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f) Schede dei filmat

4.4 Benvenuti e l’insegnamento: utilizzare il cinema come strumento

didattico

Mario Benvenuti non è solo riuscito a trasmettere la sua passione per il cinema ad amici e famigliari ma si è impegnato a portarla anche nella scuola.

Nel 1963 Benvenuti ricopriva il ruolo di vicepreside e insegnava materie scientifiche presso la Scuola media “Pacinotti” di Pontedera. In quegli anni all’Istituto fu concesso il tempo pieno e Benvenuti insieme al Preside Giovanni Franchi, si adoperò perché il Provveditorato assegnasse alla scuola due sezioni sperimentali.

Come ricorda Carla Batini, professoressa di Italiano interessata a questa nuova esperienza didattica, “le sezioni sperimentali erano a scelta sia, da parte dei genitori, sia da parte degli insegnanti. I docenti, in questo tipo di scuola, avevano a disposizione molte più ore da dedicare a una classe e quindi più tempo per fare attività collaterali e seguire gli alunni più lenti”68. Fu proprio in questo periodo che iniziò il sodalizio professionale Batini-Benvenuti, che sarà determinante per introdurre e promuovere il cinema nella scuola come strumento didattico e pedagogico.

In quell’anno fu organizzato un cineforum cui partecipavano molte classi. La proiezione dei film si faceva nelle ore pomeridiane. Benvenuti, insieme ai suoi colleghi, sceglievano i film da fare vedere agli studenti e li noleggiavano

Negli anni Sessanta la scuola “Pacinotti” era una scuola all’avanguardia tanto da avere un’aula magna e un proprio proiettore, un Bell & Howell Filmosound 16 ottico-magnetico69.

La programmazione di ogni anno scolastico prevedeva la proiezione di dieci film scelti per il loro valore artistico, ma anche per il contenuto, sul quale gli alunni, guidati da schede informative sul regista, la colonna sonora, ecc. elaboravano recensioni o temi di vario argomento. Quest’attività coinvolse molte classi, anche quelle che non facevano il tempo pieno.

Benvenuti preparava i suoi ragazzi alla visione dei film attraverso la consegna delle schede informative. Dopo la visione del film veniva avviato il dibattito, poi gli insegnanti proponevano agli studenti delle relazioni.

Come ricorda Batini, uno dei più recensiti fu un vecchio film dal titolo L’asso

nella manica, diretto da Billy Wilder, che racconta la storia di un uomo

intrappolato in una miniera e di un giornalista che, per fare lo scoop, non vuole che venga liberato per tenere i lettori in attesa e vendere più copie.

Oltre ai film italiani gli alunni visionavano anche quelli americani e francesi, un esempio è il film di Robert Bresson Il diario di un curato di campagna.

A questa prima fase di educazione all’immagine ne seguiva una seconda che prevedeva la realizzazione di un film. Questa seconda fase era molto importante perché permetteva ai giovani di fare esperienza diretta e soprattutto di capire come si realizzava un soggetto, una sceneggiatura, un trattamento, come si facevano i sopraluoghi che sarebbero serviti per andare a girare le scene e infine come si usa una cinepresa.

L’utilizzo del cinema come strumento didattico era un’assoluta novità sia per gli allievi sia per gli insegnanti. L’esperienza innovativa promossa da Benvenuti ebbe successo, tanto che nacque il proposito di inserire il cinema, e in particolare l’educazione all’immagine, nei programmi scolastici.

Benvenuti, insieme ai suoi colleghi creò un nuovo metodo di insegnamento, che aveva nel cinema lo strumento per imparare la lingua italiana, le materie scientifiche, la musica, ecc. La tecnica cinematografica veniva insegnata non per creare tanti piccoli registi, ma per fornire agli studenti gli elementi per capire i messaggi che ogni giorno erano trasmessi dai media, come ricorda Benvenuti nel suo volumetto La scuola e il cinema, pubblicato dall’Amministrazione Provinciale di Pisa nel 1973.

Il cinema, proprio perché arte di collaborazione oltre che mezzo espressivo e di ricerca, può modificare la relazione educare-educando da un rapporto di subordinazione passiva ad uno di collaborazione attiva. Inoltre, per la sua natura poliedrica e complessa, si presta ad essere usato per risolvere molti problemi didattico-pedagogici, primo fra tutti l’interdisciplinarietà, ma anche il lavoro di gruppo, l’individuazione dell’insegnamento, il disadattamento, la valutazione, i contatti con le famiglie, il rapporto scuola-società70.

Queste parole di Benvenuti spiegano bene la funzione che ricopre il cinema nell’educazione e la necessità di utilizzarlo nella scuola dell’obbligo.

Nel suo report sull’attività, Benvenuti illustra come nello studio delle materie tradizionali esista una fase informativa in cui l’insegnante illustra agli studenti le opere dei grandi autori quali esempi per sviluppare e approfondire le facoltà

esercitazioni agli allievi in modo che questi acquistino la padronanza dello strumento di comunicazione.

Benvenuti e i suoi colleghi applicarono queste due fasi anche all’educazione all’immagine: nella fase informativa Benvenuti faceva vedere agli studenti i film di registi importanti e significativi della storia del cinema, mentre la fase creativa aveva il compito di fare riflettere gli alunni sui vari modi di rendere un oggetto fermo o in azione.

Oltre ad essere un attento documentarista, Benvenuti ha sempre avuto una grande passione per il montaggio, perché attraverso il montaggio decideva quale messaggio dovevano trasmettere le immagini allo spettatore.

Proprio attraverso l’uso del montaggio cercava di insegnare ai suoi studenti anche alcuni trucchi cinematografici per renderli consapevoli di come sarebbe cambiato il contenuto del film montando le stesse inquadrature in un modo piuttosto che in un altro.

Queste lezioni dovevano inoltre servire ad abituare gli studenti a un atteggiamento consapevole e allo stesso tempo critico verso le informazioni che quotidianamente vengono trasmesse dai media che caratterizzano la società moderna.

Nel suo libro Benvenuti spiega in dettaglio perché questa formazione doveva essere fatta proprio nella scuola dell’obbligo.

La scuola dell’obbligo largamente formativa, dove esistono condizioni concrete per poterlo fare - i programmi molto aperti, spinta all’allargamento del doposcuola, assunzioni di tecnici specializzati come animatori, fondi a disposizione per le esercitazioni - è importante introdurre il cinema come disciplina autonoma,

cultura ufficiale, 2) perché la scuola, come insegna a capire ed usare in maniera corretta il linguaggio della parola, del disegno, delle note, deve anche insegnare il linguaggio delle immagini che ci condizionano così pesantemente71.

Benvenuti e i suoi colleghi riuscirono a mettere i loro studenti in grado di realizzare negli anni vari film, tra i quali vanno sicuramente ricordati: La nostra

città: Pontedera (1965-1966), Che divertimento ragazzi (1971) e Un ragazzo come noi (1973-1974).

La nostra città: Pontedera fu realizzato dalla classe 3F.

È un documentario sulla città di Pontedera, senza un soggetto preciso, poiché è un documentario improvvisato. Si tratta di lavoro basato soprattutto sul montaggio, perché le riprese erano scelte dagli studenti in base a quello che credevano rappresentasse la loro città.

Il film inizia con una panoramica sulla zona della Valdera. La voce fuori campo di un alunno spiega dove è collocata la città di Pontedera, la storia della città e degli edifici più importanti come l’ospedale F. Lotti,

Ospedale “F. Lotti” di Pontedera

il duomo, le tre sale cinematografiche: il cinema teatro “Roma”, il cinema “Italia” e il cinema “Massimo”. In particolare elenca i cittadini illustri di Pontedera come l’ex Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi.

La macchina da presa riprende l’esterno del palazzo Stefanelli, sede del palazzo Comunale, dove gli studenti si recano a intervistare il sindaco Giacomo Maccheroni.

Seguono le immagini della piazza dedicata allo scultore e architetto Andrea da Pontedera e, successivamente, vengono ripresi alcuni ragazzi che intervistano il loro professore di Educazione Artistica per avere notizie sulla figura di Andrea da Pontedera, meglio conosciuto come Andrea Pisano.

Statua dedicata allo scultore e architetto Andrea Pisano

Segue una panoramica a piazzale Michelangelo a Firenze che riprende il Duomo e le immagini del campanile, della porta del battistero e delle opere compiute da Andrea Pisano, il tutto accompagnato dalla stessa voce che spiega e illustra le opere realizzate dall’artista pontederese.

Successivamente vengono presentati gli istituti scolastici presenti nella cittadina. Infine la voce del ragazzo parla della zona industriale della città, in particolare degli stabilimenti Piaggio evidenziando l’importanza della fabbrica conosciuta in tutto il mondo grazie alla produzione della Vespa. Il tutto accompagnato da musiche che i ragazzi scelsero insieme all’insegnante di Musica.

Il documentario non è in buone condizioni perché risente dell’alluvione del 1966.

Nel 1971 la classe 3D realizza il secondo film Che divertimento ragazzi.

Si tratta di un film di denuncia, nato dalla necessità degli studenti di comunicare attraverso le immagini che nella loro cittadina non c’erano spazi verdi dove poter giocare.

Benvenuti riportò questa esperienza cinematografica nel suo libro, dove spiega il lavoro svolto con i suoi studenti e le varie fasi per arrivare alla realizzazione finale.

Nelle ore di Lettere la classe fu divisa in gruppi e ogni gruppo scelse un tema da sviluppare, sempre legato alla mancanza di spazi verdi.

All’elaborazione dei temi seguì la fase della visualizzazione: i vari gruppi disegnarono in maniera schematica una serie di fumetti, che servivano ad avere più chiare le situazioni descritte.

Nelle ore di Scienze realizzarono la stesura della scaletta; in quelle di Applicazioni tecniche costruirono il visore, uno strumento che serviva per delimitare e studiare l’inquadratura, e nelle ore di Educazione artistica disegnarono le scene e i titoli.

Nelle ore di Matematica gli alunni furono impegnati nella stesura di un piano di lavoro e nel relativo calendario per fare le inquadrature con un certo ordine. A questa fase seguì quella che riguardava l’amministrazione: impostazione del registro entrate e uscite con varie colonne, cenni sulla partita semplice e doppia e, per finire, la designazione del ragioniere.

Nel suo libro Benvenuti riporta in dettaglio il costo del film, della durata di 10 minuti:

per 5 bobine di invertibile Ferrania BN 16 mm L. 14.500, per 120 metri di pistatura magnetica L. 6.000,

spese varie L.1.950

Totale L. 22.44572.

Nelle ore di doposcuola, nel laboratorio di Educazione musicale i ragazzi furono impegnati nella scelta delle musiche e si occuparono dell’arrangiamento: riuniti in piccoli gruppi scelsero e provarono l’esecuzione di alcuni brani adatti alle varie scene, organizzando un’orchestra composta da pianoforte, chitarra, basso e batteria73.

Nel doposcuola cinema, insieme a Benvenuti, gli studenti realizzarono il trattamento del film, i vari sopralluoghi, la sceneggiatura, la scelta degli interpreti, il copione, le riprese, il premontaggio, il montaggio. Carla Batini ricorda che Benvenuti realizzava il montaggio alla moviola e aggiunge che “Mario non solo incollava i fotogrammi, ma sincronizzava anche la colonna sonora”74. A questa fase seguì la proiezione muta, la sonorizzazione e per finire la sceneggiatura desunta. I mezzi tecnici utilizzati furono: una Paillard reflex H16 con Switar 10mm e zoom 17-85, il cavalletto, il parco lampade; la moviola per il montaggio furono messe a disposizione dal Cineclub Pisa e dal Gruppo Cinema Zero75.

Per l’interesse che ancora oggi rivestono le riflessioni di Mario Benvenuti, si riporta integralmente il testo relativo alla sezione Il linguaggio cinematografico:

Il cortometraggio preso in esame racconta, senza ricorrere alla parola, la mancanza di spazio per i giovani in una piccola città industriale facendoci assistere alle traversie di quattro ragazzi che non trovano luoghi adatti per giocare a pallone finiscono in un bar attorno ad un tavolo da poker. Poiché è stato concepito come «esercitazione cinematografica» in esso sono applicati molti accorgimenti espressivi che gli alunni hanno assorbito dall’insegnante.

La decisione di rinunciare totalmente al commento parlato, ha costretto i ragazzi a sfruttare al massimo l’immagine per la comprensione del racconto.

Particolari attenzioni sono state rivolte alla prime e all’ultima inquadratura, data l’importanza del significato nel contesto di ogni opera cinematografica. Esse sono costituite da due primissimi piani: quello iniziale, di un pallone che rimbalza tra i mobili all’interno di una stanza, quello finale del volto di un ragazzo fisso sulle proprie carte all’interno di un bar, che stabiliscono la sintesi estrema del film. Lo schema emotivo è tutto un susseguirsi di momenti gioiosi e di momenti tristi fino ai due terzi, dove si ha il vertice drammatico.

Pausa, e brusca caduta del ritmo della noia, che si mantiene uniforme fino alla conclusione. La costruzione dell’andamento emozionale è stata prevista nella sceneggiatura, realizzata con la ripresa e col montaggio, e sottolineata dal commento musicale. Questo consiste in tre motivi base esprimenti la gioia, il rammarico e la noia, eseguiti alternativamente con piccole variazioni estemporanee date dalla partecipazione dei musicisti all’azione. La scena più drammatica è caratterizzata da silenzio statico.

Durante le riprese sono state applicate alcune tecniche ed accorgimenti espressivi, di cui vogliamo ricordare i principali:

˗ campo e controcampo in previsione dell’attacco di montaggio; ˗ angolazioni dall’alto e dal basso, linee di fuga;

˗ effetto di grandangolare (deformante) e di teleobbiettivo (schiacciante, riempitivo); ˗ panoramiche a seguire e a scoprire;

˗ carrellata;

˗ inquadrature soggettive;

˗ elementi drammatici in primissimo piano sul bordo fotogramma; ˗ zoom in avanti a caricare l’azione, indietro a coinvolgere l’ambiente.

Sono state effettuate anche scene abbastanza complesse, come:

˗ Piano sequenza: durante il gioco il bidello appare e sequestra il pallone.

˗ Trucco di accelerazione: il pallone calciato violentemente contro una porta a vetri,

vi è invece inviato a mano, mascherando l’azione col cambio di obiettivo e di cadenza.

˗ Cinema verità: la troupe penetra di nascosto nel campo privato di una grande

industria per esserne scacciata e filmare le vere reazioni del custode (malriuscita, perché il custode è sopraggiunto in modo imprevisto).

Nel montaggio sono stati realizzati: le sincronizzazioni dei movimenti negli attacchi, gli stacchi per analogia, la correzione di alcuni errori di ripresa come l’accorciamento di pause, l’inserimento di inquadrature di altri episodi, la posposizione ed anche il ribaltamento delle immagini per dare direzione logica al movimento.

Il film è strutturato in episodi (o sequenze) strettamente legati tra loro. Ciascun episodio é stato realizzato da uno dei sei gruppi di lavoro in cui è divisa la classe, in modo che ogni alunno avesse la possibilità di operare nelle varie mansioni. Si è riscontrato che la resa cinematografica non è stata proporzionale tanto alla preparazione scolastica degli allievi, quanto all’impegno da essi posto nel lavoro. Va notato inoltre che le famiglie stesse hanno partecipato con entusiasmo ospitando le riprese in interni e fornendo il fabbisogno scena76.

Di seguito è riportato nel dettaglio, l’esempio della sceneggiatura delle riprese dell’episodio del Corso “Matteotti” e dei bar qui locati, sempre.

Di seguito l’esempio di sviluppo figurativo che gli studenti realizzarono insieme all’insegnante di Educazione Artistica77.

Alla proiezione a scuola seguì quella al cinema teatro “Roma”, allora situato in pieno centro. Si trattò di un importante evento che evidenziò lo stretto rapporto

scuola-società, come dichiara lo stesso Benvenuti nel suo testo.

Molto favorevoli risultarono i commenti sui quotidiani locali e, qualche anno dopo, l’Amministrazione comunale di Pontedera affidò agli alunni della scuola media “Pacinotti” la realizzazione del progetto di un plastico del futuro parco dei Salici.

L’articolo che segue è tratto dal quotidiano dell’epoca: il Telegrafo del 7 maggio del 197179 a testimonianza dell’attività svolta dagli alunni della scuola media “Pacinotti” di Pontedera.

Un altro film da ricordare è Un ragazzo come noi, realizzato dalla classe 3D nell’anno scolastico 1973-1974.

Il soggetto prese spunto da un articolo di giornale su un fatto di cronaca avvenuto nella città di Pontedera: la storia di un ragazzo entrato in un giro di droga. L’articolo fu presentato agli studenti dalla professoressa di Lettere Mariangela Ferretti e quando Benvenuti chiese di scegliere un soggetto per la realizzazione di un film, gli alunni optarono per la messa in scena di quella storia.

Il film é ambientato all’interno di alcune abitazioni dei ragazzi. Le musiche del film furono arrangiate insieme dall’insegnante di Musica.

Il film inizia sulle note della canzone Cemento Armato del gruppo le Orme, che è la colonna sonora di tutto il film. La macchina da presa si trova all’interno di un appartamento dove ci sono dei giovani seduti in cerchio che si passano uno spinello. Attraverso l’uso del primo piano e del primissimo piano sugli occhi di un ragazzo si capisce che è a disagio e triste.

Seguendo lo sguardo si passa alla scena successiva. Qui l’adolescente gira per le strade della sua città e la cinepresa indugia su particolari che evidenziano gli stati d’animo e il disagio giovanile.

Le immagini ci mostrano i rifiuti abbandonati, inquinamento, l’avanzare della cementificazione.

Il ragazzo osserva i rifiuti abbandonati sotto un ponte

Muratore che lavora alla costruzione di un nuovo palazzo

Palazzo in costruzione

Viene affrontato anche il problema delle differenze sociali e, attraverso la lettura di un giornale, il giovane conosce il dramma delle guerre e della povertà nel mondo.

Dalle varie scene si capisce che il disagio del ragazzo, oltre a essere legato all’adolescenza, deriva dal vivere in un mondo che non gli piace e che non lo rappresenta. Su queste ultime immagini la colonna sonora del film si ferma per riprendere sulle immagini successive, quando si vede il protagonista che cammina lungo un marciapiede e s’infila nel portone di una casa, sale le scale, entra in un

Il ragazzo si siede tristemente accanto ad altri due coetanei che si stanno passando uno spinello. Mentre fuma lo spinello passato dai compagni, attraverso l’uso di un flash back, ripensa a tutto ciò che ha visto e proprio in quel momento il giovane si ribella gettando la canna e scappando dall’appartamento.

Sul portone della casa la macchina da presa inquadra il suo sguardo attraverso l’uso del primissimo piano. Il film termina con l’immagine di un punto di domanda: “Che cosa dovrò fare per cambiare questa società?”

La ribellione del giovane, scaturita dalla visione della passività e dell’uso dello spinello da parte dei suoi “amici”, è per lui un punto di partenza per migliorarsi e per provare a cambiare la società che lo circonda partendo dal miglioramento di se stesso.

Il lavoro della scuola di Benvenuti ebbe un eco anche presso la RAI.

Infatti fu mandata una troupe della trasmissione intitolata Scuola Aperta a riprendere il professore mentre faceva lezione di cinema ai ragazzi che stavano girando il film Un ragazzo come noi.

Come insegnante Benvenuti era molto aperto alle innovazioni. Oltre alla realizzazione dei film nel laboratorio pomeridiano aveva ideato nuovi metodi per stimolare l’interesse dei suoi alunni alle materie scientifiche che avevano come prodotto finale un video come I quadrati magici, il mare e le sue coste e altri.

Questi sono solo alcuni titoli di alcuni progetti realizzati nella scuola attraverso i quali erano spiegati in maniera sperimentale gli argomenti dei programmi ministeriali.

Per esempio I quadrati magici è il risultato della ricerca di Matematica svolta dall’alunno Giovanni Doni della classe 3A nell’anno scolastico 1974.

Nel video è presente la voce over di Mario Benvenuti che chiede all’alunno di spiegare che cosa sono e quanti sono i quadrati magici.

In classe, davanti a una lavagna luminosa, l’alunno spiega e illustra i vari tipi di quadrati magici.

L’alunno Giovanni Doni

Un esempio di quadrato magico

Questo lavoro come ricorda il prof. Luigi Puccini per Benvenuti era molto importante perché anche il solo commento di accompagnamento a una slide “è un utile esercizio di puntualizzazione lessicale che è di solito meno presente nelle normali esercitazioni scritte” ma ancora più importante è l’alunno che legge

perché “entrano in ballo problemi di fonetica, ortoepia, coloritura delle frasi, accentazione delle parole, pause suggerite dalla punteggiatura”80.

Per Benvenuti il cinema nella scuola è sempre stato un argomento molto sentito. Nel 1985 Benvenuti partecipò alla sesta e ultima puntata del programma televisivo RAI Passione Mia, omaggio al cinema, presentato da Monica Vitti con Nanni Loi e Nino Manfredi.

Il tema della trasmissione era appunto il rapporto cinema-scuola; presenti in