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1. Il gappismo

1.7. b Lo sviluppo

Questa prima fase di avvio e sviluppo dell’attività gappista, nel tentativo di operare una generalizzazione, può essere collocata temporalmente tra il tardo autunno del 1943 e la primavera del 1944. I Gruppi d’azione patriottica, malgrado i problemi di

in montagna. Tornato in città per lo sciopero generale del marzo 1944, fu arrestato, torturato e fucilato il 3 marzo, in AA. VV., Ear, vol. I, cit., pp. 403- 404.

108 Walter Fillak (1920-1945). Espulso dal liceo scientifico di Genova per

attività sovversiva, fu arrestato nel 1942 in quanto promotore, con Giacomo Buranello, di una organizzazione comunista studentesca. Entrò a far parte dei GAP di Genova e, in seguito, fu comandante partigiano in Piemonte. Catturato dai tedeschi nei pressi di Ivrea, fu impiccato il 5 febbraio 1945, in AA. VV., Ear, vol. II, cit., p. 348.

109La prima zona Prati, la seconda zona Trastevere, la terza zona Flaminio, la

quarta zona Centro, la quinta zona Macao, la sesta zona San Giovanni, la settima zona Ostiense e l’ottava zona Prenestino.

110Fiorentini, Sette mesi di guerriglia urbana, cit., p. 52. 111Ibid., p. 53.

112Carlo Salinari (1919-1977). Laureato in Lettere all’Università di Roma nel

1941, fu militante comunista e partecipò alla Resistenza romana dirigendo una delle due reti dei GAP centrali. Nel maggio 1944, a causa della delazione del gappista Guglielmo Blasi, fu arrestato, torturato e condannato a morte. L’arrivo degli Alleati a Roma nel giugno 1944 lo salvò. Nel dopoguerra, fu responsabile della sezione culturale del PCI e insegnante universitario, in AA. VV., Ear, vol. V, cit., pp. 317-318.

113Franco Calamandrei (1917-1982). Militante nel PCI a partire dal 1943,

durante la Resistenza a Roma fu responsabile di una delle due reti dei GAP centrali. Catturato il 28 aprile 1944, riuscì a fuggire dalla pensione Jaccarino, sede della banda Koch. Nel dopoguerra, fu membro del Comitato centrale del PCI e senatore dal 1968, in AA. VV., Ear, vol. I, cit., p. 404.

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reclutamento e la precarietà delle attrezzature a disposizione, mettono a segno un numero elevato di azioni, soprattutto, eccezion fatta per il gappismo romano che rivolge numerosi attentati anche contro le forze tedesche, ai danni di esponenti di spicco della RSI.

I primi attentati non comportano grandi difficoltà per chi li esegue, per il fatto che le vittime vengono colte del tutto impreparate. Si pensi alle uccisioni di Gino Gobbi e di Aldo Resega, i quali, nonostante la posizione ricoperta, essendo rispettivamente comandante del distretto militare di Firenze e commissario federale di Milano, girano senza scorta e si recano a lavoro in tram. La descrizione delle due azioni evidenzia, da una parte, la mancanza di precauzioni dei fascisti, dall’altra, la relativa facilità dell’atto gappista. La soppressione di Gobbi, avvenuta la sera del 1° dicembre 1943 a Firenze, è:

[…] condotta in una precarietà incredibile. Erano in quattro e disponevano solo di due vecchie biciclette. Avevano quattro pistole così malandate che decisero di usare solo le due meno vecchie e malgrado ciò una di esse si inceppò. Attesero il Gobbi all’uscita del Distretto Militare in Piazza S. Spirito. Due salirono sul tram dietro a lui mentre gli altri due, con le biciclette, seguivano il convoglio. Quando il Gobbi scese dal tram, vicino alla sua abitazione, in via Pagnini, i gappisti che lo seguivano appiedati aprirono il fuoco con le loro pistole. […] Dopo aver ucciso il colonnello i due che avevano sparato salirono sulla canna della bicicletta dei loro compagni e con tale mezzo abbandonarono la zona115.

A Milano, la mattina del 18 dicembre 1943, in modo simile, Resega viene ucciso dal quartetto composto da «Barbisùn» Camesasca, «Ninetto» Mantovani, «Totò» La Fratta e «Lupo» Sgobaro:

Ninetto e la compagna si mettono poco discosto dalla porta ove lui deve uscire conversando tranquillamente, al momento giusto ci avrebbe fatto il segnale levando il cappello in segno di saluto alla compagna che con indifferenza si sarebbe allontanata, Totò come protezione si trovava all’angolo di Via Bronzetti con Corso 22 Marzo, e precisamente alla fermata del tram io e Lupo che dovevamo operare […] la manovra riesce meravigliosamente, e così ci troviamo all’angolo proprio contemporaneamente con lui, che ingannato dalla nostra tattica è costretto per sorpassarci passare in mezzo a noi due, non si aspettava che questo momento, così io che avevo la pistola sotto il giornale fingendo di leggere, a

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non più di 10 cm. dal suo dorso lascio partire 4 colpi, egli cade in avanti senza un grido, fulminato all’istante Lupo per non essere a meno, gli scarica pure lui 4 colpi mentre è steso per terra, dopo di che in quattro salti attraversiamo la strada, inforchiamo le nostre biciclette e ci allontaniamo indisturbati […]116.

Con il passare dei mesi, l’aumento di misure cautelari prese dalle autorità fasciste nelle città, ed il conseguente innalzamento del coefficiente di difficoltà dei colpi, vanno di pari passo con il miglioramento dell’efficienza dell’organizzazione gappista.

Il 3 febbraio 1944 i gappisti milanesi attentano alla vita del questore Camillo Nicolini Santamaria, impresa particolarmente impegnativa per il fatto che la sua abitazione è sempre sorvegliata da 4 agenti e i suoi spostamenti avvengono con una macchina che, scortata e preceduta da un motociclista, ogni giorno cambia itinerario:

Guardato bene il lavoro si decise che non si poteva fare altro che operare in macchina (alla gangster) come ci hanno poi chiamati i fascisti. L’unica difficoltà era che la macchina tutti i giorni cambiava strada, si scelse un punto ove con una macchina, si sarebbe arrivati in tempo a raggiungerla, da tute [sic] le direzioni che avrebbero preso […] ci mettiamo nella scia e lo raggiungiamo, prima di arrivare all’altezza di Via Giulio Umberti, l’attacchiamo senza perder tempo, parte una scarica diretta al finestrino posteriore (ove si trova lui e suo cognato con le spalle appoggiate) i vetri vanno in frantumi, l’autista suo con una brusca manovra cerca di fermare la macchina, mentre stiamo per sorpassarlo piantiamo una scrica [sic] sul fianco sinistro; una terza davanti poi via a tutta velocità […] E lui deve la sua vita all’autista, che avuto sentore del pericolo che correva alla prima scarica, con la sua brusca frenata, ha provocato la caduta in avanti, dei due che stavano di dietro, di modo che rimasero fuori dalle successive scariche […]117.

A Firenze, il 29 aprile 1944, due settimane dopo l’uccisione di Giovanni Gentile, viene giustiziato il comandante provinciale della Guardia Nazionale Repubblicana, Italo Ingaramo. Si tratta di un’iniziativa ben più ardua della precedente, in quanto viene deciso «di agire al mattino quando il colonnello usciva dall’Hotel Arno, in pieno centro ed in pieno giorno, sulla porta di un albergo pieno

116Isec, Fondo Antonio Mantovani, b. 4, f. 1, Autobiografia del compagno Camesasca Carlo (Barbisùn).

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zeppo di fascisti e di tedeschi»118. L’azione «fulminea e micidiale»119 viene eseguita dagli sparatori Antonio Ignesti e Giuseppe Martini, con Luciano Suisola che ne copre la ritirata tramite il lancio di una bomba.

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