anfore mentre non molto si può aggiungere sulle numerose tombe, prive di corredo, che si dispongono all’interno ed ai margini del cluster. Nella seconda metà del V le attestazioni di
sepolture diminuiscono sensibilmente senza sparire del tutto: alla fine del secolo si data la T 82, una delle poche orientate N-S175; nella seconda metà del IV, 16 tombe vanno ad occupare il
margine settentrionale e, in misura inferiore, quello occidentale dell’area scavata.
Le aree di scavo di Laghetto 1955 e Andriuolo 1969-70 e 1971 vengono occupate a partire dall’ultimo trentennio del V sec. a.C. Il contesto più interessante è quello di Andriuolo 1969-70 dove quattro gruppi di sepolture si dispongono ai lati di uno spazio vuoto longitudinale, in cui sembra di poter riconoscere una strada N-S176.
Il nucleo di Andriuolo 1971 s’impianta alla fine del V (in arancio alla fig. 9): una grande tomba a camera, T 30, risale ai primi anni del IV, presenta ricco corredo con 29 vasi, tra cui molti a figure rosse177. Di fronte l’accesso della
camera si trova la T 26 mentre, un po’ discoste, a NE le TT 16 e 6. Quest’ultima, infantile, si distingue soprattutto per la presenza di un’anforetta a figure rosse e di un cratere a calice a vernice nera; altri oggetti sono una melagrana fittile, tre lekythoi, due coppette biansate e due brocchette-poppatoio178. Alla
prima metà del IV si datano tre sepolture (in rosa alla fig. 9), TT 27, 28, 32, che si dispongono molto vicine alla coppia formata dalla TT 30 e 26 ed altre tre a lastre dipinte: la T 1, femminile, che risale al decennio 380-370 a.C., aveva solo quattro oggetti ceramici, tra cui spicca una neck-amphora a figure rosse, e almeno otto fibule in ferro179; T 24, femminile, databile al 370-
360 a.C., aveva undici vasi, molti dei quali a figure rosse dell’officina di Assteas, tra cui spicca l’hydria180; la T “Sestieri 1937”, del secondo quarto del IV, di cui non rimangono oggetti del
corredo181. La T 24 si colloca in un area intermedia tra i nuclei di sepolture in cui si trova la T
30 e quello delle TT 6 e 16; le TT 1 e “Sestieri 1937” non sono posizionate in pianta. Nella seconda metà del IV nuove tombe s’impiantano nell’area ad E rispetto ai nuclei più antichi: si riconoscono ben sei grandi tombe, a camera e a cassa, e tre a più piccole (in celeste alla fig. 9).
175 Le altre sono le TT 9 e 30, prive di corredo e la T 6 della fine del IV sec. 176 Vedi scheda.
177 CIPRIANI ET AL. 2009, p. 218 (De Feo). 178 CIPRIANI ET AL. 2009, p. 218 (De Feo). 179 PONTRANDOLFO,ROUVERET 1992, pp. 347-348. 180 PONTRANDOLFO,ROUVERET 1992, pp. 348-349.
181 SESTIERI 1956-1957; PONTRANDOLFO,ROUVERET 1992, p. 352.
Figura 9- Andriuolo 1971, planimetria (rielaborazione da CIPRIANI ET AL. 2009)
Tra il 340 ed il 330 si data la T 18, femminile, a camera, che si segnala per un ricco corredo composto da 37 vasi182. Due tombe avevano le pareti dipinte: la T 2, non posizionata in pianta,
femminile, databile alla fine del IV sec, con sei vasi, una fibula d’argento ed un peso da telaio183; la T 4, maschile, contemporanea alla T 2, con undici oggetti ceramici ed un cinturone
di cui si conserva solo un gancio184. La necropoli annovera almeno altre sepolture databili al
primo quarto del III sec. a.C. ed altre dodici che non hanno restituito elementi di cronologia assoluta (rispettivamente in viola ed in grigio alla fig. 9).
A S della città sono stati indagati altri tre lembi di necropoli, poco al di là dell’antico corso del torrente Capodifiume; da W ad E: Licinella 1967-69 e 2000; Santa Venera e Spinazzo1972. In questo quadrante dell’area liminare della città non sono state rinvenute tombe riferibili alle prime generazioni di abitanti fatta eccezione per una sepoltura rinvenuta nel 1922 in contrada Spinazzo, T 6, cui è attribuito un corredo, composto un aryballos, un amphoriskos ed una kotyle, molto simile a quelli esibiti dai defunti della necropoli di Laghetto 1969-70185.
Dalla stessa scavo è segnalata anche una tomba di prima metà V sec., T 12, che aveva come oggetti di corredo soltanto un alabastron di alabastro ed un “orecchino”186. Le altre sepolture
note da contrada Spinazzo sono riferibili al IV-III secolo o ad età più recente187. I rinvenimenti
del 1922 non sono stati posizionati sul terreno al contrario del lembo di necropoli indagato nel 1972 che ha restituito alcune tra le più recenti e più belle tombe dipinte di Paestum che esulano dalla presente trattazione. Più ad W, la necropoli di Santa Venera comincia ad essere frequentata a partire dagli ultimi anni del VI sec. a.C. e sembra estinguersi entro il terzo quarto del V188.
Infine la necropoli in località Licinella della quale sono stati indagati due nuclei: quello più orientale negli anni 1967-69189; il secondo, un po’ più ad W, nel 2000190. Nella prima area
sono state indagate 166 sepolture di cui 100 conservavano elementi visibili del corredo. Una sola tomba più antica, T 9bis/1969, si data alla prima metà del V sec. mentre le altre si dispongono su un arco cronologico che va dall’ultimo quarto del V alla fine del III secolo. Il
182 È stato notato da parte degli editori come, in questo corredo, la scelta delle iconografie tenda a richiamare
l’educazione femminile ed in particolare il passaggio dallo status di fanciulla a quello di moglie, De Feo 2007.
183 PONTRANDOLFO,ROUVERET 1992, pp. 349-350. 184 PONTRANDOLFO,ROUVERET 1992, pp. 350-351. 185 SPINAZZOLA 2007, p. 216, tav. LXIX a.
186 SPINAZZOLA 2007, p. 216, tav. LXIX b. 187 SPINAZZOLA 2007, pp. 213-216. 188 CIPRIANI 1989; vedi scheda.
189 CIPRIANI ET AL. 2009, pp. 227-232 (Rizzo). 190 CIPRIANI ET AL. 2009, pp. 219-226 (Cipriani).
periodo di massima occupazione della necropoli si registra alla fine del V; molto poche sono le evidenze di prima metà IV mentre a partire dalla metà del secolo ritornano frequenti.
Figura 10- Licinella 1967-69, planimetria della necropoli (rielaborazione da CIPRIANI ET AL. 2009)
Malgrado la ricostruzione sia fortemente condizionata dalla carenza di informazioni su gran parte delle sepolture nell’area centrale e meridionale, si può comunque avanzare qualche considerazione sulla disposizione spaziale delle tombe (fig. 10). Quelle che si trovano sulla fascia E, al limite della zona scavata, sembrano avere tutte uno dei lati corti allineato lungo lo stesso asse; è verosimile che tale allineamento possa essere interpretato come un asse stradale N-S, similmente a quanto è visibile nel saggio si scavo di Andriuolo 1969-70; poco più ad E, infatti, si trova la moderna via Licinella che sembra riprenderne il tracciato. Il nucleo di sepolture più antico, che risale all’ultimo quarto del V sec., non si affaccia direttamente su questo ipotetico tracciato ma si trova un po’ più all’interno; tre tombe, nel settore S, ricalcano l’allineamento della strada mentre la maggior parte, a N, hanno un orientamento differente; è possibile che queste ultime si fossero allineate con un diverticolo del tracciato, su cui si affaccia anche la T 14, una grande tombe a camera di seconda metà IV e poi un nucleo di sepolture di III sec. a.C.; oppure si può immaginare che la strada stessa deviasse verso NW, similmente a quella moderna che compie una virata analoga ma un po’ più a N. Nella prima metà del IV sec. solo due nuove tombe si aggiungono a questo nucleo mentre altre due sia allineano, per la prima volta nell’area indagata, lungo il margine del tracciato stradale. Le sepolture più antiche hanno corredi abbastanza sobri; qualche oggetto in più è segnalato per le sepolture infantili: nella T 48 è segnalata la presenza di un cinturone a ganci e diverse fibule
in bronzo e ferro191. Nella T 36 è segnalata la presenza di anfora-pelike scialbata simile a
quelle rinvenute nella necropoli del Gaudo ed estrania al patrimonio formale di Poseidonia192.
Nel secondo quarto del IV la T 35 aveva un corredo più ricco con lancia, cinturone, coltello, strigile e diversi vasi a figure rosse tra cui un cratere ed una neck-amphora193. Nel periodo
successivo, sette sepolture si allineano alla strada, la T 14 al diverticolo mentre le altre rioccupano l’area dove si trovava il nucleo impiantato circa 80 anni prima. Nel III sec. l’allineamento preferenziale sarà lungo il tracciato stradale. Le tombe lungo la strada sembrano ostentare corredi più ricchi rispetto a quelli della zona più interna: i maschi sono rappresentati come guerrieri con cinturone e lancia; nella T 12, infantile, è attestato un cratere194. La T 13 ha restituito sei vasi del Pittore di Afrodite che hanno consentito di
delineare la personalità di questo ceramografo195.
Figura 11- Licinella 2000, planimetria della necropoli (rielaborazione da CIPRIANI ET AL. 2009)
Il settore indagato nel 2000 si trova più ad W (fig. 11); è stato esplorato in occasione della messa in opera di una condotta idrica che ha determinato la forma allungata dell’area di scavo. Il settore centrale è caratterizzato dalla presenza di “carriaggi”, due profonde solcature parallele dovute al passaggio di carri, databili entro il terzo quarto del V sec. quando vengono defunzionalizzati dall’impianto delle tombe. La strada era forse un diverticolo che si dipartiva dalla via principale N-S, verso il promontorio di Agropoli, funzionale alle attività di cava, le cui tracce sono state rinvenute nell’area di scavo196. Nella parte N, invece, sono presenti delle
lunghe incisioni parallele interpretate come drenaggi, similmente a quanto avviene in altri lembi di necropoli indagate197. Le sepolture più antiche si dispongono per piccoli gruppi,
distanti tra loro: il più numeroso è a N, composto da due coppie di tombe, TT 108-109 e 113- 114, ed una piccola fosse equidistante dai due nuclei, T 112. Le TT 108-109, in un unico taglio, contenevano i resti di un bambino e di un adulto; TT 113-114, intonacate e coperte da un lastrone piano, custodivano, la T 113, i resti di un uomo di 30 anni con un ricco corredo, tra
191 CIPRIANI ET AL. 2009, p. 229 (Rizzo). 192 CIPRIANI ET AL. 2009, p. 228 (Rizzo). 193 CIPRIANI ET AL. 2009, p. 229 (Rizzo). 194 CIPRIANI ET AL. 2009, p. 230 (Rizzo). 195 GRECO 1970.
196 CIPRIANI ET AL. 2009, p. 221, fig. 5 (Cipriani). 197 CIPRIANI ET AL. 2009, p. 221 (Cipriani).
Figura 12- Licinella, T 114, corredo (da CIPRIANI ET AL. 2009)
cui un cratere a figure rosse, che stringeva in mano una moneta in bronzo198;nella T 114 era
stato deposto un altro uomo con un cinturone a ganci non indossato ma deposto chiuso accanto al bacino; anche questa seconda sepoltura ostentava un ricco corredo comprendente un cratere199 (fig. 12). A questo gruppo deve aggiungersi anche un’altra tomba, T 120, che è
stata tagliata dalla fossa della T 118, che si data al secondo quarto del IV sec. Un’altra coppia di tombe si trova poco più a S, TT 83-84; le fosse sono alloggiate in un unico taglio e contenevano due adulti che esibivano una sola lekythos come corredo. Altre due sepolture, TT 75 e 135, piuttosto distanti l’una dall’altra, vanno ad obliterare il tracciato stradale al centro dell’area di scavo; la T 135, infantile, è attorniata da 4 sepolture che non hanno conservato elementi visibili di corredo.
Nella prima metà del IV un nuovo nucleo di tombe si affianca al cluster settentrionale: una terza coppia di grandi fosse, TT 118 e 122 di adulti, è attorniata da tre più piccole, TT 116, 117, 119 che contenevano i resti di bambini. La T 122, maschile, con pareti intonacate, ostentava un corredo composto da due vasi per versare e due potori (stemless e skyphos sovraddipinti), cinturone indossato, uno strigile in ferro, un coltello e stringeva in mano una moneta di bronzo. La T 118 aveva le pareti dipinte ma, sfortunatamente, era priva di oggetti di corredo, probabilmente asportati in un periodo non recente. La T 117, infantile, conteneva solo una moneta. Al cluster centrale si aggiunge una sola sepoltura, T 86, che ostentava un corredo composto da un lebes gamikos, tre stemless-cup, tre lekythoi ed una brocchetta acroma; all’interno della fossa è stato anche rinvenuto un chiodo. Nel cluster meridionale una
198 CIPRIANI 2004. 199 CIPRIANI 2004.
si agglutinano alla T 135. Le prime due sono alloggiate in un unico taglio: la T 79 presentava un corredo comprensivo di lebes gamikos ed uno strigile, dunque un’associazione di elementi maschili e femminili; era stata poi in parte rioccupata da una tomba di III sec. a.C.; la T 77, associava un lebes gamikos ad una hydria. Tra le sepolture infantili è da segnalare la T 105 che non ha restituito elementi visibili di corredo ma che conservava sulla copertura i resti di un sacrificio con ossi animali ed una kylix a figure rosse dell’officina di Assteas, entrambi combusti200. A partire dalla metà del IV sec. il cluster centrale viene abbandonato mentre
nuove sepolture continuano ad agglutinarsi a N ed a S. Nel nucleo settentrionale, la T 109 viene riutilizzata da una nuova sepoltura: il corredo più antico viene spostato e deposto ordinatamente sulla controfossa N. Un’altra sepoltura, T 115, che si aggiungerà soltanto alla fine del IV, ripropone ancora una volta il rituale della moneta stretta nella mano. Nello stesso periodo, una nuova tomba, T 127, costituirà un nuovo cluster ancora più a N, a cui si agglutineranno sepolture ancora nel III sec. a.C. tra cui la T 123 che ostentava un insolito corredo composto anche da terrecotte figurate. Il cluster meridionale si arricchisce di altre sette tombe: la più antica sembra la T 139, di bambino, mentre TT 69 e 134 si dispongono a corona intorno all’area delle TT 77 e 79, ancora nel terzo quarto del secolo; la T 132 è, invece, l’unica del gruppo ad avere un orientamento divergente. In un area ancora più a S, oltre i tagli della cava, un nuovo cluster si istalla intorno alla metà del IV, composto da sei sepolture contemporanee e due che non hanno restituito oggetti visibili di corredo, alle quali si aggiungeranno altre due tombe nel III sec. La più antica del gruppo sembra essere la T 128 che conteneva i resti di un adulto deposto in una cassa lignea, che ostentava tra gli altri oggetti di corredo uno strigile di ferro; le altre tombe sono, invece, databili all’ultimo quarto del IV sec.
LE NECROPOLI NEL TERRITORIO
Oltre ai nuclei di necropoli definite “urbane”, che si trovano nell’area liminare a N ed a S della città, sono note numerose altre necropoli distribuite nel territorio a varia distanza dalla linea del circuito delle mura. Le più vicine sono quelle in località Ponte di Ferro e Linora, rispettivamente a NW ed a S della città. A S si trova anche il nucleo di Tempa del Prete: un piccolo gruppo di sepolture a 2 km dalla città, forse pertinenti ad una fattoria, che ha restituito
uno dei monumenti più significativi della città, la Tomba del Tuffatore201. Si tratta di una
sepoltura in cassa,databile intorno al 480-470 a.C., che reca sulle pareti un ciclo di pitture che
Figura 13- Tempa del Prete, Tomba del Tuffatore, lastre dipinte (da ZUCHTRIEGEL 2016)
raffigurano la cerimonia del banchetto: la lastra corta W mostra probabilmente l’arrivo di due commensali al simposio, guidati da un giovinetto che suona il doppio aulos. Dalla parte opposta, al centro della lastra corta E, un grande vaso per contenere è poggiato sopra un tavolo, entrambi coperti di ghirlande; alla sua sinistra un personaggio nudo con la corona sulla testa, al pari degli altri commensali, che reca in mano una brocca che, verosimilmente, ha appena riempito con il vino contenuto nel cratere. Sulle due lastre lunghe dieci banchettanti occupano sei klinai; quelli della lastra N due simposiasti sembra giochino al kottabos, un intrattenimento ludico che consisteva nel far cadere un bersaglio (un piattello o un altro vaso appeso ad un asta o al colmo di una pila di stoviglie) con l’ultima goccia di vino sedimentato al fondo della coppa202; un terzo commensale volge lo sguardo indietro a cogliere altri due
compagni in atteggiamento amoroso. Sulla lastra S la coppia centrale di simposiasti è intenta a colloquiare mentre intorno a loro altri due suonano o reggono strumenti musicali; un quinto più a destra sembra alzare lo sguardo a scrutare la figura dipinta sulla lastra di copertura: un uomo si è appena lanciato da una sorta di trampolino in uno specchio d’acqua; due alberi stilizzati rappresentano il paesaggio naturale. Le figure poggiano una fascia dipinta in rosso che occupa il terzo basso delle lastre; la scena del tuffatore è inquadrata in un campo rettangolare definito da una linea con palmette che decorano gli angoli. Il defunto era forse immaginato come deposto sulla settima kline della canonica sala a sette klinai che i
simposiasti occupavano in coppia: i due nuovi arrivati della lastra W, infatti, avrebbero potuto prendere posto accanto ai commensali, singoli, delle prime due klinai nelle lastre lunghe; l’uomo che ha attinto dal cratere era forse il compagno del defunto. Il corredo era composto da soli vasi per unguenti, due alabastra e una lekythos attica a figure nere, cui si aggiungono i resti di una lira realizzata con un guscio di carapace203.
Figura 14- Tomba del Tuffatore, lastra Est; cratere in bronzo da Agrigento, Museo Griffo
Data l’eccezionalità del rinvenimento, la tomba è stata oggetto, fin dalla sua scoperta, di un acceso dibattito scientifico. La maggior parte degli studiosi hanno visto nel personaggio titolare della sepoltura un individuo estraneo alla società poseidoniate dell’epoca, in virtù della lontananza dal sepolcro dalle necropoli considerate urbane; dalla particolarità delle lastre dipinte attestate nelle sole tombe lucane; per la supposta pertinenza del grande vaso per contenere, raffigurato nella lastra E, ad una forma indigena.
Le modalità di occupazione del territorio a Poseidonia sembrano imperniate, almeno fino alla metà del V sec., su un sistema basato sulla mobilità dei proprietari: cioè non sembra esistere un sistema di fattorie sparse nel territorio, come a Metaponto ad esempio. La loro assenza, tuttavia, non esclude la possibilità di rivedere questo assunto, a fronte di future scoperte. Inoltre la piccola necropoli avrebbe potuto occupare un spazio al margine di un tracciato viario verso Elea e quindi di grande visibilità funeraria. Riguardo l’eccezionalità delle pitture, il recente rinvenimento della Tomba delle palmette, similmente dipinta e riferibile ad un
periodo di poco anteriore a quella del tuffatore, ha dimostrato l’esistenza di una o più officine che praticavano quest’artigianato in età precedente alla fase lucana della città. Certo, il confronto tra i due sepolcri non sussiste se li si osserva dal punto di vista iconografico ma è possibile che future ricerche possano dimostrare che la Tomba del tuffatore non è un monumento così isolato come si è pensato per tanti anni. Infine, il grande vaso per contenere è stato associato, in base alla forma, ad un grande cantaroide di tipo enotrio204. Benché la
somiglianza con i tipi attestati soprattutto a Padula sia innegabile vi sono comunque delle sostanziali differenze: la presenza del piede a tromba con breve stelo, non attestata nei cantaroidi enotri; il collo appare piuttosto sviluppato in altezza mentre nel cantaroide enotrio e generalmente più corto; il corpo interamente verniciato in nero a richiamare il colore del metallo mentre i tipi enotri sono dipinti matt-painted o acromi. In base alla forma il tipo più simile è il grande cantaroide Oliveto-Cairano, attestato in pochi esemplari da Calitri al Museo di Avellino205; le caratteristiche del piede, l’altezza del collo e il colore nero cangiante ad
imitazione del metallo sembrano corrispondere. La forma richiama anche il cantaroide nord lucano tipo I.C2 che però ha sempre le anse orizzontali sul corpo e non è mai verniciato in nero; d’altra parte una nestorìs in bronzo dalla vicina necropoli di Roscigno, Monte Pruno, per quanto di forma differente (I.C3), è decorato da ghirlande applicate similmente al vaso dipinto sulla lastra pestana206. Qualunque vaso il pittore avesse inteso rappresentare è chiaro che
nella situazione rappresentata doveva essere utilizzato alla stregua di un cratere; una forma, per altro, che proprio in quegli anni veniva stabilmente adottata dalle popolazioni dell’interno207. È possibile che il grande vaso per contenere riproduca un tipo di cratere in
metallo, di cui ci sono pervenuti solo pochi esemplari e che in genere mostrano le anse a volute. Tuttavia non sembra azzardato il confronto con il cratere di Agrigento che mostra una eguale altezza del collo, una forma simile delle anse e, soprattutto, una banda ispessita all’orlo. Non è da escludere che il pittore che ha decorato la lastra pestana omesso le volute. Gli elementi visibili del corredo della Tomba del tuffatore, infatti, sono tutti pertinenti al costume funerario greco ed estranei a quello che è ostentato nelle sepolture contemporanee delle necropoli italiche alle spalle della piana del Sele. Quindi si può concludere che il contesto appare pienamente greco.
204 COLIVICCHI 2004; ROBINSON 2011. Sull’argomento vedi SCALICI 2013B.