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Rimini La relazione fra le due entità città e litorale marino è data dalla fascia costituita dal

4.3 LE TERME IN ETA‟ ROMANA

4.3.1 I BAGNI IN CAMPANIA

In Italia, il primo sistema di suspensurae è riscontrabile a Pompei, come emerge dagli scavi relativi agli spazi termali, effettuati in diverse epoche. Il primo impianto, di cui non è rimasto nulla, è databile al V secolo a.C.; successivamente venne riedificato nel IV secolo a.C., comprendendo un pozzo e una serie di piccoli ambienti con vasche e spazi destinati al ginnasio.

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Nella terza fase, databile nella seconda metà del III sec. a.C., riconoscibile per l‟utilizzo di opus caementicium (con paramento in incertum) e coeva ai bagni greci di Siracusa, si attesta il ricorso ad una disposizione planimetrica più rigorosa: le grandi sale che vengono ad aggiungersi alla serie iniziale, a est, si inseriscono in un sistema ortogonale. La fase del II secolo è quella in cui vengono apprestate nell‟ala orientale le due sezioni, quella maschile e quella femminile: i bagni femminili, posti a nord, non si affacciano sulla palestra, contrariamente ai bagni maschili, disposti a sud. Ogni sezione prevedeva già la sequenza canonica dello spogliatoio (apodyterium), della sala per i bagni tiepidi (tepidarium) e della sala per i bagni caldi (caldarium), mentre il sistema di riscaldamento o praefurnia con le sue tre caldaie si trovava nel punto di contatto fra le due, fra il caldarium degli uomini e quello delle donne. A questo punto della costruzione gli ambienti per i bagni caldi non erano ancora provvisti di abside, ma di certo avevano le volte a botte. Il sistema di riscaldamento dei pavimenti, in un primo tempo chiamato balneae pensiles o balnea pensilia, che comportava uno spazio sottostante (ipocausto) e un piano di circolazione (suspensura), poggiante su un reticolo di piastrini alti dai 40 ai 75 centimetri e formati da mattoncini, ha senza dubbio trovato le sue prime applicazioni occidentali nell‟ambiente campano. Le prime suspensurae furono installate in un primo momento nel caldarium e nel tepidarium degli uomini e nel caldarium delle donne; furono pertanto allestiti due praefurnia separati. Questo permetteva di mantenere una temperatura elevata negli ambienti per i bagni caldi e fu quindi possibile il passaggio dall‟uso di tinozze individuali agli alvei, che potevano essere sfruttati da più persone contemporaneamente. Questa innovazione tecnica ha dunque prodotto un cambiamento irreversibile nelle consuetudini termali che non mancherà di incidere anche sull‟evoluzione dei costumi. E‟ di grande interesse notare come le Terme Stabbiane29

di Pompei, all‟inizio del I sec. a.C., nonostante il radicale cambiamento introdotto nelle abitudini di vita dalla deduzione coloniale, conservino, e addirittura rafforzino, installazioni legate direttamente agli esercizi ginnici; non è un caso se contemporaneamente il restauro della palestra, fra l‟80 ed il 60 a.C., trasforma quest‟ultima nel centro monumentale del complesso.

29 Le terme Stabbiane, il più antico impianti di Pompei. Se nulla sappiamo della costruzione del V sec. a.C.,

distrutta da un‟eruzione del Vesuvio e recuperabile solo in stratigrafia, quella della fine del IV è ancora ben identificabile: essa comprendeva un pozzo e una serie di piccoli ambienti provvisti di vasche; l‟adiacente palestra, spazio trapezoidale riservato agli esercizi ginnici, potrebbe risalire anch‟essa a questo periodo.

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Una successiva campagna di lavori previde la costruzione del frigidarium e di alcuni annessi della palestra. I balnea pompeiani assunsero il loro aspetto definitivo nel I secolo a.C. tramite l‟ampliamento della palestra e la costruzione di una piscina scoperta affiancata da un bacino di dimensioni ridotte (riservato forse al lavaggio preliminare dei frequentatori) e da un apodyterium.

Fig. 130 Terme Stabbiane (80 a.C.), Pompei. Pianta

Fig. 131 Terme Stabbiane (80 a.C.), Pompei. Prospettiva

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Si concepì così un modello: “sui due lati di un cortile centrale che funge da palestra si fronteggiano la sequenza degli ambienti per i bagni caldi (il grande calidarium maschile è l’unico ad avere l’abside che diventerà il loro elemento tipico) e la piscina fredda con i suoi annessi”30.

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E. Faroldi F. Cipullo M. P. Vettori, Terme e Architettura: progetti, tecnologie, strategie per una moderna

cultura termale, Maggioli Editore, Santarcangelo di Romagna 2007, p. 14.

Fig. 134 Caldarium maschile e schola labrum, Bagni del Foro, Pompei Fig. 133 Apodyterium femminile, Terme Stabbiane, Pompei

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Nell‟età antecedente a quella augustea le informazioni relative ai balnea rinvenibili fuori dalla Campania, risultano molto scarse: probabilmente tali luoghi erano comunque diffusi in tutti i municipi romani, sebbene nelle aree maggiormente ellenizzate si assistette ad una più rapida diffusione del fenomeno rispetto alle altre. In Italia erano presenti piccole latrinae, ossia bagni privati con vasche di modeste dimensioni: solo successivamente, con l‟adozione delle usanze ellenistiche, si diffuse la moda dei bagni nell‟accezione utilizzata in Grecia. Il bagno privato, balneum, rimase all‟inizio ancora di carattere patriarcale e riservato ai più ricchi, mai usufruito esternamente all‟ambito familiare, in accordo con i principi di austerità del mos maiorum. In particolare, a Roma l‟uso dei bagni venne introdotto dopo la pestilenza del 293 a.C. e coincise con la diffusione del culto del dio Esculapio. Presumibilmente risale a quest‟epoca la costruzione dei primi stabilimenti ad opera di alcuni imprenditori che assunsero gli edifici greci a modello. All‟inizio si trattava di impianti di modesta consistenza, ma poiché offrivano la possibilità di fare un bagno caldo con una spesa irrisoria, in poco tempo si moltiplicarono, diventando più comodi ed attrezzati. Il modello romano trasse perciò le sue origini dalla traduzione di modelli greci, effettuata nelle colonie e rielaborata successivamente in ambito campano, a Pompei in particolare. Da un vero e proprio riferimento tipologico che prevedeva la disposizione in fila di stanze rettangolari coperte a volta, pian piano si passò all‟abbandono delle singole vasche a favore di bagni comuni, grazie anche al riscaldamento ad ipocausto che, appunto, permetteva di portare a temperatura grandi masse d‟aria che riscaldavano estese superfici. Ne derivò il balneum romano, inteso come successione di spazi a diverse temperature, da cui derivano i relativi nomi (calidarium, tepidarium, frigidarium). Con il termine “terme” si usa indicare una realtà prettamente romana, caratterizzata da un sistema più ampio di servizi rispetto al balneae (che significa “caldo”). Ciò dimostra come le terme, pur essendo un‟invenzione principalmente romana, abbiano le proprie radici in un periodo e in tradizioni precedenti. In sostanza, le terme rappresentano la fusione, avvenuta in Campania, di due tipologie di matrice greca: il bagno pubblico e il ginnasio. L‟archeologo tedesco Daniel Krencher propose, nel 1929, la loro suddivisione in tre tipologie: ad allineamento, ad anello e imperiale. La sequenza ad allineamento costringeva i visitatori a seguire una successione di spazi da percorrere in due sensi; nella struttura ad anello venne eliminato il doppio passaggio grazie alla presenza di due tepidaria; nell‟ultima tipologia, la disposizione degli ambienti era tale che quelli centrali fossero in comune mentre le due ali laterali potevano essere utilizzate come bagni indipendenti. Conseguentemente, l‟accesso iniziava dalle ali dei due gruppi distinti per poi convergere nello spazio comune.

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Fig. 135 Classificazione dell‟archeologo tedesco D. Krencher dei Bagni Romani secondo la pianta. Tipologia ad allineamento

Fig. 136 Classificazione dell‟archeologo tedesco D. Krencher dei Bagni Romani secondo la pianta. Tipologia ad anello

Fig. 137 Classificazione dell‟archeologo tedesco D. Krencher dei Bagni Romani secondo la pianta. Tipologia imperiale

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4.3.2 I BALNEA IN ITALIA ALLA FINE DELL‟ETA‟ REPUBBLICANA.