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B Il soggiorno fiorentino di Rembrandt Peale nel 1829.

Parte I. I primi artisti toscani negli Stati Uniti.

II- B Il soggiorno fiorentino di Rembrandt Peale nel 1829.

Rembrandt Peale era nato a Bucks County, in Pennsylvania, nel 1778. Suo padre, Charles Willson Peale – pittore, orologiaio, e appassionato naturalista –, aveva fondato all'inizio dell'Ottocento, dopo l'esperienza della

Columbianum, l'American Museum of Philadelphia. Nelle sale del museo,

arredate con quadri, sculture, ma anche con oggetti del mondo naturale o 160 Sulla vita e l'opera di Rembrandt Peale rimando a a Tuckerman, 1853 (B), pp. 62-63 e a Miller, 1992; sul soggiorno di Peale in Italia, vedi, Hevner, 1989.

con materiali etnografici provenienti da diverse tribù indigene, il giovane Rembrandt ebbe modo di crescere e di affinare la sensibilità artistica nonché, soprattutto, di sviluppare uno specifico interesse per la museografia. L'esperienza accumulata negli anni della giovinezza a Philadelphia, e la fama guadagnata grazie alla brillante carriera di ritrattista, consentirono a Peale di partecipare alla genesi di nuove iniziative accademiche come la National Academy of Design. Il suo nome figurava, infatti, fra quelli dei firmatari della sua Costituzione. Poco dopo la fondazione della National Academy, però, egli si trasferì con la famiglia da New York a Boston, e, pur appoggiando gli obiettivi della nuova accademia newyorkese, non fu coinvolto nelle sue attività; tant'è vero che il suo nome non figura mai fra gli espositori delle mostre annuali.

Il pittore tornerà a New York nel cuore degli anni Trenta, quando, come dicevamo, fu incaricato di guidare l'American Academy of Fine Arts161, che dal 1816 era stata diretta da John Trumbull, uno dei maggiori rappresentanti del Neoclassicismo americano162.

Il viaggio di Peale in Italia, nel 1829, gli offrì l'occasione per conoscere più a fondo, e in compagnia «of his admirable & accomplished Lady and family»163, i capolavori dell'arte romana e fiorentina. Giunto a Firenze, Peale risulta fin da subito copista attivo agli Uffizi in compagnia del figlio Angelo. Il risultato di quel lavoro, portato avanti fino all'inizio dell'anno seguente, fu inviato nella primavera del 1830 a New York, e qui esposto al pubblico nell'ottobre dell'anno dopo164.

Tuttavia, la visita in Italia deve interpretarsi in rapporto ad altri obiettivi; quelli, cioè, più intimamente connessi con l'insegnamento artistico nelle accademie d'arte. William Main, fra i membri fondatori della National Academy of Design di New York, e allievo di Raffaello Morghen e di Pietro Benvenuti a Firenze fra il 1816 e il '19, in una lettera del 29 ottobre 1828 indirizzata al console Giacomo Ombrosi, si raccomandava di introdurre 161 Sui rapporti tra Peale e l'American Academy of Fine Arts, vedi C. Rebora, 1990, Vol. II, pp. 456-494.

162 Fra i numerosi studi su Trumbull rimando, in particolare, a quelli di Sizer, 1950; Gimmestad, 1974; Jaffe, 1975; Jaffe, 1976; Gerdts-Thistlethwaite, 1988, pp. 7-58; Green Fryd, 1992 (2001), pp. 9-19.

163 William Little definì a quel modo la famiglia di Peale in una lettera inviata a Giacomo Ombrosi, da Boston, il 30 agosto 1828 (la lettera è conservata in BNCF, Nuove Accessioni, 1205, nr. 19).

Peale al milieu artistico accademico: la sua visita in città era infatti «so intimately connected with the advancement of the fine arts in this country [United States]»165. Col tramite del console, cui furono indirizzate altre missive contenenti analoghe raccomandazioni da diverse personalità americane166, Peale ebbe modo di stringere rapporti con la comunità artistica locale: da Pietro Benvenuti a Raffaello Morghen, da Lorenzo Bartolini a Giuseppe Collignon. Di quegli incontri rimane traccia in un libro, basato sugli appunti dell'americano registrati nel suo diario, che fu pubblicato nel 1831 col titolo Notes on Italy. Nel libro, «as a transient observer»167, Peale registrò i diversi metodi e approcci tecnici adottati dai colleghi fiorentini nella traduzione delle idee in pittura; ma anche gli allestimenti dei loro studi in Accademia, e, infine, l'organizzazione degli spazi da questa adottati nell'occasione delle mostre autunnali168. A quella del '29, Peale fu anche 165 Vedi lettera di Main a Ombrosi, da New York, del 29 ottobre 1828 (BNCF, Nuove Accessioni, 1205, nr. 12).

166 William Little, cui abbiamo accennato alla nota 163, introduceva Peale a Ombrosi con le seguenti parole: «My dear Sir. This will be handed you by Rembrandt Peale Esq. an eminent Painter in this country a particular friend of mine. His ardour in his profession induces him to visit your fine city. Your goodness I know will indulge me, in requesting you polite attention in showing him the fine paintings in la bella Firenze also your fine Chatedral Church, call Santa Maria del Fiore, and other of your curiosities, not taking too much of your time. All Americans are full of the praise of my friend Jimmy Ombrosi Esq. I take pride in the acquaitance M. Peale is accompained by his admirable & accomplished Lady and family. M. Peale has the best likeness of Washington, as he appeared in the revolution, of any that I have ever seen». Dopo Little, fu un certo P. Crary (forse quel Peter Crary che fu uno dei più noti mercanti newyorkesi di primo Ottocento), a scrivere a Ombrosi nell'ottobre del 1828 la seguente lettera di introduzione a Peale: «Dear Sir, I have much pleasure in introducing to you acquaintance M. Rembrandt Peale. This Gentleman is a Painter by profession: and is among the few in our Country, who, notwithstanding the few advantages and small [parola illeggibile] encouragement my [parola illeggibile], remains [parola illeggibile] to his profession and in devotion to it, he is about to visit Italy. Besides these [parola illeggibile] to my respects M. Peale adds that of a smart respectable private character. I therefore with much pleasure embrace the opportunity of recommanding him to your kind and polite civility» (anche la lettera di Crary è conservata alla BNCF, Nuove Accessioni, 1205, nr. 11).

167 Peale, 1831, p. 7.

168 Visitando lo studio di Morghen, Peale rimase affascinato dalla ricchezza delle incisioni esposte alla rinfusa nelle pareti nonché dall'organizzazione del portfolio che l'incisore teneva «on the table [that] contains the residue of his works» (ivi, p. 241). Visitando quello di Bartolini, lontano dall'Accademia (lo scultore fu eletto professore di scultura solo dieci anni dopo), l'americano rimase colpito, invece, dalle grandi quantità di busti in gesso esposte ordinatamente nelle grandi mensole alle pareti. Dall'analisi e dal confronto delle singole opere, Peale aveva trovato supporto nell'idea secondo cui la natura fosse il solo strumento per recuperare la bellezza delle forme antiche, specialmente quelle greche, «a portion of their simplicity, grace and character». «He is celebrated for the exquisite finish of his marble», annota l'americano nel suo diario a proposito di Bartolini; aggiungendo: «But boasts of never having been to Rome, and despises the idea of following the antique whilst he has eyes to see nature» (ivi, 242). Anche il connazionale Horatio Greenough, «a favourite pupil of Bartolini», seguiva le orme del maestro. Glielo aveva dimostrato un «beautiful Group of Two Angels, at the request of Mr. Cooper the novelist, who thus appears as the liberal patron of a kindred genius» (ivi, p. 243). All'Accademia di Belle Arti, Peale aveva fatto visita anche agli studi di Benvenuti, del quale ammirò i grandi cartoni

invitato ad esporre il già considerato ritratto di George Washington, raffigurato come «Patriæ Pater» (Fig. 4), eseguito fra il 1823 e il '24169 (opera ammirata a Firenze per «la naturalezza, la verità, che è nella testa, e la bellezza del colorito»170), insieme a quello dell'amico scultore Horatio Greenough (Fig. 8). Quest'ultimo fu immortalato nella penombra d'una stanza, vestito con un elegante cappotto di velluto scuro da cui spuntano i becchi d'una camicia bianca, forse di seta, che riflettendo la luce illumina il volto accentuandone i tratti. Il ritratto di Washington era stato collocato in una posizione privilegiata nel percorso espositivo della mostra autunnale, e ricevé dai fiorentini, e soprattutto dal Granduca (lo riporta Peale nel suo diario), una «ample recompense»171, forse anche perché in Europa, e specialmente in Toscana, «his [Washington] character was justly appreciated»172.

Il soggiorno di Peale nel Granducato, da cui ripartì nella primavera del 1830, favorì collaborazioni professionali destinate ad assumere particolare importanza; soprattutto quando egli si trovò a ricoprire l'incarico di direttore della più antica accademia newyorkese. Solo grazie ai rapporti stretti con preparatori per la cappella dei principi a San Lorenzo, e di Giuseppe Collignon, di cui lo colpì il metodo da questi adottato nella composizione delle figure (ibidem).

169 Il dipinto esposto all'Accademia fu concepito fra il 1823 e il febbraio del 1824 – vedi, fra le altre cose, Morgan-Fielding, 1931, pp. 370-371, 375 –. Fra il febbraio del '24 e il giugno giugno dello stesso anno, il quadro fu esposto al pubblico nel Capitol di Philadelphia: «The splendid portrait of Washington by Rembrandt Peale», riportava un anonimo in un articolo pubblicato nel «Poulson's American Daily Advertiser» il 14 febbraio 1824, «has been finished within a few days, and such is the interest excited in relation to it that a great number of persons have thronged to see it, althought it has not been announced for exhibition. Among the visiters have been many of the contemporaries and fellow soldiers of the illustrious Washington, who have expressed but one sentiment concerning this picture. Some of them have unequivocably declared that it is "the best portrait of him they ever seen", others have enthusiastically said, "that it is the only likeness of Washington", and more than one has observed "that it is the only picture of Washington, which ever warmed their hearts". It may be seen for a few days previous to its removal to the seat of goverment». In verità, il quadro non fu rimosso fino al giugno del '24 (vedi ibidem). Il ritratto esposto all'Accademia di Firenze è una rielaborazione ben più articolata di quello fatto sul vero da Peale nel lontano 1795 che è oggi conservato presso la Historical Society of Pennsylvania (il dipinto è pubblicato in Wainwright, 1972, nr. 6, p. 834). Il quadro è anche la rielaborazione del dipinto fatto dal padre di Rembrandt, Charles Wilson, nel 1772. In un articolo del «The Crayon» del 19 dicembre 1855, intitolato Portraiture of Washington: Being an Appendix to the Custis' Recollections and Private Memoirs, etc, è infatti riportato che «the earliest original of the Pater Patriae is the portrait of Col. Washington painted by Charles Wilson Peale in 1772» (N.N., Portraiture of Washington: Being an Appendix to the Custis' Recollections and Private Memoirs, etc, in «The Crayon», 19 dicembre 1855, p. 388).

170 «Supplemento alla Gazzetta di Firenze», nr. 121, 8 ottobre 1829.

171 Leopoldo II e la sua corte, scrive Peale, «followed by the best informed of Florence, had the opportunity of seeing the feautures of him [George Washington] whom they called the liberator of America» (Peale, 1831, p. 7).

l'ambiente artistico fiorentino, fu difatti possibile a Peale organizzare la grande mostra sull'arte italiana nel 1838 all'American Academy. L'esposizione, promossa da tale Sanguineti, mercante fiorentino originario di Chiavari, va però inquadrata in rapporto al più complesso fenomeno del collezionismo americano, sul quale concentreremo la nostra attenzione nella prossima sezione.

Parte III. Sul mercato d'arte tra Stati Uniti e Granducato.

III-A. Genesi del mercato d'arte antica e moderna tra Stati Uniti e

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