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Ben presto Benvenuti si innamorò del cinema. Questa forte passione nacque proprio all’interno del Cineguf, perché sotto il fascismo gli studenti del Cineguf avevano diverse possibilità rispetto al pubblico normale; per esempio era permesso loro di vedere anche il cinema sovietico proibito in Italia.

Il cinema sovietico era di alto livello espressivo, usato dai docenti del Centro Sperimentale per insegnare il montaggio, proiettando per esempio i film di Dziga Vertov.

All’interno dei Cineguf i giovani studenti venivano formati e mandati a Roma all’Istituto Luce e al Centro Sperimentale che si trovava di fronte. Questo per imparare il mestiere del cineoperatore in modo tale che non ci fosse più bisogno di mandare l’operatore da Roma se fosse successo qualcosa di importante a Pisa.

Questo è avvenuto anche per Benvenuti che nel 1942 soggiornò per un periodo di circa tre mesi a Roma al Centro Sperimentale di Cinematografia, dove praticò un corso per operatore di attualità.

Per esempio, se alla sede del cinegiornale di Roma si veniva a sapere che a Pisa sarebbe stata organizzata una manifestazione importante, veniva conferito l’incarico al capo dell’ufficio stampa del Partito fascista a Pisa che contattava il responsabile del Cineguf pisano, il quale prendeva la macchina da presa e andava

a fare il servizio sulla manifestazione; se il pezzo piaceva e funzionava, poteva essere proiettato anche nei cinegiornali nazionali33.

Una delle caratteristiche stilistiche di Benvenuti è stato il montaggio in macchina.

Quest’ultimo è molto legato alla frequenza della scuola per operatori organizzata dall’Istituto Luce presso il Centro Sperimentale di Cinematografia. È lì che Benvenuti ha imparato a montare in macchina, a capire l’evento e a comprendere come raccontarne la sintesi.

A Roma, Benvenuti non veniva solo a contatto con la parte tecnica ma anche con la parte teorica e con docenti che gli insegnavano come realizzare delle buone riprese. Racconta Paolo Benvenuti:

Mio padre ricordava sempre che aveva avuto non pochi ammonimenti: se si doveva riprendere un personaggio politico importante e questo non era molto alto, andava ripreso dal basso e soprattutto non andava ripreso vicino a qualcuno molto alto. Queste regole erano fondamentali per non ridicolizzare i personaggi politici ripresi34.

Il periodo trascorso a Roma fu fondamentale per Mario perché, oltre ad ampliare le sue conoscenze cinematografiche attraverso la visione delle opere della cinematografia sovietica, potè soprattutto assistere alle conferenze di insegnanti come Chiarini, Barbaro e altri; queste conferenze furono importanti per la formazione della sua coscienza critica.

I documentari ufficiali dovevano rispettare volontà esterne: spesso i soggetti da trattare erano imposti e dovevano aderire alla filosofia fascista.

Il mondo poetico di Mario Benvenuti trova ben presto un suo modo di esprimersi, nonostante le regole insegnate e apprese al Centro Sperimentale e le pressioni ideologiche.

Dai suoi filmati traspare infatti un occhio graffiante, perché Benvenuti ha sempre avuto un profondo senso dell’ironia che emerge chiaramente fin dai suoi primi lavori. Per esempio troviamo filmati in cui un federale a cavallo è ripreso dal basso. Egli sembra un novello Giulio Cesare, una figura assolutamente imponente. Nella scena successiva si vede il federale sceso da cavallo, ad altezza naturale e se ne scopre la bassezza. Tutti i filmati del periodo fascista sono totalmente antieroici e antiretorici, nonostante che Mario Benvenuti fosse nato nel 1922, stesso anno della Marcia su Roma, praticamente insieme al fascismo e nonostante anche per lui, come per tutti i ragazzi di quella generazione, il fascismo fosse l’unica realtà.

Va comunque sottolineato ancora una volta come i giovani del Cineguf, proprio per la possibilità che avevano di accostarsi a una cinematografia diversa da quella ufficiale fascista, avevano una visione che si allontanava dai canoni del fascismo, tanto è vero che anche dai Cineguf è uscito l’antifascismo nel cinema.

La formazione culturale è sicuramente un elemento della cifra stilistica di Benvenuti, unita al carattere personale. Dai racconti del figlio Paolo si delinea il ritratto di un uomo con un grande senso dell’ironia, che ha sempre avuto uno

Forse è per questo che lo stesso Benvenuti non si è mai considerato un regista. Guardando e studiando i suoi lavori si ha l’impressione di un cinema apprezzabile, caratterizzato da chiarezza narrativa, costruito su un uso dell’immagine in funzione comunicativa. “Questo posso ammetterlo – sosteneva – ma non chiamatemi regista”35.

L’importanza dei film realizzati nel Cineguf pisano è data soprattutto dal modo in cui le immagini descrivono la quotidianità di quel periodo, scandita dal ritmo dei riti di regime o dalle più anonime esistenze.

Nei lavori di Benvenuti c’è la tendenza a impostare il racconto cinematografico secondo un’attitudine comunicativa. Anche se, come abbiamo già detto in precedenza, Benvenuti doveva rispettare volontà esterne, il suo mondo poetico trova un suo personale modo di esprimersi.

La finalità di quei filmati era trasmettere a una piccola Italia fascista le cronache del regime. Sia per esigenze espressive del regista, il quale aveva una formazione scientifica, sia perché le pellicole non erano sonorizzate, le immagini dei filmati volevano essere espressione di contenuti. Benvenuti cercò di impegnarsi in una ricerca espressiva autonoma e lavorò nella sezione universitaria al meglio delle sue possibilità.

Nei suoi documentari non ci sono solo filmati ufficiali di regime, ma anche riprese di persone che passeggiano sui lungarni o ragazze filmate sul lungomare di Marina di Pisa, insomma immagini che raccontano la quotidianità del tempo.

In tutti i lavori realizzati Benvenuti, è sempre stato guidato da un forte e straordinario istinto cinematografico; in modo naturale riusciva immediatamente a

capire dove andava posizionata la macchina da presa per cogliere le immagini più importanti, espressive e straordinarie di un evento o di una manifestazione. Il tutto accompagnato da quel suo sguardo ironico, leggero, che fa parte del carattere e che ha condizionato la sua cifra stilistica.