• Non ci sono risultati.

La banca dati sui roost

Nel documento Quaderni di Conservazione della Natura N (pagine 185-189)

5. A RCHIVIAZIONE E ANALISI DEI DATI

5.5. Banche dati e progetti in corso

5.5.1 La banca dati sui roost

Il Progetto “Banca Dati dei Roost Italiani”, avviato a cura del GIRC nel 1999, considera i siti di rifugio (roost) utilizzati dai chirotteri nell’ambito nazionale classificandoli in funzione di tre diverse tipologie di ruolo: sver-namento (“roost S”), riproduttivo (nursery o “roost R”), riposo e/o altra fun-zione biologica non accertata o non considerata autonomamente nel pro-getto (“roost X”).

Nello specifico, l’archivio si riferisce alle caratteristiche della chirottero-fauna presente, a quelle dei siti, e alla loro localizzazione sulla base cartogra-fica UTM alla risoluzione di 10 km (si veda l’Allegato 1).

Il Progetto Roost si prefigge obiettivi a breve termine e a medio-lungo termine.

• A breve termine: inventario dei siti noti e identificazione di quelli più ri-levanti dal punto di vista conservazionistico.

La registrazione dei dati relativi all’intero territorio nazionale e la clas-sificazione dei siti in relazione alle specie e al numero di esemplari pre-senti, costituiscono momenti irrinunciabili al fine di individuare le

si-tuazioni verso cui indirizzare prioritariamente gli sforzi di conservazio-ne. In termini generali e in analogia a quanto già realizzato in altri Pae-si (Pae-si veda, ad esempio, per quanto concerne il Regno Unito: Mitchell-Jones et al., 1993), possono essere identificati come di maggior rile-vanza conservazionistica i siti frequentati dai contingenti numerica-mente più cospicui delle specie di particolare interesse conservazioni-stico (comprendendo, quindi, anche siti frequentati da un’unica specie rilevante) e i siti caratterizzati da ricchezza specifica e consistenza dei nuclei demografici presenti elevate (siti frequentati da molte specie e molti esemplari).

In Tabella 5.3 sono riportati i criteri proposti dal GIRC per la valuta-zione dell’importanza, a livello nazionale, dei diversi siti. È sottointeso che, a livello regionale, può rendersi necessario tener conto di criteri di selezione meno restrittivi, allo scopo di individuare e proteggere ade-guatamente anche siti di minor rilevanza ai fini della conservazione globale delle specie, ma tuttavia importanti per la conservazione della biodiversità espressa dai chirotteri a livello locale (siti di particolare ri-levanza regionale); può essere tale il caso, ad esempio, dei roost utilizza-ti da piccole colonie riprodututilizza-tive, la cui scomparsa potrebbe determi-nare fenomeni di isolamento e perdita di variabilità genetica.

Tabella 5.3 - Criteri per la valutazione dell’importanza dei roost proposti in via preliminare dal GIRC. Si sottolinea come l’acquisizione di maggiori informazioni di base potrà portare a una revi-sione dei criteri stessi e come, in particolare, dovrà essere valutata la correttezza dell’esclurevi-sione del-le specie P. kuhlii, H. savii, P. pipistrellus e P. pygmaeus nei casi evidenziati con asterisco.

N° Specie Specie N° Esemplari

≥ 4 Qualsiasi ≥ 50

3 Qualsiasi ≥ 100

2

Tutte tranne (*) se entram-be fra: P. kuhlii, H. savii, P.

pipistrellus e P. pygmaeus

≥ 150

≥ 1

M. punicus e specie All. II

Dir. 92/43/CEE tranne M.

schreibersii

≥ 50

1

M. schreibersii e tutte le

specie non citate nella riga precedente tranne (*): P.

kuhlii, H. savii, P. pipistrel-lus e P. pygmaeus

I criteri proposti dovranno essere sperimentati e perfezionati una volta in possesso di maggiori informazioni di base. La loro scelta è stata fon-data sulle informazioni raccolte in una fase preliminare di rilevamen-to, sulle indicazioni derivanti dalle esperienze maturate in altri Paesi, nonché tenendo in conto le esigenze di praticità. Queste ultime hanno portato a preferire soglie numeriche fisse di riferimento a proporzioni rispetto ai totali censiti (es: siti in cui è presente un numero di esem-plari almeno pari a una certa percentuale del totale censito per la spe-cie) o selezioni ordinali (es.: n migliori siti), comportanti la necessità di un costante aggiornamento dei dati globali.

I roost di svernamento e/o riproduttivi che soddisfano le condizioni enunciate in almeno una delle righe della tabella, vengono classificati come siti di particolare interesse conservazionistico nazionale. Così è, ad esempio, per un sito che ospiti in svernamento o in riproduzione 3 specie (qualsiasi) e almeno 100 esemplari complessivi, oppure almeno 4 specie (qualsiasi) e almeno 50 esemplari. Lo stesso avviene se il sito di svernamento o riproduzione ospita 2 specie e almeno 150 esempla-ri, con l’esclusione, in via preliminare, delle aggregazioni esclusiva-mente riferibili a: Pipistrellus kuhlii, Hypsugo savii, P. pipistrellus e P.

pygmaeus. Tale esclusione si deve al fatto che le conoscenze disponibili

indirizzano a considerare queste specie comuni (abbondanti, ad ampia distribuzione) sul territorio nazionale e/o comunque sostenute demo-graficamente dall’adattabilità alla vita negli insediamenti antropici; tuttavia la scarsità di dati distributivi (in particolare per P. pipistrellus e

P. pygmaeus, per le quali si dispone per lo più di segnalazioni

generica-mente riferite al complesso delle due specie) e circa il ruolo delle popo-lazioni italiane nella conservazione globale di tali specie, portano a sot-tolineare l’esigenza che il criterio di esclusione preliminarmente adot-tato venga considerato con cautela.

Fra i siti frequentati in svernamento o riproduzione da un’unica spe-cie, vengono considerati di particolare interesse conservazionistico quelli ospitanti almeno 200 esemplari, a meno che si tratti di

Pipistrel-lus kuhlii, Hypsugo savii, PipistrelPipistrel-lus pipistrelPipistrel-lus e PipistrelPipistrel-lus pygmaeus

(esclusi, in via preliminare, per le motivazioni già esposte) o di specie di particolare rilevanza conservazionistica, per le quali è stata identifi-cata una soglia più bassa di selezione, corrispondente alla presenza di almeno 50 esemplari. In relazione all’insufficiente grado di conoscen-za dello status delle specie a livello italiano e dell’importanconoscen-za delle po-polazioni italiane ai fini globali della conservazione delle specie, sono state considerate come specie cui applicare tale soglia d’attenzione, quelle citate nell’Allegato II della Direttiva Habitat (Tabella 3.1), con

l’aggiunta di Myotis punicus (in passato confusa con altre specie dell’al-legato a causa delle insufficienti conoscenze sistematiche) e con l’esclu-sione di Miniopterus schreibersii (per la quale, nel caso di colonie mo-nospecifiche, si fa riferimento alla soglia di selezione dei 200 esempla-ri minimi).

I roost per i quali non è stata accertata la funzione riproduttiva o di svernamento (“roost X”) e che soddisfano i criteri enunciati in almeno una delle righe di tab. 5.3, vengono considerati potenziali siti di parti-colare interesse, per i quali sarebbe opportuno acquisire maggiori in-formazioni circa il ruolo biologico. Essi potrebbero venir riconosciuti come di particolare interesse conservazionistico una volta verificata la rispondenza ai criteri della tabella nella fase riproduttiva o di sverna-mento o costituire siti di particolare rilevanza in relazione a funzioni non considerate nell’attuale banca dati (es.: siti di swarming). A tale ri-guardo, si sottolinea l’esigenza che vengano avviati progetti specifici di rilevamento, che prendano in esame i ruoli biologici non considerati in maniera autonoma nell’ambito dell’attuale Progetto Roost.

• A medio-lungo termine: identificazione delle tendenze demografiche attraverso il rilevamento periodico, secondo procedure standardizzate, della chirotterofauna presente in un numero sufficiente di siti rappre-sentativi.

La lista dei siti da sottoporre a monitoraggio dovrebbe comprendere tutti i siti riconosciuti come di maggior importanza conservazionistica nazionale, sulla base dei criteri già descritti, ed eventuali ulteriori siti, al fine di garantire la rappresentatività del campione esaminato. In generale, le specie che utilizzano in maniera esclusiva o comunque importante le cavità ipogee e gli edifici, rappresentano entità monito-rabili demograficamente attraverso rilevamenti nei siti di rifugio, mentre risultano limitate le considerazioni che si possono effettuare circa le specie più selettivamente legate a rifugi arborei, difficilmente ispezionabili e, da parte di alcuni taxa, soggetti a utilizzo particolar-mente discontinuo (roost switching). Con riferimento al primo gruppo di entità, che comunque rappresenta la maggior parte della nostra chi-rotterofauna, occorre sottolineare come l’attivazione di protocolli standardizzati di rilevamento consentirà di costruire una solida base di dati su cui poter finalmente fondare corrette valutazioni dello status di conservazione delle specie nel nostro Paese.

La partecipazione al Progetto è aperta ed è altamente auspicabile l’ade-sione delle Amministrazioni provinciali e regionali, anche ai fini degli adempimenti di cui all’articolo 7 del D.P.R. 357/97. In considerazione

del carattere specialistico della materia, sarebbe opportuno che tali Am-ministrazioni stipulassero accordi di collaborazione con chirotterologi ai fini del coordinamento delle operazioni di rilevamento nei rispettivi ambi-ti locali. Occorre per altro sottolineare come una fonte importante di in-formazioni d’interesse per il Progetto sia rappresentata dai risultati dei so-pralluoghi effettuati in seguito a richieste d’intervento per presenza di chi-rotterofauna all’interno di edifici, attività di cui dovrebbero occuparsi gli uffici cui sono attribuite le competenze in materia di tutela della fauna.

È convenuto che la proprietà di ogni dato inserito nella banca dati re-sta del rilevatore e solo dietro sua autorizzazione può esserne diffuso il contenuto.

Periodicamente, i dati vengono resi pubblici in forma aggregata, ossia fornendo le statistiche circa le caratteristiche generali dei siti noti, la fre-quenza di rilevamento delle specie e la relativa abbondanza di esemplari osservati.

Maggiori informazioni sul Progetto Roost sono disponibili sul sito web: http://www.pipistrelli.org/

Nel documento Quaderni di Conservazione della Natura N (pagine 185-189)