposta, in particolare per il gruppo D che può essere datato anche entro il 450 e per il gruppo E entro il 410 a.C. Viceversa si potrà azzardare una cronologia addirittura più bassa spostando il gruppo E fino all’inizio del IV sec.

LA NECROPOLI

Due aree di scavo, come accennato distano m 200 ca., l’una dall’altra; la zona principale, intorno alla chiesa di S. Nicola (fig. 33), copre una superficie di 6 ha; più piccola la zona indagata nel 1983 che ha una di m2 750 ca.20. L’altitudine media è di m 718 s.l.m.

La maggior parte delle sepolture risultava manomessa già in antico, in alcuni casi a scopo predatorio, in altri conseguentemente a possibili rituali che hanno determinato la riapertura

del sepolcro21. L’unico rito funerario

attestato è l’inumazione monosoma in fossa semplice, raramente con controfossa, coperta da semplice riporto di terra; le fosse sono generalmente di forma rettangolare ad angoli stondati.

In alcuni casi particolari, sono stati rinvenuti, al di sotto dei resti degli individui, porzioni di graticcio ligneo22.

Questo, insieme ad altri indizi, ha fatto supporre che i corpi dei defunti di elevato status sociale venissero deposti entro casse lignee, che avrebbero, in qualche modo, rivestito internamente la fossa23. Lungo le pareti di alcune

sepolture, infatti, si nota la presenza di una sorta di risega, ad una determinata profondità, che sembra indiziare l’invito di una copertura non conservata. Alla stessa interpretazione conduce l’osservazione e la modalità di rinvenimento di alcuni oggetti allineati ad una certa distanza dalla parete della

20 SCALICI 2011, pp. 37-39; C.D.S.E. 21 SCALICIC.D.S.B.

22 Bottini 1981, p. 186. 23 SCALICI 2011, pp. 49-50.

Figura 35- S. Antonio, T 64, disegno ricostruttivo della

189 fossa. Infine, sono stati rinvenuti numerosi chiodi e borchie, ancora fissate ai tenoni, funzionali, forse, all’intelaiatura lignea. La costruzione dell’impianto sepolcrale doveva dunque configurarsi nel modo seguente: sul pavimento della fossa veniva predisposto un graticcio in legno sul quale era poi costruita la cassa con assi (fig. 35). Infine l’intercapedine tra la parete della fossa e la cassa veniva colmata. L’ipotesi, suggerita da A. Bottini, è confermata dal monumentale impianto delle TT. 64-6524. Qui la posizione di rinvenimento

degli oggetti, soprattutto delle kylikes, fa supporre che esse fossero state originariamente appese alle pareti della cassa mediante chiodi o funicelle. Il ritrovamento di alcuni grossi blocchi lapidei in superficie, ha fatto supporre l’esistenza di un tumulo che avrebbe coperto entrambe le sepolture che, in effetti, risultano molto vicine anche cronologicamente. La singolarità dell’impianto è evidente ed è forte la suggestione che le pareti interne della cassa potessero essere dipinte come le contemporanee sepolture di Poseidonia25.

All’interno delle fosse il corpo del defunto è deposto su un fianco o con busto dritto e le gambe ripiegate verso il bacino; gli oggetti di corredo sono disposti intorno al corpo, ai suoi piedi e lungo un fianco oppure presso un angolo della fossa in corrispondenza delle ginocchia; in assenza di resti scheletrici non sempre è possibile capire il sesso del defunto e quasi mai l’età. I vasi appaiono disposti secondo un preciso criterio: quelli di maggiori dimensioni, come le olle, spesso in numero di due, occupavano l’angolo della fossa più distante dalla testa del defunto26; gli attingitoi di piccolo modulo giacevano all’interno di esse. I cantaroidi potevano

assumere varie posizioni ma, generalmente, il più importante occupava la zona in prossimità della testa27. Gli oggetti sul fianco erano disposti dal più grande, verso i piedi, al più piccolo,

verso la testa28. Oltre ai cantaroidi di piccole dimensioni si trova qui tutta la serie delle forme

indigene dall’askos, alla brocca, l’attingitoio di modulo maggiore e l’olla di tipo ovoide29. I vasi

importati, specie quelli in bronzo, erano stipati in fondo, spesso uno sull’altro, sotto le gambe ripiegate del defunto. Era questa la modalità con cui, solitamente, venivano disposte, all’interno della fossa, le forme di tipo greco, anche quando d’imitazione come le oinochoai di

24 BOTTINI 1990B, p. 11, nota 4. BOTTINI,SETARI 2003, pp. 9-10, fig. 3; CANOSA 2007, pp. 27-29, 157-159, fig. 5;

GUALTIERI 1990, pp. 167-168; CIPRIANI 1990, pp. 131-133.

25 PONTRANDOLFO,ROUVERET 1992, T. 23 di Andriuolo, pp. 85-86, 305; T. 110 di S. Venera, pp. 237, 368-369; T. 210

del Gaudo, scavi 1990, pp. 250, 377; T. 642 di Arcioni, scavi 1978, pp. 224, 360; T. 1 di Tempa del Prete, pp. 244, 371.Cfr. inoltre le tombe dipinte di Gravina-Botromagno, datate genericamente nel corso della seconda metà del V sec. a.C. perché depredate, CIANCIO 1997, pp. 69-79, figg. 89-103; La tomba c.d. “dell’uovo di Elena”, datata al

430-420 a.C., BOTTINI 1988, p. 1, tav. I b. Sulle tombe dipinte in Italia meridionale in generale vediGADALETA 2002,

pp. 109-133 con ampia bibliografia sull’argomento, in particolare a p. 112, nota 16.

26 BOTTINI 1981, fig. 3, T 2; figg. 3, 22, T 9; figg. 51-52, T 24; SCALICI 2011, TT 83, 89, 105, 146, figg. 8 e 10. 27 SCALICI 2011, TT 83, 105, figg. 8 e 10.

28 BOTTINI 1981, figg. 51-52, T 24; SCALICI 2011, T 89, fig. 10. 29 SCALICI 2011, TT 71, 83, 89 e 105, figg. 8-10.

190 tipo rodio a decorazione matt-painted30. Il cratere, quando presente, era posto vicino alle olle, con i vasi più grandi31. Il kothon è attestato nelle sole tombe più tarde del gruppo E sempre in

posizione significativa ai piedi del defunto32. Anche la coppa, quando è presente in un unico

esemplare, ricopre una posizione significativa: ai piedi, alventre presso le mani o vicino la testa33; se attestate in più esemplari, si trovano in genere insieme ai vasi importati34. Le armi

sembra fossero riposte e non indossate, ad eccezione del cinturone35: l’elmo era distante dal

cranio, gli schinieri dalle gambe36; le punte di

lancia, in prossimità della testa, erano collocate a fianco del deposto37; non è chiaro se la spada

pendesse dalla cintura o se fosse piuttosto sistemata lungo il fianco38. Gli oggetti di

ornamento personale, infine, erano probabilmente indossati dal defunto al momento della sepoltura39. Sembra dunque di

poter distinguere all’interno della tomba due diversi nuclei di organizzazione del materiale: la parte inferiore, ai piedi del defunto, appare riservata all’accumulo ed alla conservazione di beni, siano essi derrate alimentari o oggetti di prestigio, mentre diversa funzione sembra aver rivestito la zona sul lato lungo, dove si concentrano le forme indigene ed i vasi sono disposti in base alla dimensione. Cantaroide, brocca, askos, attingitoio e olla biconica, insieme alla coppa di tipo greco ed al kothon potrebbero aver avuto funzione specifica nell’ambito delle pratiche rituali connesse alla composizione del cadavere.

Nella necropoli sono attestati numerosi orientamenti che non sembrano avere un chiaro rapporto con il genere del defunto e la cronologia delle deposizioni. Sono stati riconosciuti

30 SCALICI 2011, TT 35 e 39, figg. 5 e 9; fa eccezione l’oinochoe della T 146 che sembrerebbe essere collocata

presso la testa, fig. 8.

31 BOTTINI 1981, figg. 51-52, T 24; SCALICI 2011, TT 89 e 108, figg. 7 e 10. 32 SCALICI 2011, figg. 7 e 10. 33 SCALICI 2011, T 83, fig. 10. 34 SCALICI 2011, T 105, fig. 8. 35 SCALICI 2011, T 89, fig. 10. 36 SCALICI 2011, T 105, fig. 8. 37 SCALICI 2011, TT 71, 89 e 105, figg. 8-10. 38 SCALICI 2011, T. 105, fig. 8. 39 SCALICI 2011, TT. 39 e 71, fig. 9.

Figura 36- Schema delle posizioni maggiormente ricorrenti degli oggetti all’interno dei sepolcri (da SCALICI 2011)

191

Figura 37- S. Antonio, settore A, tombe del gruppo A.

almeno 7 clusters: 4 nell’area scavata negli anni 1977-1980, 2 nell’area d’indagine nel 1989 ed uno nel saggio del 1983, fisicamente diviso rispetto i primi 6 (fig. 33)40.

192 Nel periodo iniziale, 610-560 a.C., le tombe sono caratterizzate per lo più da fosse di dimensioni piuttosto contenute (fig. 37). I corredi sono composti in genere da pochi oggetti ceramici prodotti localmente o importati dall’area greca o da altri centri indigeni; i corredi maschili sono caratterizzati dalla presenza delle armi, quelli femminili donne da gioielli; eccezionale è la presenza di vasi metallici di fabbricazione etrusca. Le fosse si raccolgono in piccoli gruppi abbastanza distanti gli uni dagli altri: un primo gruppo (fig. 38, 1) è composto da 4 tombe di piccole dimensioni (TT 41, 44, 51, 73); la più importante sembra essere la T 51 che ha come corredo punte di lancia, spada, spiedi in ferro, vasi importati dall’area di Oliveto Cairano, un bacino ad orlo perlinato in bronzo di produzione etrusca ed un anello in bronzo41;

questa tomba costituirà un punto di aggregazione anche nei periodo successivi.

Figura 38- Ingrandimento della fig. 37, clusters 1-4.

Un secondo gruppo si trova a ca. 45 m a SE composto da 4 piccole fosse (TT 2, 4, 6 e 7); nessuna emerge in confronto alla altre per la composizione del corredo, forse solo la T 6 perché in posizione centrale e perché unica ad avere una coppa greca d’importazione (fig.

193 39)42. Al margine di questo gruppo si trova una quinta tomba (T 10) e poco più lontano un

altro paio (TT 18 e 20). Equidistante tra i primi due gruppo si trova una sepoltura isolata, T 23, che ha una fossa piuttosto larga ed un corredo con 2 coppe d’importazione43; l’area in cui

si trova resterà priva di tombe anche nei periodi successivi.

Il terzo gruppo si trova ca 40 m più a N composto da 3 piccole fosse (TT 34, 54, 56) disposte a corona intorno ad una fossa di dimensioni maggiori, T 55; anche se il suo corredo è molto sobrio, solo una cuspide di lancia e due vasi prodotti localmente, la sua posizione la designa come lo tomba principale del gruppo; inoltre, intorno ad essa si disporranno le sepolture successive. Al margine esterno del gruppo si trovano altre due sepolture (TT 52 e 62) mentre una terza è più lontana, equidistante tra i cluster 2 e 3 (T 21, fig. 40); una di esse, T 62, ha una larga fossa ed un corredo piuttosto importante con spada, lancia, schiniere in bronzo, coltello e spiedi in ferro oltre a vasi di importazione dall’area greca e di Oliveto-Cairano44. È possibile che queste

tombe, così come la T 23 isolata, si affacciassero lungo un percorsi/vialetti che congiungevano i diversi clusters45.

Il quarto gruppo si trova a ca 46 m ad E, composto da 4 piccole fosse (TT 118, 119, 126 e 127) equidistanti tra loro (fig. 38). 42 m più a S c’è il quinto gruppo (TT 124, 129, 139, 143, 144 e 145) composto da ben 6 tombe: T 139 ha le dimensioni maggiori ed occupa la posizione centrale del cluster ma non sembra avere un corredo particolarmente ricco. A N, in posizione marginale, si trovano due tombe (TT 151 e 152) che potrebbero essere state affacciate sul percorso/vialetto che conduceva al cluster.

42 BOTTINI 1981, p. 233, figg. 2-3, 15-16. 43 BOTTINI 1981, p. 247, fig. 46.

44 SCALICI 2013A, fig. 5. 45 OSANNA,SCALICI 2011B, fig. 4.

194

Figura 40- S. Antonio, T 21, corredo (da BOTTINI 1981)

Il sesto gruppo si trova più a SW (fig. 41), a ca. 50 m dal precedente; è composto da almeno 3 piccole fosse (TT 153, 156 e 157) e una molto larga (T 158) a 4-5 m di distanze l’una dall’altra. La tomba più grande presenta un ricco corredo con armi databile intorno al 580 a.C. Molto staccate da questo gruppo si trovano due sepolture isolate, a NE (T 128), sul percorso verso il cluster 5, e a SW, T 155. Quest’ultima è una delle sepolture più particolari della necropoli in quanto presentava una inusuale copertura, in pietre di grossa taglia, ed un corredo composto da quattro oggetti

195 afferenti a culture diverse: un’olla OC tipo C, una oinochoe greco-coloniale, una brocca nord- lucana ed un cantaroide enotrio46. Una coppia di sepolture (TT 98 e 105) si trova nell’area

indagata nel 1983 alla distanza di 235 m dal cluster 2, che da adesso sarà chiamata cluster 7 (fig. 33). Una larga fossa, T 105, è caratterizzata dalla presenza di un importante corredo con armi databile agli anni intorno il 580 a.C.47

Figura 42- S. Antonio, clusters 1-4, tombe dei gruppi A-B.

Nel periodo successivo, databile tra 560 e 510 a.C., nuove sepolture vanno ad aggiungersi all’interno ed ai margini dei clusters delineati nel periodo precedente; i corredi diventano più ricchi con un numero maggiore di oggetti al loro interno e la presenza costante di coppe greche di importazione. Aumenta anche il numero di sepolture “emergenti” che si distinguono per la larghezza della fossa e la presenza di oggetti di importazione dall’area greca ed etrusca. Al cluster 1 si aggiungono altre 5 sepolture al margine N (TT 45, 71, 72, 74 e 75) mentre un nuovo gruppo (TT 37, 38 e 42) s’impianta a S, intorno ad una larga fosse con ricco corredo, T 36, con oggetti d’importazione ed armi48.

46 Infra.

47 SCALICI 2011, fig. 8.

196 Al cluster 2 si aggiungono 6 sepolture (TT 1, 5, 8, 9, 11, 12) ed una settima un po’ staccata (T 13); 4 di questa occupano uno spazio intermedio tra i due gruppi del periodo precedente (TT 8, 9, 11 e 12). Nel

cluster 3 si inseriscono due nuove

sepolture (TT 58 r 60) a N del gruppo principale di età precedente mentre altre 3 sono più distanti ad E (TT 69 e 70) e W (T 32). Al margine tra i clusters 2 e 3 vengono create 4 grandi fosse (TT 25, 26, 29 e 30) con ricchi corredi (figg. 43-44) 1; è

probabile che anticamente si trovassero ai lati di una strada o del confine tra due proprietà differenti. Sul medesimo allineamento si trova anche la T 36 del cluster 1 e nei periodi successivi verranno ad impiantarsi alcune tra le tombe più ricche della necropoli2. Nel cluster 4 si aggiungono altre 4 sepolture ai margini del

gruppo più antico (TT 114, 116, 121 e 123). Nel cluster 5 una sola sepoltura si aggiunge al gruppo principale (T 125bis) mentre un nuovo gruppo con 5 tombe (TT 132, 133, 148, 149 e 150) va ad occupare l’area a N di

questo, dove già si trovavano delle fosse isolate. Una sola sepoltura (T 147) ma con ricco corredo con armi va ad aggiungersi al cluster 6 (fig. 45); questo gruppo non viene più frequentato per 100 anni ca. Nel cluster 7 intorno al gruppo più antico s’impianto 3 gruppi composti da 3 tombe ciascuno a N, E e S (fig. 46).

1 BOTTINI 1981, pp. 259-266, 270-285. 2 OSANNA,SCALICI 2011B, pp. 673-674.

Figura 43- S. Antonio, T 25, parte del corredo (da BOTTINI 1981)

197 A N le TT 97, 103 e 107, ad E TT 86, 92 e 95, a S TT 78, 85 e 110. La T 78 presentava un ricco corredo maschile comprendente anche un bacino in bronzo con gambe in ferro3.

In età tardo-arcaica i clusters continuano ad essere frequentati con l’aggiunta di nuove tombe per la maggior parte si tratta di grandi fosse con ricchi corredi (fig. 47). Nel

cluster 1 una sola sepoltura, T

49, va ad agglutinarsi al gruppo della T 51 mentre un’altra, T 39, s’inserisce all’interno del gruppo della T 36; più distante e isolata

appare la T 22 probabilmente limitata dal percorso/vialetto che separava il nucleo da quelli più ad E; non è possibile datare due sepolture, TT 40 e 50, che potrebbero essere riferibili a questo gruppo. Nel cluster 2 una sola coppia di sepolture, TT 17 e 19, si dispone simmetricamente alle spalle delle grandi fosse di età arcaica. Il cluster 3 è quello maggiormente frequentato: tre grandi fosse, T 33, 35 e 59 vanno ad incrementare il gruppo disposto intorno alla T 55, alto arcaica. Tra le sepolture più importanti vi è la T 115 del cluster 4 che si allinea sullo stesso asse delle 4 grandi fosse dei clusters centrali. Si tratta della sepoltura di un importante personaggio rappresentato come guerriero che, per la prima volta nella necropoli, ostenta nel suo corredo un cratere, anche se di produzione locale, associato alla nestorìs ed a coppe di importazione attica e coloniale4. A