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1. Il gappismo

1.7. e Faticosa ripresa e nuovo oblio

I Gruppi di azione patriottica, nel corso dell’estate 1944, tentano di riprendersi dalla crisi in cui versano. In una situazione di mancanza di risorse e di uomini, di perdita di importanza nella strategia del partito, che privilegia le nascenti SAP, di reclutamenti in cui la vigilanza cospirativa deve essere piegata alle reali possibilità del momento, nuovi nuclei gappisti tornano, per pochi mesi, ad essere operativi. In questa seconda fase, collocabile temporalmente tra il maggio 1944 e l’aprile 1945, la modalità di attacco più frequentemente utilizzata è quella degli attentati dinamitardi, mentre diventano meno usuali gli attacchi ad

personam, i quali comportano rischi molto elevati per via di un

controllo militare tedesco e fascista sui centri urbani sempre più asfissiante. Ciò denota «un rapporto fra sempre più massiccio ricorso agli attentati dinamitardi e una certa debolezza dei Gap faticosamente ricostruiti»136, per il fatto che attacchi mirati a singoli individui richiedono un insieme di risorse organizzative, quali staffette, compagni in copertura, basi in cui rifugiarsi a colpo avvenuto, che, nel periodo preso in considerazione, vengono drasticamente a mancare. Viceversa, la collocazione di ordigni a tempo in luoghi dove sono concentrati i nemici, pur con il rischio di colpire involontariamente passanti o frequentatori occasionali

135Peli, Storie di Gap, cit., p. 114. 136Ibid., pp. 160-161.

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del posto, può essere effettuata, con i pericoli ridotti al minimo, anche da un singolo attentatore.

A Genova, dopo il dissolvimento del primo nucleo di Giacomo Buranello, l’organizzazione gappista, agli ordini di Germano Jori137, tra il maggio e il giugno 1944, realizza un numero consistente di azioni, tra cui la bomba esplosa al cinema Odeon con la quale, il 15 maggio, vengono eliminati 5 soldati tedeschi138. Le catture e le cadute subite nel luglio 1944, che coinvolgono lo stesso Jori, conducono, però, al tracollo dell’intera struttura. In un rapporto del 14 agosto 1944, Remo Scappini afferma che l’organizzazione gappista genovese:

È quasi inesistente come tale. A Genova dopo gli arresti l’organizzazione ha subito così duri colpi che ci ha indotto ad allontanare tutti i vecchi membri […] Siamo molto deboli in questo campo139.

La condizione dei GAP resta deficitaria anche nei mesi seguenti, dato che Scappini, in un’informativa del 19 marzo 1945, in riferimento alle operazioni compiute dalle varie strutture armate del PCI, non fa alcun accenno al gappismo:

A questo elevamento morale e rinvigorimento dello spirito di lotta specialmente degli operai e impiegati industriali […] hanno molto contribuito le azioni partigiane, specialmente quelle effettuate nelle province di Genova e di Savona, le azioni delle sap e l’intensa agitazione e propaganda delle organizzazioni del partito140.

Il gappismo torinese, a seguito degli eventi del maggio 1944 e del trasferimento a Milano di Giovanni Pesce, non lascia tracce di sé per qualche mese. Una ripresa significativa della lotta armata in ambito urbano, specialmente con attentati dinamitardi realizzati con bombe a scoppio ritardato, si ha in ottobre, grazie all’apporto di

137Germano Jori (1904-1944). In carcere dal 1933 al 1937, fu comandante

dei GAP genovesi dopo la morte di Giacomo Buranello. Il 13 luglio 1944, identificato in un bar di Sampierdarena, fu ucciso mentre tentava di sottrarsi alla cattura, in Donne e Uomini della Resistenza, ad nomen, consultato il 27-06-2019.

138 L’attentato fu seguito, il 19 maggio, dalla rappresaglia del passo del

Turchino, con la fucilazione di 59 detenuti, prelevati dal carcere di Marassi.

139 Remo Scappini (Giovanni), Rapporto dalla Liguria del 14-08-1944, in

Secchia, Il Partito comunista italiano e la guerra di Liberazione 1943-1945, cit., p. 481.

140Remo Scappini (Giovanni), Informazioni dalla Liguria del 19-03-1945, in Ibid., p. 975.

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partigiani rientrati in città. Una nuova combinazione di arresti, confessioni e cadute a catena, nel gennaio 1945, porta all’inevitabile crollo, cui fa seguito l’immissione dei gappisti rimasti nelle squadre di punta sappiste, nella logica di una compenetrazione sempre più netta tra le due strutture141.

La rivitalizzazione del gappismo milanese è legata all’operato di Giovanni Pesce, il quale, nell’estate 1944, riesce ad articolare la 3ª brigata GAP Lombardia su 3 distaccamenti: il distaccamento Nino Nannetti, formato da un gruppetto di partigiani dislocati a Mazzo, il distaccamento Walter Perotti, a partire da giovani di Niguarda, il distaccamento Capettini, basato su un gruppo di porta Romana e alcuni ragazzi di porta Ticinese142. Si tratta di nuclei di combattenti

cresciuti nello stesso ambiente e che si conoscono fin dall’infanzia, il che, ovviamente, contrasta con le regole della clandestinità, ma, come già capitato altre volte, «la rigida e pedissequa applicazione delle norme cospirative comporterebbe un rallentamento o una stasi della lotta che le circostanze non consentono»143. Se è vero che, tra

il giugno e l’agosto del 1944, i distaccamenti dimostrano determinazione e combattività, mettendo a segno oltre 30 azioni144, è altrettanto certo che la struttura risulti molto esposta al rischio di infiltrazioni e di cadute in serie. La delazione di Giovanni Jannelli, nome di battaglia «Arconati», un uomo che, malgrado legami familiari sospetti145, è riuscito ad innestarsi nell’organizzazione gappista milanese, mette in ginocchio la brigata. Pesce, scampato per caso ad una trappola tesagli da Jannelli in piazza Argentina il 12 settembre, è costretto a trasferirsi. La situazione che egli trova al

141Peli, Storie di Gap, cit., pp. 135-141. 142Pesce, Soldati senza uniforme, cit., p. 99.

143Borgomaneri, Due inverni, un’estate e la rossa primavera, cit., p. 182. 144 Per citarne alcune: nella notte tra 24 e 25 giugno 1944, una successione di

esplosioni al deposito ferroviario di Greco distrusse 5 locomotive, 2 locomotori, un carrello trasportatore e un deposito di carburante; il 9 luglio fu eliminata la spia Domenico Ravarelli; il 12 luglio il distaccamento Capettini fece saltare in aria i cavi telefonici che collegavano Milano, Torino e Genova; il 26 agosto, alla Stazione centrale, il gappista Tino Azzini depose nel locale di ristoro per truppe tedesche uno zaino pieno di dinamite, la cui esplosione uccise 5 soldati e ne ferì una ventina.

145La madre, tedesca, era cugina del sergente Wernig, comandante delle SS

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suo ritorno a Milano, avvenuto nel dicembre 1945, è durissima, tanto che egli lamenta di sentirsi «provato, teso e solo»146. Malgrado la 3ª brigata GAP Lombardia non cessi di esistere, la sua consistenza numerica e la quantità di azioni messe a segno risultano molto ridotte, così che, anche a Milano, come a Genova e a Torino, sono le SAP ad assumere un protagonismo sempre crescente nei mesi che precedono la liberazione e nelle giornate insurrezionali dell’aprile 1945, relegando i Gruppi di azione patriottica ad un ruolo di secondo piano147.

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