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Background e implicazioni dell’accordo.

Cenni economici sulle due sponde

4.1 Background e implicazioni dell’accordo.

Fin dall’inizio della seconda metà del ventesimo secolo la situazione nello Stretto di Taiwan fu caratterizzata da periodi di conflitto e “guerra fredda” tra RPC e ROC.

Se per i comunisti l’isola rappresentava una provincia ribelle contraria alla riunificazione con la “terra madre”, per il Governo di Taipei, si alternava il pensiero d’indipendenza de jure dalla Cina continentale con il desiderio di una riunificazione che consentisse un’accentuata autonomia.

Nel novembre 1987, in seguito alla rimozione della legge marziale sull’isola, fu permesso ai residenti di Taiwan di far visita ai parenti in che si trovavano in Cina, agevolando così una nuova fase di scambi economici e sociali accompagnati da dialogo e interazione politica.

Questa fase positiva di comunicazione e negoziazione conobbe un arresto quasi totale durante i due mandati del presidente progressista Chen Shui-biandal 2000 al 2008.

Le aziende taiwanesi che hanno trasferito la loro attività in Cina hanno visto rapidamente aumentare gli scambi commerciali, l’impiego della manodopera e dei capitali durante l’inizio del ventunesimo secolo, ma la mancanza di accordi commerciali ufficiali per la tutela delle loro attività le ha esposte ad un forte rischio.

Nello stesso periodo Taiwan ha registrato una fuoriuscita di capitali e investimenti, con un rilevante calo nei consumi domestici che è andata di pari passo con la perdita di posti di lavoro causato da un flusso a senso unico da Taiwan verso la Cina.

Durante la prima decade del ventunesimo secolo altri due eventi, in Asia, hanno minacciato le imprese taiwanesi.

Il primo è rappresentato dalla rapida crescita cinese nell’economia globale e quindi dall’incremento dell’importanza del suo mercato domestico nei commerci internazionali; ciò ha causato, a Taiwan, una maggiore dipendenza dalla Cina per quanto riguarda le esportazioni, esponendo così ulteriormente le aziende taiwanesi a rischi politici ed economici.

Nel 2000 le esportazioni taiwanesi verso Hong Kong e Cina hanno superato quelle verso gli Stati Uniti.

L’intensificazione del commercio tra Taiwan e Hong Kong, che era già alta, crebbe consistentemente durante il corso degli anni novanta.

Le esportazioni taiwanesi di prodotti intermedi e macchinari sono incrementati e recentemente Taiwan tende a importare prodotti elettrici e di elettronica dalla Cina.

Queste tendenze sono segnale di una crescente interdipendenza.

Il cambiamento di produzione verso la Cina ha aiutato le compagnie taiwanesi a mantenere e migliorare la loro competitività.

Altri benefici sono l’incremento delle esportazioni di beni intermedi e macchinari assieme a un acceleramento dei progressi industriali.

Dal lato negativo, questa tendenza sembra avere ridotto l’effetto di produzione indotta e le percentuali di investimenti dell’area di Taiwan.

Nel determinare l’impatto dell’esodo produttivo sull’occupazione occorre soppesare entrambi gli effetti positivi e negativi. 2

Il secondo è generato dalla nascita di una coalizione economica nota con il nome di Associazione delle Nazione del Sud-Est Asiatico (ASEAN).

ASEAN è nata dall’associazione di dieci nazioni del Sud-Est Asiatico, è volta a rafforzare principalmente l’integrazione economica regionale nell’area.

Recentemente l’accordo si è esteso ad altri paesi asiatici mediante la firma di FTA con Australia, Nuova Zelanda, China, Corea del Sud e ultimo il Giappone.

L’economia di Formosa si basa sulle esportazioni: rappresentano il 75% del GDP taiwanese.

Risulta difficile per Taiwan competere con altri paesi asiatici essendo esclusa da accordi di libero scambio.

Membro della World Trade Organization, Taiwan continua a scontrarsi con il potere politico ed economico della Cina, la quale teme una minaccia alla propria integrità nazionale e con il suo potere coercitivo nell’area asiatica, impedisce alla ROC di instaurare legami e migliorare i rapporti commerciali con altri paesi membri del WTO.

ECFA non è stato certamente un accordo facile, è il risultato di trentasette incontri tra SEF ed ARATS.

Il primo porta la data del 4 novembre 1991.

Durante questo lungo periodo di negoziazioni Taiwan è passata attraverso tre diverse presidenze, mentre la controparte cinese ha visto le elezioni di tre differenti capi di stato

Migliori condizioni commerciali per Taiwan sono sicuramente considerati dalla Cina come un’esca sociologica per avvicinare l’isola alla propria prospettiva politica.

L’attuale partito in carica a Taiwan, il Guomindang, rifiuta di accettare il modello proposto nel

Closer Economic Pertnership Agreement (CEPA), che definisce i rapporti commerciali per Hong Kong e Macao.

Occorre aggiungere che è ampiamente diffusa tra i taiwanesi la convinzione che se viene firmato un accordo CEPA con la Cina, Taiwan diventa automaticamente riconosciuta come parte di quest’ultima, proprio come gli altri due distretti economici speciali Macao e Hong Kong.

2

Questo punto è risultato di fondamentale importanza per le ultime, e probabilmente lo sarà per le future, elezioni politiche taiwanesi.

ECFA rappresenta quindi un accordo “accettabile” dopo anni di accese dispute politiche, il trattato in questione non significa solamente un rilevante superamento delle divergenze che hanno caratterizzato gli ultimi dieci anni delle due sponde, ma incarna una vera e propria sfida per il futuro sviluppo economico dell’isola.

La firma di ECFA potrebbe aiutare Taiwan non solo in eventuali futuri accordi economici con altri paesi, ma potrebbe attirare a se questi ultimi, fornendo loro una più efficiente base di appoggio utile per l’inserimento nel mercato cinese.

Il partito che oggi governa a Taipei sostiene che le riduzioni tariffarie previste da ECFA possono aiutare le industrie high-tech a mantenere le proprie “radici” sull’isola.

Queste industrie, dotate di un limitato e specializzato gruppo di forza lavoro e di facoltosi investitori, non sono ritenute, dal partito di opposizione, sufficienti a generare abbastanza domanda nei consumi domestici, utile alla creazione di nuovi posti di lavoro.

Il recente cambiamento della Cina: da paese vocato all’export a una nuova politica più incentrata sull’aumento dei consumi domestici sarà sicuramente fonte di grandi opportunità per l’esportazione di professionalità e beni dall’industria dei servizi taiwanese.

I leader cinesi hanno intrapreso un ambizioso dodicesimo piano quinquennale per re-bilanciare l’economia cinese, lontano da una crescita guidata dagli investimenti e più verso una crescita guidata dai consumi interni. [...]

Il cambiamento di agenda politica verso un re-bilanciamento economico è stato ampiamente accolto.3

Se per il lato Taiwanese ECFA ha implicazioni macroeconomiche, per la Cina l’accordo rimane più una questione politica e culturale.

I beni che Cina importerà da Taiwan includono apparecchiature, macchinari, materie plastiche e chimiche, prodotti del settore tessile e dell’industria metallurgica.

Investimenti di capitali diretti e indiretti, e forza lavoro specializzata da Taiwan sono attesi nell’industria dei servizi cinesi.

L’esperienza taiwanese e il know-how di questo settore, facilitati da una lingua comune, sono i benvenuti nella Cina di oggi, che sta cercando di aumentare la propria domanda interna, che può essere facilmente stimolata dall’industria dei servizi.

3

Deer Luke e Song Ligang, A Structural Approach to China’s rebalancing,East Asian Forum dell’East Asian Bureau of Economic Research, 2012.

Attualmente il settore dei servizi re-localizzato in Cina attraverso gli investimenti esteri non ha soddisfatto la domanda cinese relativamente allo sviluppo del settore terziario e del commercio in servizi.

Con la crescita della re-locazione dei servizi in ambito internazionale, in cui l’outsourcing è diventato sempre più importante, una delle principali direzioni, riguardanti le politiche per gli investimenti esteri intrapresi dalla Cina, è quella di sviluppare il suo business in outsourcing proprio traendo vantaggio dai capitali esteri.4

Le aspettative di Pechino riguardano però anche le esportazioni di prodotti industriali, parti di automobili e biciclette verso Taiwan: chiaramente a causa delle grandi proporzioni dell’economia cinese, l’impatto di ECFA sarà sicuramente minore rispetto a quello che si avrà sull’economia taiwanese.

Dal 2010 la Cina ha intrapreso svariate riforme economiche rivedendo i suoi obiettivi: ricerca di una crescita economica sostenibile; rilancio delle esportazioni; migliorare la distribuzione della ricchezza; espansione della domanda interna; promuovere un’industria ad alto contenuto tecnologico a basso impatto ambientale.

La futura crescita economica cinese non potrà più basarsi su bassi costi della forza lavoro e manifatture caratterizzate da piccoli margini e alto impatto ambientale.

La Cina di oggi è sicuramente un paese molto più liberale della Cina del ventesimo secolo, la classe media ha acquisito maggiore influenza economica e politica su temi come la gestione degli affari del paese e la ridistribuzione delle ricchezze presenti nella società.

ECFA è una buona occasione per migliorare concetti come cittadinanza e democrazia in Cina, mentre per Taiwan rappresenta un’opportunità per rivalutare il proprio sistema democratico in modo da migliorare l’efficienza del governo e orientare le sue politiche future.

Comunque venga considerato questo accordo, l’effetto a lungo termine di ECFA sull’economia taiwanese rimane un’incognita, gli investimenti esteri verso Taiwan rimangono bassi se comparati a quelli del passato, anche se negli ultimi quattro anni vi è stato un deciso aumento di capitali provenienti da importanti paesi come USA, Giappone e Singapore.

Per facilitare l’implementazione di ECFA, la Cina dovrà migliorare le proprie leggi a tutela delle proprietà intellettuali e sulla protezione degli investimenti per le compagnie taiwanesi; mentre Taiwan dovrà ri-strutturare la sua politica industriale e migliorare la sua competitività a livello internazionale, così facendo Taipei potrà beneficiare al massimo di questo nuovo accordo.

44

Zhang Liping e Evenett Simon, The Growth of China’s Service Sector and Associated Trade: Complemetarities

between Structural Chang and Sustainability, Winnipeg, International Institute for Sustainable Development, 2010.